🇫🇷 Santorre di Santarosa, quando alla Spezia si parlava in francese
Fra il 1805 e il 1814 La Spezia, compresa in quei territori sabaudi e genovesi allora integrati nella Francia, partecipa della vita del Primo Impero. L’amministrazione napoleonica uniforma norme, leggi e lingua; i funzionari pubblici – benché italiani – dal 1805 parlano e scrivono in francese per obbligo d’ufficio. «Les actes publics dans les départemens de Gênes, de Montenotte, des Apennins ne pourront être écrits qu’en langue française à peine de nullité» si legge nel decreto dell’Archi-Trésorier Le Brun del 16 settembre 1805.
Dopo l’istituzione con decreto imperiale del 30 maggio 1808 del VIIe Arrondissement Maritime di Genova e del nostro Golfo come Porto Militare, La Spezia, inizialmente compresa nel III Circondario di Sarzana, diventa nel 1812 capoluogo del IV Circondario del Dipartimento degli Appennini e sede di sotto-prefettura. In quello stesso anno Giulio della Torre lascia la propria carica di sous-préfet a Santorre Derossi, conte di Pomerolo e signore di Santarosa, da poco nominato alla Spezia.
Questo aristocratico piemontese non ancora trentenne ha combattuto contro Napoleone nella battaglia di Mondovì nel 1796, è stato sindaco di Savigliano per quattro anni e ora giunge alla Spezia come funzionario imperiale; oltrechè per ossequio alle disposizioni dell’Impero, privilegia il francese per educazione e per tradizione culturale del suo mondo.
Rispondendo alle congratulazioni inviategli dal Maire Camillo Picedi a nome della giunta comunale, Santorre di Santarosa così scrive il 12 maggio 1812 da Savigliano:
J’espère pouvoir être à mon Poste dans les premiers jours de juin; je suis impatient de connaître la ville intéressante qui, comme vous le dites si bien, Mr le Maire, a eu le bonheur de fixer les regards bienfaisans de l’Empereur.
La grafia riflette le consuetudini ortografiche dell’epoca e, nel caso di Santarosa, è figlia di una tradizione culturale che privilegia presso l’aristocrazia piemontese l’uso del francese rispetto all’italiano.
Nell’amministrare la cosa pubblica, Santorre di Santarosa richiama la sua esperienza pregressa: J’ai été maire quatre ans» ed esprime un solo chiaro obiettivo
Nous ne pouvons avoir qu’un seul but … Ce but est le bien de la Société et le bonheur des individus; les moyens d’y arriver sont de tenir la main à l’obéissance aux lois de l’Etat, de veiller à la conservation des bonnes mœurs, d’encourager l’industrie et l’amour du travail, d’améliorer par une bienfaisance éclairée le sort des malheureux.
La documentazione relativa al suo operato è conservata presso l’Archivio Storico del Comune della Spezia e conferma la figura di funzionario coscienzioso, supervisore attento, fedele rappresentante del potere imperiale. Così scrive al Sindaco:
Soyez persuadé, Me le Maire, que je rendrai justice avec empressement à votre zèle pour le bien; je suivrai la marche de votre administration et aucun de ses détails ne me demeurera étranger; je ne négligerai rien pour assurer le succès des soins que vous donnerez à la chose publique, et je chercherai toujours à adoucir les peines et les chagrins qu’une situation difficile, ou des circonstances malheureuses font souvent éprouver aux fonctionnaires municipaux.
Santorre di Santarosa resta alla Spezia fino al 1814 prima di trasferirsi a Chiavari, di legare successivamente il proprio destino di idealista al Regno di Sardegna di Carlo Alberto e poi, tragicamente, alla lotta di indipendenza greca con la epica fine a Sfacteria nel 1825.
@Linda Raggio