🇫🇷 MONTESQUIEU NEL GOLFO DELLA SPEZIA (1728)
Nel 1728 Charles Louis de Montesquieu, nato vicino a Bordeaux nel 1689, a quasi trenta anni intraprende un viaggio che lo porta in Germania e in Italia con una breve sosta nella nostra città.
È già autore famoso delle Lettres persanes pubblicate nel 1721 ma non ancora dell’ Esprit des Lois che nel 1748 lo consacrerà come il più grande pensatore politico del suo tempo e non solo, visto che alcuni aspetti delle sue considerazioni, come la separazione dei poteri, sono ancora alla base delle nostre democrazie.
Nessun personaggio noto sembra essere passato alla Spezia prima di Montesquieu. Ci mancò poco che Montaigne nel 1581 si fermasse da noi. Dovendo andare a Genova, pensava di imbarcarsi a Porto Venere, così racconta nel suo Journal de Voyage, scritto prima in francese dal segretario poi in italiano da lui stesso, ma, viste le condizioni del tempo e temendo il mal di mare, cambiò programma a Sarzana e si avviò verso Milano attraverso la Cisa, non senza aver tirato un sospiro di sollievo a Fornovo : « Mi fu piacere di vedermi uscito dalle mani di quei furfanti della montagna : dei quali s’usa tutta la crudeltà a’ viandanti sulla spesa del mangiare, e locare cavallli, che si possa immaginare ». Peccato perché le sue annotazioni molto concrete ci avrebbero permesso di gustare particolari molto precisi ed insoliti.
Spirito curioso Montesquieu vuole conoscere usi e costumi dei paesi europei, dopo un soggiorno di due anni in Inghilterra, suo paese di predilezione per la qualità delle istituzioni politiche. Si avvia verso gli stati tedeschi e il nostro paese.
Montesquieu prende appunti per uso personale, per ricordare le tappe del suo viaggio. Infatti il suo diario fu pubblicato solo nel 1894 da un suo discendente.
Il suo itinerario lo porta a Venezia, Milano, Torino, Genova poi La Spezia dove arriva il 21 novembre 1728 da Portofino con un mare in burrasca : « pensammo di morire e fu solo a gran pena che arrivammo a Porto-Venere ». Se Genova gli lascia un’impressione del tutto negativa, l’arrivo a Porto Venere e il tragitto sino alla Spezia suscitano un’impressione quasi entusiastica e la frase iniziale « Il porto della Spezia, cioè tutto il golfo, è una delle cose più mirabili che ci sia in Italia » , a nostro parere, dovrebbe essere valorizzata con una targa.
Chi si aspettasse poi considerazioni paesaggistiche degne di tale inizio sarebbe deluso : non è ancora il tempo del sentimento lirico della natura. Spirito pragmatico, Montesquieu fa una descrizione dettagliata del golfo, indicandone le misure : « 15 milles de tour », i varchi che permettono di entrare nel golfo, le due isole del Tino e della Palmaria, indicate comme « petite île » e « grande île », la prima essendo inabitata a differenza della seconda.Avvicinandosi alla Spezia l’autore indica via via tutte le località : Porto-Venere, La Castagna, « le port Velignan » (Varignano) « che è ammirevole », la punta del Lazzaretto, il « golfo di Ria », la « punta del Pezino », « il golfo di Pascigaglia » (Panigaglia), menzionando ad est il « porto di Lerici ». « In fondo al golfo è il borgo della Spezia che dista di 5 leghe da Porto-Venere e di 5 altre leghe da Lerici». Non omette per precisione di aggiungere « Ci sono ancora alcuni villaggi sul golfo di cui non faccio menzione».
Ciò che più colpisce Montesquieu è il carattere eccezionale dei vari seni : in quei piccoli golfi, riparati dai venti e dalle insidie del mare aperto « i vascelli sono estremamente al sicuro e le navi sono come in una camera».
Non dimentica Montesquieu di notare che la costa a levante non ha porti ma costituisce « une rade ».
La topografia del golfo è poi illustrata da uno schizzo. L’editore indica che il disegno è stato leggermente ritoccato ma non la legenda di Montesquieu.
Bisognerebbe consultare il manoscritto, depositato nella Bibliothèque di Bordeaux, per valutare l’importanza delle modifiche.
Non possiamo sapere come abbia fatto l’autore a disegnare con tanta precisione il golfo ma possiamo comunque immaginare che, tornato in patria, abbia consultato una delle carte francesi dell’epoca come quella che inseriamo.
Comunque la fortissima impressione fatta dal golfo della Spezia su Montesquieu è rivelata anche dal fatto che mai nel diario di viaggio, in nessuna città sul mare come Genova o Savona, egli si prende la cura di disegnare il profilo della costa.
Il testo sembra anticipare le intuizioni e poi i piani dell’impero napoleonico, di cui ci ha parlato Luisa Rossi, cioè intravedere un futuro marittimo per il nostro golfo.
@Hélène Giaufret