🇫🇷 GEORGE SAND ALLA SPEZIA
L’immagine caricaturale della Sand in redingote e sigaro in bocca non può far dimenticare il carattere di una donna dalla profonda femminilità, tale da affascinare scrittori, poeti, musicisti e uomini politici.
E’ una delle grandi figure del romanzo Romantico ottocentesco e si è battuta non solo per la propria indipendenza e la propria libertà di pensiero ma anche per idee politiche repubblicane, innovatrici per la sua epoca. Giornalista per il Figaro di Parigi, incontra un giovane scrittore, Jules Sandeau con cui scrive, a quattro mani, un romanzo di successo che esce sotto lo pseudonimo di “Jules Sand”. L’anno dopo però, un nuovo romanzo, scritto da lei sola, sarà pubblicato con un piccolo trucco di attribuzione: resta il cognome Sand, ma il nome è George, “George Sand”. La scrittrice vanta una produzione letteraria di ben 143 volumi fra romanzi, racconti, commedie e scritti vari. Nel ’55 George Sand intraprende un viaggio in Italia insieme al figlio Maurice e all’ amico, Manceau.
Testimonianza del suo soggiorno alla Spezia sono alcune pagine di diario, il suo “Memento” e una lettera, scritta alla figlia. Pagine preziose per noi … perché parlano della nostra città con straordinaria spontaneità e simpatia.
I tre viaggiatori, venendo da Firenze passano il fiume Magra su una chiatta; viaggiano su una strada piena d’acqua, di sabbia e di sassi che lei così descrive: “tutto attorno marmo bianco e fiori in quantità”. Arrivati verso sera alle porte di Spezia, una città ancora cinta da mura, scrive: “non si vede il mare che quando ci si è davanti”.
Alloggiano all’Hȏtel Croce di Malta [Palazzo Da Passano alla marina, attuale Fondazione Carispezia]; racconta: “L’albergo è bello, le camere piccole ma pulite, la cena non vale niente!” Restano alla Spezia dal 4 al 10 maggio 1855.
Da Correspondance: Lettre à Solange, [la figlia].
Venerdì 4 maggio 1855 La Spezia, Hôtel Croix de Malte
Mia cara piccola, ti scrivo appollaiata su una montagna in fondo al golfo di La Spezia. È un posto tranquillo e delizioso, un clima mite e un terreno perfetto per le passeggiate. Siamo arrivati ieri con una giornata di pioggia battente. Abbiamo oltrepassato, in traghetto, un torrente il cui letto ha una mezza lega di larghezza e che ieri l’altro si poteva passare in carrozza sui sassi. Oggi invece eccoci qua che attraversiamo campi, passiamo forre e ci arrampichiamo dappertutto a piedi asciutti. Sono seduta per terra su di una sabbia calda piena di fiori; ancora erica bianca, orchidee meravigliose di cui non conosco i nomi. La vita costa assai poco, salvo il vino, che da qualche anno, in quasi tutta l’Italia, è guasto. Penso proprio che tutti avessero ragione a dirmi che è qui che bisognava fermarsi per trovare riposo, niente freddo, pulizia e passeggiate. Aggiungo che gli abitanti sembrano gentili, vi rivolgono passando un saluto amichevole e non servile e non vi chiedono l’elemosina, cosa di cui ci si meraviglia molto uscendo dalle altre province dell’Italia… Dunque, se ritorno a fare una villeggiatura l’anno prossimo, è probabilmente qui che mi stabilirò… Bisognerebbe poter restare ancora due o tre mesi a non fare nient’altro che camminare e riposare.
Dal Diario di viaggio:
5 maggio sabato
Partiamo da Spezia alle 9 con un tempo incerto, piuttosto freddo, verso Portovenere: siamo in barca con Moscovia e il suo aiutante. Sbarchiamo un momento in un piccolo porto distrutto dagli Inglesi nel 1814 [Cavo della Cadamà su cui sorgeva un forte demolito dagli Inglesi]. Musica in lontananza proveniente da una nave Americana all’ancora. Passiamo davanti al borgo di Malora [Marola], verso Portovenere. Moscovia scende per comprarci del vino. Passiamo di fronte all’isola Palmaria, pranziamo con gran appetito fra i blocchi della cava di marmo [Portoro]. Di fronte a noi le rovine, gli scogli e la montagna a picco, tutto molto pittoresco. Ma la pioggia arriva, bisogna scappare, sbarchiamo tutti fradici a Portovenere. La strada stretta, in salita, pavimentata in pietra, le grondaie che versano fino in mezzo alla strada come un torrente. Davanti alle porte vasi e recipienti raccolgono l’acqua piovana. Trattoria strana, ci vendono dei pizzi, mangio la minestra della famiglia. Ripartiamo a vela. Piove di nuovo, arriviamo zuppi. Maurice va da solo in montagna….[sui colli probabilmente].
6 domenica
Bella giornata, molto tiepida, niente pioggia benché i due fratelli [probabilmente il Monte Bermego con la cima divisa in due sommità] siano spesso incappucciati di nuvole. Riprendiamo la passeggiata dell’altro ieri lungo la striscia di rocce sabbiose coperte di pini e saliamo sino in cima al monte che è in fondo. Ritorniamo per un sentiero panoramico, scosceso che ci fa scendere a zig zag. In angolini deliziosi dall’aspetto incolto raccogliamo delle belle orchidee a lingua rossa. Dappertutto ci sono mirti, cisti bianche, ginestre di Spagna, maggiociondoli e una grande foglia appiccicosa che profuma. Ritroviamo la pergola e il sentiero di ieri l’altro, grande uccisione di scorpioni. Rientriamo alle 6 e ceniamo male, malgrado la fame. Prendiamo il fresco sulla terrazza. Mi sento molto bene nonostante l’innaffiata di ieri e faccio progressi straordinari nel “respiro”…..
7 lunedì
Facciamo colazione alle 8 e partiamo alle 9 con Moscovia e la barca. Arriviamo alle 10 e mezzo all’Isola Palmaria. … Passeggiamo di fronte a Portovenere. Mi arrampico in alto, la roccia a picco è piuttosto impressionante ma splendida. Manceau e Maurice fanno degli schizzi. Ritorniamo a vela e sbarchiamo ancora nel piccolo porto della Piscina [la polla di Cadimare, sorgente d’acqua dolce, famosa fino dall’antichità]… Rientriamo alle 5, ceniamo poi esco con Manceau per vedere la città di La Spezzia [!], piacevole passeggiata. E’ tutto pulito e non ci sono mendicanti….
8 martedì
Caldo, la più bella giornata che abbiamo avuto a La Spezia, non mi sento bene. Partiamo alle 10 in barca. Andiamo sulla riva meridionale del golfo e rimandiamo indietro la barca. Questa sponda è molto calda e sabbiosa, grandi paludi, [gli Stagnoni] in parte coltivate si stendono fra la Spezia e le rocce coperte di pini che arrivano sino al mare. Nel luogo in cui sbarchiamo c’è una gran quantità di piante aromatiche, lavande in fiore e profumi di ogni tipo. Ci sono farfalle, i ragazzi vanno a caccia. ….Ritroviamo la strada di Sarzana, la attraversiamo per salire in un grazioso bosco di pini vicino ad una casetta di contadini. Ritorniamo sulla strada e di là al mare percorrendo il letto di un torrente a secco. Seguiamo il mare fino alla strada. Incontriamo uno strano funerale: il prete ha un’aria allegra e guarda le ragazze che passano, pur borbottando le preghiere d’uso; il chierichetto sgambetta portando una gran croce di legno scuro, gioca e scherza sotto il naso del prete che trova la cosa divertente: veniamo a sapere che è il funerale di uno di fuori. Siamo molto stanchi.
9 mercoledì
Usciamo alle 9 con la barca di Moscovia. Sbarchiamo nel posto di ieri, lato meridionale del golfo … Partiamo domani sera.
L’11 arriveranno a Genova dove resteranno due giorni prima di proseguire, col bel vapore Vesuvio, verso Marsiglia.
Il 25 luglio 1856 George Sand aveva scritto ad un amico: […] la nostalgia per me è quel piccolo angolo dove mi riposerei di ogni impegno, di ogni affanno, di ogni relazione noiosa, di ogni seccatura domestica, di ogni responsabilità della mia stessa vita. E’ ciò che avevo trovato l’anno scorso a Frascati, per tre settimane, e a La Spezia, per otto giorni. E’ là ciò che chiedo al buon Dio di ritrovare.
Ancora nel 1867 diceva di voler rivedere l’Italia, ma un’Italia nuova. George Sand non tornerà più nella nostra città.
@Annalisa Tacoli
Fonte bibliografica: A. R. Poli, Un inedito di George Sand, l’agenda-memento 1855. In “Letterature moderne” Bologna settembre – ottobre 1956 – Trad. it. di Annalisa Tacoli