ESPACE CULTURE
À LA UNE
Finalmente ha visto la luce un bel progetto editoriale avviato dall’Alliance Française di Queretaro (Messico) che ha coinvolto l’Alliance Française di Padova e altre Alliances Françaises del mondo: Bahrein, Busan (Corea del Sud), Bordeaux (Francia) e Safi (Marocco). Tale progetto prevedeva la creazione di un racconto che coinvolgesse la nostra Alliance Française di domani.
L’Alliance française de Querétaro au Mexique a invitato le altre AF a proporre novelle che raccontano un futuro probabile. Le novelle dovevano essere il frutto di un dialogo tra un direttore/ una direttrice di AF e un autore/autrice a scelta.
Per Padova hanno collaborato la nostra direttrice Magali Boureux e la scrittrice Ilaria Gaspari.
Ilaria Gaspari ha svolto un dottorato in filosofia presso l’Université Paris 1 Panthéon Sorbonne. Ha scritto diverse opere, due delle quali sono state tradotte in francese: L’éthique de l’aquarium e Leçons de bonheur. Spesso è stata ospite a Padova della Fiera delle Parole e di Progetto Giovani.
Per noi ha scritto una novella direttamente in francese. Con grande sensibilità, fantasia e poesia ci proietta nel futuro con un racconto che valorizza la forza dei miti antichi e l’originalità della pronuncia del francese.
Un grazie di cuore a Ilaria Gaspari e a Magali Boureux per questo bel risultato!
Vi invitiamo a scaricare e leggere l’e-book con la sua e le 5 altre novelle. Buon tuffo in questo possibile mondo di domani!
Da uno smatphone o un tablet (pdf)
Da un computer (pdf)
Da un lettore di ebook (formato ebook)
La libreria Pel di Carota di Padova miglior libreria per ragazzi.
È la libreria Pel di Carota di Padova la vincitrice del Premio Gianna e Roberto Denti promosso dall’Associazione Italiana Editori (Aie) e dalla rivista Andersen, che seleziona ogni anno la migliore fra le librerie per bambini e ragazzi. I titolari, Arianna e David Tolin e Maurizio Citran, si sono visti riconoscere a livello nazionale l’impegno con cui gestiscono la loro libreria, punto di riferimento di famiglie e di educatori e cuore di numerose iniziative per far conoscere autori italiani, con un occhio attento verso tutta la letteratura per bambini e ragazzi europea, in particolare quella francese. Nella motivazione si legge: “Per un percorso contraddistinto da passione e competenza. Tanto nel radicamento territoriale, quanto nell’apertura d’orizzonte internazionale, con un’attenzione alle letterature del mondo, anche in lingua originale”. “Hanno contribuito con passione a nutrire le menti dei bambini” ha detto Beatrice Fini, coordinatrice della commissione Aie.
“Pour la lumière”, la suite restée inédite du “J’accuse” d’Émile Zola
L’Histoire garde parfois pour elle des textes singuliers et importants, qui ne seront jamais lus. Ou peu s’en faut : Pour la lumière, un article signé de la main d’Émile Zola, n’a ainsi jamais été publié dans les pages de L’Aurore. Écrit en juillet 1898, six mois après la parution de J’accuse, il revient pourtant sur l’affaire Dreyfus et sur les critiques qu’essuie son auteur, dans une vigoureuse défense de la vérité.
« Nous resterons les soldats impassibles du vrai, incapables d’une reculade, capables de tous les sacrifices et de toutes les attentes, les plus rudes et les plus anxieuses », y écrit Zola, plus que jamais résolu à ne pas baisser les bras devant une justice corrompue.
Les cinq pages manuscrites de Pour la lumière, longtemps conservées au sein de la collection Alfred Cortot, seront proposées à la vente lors du Salon du Livre rare et de l’Autographe, organisé du 18 au 20 septembre prochain au Grand Palais, à Paris.
L’historien de la littérature Marc Fumaroli est mort.
Historien spécialiste du XVIIe siècle, l’Académicien Marc Fumaroli est mort le 24 juin à l’âge de 88 ans. “Le Secrétaire perpétuel et les membres de l’Académie française ont la tristesse de faire part de la disparition de leur confrère Monsieur Marc Fumaroli. Il avait été élu le 2 mars 1995 au fauteuil d’Eugène Ionesco”, a indiqué l’institution dans un communiqué.
Érudit et conservateur, connu notamment pour ses réquisitoires contre la démocratisation de l’art, Marc Fumaroli prônait un retour à la sagesse antique, à la foi, aux classiques, aux disciplines rhétoriques, à “l’intelligence du passé”, au détachement de l’école par rapport à l’actualité.
LIVRES
Valérie PERRIN, Il quaderno dell’amore perduto (Les oubliés du dimanche), Edizioni Nord.
Arriva ora il primo libro dell’autrice di Cambiare l’acqua ai fiori. Un romantico racconto sull’irresistibile forza dei sentimenti e della memoria: la vita riserva sempre una seconda occasione di felicità.
La vita di Justine è un libro le cui pagine sono l’una uguale all’altra. Segnata dalla morte dei genitori, ha scelto di vivere a Milly – un paesino di cinquecento anime nel cuore della Francia – e di rifugiarsi in un lavoro sicuro come assistente in una casa di riposo. Ed è proprio lì, alle Ortensie, che Justine conosce Hélène. Arrivata al capitolo conclusivo di un’esistenza affrontata con passione e coraggio, Hélène racconta a Justine la storia del suo grande amore, un amore spezzato dalla furia della guerra e nutrito dalla forza della speranza. Per Justine, salvare quei ricordi – quell’amore – dalle nebbie del tempo diventa quasi una missione. Così compra un quaderno azzurro in cui riporta ogni parola di Hélène e, mentre le pagine si riempiono del passato, Justine inizia a guardare al presente con occhi diversi. Forse il tempo di ascoltare i racconti degli altri è finito, ed è ora di sperimentare l’amore sulla propria pelle. Ma troverà il coraggio d’impugnare la penna per scrivere il proprio destino? Una storia delicata e commovente, un’autrice capace di descrivere con efficacia e tenerezza ogni sfaccettatura dei sentimenti: sono questi gli elementi che hanno conquistato la critica e che rendono Il quaderno dell’amore perduto un romanzo destinato a restare a lungo nel cuore di tutti i lettori che credono nel potere dei ricordi e dell’amore.
Un libro magnifico sull’importanza della memoria. Valérie Perrin è un vero talento. – Elle
Una storia magnificamente orchestrata. – L’Express
Un romanzo controcorrente. Valérie Perrin ci ricorda che il vero amore dura per sempre. Come i grandi romanzi. – Paris Match
Valérie Perrin lavora da sempre nel mondo dell’arte e per anni è stata fotografa di scena delle più importanti produzioni cinematografiche francesi. Il suo talento nel cogliere attraverso l’obiettivo situazioni, atmosfere, emozioni le ha fatto conquistare numerosi premi. Ed è proprio quel talento che emerge in questo suo romanzo d’esordio che ha incantato il pubblico e la critica.
Eric CHEVILLARD, Sine die. Cronaca del confinamento (Sine die. La chronique du confinement), Prehistorica Editore.
Storicamente, in corrispondenza di eventi straordinariamente tragici, persino la più superficiale e cinica delle società torna a interrogarsi sulla necessità dei propri fondamenti, rivolgendosi ai grandi pensatori. Così è anche per il confinamento a oltranza, dettato dall’emergenza covid-19, che sta mettendo e metterà a durissima prova la tenuta della popolazione planetaria. Proprio in questo periodo, una Francia sconcertata ha guardato alle cronache quotidiane di Éric Chevillard – date alle stampe inizialmente presso « Le Monde » poi sul seguitissimo blog dell’autore.
Approfondendo il solco tracciato da Kafka e Beckett, con la sua penna affilata Chevillard sonda l’assurdità, la nausea, la noia, il dolore cieco di questi tempi nuovi. Prehistorica Editore presenta quindi per l’Italia –in anteprima mondiale– questa raccolta di cronache, quale doveroso e coraggioso tentativo di opporre una parola al silenzio.
Éric Chevillard è nato nel 1964 a La Roche-sur-Yon e, come recita non senza ironia il suo sito, “ieri il suo biografo è morto di noia”. Si tratta indubbiamente di uno dei massimi scrittori francesi contemporanei, che ha saputo suscitare il vivo interesse di critica e pubblico, anche all’estero. Ideatore del fortunatissimo blog letterario, L’Autofictif, ha nel corso degli anni ottenuto diversi e prestigiosi premi.
Annie ERNAUX, Scrivere è un dare forma al desiderio. Conversazione con Pierre Bras (La littérature, c’est la mise en forme d’un désir. Entretien avec Annie Ernaux réalisé par Pierre Bras), Castelvecchi Editore.
Una conversazione sulla sociologia e sugli scritti di Pierre Bourdieu diventa per Annie Ernaux l’occasione per riflettere sulla letteratura e sul legame fra la scrittura e la propria vicenda esistenziale. La sua opera, abitata da una dimensione che è insieme intima e condivisa, «parla a tutti noi di tutti noi» ma è al contempo l’esito di una particolare posizione che l’Autrice si è trovata ad assumere nella vita, quella di transfuga fra due mondi sociali: l’universo popolare e operaio delle sue radici familiari e il mondo culturalmente egemone, cui ha avuto accesso grazie allo studio e a cui partecipa con discreto riserbo. La letteratura cui Ernaux dà vita custodisce un tratto di apertura, di imprevedibilità: «Nulla è deciso in anticipo, il libro viene costruendosi secondo la memoria». L’oggetto della letteratura, infatti, è costantemente in fuga. Per questo scrivere è un dare forma al proprio desiderio, è il gusto di andare oltre, a tentoni, cercando di afferrare nella narrazione un reale ingovernabile. Scrivere, in fondo, significa sempre debordare, “delirare”, nel senso etimologico della parola, andare fuori pista.
Annie Ernaux (Lillebonne, 1940), tra le maggiori e più originali scrittrici francesi contemporanee, è autrice di libri intensissimi, scritti in una prosa essenziale con il passo dei classici, che hanno conquistato un vasto pubblico di lettori in tutto il mondo e ottenuto diversi premi prestigiosi.
Jean-Paul DUBOIS, Non stiamo tutti al mondo nello stesso modo (Tous les hommes n’habitent pas le monde de la même façon), Ponte alle Grazie.
Un viaggio nell’anima di un uomo tranquillo sullo sfondo cangiante di diversi mondi, un inno alla giustizia dei cuori e alla possibilità, data a chi ne coltiva la memoria senza giudicare, di vivere in pace con i propri fantasmi.
Da quasi due anni Paul Hansen sta scontando la sua pena nella prigione di Montréal, dove condivide la cella con il membro di una banda di motociclisti accusato di omicidio. Cos’ha fatto Hansen, cittadino irreprensibile, onesto lavoratore, per finire in galera? E perché rifiuta di pentirsi? Dopo il divorzio e la tragica fine dei genitori, aveva finalmente trovato il suo posto nel mondo come custode e tuttofare di un complesso residenziale, e l’amore di una donna straordinaria. Ora, dalla prigione, ripercorre la propria storia, dalla Francia del Sessantotto alle miniere di amianto del Québec, dalle dune di sabbia della penisola dove il Baltico si mescola al mare del Nord, ai laghi selvaggi in cui si specchiano le montagne canadesi. Rivede i passaggi drammatici, ma forse necessari, che lo hanno reso uomo senza cambiarlo, le conquiste e i doni talvolta insperati che la vita gli ha fatto, fino al momento in cui il destino gli ha messo di fronte qualcuno capace di spezzare il suo equilibrio. Non stiamo tutti al mondo nello stesso modo è un viaggio nell’anima di un uomo tranquillo sullo sfondo cangiante di diversi mondi, un inno alla giustizia dei cuori e alla possibilità, data a chi ne coltiva la memoria senza giudicare, di vivere in pace con i propri fantasmi.
Dubois maneggia la poesia del quotidiano. Appassiona il lettore con le digressioni più inaspettate prima di spezzargli il cuore con una delicatezza infinita. Un’alchimia che ha il portamento del miracolo. Questo è Dubois. – Le Point
Jean-Paul Dubois è nato nel 1950 a Tolosa, dove attualmente risiede. Giornalista, ha collaborato con varie testate, fra cui Le Matin de Paris e Le Nouvel Observateur. Autore di oltre venti romanzi, ha ricevuto diversi premi, tra cui il France Télévisions, il Femina e il Fnac.
Mathias MALZIEU, Una sirena a Parigi (Une sirène à Paris), Feltrinelli.
Da questo romanzo il film prossimamente al cinema, per la regia dello stesso Malzieu, che ne firma anche la colonna sonora.
Una pioggia ininterrotta si abbatte su Parigi. La Senna è in piena, un’atmosfera apocalittica e surreale avvolge la città. I dispersi sono sempre più numerosi e il fiume trascina oggetti di ogni tipo. D’un tratto un canto ammaliante e misterioso attira l’attenzione di Gaspard Snow che, incredulo, sotto un ponte scopre il corpo ferito e quasi esanime di una sirena. Decide di portarla a casa per prendersene cura e guarirla, ma ben presto tutto si rivela più complicato di quanto non sembri. La creatura gli spiega che chiunque ascolti la sua voce si innamora di lei perdutamente fino a morire, e nemmeno chi, come Gaspard, si crede immune all’amore può sfuggire. Inoltre, come può un essere marino vivere a lungo lontano dall’oceano? Gaspard non si dà per vinto e trova nell’ingegno, nell’estro e nel potere dell’immaginazione gli strumenti per affrontare questa mirabile avventura e difendere un altro grande sogno: salvare il Flowerburger, il suo locale a bordo di una chiatta, un regno di musica, arte e libera espressione. Con Una sirena a Parigi, Mathias Malzieu dispiega le ali della fantasia e omaggia l’amore travolgente e impossibile, irrinunciabile energia vitale, fonte di creazione ma anche di distruzione. “L’ingrediente magico è l’amore! Poiché permette al sogno di cristallizzarsi. Insaporite il tutto con un pizzico di sorpresa, e la vostra vita avrà un gusto delizioso!”
Mathias Malzieu è musicista, scrittore e regista.
Melanie BENJAMIN, Blanche e Claude, Neri Pozza Editore.
Parigi, 1940. L’esercito francese si è sfaldato come uno dei friabili pasticcini di Monsieur Escoffier e i nazisti dilagano per le strade della città. Occupano alberghi ed edifici storici senza alcun riguardo per il loro glorioso passato. Tra questi, l’Hôtel Ritz, in Place Vendôme, una delle sacre istituzioni della vita mondana parigina. Meta di principi e duchesse, di Marcel Proust e Sarah Bernhardt, di scrittori e stelle del cinema sin dal lontano 1898, quando ha spalancato per la prima volta le sue porte offrendo ai suoi ospiti bagni privati, telefoni in ogni stanza, luci elettriche e le più squisite creazioni di Auguste Escoffier – meringhe farcite di crema alla vaniglia, tournedos alla Rossini, saporiti pâté – l’Hôtel Ritz è di proprietà dell’omonima famiglia ed è il regno incontrastato di Blanche Ross e Claude Auzello. Capelli biondi, grandi occhi castani e un sorriso abbagliante, Blanche è approdata a Parigi negli anni Venti col sogno di diventare una diva del fiorente cinema francese del tempo. Sogno presto abbandonato nell’istante in cui si è imbattuta in Claude, un giovane che coi suoi modi pacati e sicuri ha subito conquistato il suo cuore di americana caparbia e irruente, pronta a infiammarsi contro le avversità del mondo.
Dopo diciassette anni di vita vissuta insieme, e dopo aver coltivato e poi realizzato insieme l’ambizioso progetto di Claude di dirigere l’Hôtel Ritz, i due si ritrovano a occuparsi del prestigioso albergo non più per conto di Mme Ritz, la vedova di César Ritz, ma al servizio di arroganti ufficiali nazisti.
La vita al Ritz è in apparenza sempre la stessa: la lussuosa opulenza, le maniere cortesi, le chiacchiere futili. Ma niente è come prima. Al posto della Garbo e della Dietrich adagiate sulle seggiole in pose seducenti ci sono ora Coco Chanel e la star del cinema Arletty, al posto di Picasso e Porter, i vari Hans e Fritz in uniforme. Troppo per Blanche Ross, americana infiammata dal coraggio e… maestra nell’arte dell’inganno.
Storia di un amore e, insieme, di un Grand Hôtel tra le cui mura sono state scritte alcune delle pagine più oscure e valorose del Novecento, Blanche e Claude costituisce una splendida conferma del talento dell’autrice.
Nessuno scrive della complessità della vita delle donne come Melanie Benjamin. In “Blanche e Claude” dà vita brillantemente alla Parigi in tempo di guerra, e a una eroina dimenticata. Elizabeth Letts
Marc AUGÉ, Risuscitato! (Ressuscité), Raffaello Cortina Editore.
2028: veniamo a sapere che un uomo, deceduto nel 1978, è stato risuscitato da un’équipe francese la quale, supportata in segreto dalla presidenza della Repubblica, ha compiuto progressi considerevoli nel campo della criogenizzazione, una tecnica che consente il raffreddamento del cadavere fino a -196°C, e poi la sua “rianimazione”. L’eroe di questa storia, un brillante docente universitario nato nel 1940, deve affrontare la sfida di ricominciare la sua vita dopo un’interruzione di mezzo secolo che perturba o azzera le sue relazioni di parentela e di amicizia… Risuscitato! è una farsa politico-scientifica, nello stile di Le tre parole che cambiarono il mondo, che affronta direttamente le questioni della vita, della morte e dell’avvenire dell’umanità.
Marc AUGÉ, Piccole felicità. Malgrado tutto (La félicité malgré tout), Castelvecchi Editore.
La tradizione del pensiero in Europa ha spesso collegato la questione della felicità a quella dello spazio: due cuori e una capanna. Altre concezioni pongono l’accento sul movimento, l’avventura, l’incontro. Ci si potrebbe chiedere se la ricerca della felicità così concepita non volti le spalle all’esperienza quotidiana di piccole felicità “malgrado tutto”, che consentono agli individui più bistrattati dal mondo attuale di sopravvivere. In questo saggio, mentre denuncia il mercato capitalista che propina costantemente ai consumatori falsi ideali di felicità, Marc Augé si interroga sui rapporti fra identità e alterità che sono al centro di tale questione, scandagliando il tema dell’incontro nel mondo contemporaneo.
Nicolas BOUVIER, La polvere del mondo (L’usage du monde), Feltrinelli.
Durante l’estate del 1953, un giovane di ventiquattro anni, figlio di una buona famiglia calvinista, lascia Ginevra e l’università, dove seguiva i corsi di sanscrito, storia medioevale e diritto, a bordo della sua Fiat Topolino. Nicolas Bouvier ha già effettuato dei brevi viaggi in Francia, Algeria o Jugoslavia, ma questa volta punta più lontano, verso la Turchia, l’Iran, Kabul e il confine con l’India. I sei mesi di viaggio successivi attraverso i Balcani, l’Anatolia, la Persia e l’Afghanistan, in compagnia dell’amico artista Thierry Vernet, danno vita a uno dei grandi capolavori del Ventesimo secolo. Puro resoconto di viaggio, pieno di avventure, meraviglie e scoperte, La polvere del mondo è anche e soprattutto un viaggio alla scoperta di se stessi. Un classico da leggere e rileggere mille volte.
« Potete davvero fidarvi se vi dico che il racconto vi prenderà fin dalla prima riga, perché avete tra le mani uno dei più grandi libri di viaggio di sempre. Quei libri cui non è possibile aggiungere nulla e che hanno raggiunto la perfezione proprio tagliando il superfluo. » (dall’introduzione di Paolo Rumiz)
Nicolas Bouvier (1929-1998) è stato uno scrittore e fotografo svizzero, noto soprattutto per i suoi affascinanti libri di viaggio. La polvere del mondo è la sua opera più celebre e importante.
Christelle DABOS, L’attraversaspecchi. Echi in tempesta (Le Passe-Miroir Vol. 4. La tempête des échos), Edizioni e/o.
Nell’ultimo avvincente capitolo della saga, Christelle Dabos ci trasporta, con la potenza suggestiva del suo ritmo incalzante, in un grande gioco di fantasia avvinto alle vicende fin troppo umane dei suoi protagonisti. Ofelia e Thorn affrontano un universo colmo di allegorie e di realtà interiori profonde, di orizzonti antichi e di sentimenti nuovi, fino a scovare la verità che da sempre è nascosta dietro lo specchio.
Crollati gli ultimi muri della diffidenza, Ofelia e Thorn si amano ormai appassionatamente. Tuttavia non possono farlo alla luce del sole: la loro unione deve infatti rimanere nascosta perché possano continuare a indagare di concerto sull’indecifrabile codice di Dio e sulla misteriosa figura dell’Altro, l’essere di cui non si conosce l’aspetto, ma il cui potere devastante continua a far crollare interi pezzi di arche precipitando nel vuoto migliaia di innocenti. Come trovare l’Altro, senza sapere nemmeno com’è fatto? Più uniti che mai, ma impegnati su piste diverse, Ofelia e Thorn approderanno all’osservatorio delle Deviazioni, un istituto avvolto dal segreto più assoluto e gestito da una setta di scienziati mistici in cui, dietro la facciata di una filantropica clinica psichiatrica, si cela un laboratorio dove vengono condotti esperimenti disumani e terrificanti. È lì che si recheranno i due, lì scopriranno le verità che cercano e da lì proveranno a fermare i crolli e a riportare il mondo in equilibrio.
EXPOSITIONS
Daniel Buren. Illuminare lo spazio, lavori in situ e situati. Bergamo. Palazzo della Ragione. Fino al 1° novembre 2020.
La presentazione di un nuovo, importante progetto espositivo di respiro internazionale all’interno di un luogo simbolo della città italiana maggiormente colpita dalla recente pandemia assume oggi una forte valenza simbolica, come segno di rinascita, oltre a portare con sé un connaturato valore artistico e di ricerca. “Sono felice di portare il mio lavoro in una città che ha sofferto tanto” afferma Daniel Buren.
Nel suggestivo contesto della Sala delle Capriate, gioiello medievale riedificato nel XVI secolo, i tessuti luminosi di Buren – presentati per la prima volta in un museo italiano – ridefiniscono gli ambienti storicamente destinati all’amministrazione e all’esercizio della giustizia cittadina, gettando “nuova luce” sulle antiche forme del Palazzo e sugli affreschi in esso conservati, staccati dalle facciate delle case e dalle chiese dell’antico borgo urbano e qui collocati negli anni Ottanta del Novecento. Dall’incontro tra un gruppo di interventi “in situ”, immaginati appositamente per lo spazio della sala, e una serie di lavori “situati”, adattati cioè agli spazi del grande salone ma idealmente trasferibili in altri contesti, nasce il progetto di Buren per la città Bergamo, che per la prima volta apre le porte al pensiero e alla creatività del celebre artista francese affidandogli la rilettura di uno dei suoi luoghi storici più rappresentativi.
I teli in fibra luminosa sono l’esito ultimo della ricerca di Buren, la parte recente e aggiornata di un percorso creativo originale e celebrato. Essi non rappresentano soltanto l’evoluzione tecnologica di concetti e principi compositivi consolidati, ma costituiscono, a tutti gli effetti, una nuova condizione costruttiva, un nuovo modo di esistere nello spazio, in ragione delle loro peculiari qualità intrinseche, del loro essere portatori interni di sostanza raggiante e, allo stesso tempo, fonte di luce per gli ambienti.
Monet e gli Impressionisti. Capolavori dal Musée Marmottan Monet, Parigi. Bologna. Palazzo Albergati. Fino al 14 febbraio 2021.
Riparte l’attività espositiva a Palazzo Albergati di Bologna con i 57 capolavori di Monet e dei maggiori esponenti dell’Impressionismo francese quali Manet, Renoir, Degas, Corot, Sisley, Caillebotte, Morisot, Boudin, Pissarro e Signac, provenienti dal Musée Marmottan Monet di Parigi, noto nel mondo per essere la “casa dei grandi Impressionisti”. Un’anteprima assoluta dal momento che, per la prima volta dalla sua fondazione nel 1934, il Museo parigino cede in prestito un corpus di opere uniche, molte delle quali mai esposte altrove nel mondo: un’occasione irripetibile per ripercorrere l’evoluzione del movimento pittorico più amato a livello globale. La mostra vuole anche rendere omaggio a tutti quei collezionisti e benefattori – tra i quali molti discendenti e amici degli stessi artisti in mostra – che, a partire dal 1932, hanno contribuito ad arricchire la prestigiosa collezione del museo parigino rendendola una tra le più ricche e più importanti nella conservazione della memoria impressionista.
Venetian Love. Venezia. Palazzo Bonvicini. Fino al 31 gennaio 2021.
Un dialogo estetico tra una selezione di artisti eclettici, tra cui due francesi.
Didier Guillon: discendente di una lunga stirpe di mercanti, scultori e storici dell’arte, trae dalla sua eredità la sua passione per l’arte. Fedele ad uno dei suoi temi preferiti, disegna una serie di maschere a doppio ritratto, che interagiscono e intrigano.
Aristide Najean: pittore e artista del vetro di Murano conosciuto in tutto il mondo, vive in un mondo di immagini, realizzando opere d’arte che rimandano a nient’altro se non alla sua ispirazione. Crea una collezione di lampadari i cui schemi di colori e le forme disobbedienti colpiscono o seducono, non passando mai inosservati.
Jacques Henti Lartigue. L’invenzione della felicità. Fotografie. Venezia. Casa dei tre Oci. Fino al 10 gennaio 2021.
La Casa dei Tre Oci di Venezia riapre dopo l’emergenza Coronavirus con la più ampia retrospettiva mai organizzata in Italia, dedicata al fotografo francese Jacques Henri Lartigue (1894-1986).
La rassegna presenta 120 immagini, di cui 55 inedite, tutte provenienti dagli album fotografici personali di Lartigue, dei quali saranno esposte alcune pagine in fac-simile. A queste si aggiungono alcuni materiali d’archivio, libri quali Instants de ma vie, riviste dell’epoca, un diaporama con le pagine degli album, tre stereoscopie con immagini che rappresentano paesaggi innevati ed eleganti scenari parigini. Questi documenti ripercorrono la sua intera carriera, dagli esordi dei primi anni del ‘900 fino agli anni ‘80 e ricostruiscono la storia di questo fotografo e la sua riscoperta. Il 1963 è in tale contesto un anno cruciale: John Szarkowski, da poco nominato direttore del dipartimento di fotografia del MoMa – il Museum of Modern Art di New York, espone i suoi lavori al Museo newyorkese, permettendogli di raggiungere il successo quando Lartigue è vicino ormai ai settant’anni. Il percorso de L’invenzione della felicità si articola intorno a questi grandi momenti di riscoperta dell’opera di Lartigue, a cominciare dalla rassegna del museo newyorkese, durante la quale sono presentati i suoi primi scatti precedenti la Prima Guerra Mondiale, e che fanno di lui l’enfant prodige della fotografia. Ispirato dai giornali e dalle riviste illustrate di quest’epoca, Lartigue s’interessa alla ricca borghesia parigina che si ritrovava ai Grandi premi automobilistici, alle corse ippiche di Auteuil, oltre che agli uomini e alle donne eleganti che le frequentavano. “La ‘parte di mondo’ di Lartigue – scrive Denis Curti nel suo testo in catalogo – è quella di una Parigi ricca e borghese del nouveau siècle, e anche quando l’Europa verrà attraversata dagli orrori delle due guerre mondiali, Lartigue continuerà a preservare la purezza del suo microcosmo fotografico, continuando a fissare sulla pellicola solo ciò che vuole ricordare, conservare. Fermare il tempo, salvare l’attimo dal suo inevitabile passaggio. La fotografia diventa per Lartigue il mezzo per riesumare la vita, per rivivere i momenti felici, ancora e ancora”.
CINÉMA
Il primo anno (Première année). Un film di Thomas Lilti. Con Vincent Lacoste, William Lebghil, Michel Lerousseau, Darina Al Joundi, Benoit Di Marco. Uscita 2 settembre 2020.
La storia di due ragazzi alle prese con il primo anno di medicina: una storia di amicizia ma anche di denuncia di un sistema universitario nozionistico e troppo competitivo. Benjamin e Antoine frequentano il corso di preiscrizione alla facoltà di Medicina di Parigi, che è a numero chiuso e accoglie solo 300 nuovi studenti l’anno. Benjamin è figlio di un chirurgo che spinge il figlio a proseguire sulla sua strada, mettendogli alle costole anche il fratello maggiore, già medico. Antoine invece è spinto solo da una vocazione fortissima, nonostante sia già la terza volta che cerca di superare l’esame di ammissione. I due ragazzi stringono amicizia e capiscono che studiare insieme è forse l’unica soluzione per memorizzare la quantità di nozioni richieste all’esame. Ma le motivazioni dietro ai loro sforzi sono diametralmente opposte: Benjamin studia per compiacere il suo incontentabile padre ed è più interessato a trovare un metodo efficace per sfangarla; Antoine, per cui diventare medico è una necessità vitale, tende a farsi sopraffare dalla mole di lavoro.
Il meglio deve ancora venire (Le Meilleur reste à venir). Un film di Alexandre de La Patellière, Matthieu Delaporte. Con Fabrice Luchini, Patrick Bruel, Zineb Triki, Pascale Arbillot, Marie Narbonne. Uscita 17 settembre 2020.
Due amici decidono di spassarsela al più non posso convinti che rimanga loro poco da vivere.
Arthur e César sono amici da quando entrambi frequentavano controvoglia lo stesso severissimo collegio. Ma non potrebbero essere più diversi: Arthur è un ricercatore medico puntiglioso e ossessionato dal rispetto delle regole; César è un guascone imprudente e trasgressivo che è appena stato sfrattato da casa sua in seguito alla propria bancarotta. E se Arthur, divorziato con figlia, sta ancora aspettando pazientemente che l’ex moglie torni a casa, César colleziona avventure senza legarsi a nessuna. Per un equivoco, Arthur viene a conoscenza della gravissima condizione medica di César, e César si convince che sia Arthur a trovarsi in punto di morte. Da quel momento i due faranno a gara per realizzare i desideri finali l’uno dell’altro, anche quelli più lontani dal proprio gusto personale: il che ha il vantaggio di sbloccare lo stallo esistenziale in cui si trovavano entrambi.
Gauguin (Gauguin. Voyage de Tahiti). Un film di Edouard Deluc. Con Vincent Cassel, Tuheï Adams, Malik Zidi, Pua-Taï Hikutini, Pernille Bergendorff. Uscita 17 settembre 2020.
Il percorso artistico e umano del pittore Gauguin durante il periodo trascorso a Tahiti.
Nel 1891 Gauguin si trasferisce a Tahiti, dove cerca di ritrovare la giusta ispirazione per la sua pittura lontano dalle convenzioni morali, politiche ed estetiche dell’Europa del periodo. Inoltrandosi nella giungla incontrerà Tehura, la donna che diventerà sua moglie.
Chiamate un dottore! (Docteur?). Un film di Tristan Séguéla. Con Michel Blanc, Hakim Jemili, Solène Rigot, Franck Gastambide, Fadily Camara. Uscita 10 settembre 2020.
Alla vigilia di Natale, Serge è l’unico medico di emergenza disponibile. Colpito da un mal di schiena paralizzante, viene aiutato da un ragazzo che consegna le pizze.
È la vigilia di Natale. I parigini più fortunati si preparano a scartare i regali con le rispettive famiglie. Altri guardano la televisione a casa, da soli. Altri ancora, come Serge, lavorano. Serge è l’unico medico di guardia di SOS-Médecin, quella sera. I suoi colleghi si sono tutti defilati. In ogni modo, non ha più nulla da dire, in quanto si è preso troppe libertà nell’esercizio della professione medica ed è a un passo dalla radiazione. Le visite si susseguono e Serge tenta di stare al ritmo sebbene a malincuore, fino quando, a un certo punto, gli comunicano l’indirizzo della paziente successiva dalla quale deve recarsi. Si tratta dell’indirizzo di Rose, una persona che conosce bene e che lo chiama in suo aiuto. Arriva sul posto contemporaneamente a un fattorino di Uber Eats, Malek, anche lui, in servizio quella sera…
Una notte al Louvre: Leonardo da Vinci (Une nuit au Louvre: Léonard de Vinci). Un film di Pierre-Hubert Martin. Uscita 21 settembre 2020.
Un percorso guidato tra i corridoi del Louvre per contemplare da vicino le opere di Leonardo in compagnia dei curatori della mostra, Vincent Delieuvin e Louis Frank. La retrospettiva senza precedenti del Louvre, conclusasi lo scorso febbraio e dedicata al lavoro dell’artista nella sua totalità, dimostra come Leonardo avesse elevato la pittura al di sopra di tutte le altre ricerche e in che modo la sua indagine sul mondo (la « scienza della pittura », come l’aveva definita) fosse messa al servizio di un’arte la cui ambizione suprema era quella di dar vita ai suoi dipinti. La mostra ha accolto oltre 1 milione di visitatori, stabilendo un record assoluto per il Museo del Louvre. Ora, l’arrivo al cinema estende ulteriormente la platea di quell’evento straordinario, aprendolo a un pubblico ancora più vasto in tutto il mondo. È la prima volta che il Museo del Louvre viene presentato in un film documentario proiettato esclusivamente nelle sale cinematografiche in oltre 60 paesi con traduzioni in 30 lingue. Quattro notti di riprese e una squadra di 30 tecnici hanno reso possibile la realizzazione del docu-film girato sotto la direzione di Pierre-Hubert Martin. I testi sono opera di Catherine Sauvat e Pierre-Hubert Martin, con la supervisione dei curatori congiunti. La narrazione è stata affidata a Coraly Zahonero, membro della Comédie-Française.