ESPACE CULTURE NATALIZIO
À LA UNE
Malika Ferdjoukh a Padova grazie alla libreria Pel di carota.
Abbiamo festeggiato i 20 anni di Quattro sorelle (Quatre soeurs) di Malika Ferdjoukh, con quattro incontri di presentazione per meglio conoscere le sorelle Verdelaine. Ora un concorso fotografico, un incontro con l’autrice per presentare il nuovo romanzo e una festa finale!
L’autrice franco-algerina Malika Ferdjoukh presenterà il suo nuovo romanzo Una notte Un assassino, un thriller mozzafiato edito da Pension Lepic, martedì 12 dicembre alle ore 17.30 presso la Biblioteca Civica del Centro San Gaetano. Malika Ferdjoukh nasce in Algeria ma fin dalla prima infanzia ha vissuto a Parigi, dove ha frequentato la Sorbona ma soprattutto la Cinémathèque: sa tutto del cinema americano, dai film western ai polizieschi! Annoverata tra le maggiori narratrici francesi per l’infanzia, Malika Ferdjoukh scrive per il cinema, la televisione e i fumetti e i suoi romanzi vengono tradotti in dieci lingue.
Vi aspettiamo tutti! L’incontro è per piccoli e grandi dai 9 ai 99 anni! Per info: 049 8204811
Infine tutti in libreria per la festa finale! Domenica 17 dicembre, ore 16.30 alla libreria Pel di carota.
Per info: 049 2956066 – info@peldicarota.it
Partecipate anche al concorso fotografico Cercando Vill’Hervé! La casa delle Verdelaine è un personaggio importante nei romanzi delle Quattro sorelle: nasconde segreti e misteri, fa spesso le bizze, è capace di sentimenti. Per questo concorso fotografico non si cerca la copia italiana della dimora (che esiste veramente in Bretagna), ma una casa che potrebbe idealmente ospitare questa famiglia. Partite alla ricerca di vecchie case, con possibili torri, grandi finestre, gatti e pipistrelli che si aggirano attorno… Spedite la foto con due righe di motivazione e l’indirizzo della casa entro il 10 dicembre a: info@pensionlepic.it
A Daniel Pennac, l’amato autore francese della saga di Malaussène, il Raymond Chandler Award 2023.
“Tornando a casa progettate un bel giallo con tanti omicidi: vi farà bene alla salute”. È la ricetta del più amato tra gli scrittori europei, il francese Daniel Pennac, l’autore che con Il paradiso degli orchi ha dato vita nel 1985 al fortunato ciclo di romanzi che vedono protagonista Benjamin Malaussène, di professione capro espiatorio, paradossale e divertente investigatore. A lui è andato il Raymond Chandler Award 2023 il 1 dicembre, giornata d’apertura del Noir in Festival nella Sala Rossa di Casa Manzoni a Milano.
“Abbiamo inseguito per molto tempo questo straordinario scrittore che al ‘giallo’ ha dedicato una parte significativa della sua opera”, dicono Marina Fabbri e Giorgio Gosetti, direttori del festival insieme a Gianni Canova (Delegato IULM), “e siamo particolarmente orgogliosi che abbia accettato nell’anno in cui è arrivato in libreria il suo formidabile Capolinea Malaussène
Amato dal pubblico “per la scrittura umorale e versatile, attraversata dal gusto del paradosso e dell’iperbole, virtuoso di una lingua personalissima e colorita capace di trascorrere dal vernacolo allo stile prettamente letterario, Pennac crea un universo di persone semplici, di maschere del suo tempo radunate negli anni intorno all’’omino’ Malaussène, in cui l’autore riversa la sua visione del mondo”.
Il teatro dell’opera di Pennac è il quartiere parigino di Belleville, altro protagonista fin dal primo romanzo: un luogo povero, sporco e sgarrupato, ma vivace e accogliente, brulicante di vita e di umanità, tra arabi, africani, muezzin che salmodiano dalla finestrella di un bagno e cous cous servito a tutte le ore accompagnato dall’immancabile pastis. Un ritratto di un universo il cui successo editoriale viene attribuito da Le Monde al sentimento di prossimità che il lettore prova con i Malaussène.
LIVRES
Annie ERNAUX, Perdersi (Se perdre), L’orma editore
«Nessuna prudenza da parte mia, nessun pudore, e anche, finalmente, nessun dubbio. Un cerchio si chiude, commetto gli stessi errori di una volta, e non sono più errori. Nient’altro che bellezza, passione, desiderio.»
Tra il settembre del 1988 e l’aprile del 1990 una donna trascrive sul suo diario la passione totale e incondizionata che sta vivendo per un uomo, un diplomatico sovietico di stanza a Parigi col quale ha iniziato una relazione durante un viaggio in URSS. Con l’intensificarsi del trasporto erotico e del coinvolgimento emotivo, l’autrice scopre di essere divenuta «una comparsa» nella propria stessa vita, di dipendere in tutto e per tutto dalla presenza di un amante sempre lontano e quasi inconoscibile, diviso fra doveri coniugali e ambizioni di carriera. Senza ritocchi né censure, Annie Ernaux ci offre la registrazione in presa diretta dell’esultanza dei corpi, della claustrofobia dell’attesa, del sentimento che affolla ogni spazio e ogni istante.
«Diario di dolore, con qualche lampo di piacere folle», Perdersi è il resoconto nudo di un’ossessione assoluta, di un desiderio che la scrittura non doma né sopisce, ma testimonia con bruciante e disperata verità.
Annie Ernaux è nata a Lillebonne nel 1940 ed è una delle voci più autorevoli del panorama culturale francese. Studiata e pubblicata in tutto il mondo, nei suoi libri ha reinventato i modi e le possibilità dell’autobiografia trasformando il racconto della propria vita in acuminato strumento di indagine sociale, politica ed esistenziale. Considerata un classico contemporaneo, è amata da generazioni di lettrici e lettori. Nel 2022 è stata insignita del Premio Nobel per la Letteratura.
Irène NÉMIROVSKY, Lettere di una vita (Lettres d’une vie), a cura di Olivier Philipponat, Adelphi
La giovinezza spensierata, il successo letterario e poi le prime incertezze fino all’incubo nazista, esce l’epistolario della scrittrice morta ad Auschwitz.
«Irène Némirovsky non apparteneva alla categoria degli scrittori che, nel dedicarsi alla corrispondenza, si sentono osservati dalla posterità» osserva Olivier Philipponnat nella prefazione a questo volume. E tuttavia, aggiunge, le sue lettere fanno parte a pieno titolo dell’opera letteraria, soprattutto perché ci consentono di scoprire una voce più intima, più autentica, diversa da quella che abbiamo imparato ad amare nei romanzi e nei racconti – sorprendente. Se le prime, le lettere delle années folles, ci restituiscono l’immagine di una ragazza vivace e spensierata che, pur legata alle sue origini russe (e al ricordo della tragedia a cui ha assistito), approfitta golosamente di tutto quello che Parigi e la Francia possono offrirle – e che non perde l’ironia nemmeno quando si sente malinconica, arrivando a chiedersi: «Pene di cuore o indigestione di astice?» –, in quelle degli anni Trenta scopriamo la romanziera brillante e determinata, sia nei rapporti con gli editori che nei confronti della critica. Con lo scoppio della guerra, l’occupazione nazista e le leggi antiebraiche, vediamo crescere in lei l’angoscia, la collera, la disillusione – e leggeremo con un nodo in gola la lettera con cui affida le figlie alla governante, elencando i beni di cui disfarsi per provvedere al loro sostentamento, e l’ultima, scritta al marito subito prima della deportazione ad Auschwitz.
Virginie GRIMALDI, Una vita bella (Une belle vie), edizioni e/o
Tra risate e lacrime, un romanzo sconvolgente e irresistibile dall’autrice francese più letta nel 2019, 2020 e 2021 (classifica Le Figaro littéraire/GFK) e vincitrice del Livre favori des Français (France Télévisions) nel 2022.
«Una storia di vita, schegge di felicità, cicatrici di dispiaceri, nella quale molti lettori dovrebbero ritrovarsi». France Inter
Emma e Agathe Delorme sono sorelle. Cresciute l’una accanto all’altra sono però molto diverse. Agathe, l’esuberante e casinara sorella minore, ha sempre preso tutto lo spazio nel bagno, nella camera e nel cuore di Emma. Dopo cinque anni di un silenzio senza spiegazioni Emma dà appuntamento ad Agathe nella casa delle vacanze, vicino alle spiagge oceaniche del Paese basco francese: Mima, l’amata nonna, è passata a miglior vita, c’è da svuotare tutto e fare una selezione dei ricordi. Le sorelle Delorme hanno una settimana di tempo per dirsi tutto e recuperare la mancanza dell’altra. Riusciranno a riparare il passato?
Nella bellezza di un’estate nel Paese basco francese, in cui la loro infanzia bussa alla porta, risuona la forza della loro storia. Virginie Grimaldi racconta magistralmente i sentimenti, le fragilità, i conflitti nascosti nelle pieghe della vita familiare.
Virginie Grimaldi è nata nel 1977 a Bordeaux, dove vive tuttora. Tradotti in più di venti lingue, i suoi romanzi sono popolati da personaggi coinvolgenti e scritti con una penna poetica e sensibile. Le sue storie, buffe e commoventi, trovano un’eco nella vita di ognuno.
Sylvain TESSON, Bianco (Blanc), Sellerio
Dopo aver attraversato sugli sci l’intero arco alpino, Sylvain Tesson, il maggiore scrittore di viaggi europeo, ha creato il suo libro più felice.
«Un’opera che avrebbe potuto scrivere Stendhal, se fosse vivo e un esperto sciatore». Louis Henri de la Rochefoucauld, L’Express
Per Sylvain Tesson la vita è movimento. Nell’arco di quattro inverni, accompagnato dall’amico Daniel Du Lac, vincitore della Coppa del mondo di arrampicata, guida di alta montagna, pioniere di vie estreme, compie con gli sci la traversata delle Alpi, da Mentone, sulla costa francese, fino a Trieste, passando da Italia, Svizzera, Austria e Slovenia. Ai due viaggiatori si aggiunge poi Philippe Rémoville, entusiasta alpinista incontrato in un rifugio. Insieme hanno così percorso 1.600 chilometri e superato più di 60.000 metri di dislivello.
Ogni singola giornata è una sfida contro il freddo e la fatica; le soste nei rifugi diventano occasione per conoscere personaggi indimenticabili, da un canonico dell’ospizio del Gran San Bernardo al figlio dello studioso Jean Starobinski, guida alpina ed esperto del mondo dell’arte. Immerso in un panorama che racchiude una forza selvaggia e una potenza trascendentale, Tesson si confronta con la bellezza e con il vuoto, con lo sforzo fisico e mentale, col silenzio della natura e il costante rumore di fondo del cervello al lavoro. Vive lo slancio del gesto perfetto e la mortificazione di una caduta, riposa in rifugi vuoti, a disposizione degli alpinisti solitari, scopre che il vero lusso non sta nella raffinatezza di un oggetto o nell’abbondanza dei piaceri, ma nella minestra dopo la fatica, nella contemplazione di un fuoco dopo il gelo: «il lusso consiste nella cessazione dello sforzo. Il lusso è compimento». L’uomo alle prese con la montagna, con la luce infinita delle Alpi, scrive Tesson, non migliora, non si redime, non si tra sforma. «Quando raggiunge altezze meravigliose, vi trasporta la sua miseria». Bianco sorprende per lo sguardo privo di arroganza, per l’assenza di ogni fittizia esaltazione. Non c’è la mistica della solitudine eroica nella natura madre e matrigna, o il culto della purificazione nell’aria cristallina delle vette. C’è solo un viaggio, fuori e dentro di sé, e un sogno di bambini, quello di avventurarsi nel mistero del mondo.
Georges SIMENON, L’America in automobile (Des phoques aux cocotiers et aux serpents à sonnette. L’Amériques en auto), Adelphi
Raccolti in un volume i reportage scritti da Simenon durante l’”esilio” americano: dieci anni di viaggi in auto da un capo all’altro del continente. Con molto ottimismo e qualche inquietudine.
Nell’ottobre del 1945 Georges Simenon sbarca a New York, ansioso di lasciarsi alle spalle le turbolenze degli anni di guerra, le accuse di collaborazionismo e le minacce di epurazione. Con la moglie Tigy e il figlio Marc si stabilisce in Canada, nel Nouveau-Brunswick – ma è agli Stati Uniti che guarda. E, per conoscere meglio il paese dove comincerà una nuova vita, parte al volante di una Chevrolet per un viaggio di cinquemila chilometri, che dal Maine lo porterà sino a Sarasota, sul Golfo del Messico. Ad attirarlo, come sempre, non sono le città – anche se confesserà che a New York si sente perfettamente a suo agio –, ma la gente e «i piccoli particolari della quotidianità»: tutto ciò che può offrire ai suoi lettori «un’immagine più intima» degli Stati Uniti. Lui che aveva sempre captato, ovunque nel mondo, un disperato e insoddisfatto bisogno di dignità, finirà per essere conquistato dalla «forte tensione verso l’allegria e la gioia di vivere» che sprigionano le semplici ed essenziali case americane, dalla cordialità (o meglio: la familiarità) che regola i rapporti di lavoro, dalla fiducia in sé stessi che le scuole sanno inculcare negli studenti, dalla squisita cortesia degli abitanti del Sud – che nelle relazioni mettono «quel qualcosa di impercettibile e affascinante» che rende tanto preziosa l’esistenza – e scoprirà che proprio qui, nella sua nuova patria, vige «un tipo di vita che … tiene conto più di qualsiasi altro della dignità dell’uomo».
Edgar MORIN, L’avventura del metodo. Come la vita ha nutrito l’opera (L’aventure de La Méthode), Raffaello Cortina Editore
Nel suo Metodo, il grande filosofo francese costruisce un modello fondato su esperienza e grandi avvenimenti. Per capire il mondo.
Analogamente al baniano, l’albero i cui rami, cadendo a terra, si trasformano in nuove radici, Il metodo ha avuto origine dal congiungersi di molteplici esperienze esistenziali e intellettuali le cui ricadute hanno generato nuove arborescenze, distinte ma inseparabili dal ceppo che le ha fatte nascere. Da questo baniano in continuo sviluppo sono scaturite ramificazioni educative, sociologiche, politiche, che consentono al pensiero complesso di concretizzarsi e di fiorire. Edgar Morin propone il racconto di un’opera-vita, una vita che ha nutrito nel corso del tempo l’opera, che a sua volta ha nutrito la vita. È l’avventura di trent’anni di scrittura del Metodo, che questo volume integra con un capitolo fondamentale: « Per una razionalità aperta », inizialmente previsto nel piano generale dell’opera ma rimasto finora inedito. Attraverso questo cammino della vita nella mente e della mente nella vita, il libro traccia in conclusione la via per una rifondazione dell’umanesimo con le idee del Metodo.
Frédéric PAJAK, Van Gogh, una biografia (Vincent van Gogh, une biographie), L’orma editrice
Icona del genio indomito e tormentato, Vincent van Gogh ha ispirato un’incredibile quantità di film e libri che ne hanno celebrato il mito soprattutto alla luce del tragico destino. È proprio da quel mito che Frédéric Pajak cerca di allontanarsi per indagare la parabola di un uomo che in dieci anni di forsennato apprendistato è passato dall’imperizia dei primi schizzi a carboncino all’esplosione di colori dei capolavori dell’ultimo periodo.
Van Gogh, una biografia ripercorre l’erranza esistenziale e artistica del grande pittore, setacciandone l’epistolario per riflettere sugli eventi meno noti o più fraintesi della sua vita. In questa accorata indagine, Pajak raccoglie anche un’altra sfida: affrontare da disegnatore i dipinti di uno dei più grandi artisti di ogni tempo. Ne nascono meravigliose tavole a china che valgono mille interpretazioni, realizzate recuperando le tecniche e gli strumenti – perfino i giunchi di palude – con cui il maestro olandese ha rivoluzionato il vocabolario della pittura. Tra immagine e parola, un duplice omaggio, unico nel suo genere, alla lucida visionarietà di Vincent van Gogh.
Nato in Francia nel 1955, Frédéric Pajak ha avuto un’esistenza assai tribolata. A sedici anni viene ammesso all’Accademia delle Belle Arti, ma vi resta solo un semestre, oppresso dalla rigidità dell’ambiente. È l’inizio di un lungo valzer di mestieri che lo porterà negli anni successivi a lavorare come operaio, grafico, cuccettista sui treni notturni, inserviente in un macello industriale. In questi anni conosce la povertà più disperata e una solitudine cui riesce a sfuggire soltanto grazie alla scrittura, alla poesia e al disegno. Tradotto in oltre dieci paesi, ha ottenuto prestigiosi riconoscimenti come il premio Médicis per il saggio 2014, il premio Goncourt per la biografia 2019 e nel 2021, il Gran premio svizzero di letteratura e il premio di saggistica “Città delle rose”.
Rita CHARBONNIER, L’amante di Chopin, Marcos y Marcos
«Lei non è stata solo ‘l’amante di Chopin’. Prima, durante e dopo Chopin è stata mille altre cose.»
Femmineo lui, mascolina lei. Lui scrive note, lei parole. Sono entrambi nordici: il loro incontro avviene a Parigi, poi nel cuore del Mediterraneo, tra Provenza e Maiorca. Di cosa è fatta la scintilla che scocca quando due geni – lei è già una leggenda, lui inizia a stupire pubblico e critica – si incontrano e si innamorano? Quali sono le ‘conseguenze dell’amore’, quali le onde creative, quali le tempeste emotive, le gelosie che si scatenano, se a innamorarsi sono una scrittrice controcorrente, basta il nome – George Sand – e un pianista e compositore senza paragoni come Fryderyk Chopin? Questo romanzo entra nelle pieghe di due grandi vite, e insieme a loro racconta parte dei mondi che hanno creato.
Jean ROLIN, Joséphine (Joséphine), Quodlibet
«Ma non sono mai riuscito a capire fino in fondo perché ricadesse ogni volta in qualcosa che temeva e detestava tanto come l’eroina, a meno che, nel suo terror panico di essere abbandonata, o di non essere abbastanza amata, non avesse bisogno di verificare continuamente fin dove, in fondo a quale abisso, l’uomo che amava sarebbe venuto a riprenderla.»
Joséphine è l’amante meravigliosa che il narratore ha perduto – morta di overdose a trentadue anni – nella notte tra il 25 e il 26 marzo 1993. A lei, un anno dopo, restituisce voce, gesti, smarrimenti, in una lettera postuma che l’asciuttezza e la laconicità del tono rendono commovente, scritta affinché «chi non l’ha mai conosciuta, chi non l’ha perduta», possa, leggendola, «innamorarsi perdutamente di lei». ll suo ritratto è consegnato in queste pagine all’affiorare dei ricordi, per trattenere ogni dettaglio e salvarlo dalla perdita irrimediabile della morte. Il narratore si limita a dire le loro gioie fugaci, i loro scherzi, i loro litigi, i loro viaggi, le loro notti gelide e luminose. E, anche, il rimorso per non aver saputo cogliere in tempo i segni di una disperazione e di un bisogno d’amore abissali.
Un omaggio così pudico, così discreto che una volta chiuso il libro il lettore se ne va in punta di piedi, per paura di disturbare quei due che si amarono e che continuano a parlarsi tra le ombre.
Gran viaggiatore, giornalista e scrittore, Jean Rolin è nato nel 1949 a Boulogne-Billancourt ed è cresciuto tra la Bretagna, il Congo e il Senegal. Ha firmato importanti reportage per «Libération», «Le Figaro», «Le Monde» e altri giornali. È autore di diari di viaggio, ricordi, romanzi e racconti. Ha ricevuto nel 1989 il premio Albert Londres per il reportage La ligne de front, e nel 1996 il Prix Médicis per il romanzo L’Organisation.
Adeline DIEUDONNÉ, Resta con me (Reste), Solferino
Una mattina di aprile, in uno chalet in mezzo alle montagne, un uomo si sveglia, abbraccia la sua amante, si infila il costume e va a fare la solita nuotata. Quanto tempo passa? La donna si alza, prepara la colazione, caffè, formaggio, pane, poi lancia uno sguardo verso lo specchio d’acqua lì davanti e vede una sinistra macchia bianca. Corre fuori, si tuffa, è una pessima nuotatrice, raggiunge il corpo a fatica, lo trascina a riva, ma la sua pelle è di ghiaccio. Un istante prima M. era vivo, adesso è morto. Come realizzare, come fare propria questa terribile verità, se non stordendosi con una, due, innumerevoli bottiglie di vino? Lei deve sapere. Non può rimanere all’oscuro del fatto che suo marito non c’è più. Le spedirà una lettera e le spiegherà tutto. Non per vendetta, né per recriminare o scusarsi. Ma come atto di giustizia verso l’amore luminoso che ha vissuto con lui, lei che non ha tolto nulla a nessun perché M. l’ha amata, sua moglie, e l’amava ancora, e mai l’avrebbe lasciata, né avrebbe lasciato suo figlio per quella donna che ora giace, all’insaputa di tutti, nel letto con un cadavere di cui avere cura. L’ultimo gesto, dovuto, a chi le ha regalato la vita che voleva.
In Resta con me l’eterno tema del tradimento prende la forma di una tragedia assoluta: è come se dall’angolo di una situazione estrema Adeline Dieudonné riuscisse ad abbracciare e comprendere la verità profonda di tutte le relazioni, quelle che vivono nel buio e quelle che splendono alla luce del sole. E a levare il suo inno all’amore che si moltiplica, anziché dividersi, che illumina, anziché spegnere, e che, al di là della morte, merita l’infinita gratitudine di chi rimane.
Adeline Dieudonné è nata nel 1982 e vive a Bruxelles. Il suo primo romanzo, “La vita vera” (Solferino 2019), è stato un grande successo di critica e di pubblico e ha ricevuto il premio FNAC, il premio Renaudot des lycéens, il premio Russel, il premio Filigrane, il premio Première Plume e il Gran Premio delle lettrici di Elle. In Italia ha vinto il premio Acerbi 2022.
Éric FOUASSIER, Il fantasma del vicario. L’ufficio degli affari occulti (Le bureau des affaires occultes. Le fantôme du vicaire), Neri Pozza Editore
Dopo lo straordinario successo de L’Ufficio degli affari occulti, Éric Fouassier torna con una nuova indagine dell’ombroso ispettore Valentin Verne, che si destreggia tra esoterismo e scienza inseguendo l’inafferrabile e l’ignoto.
Parigi, marzo 1831. Non ha ancora ventiquattro anni, Valentin Verne, l’ispettore di polizia dal volto angelico ma dal cuore pieno di ombre, e già occupa un ruolo quantomeno originale in prefettura: è il responsabile dell’Ufficio degli affari occulti, un reparto non ufficiale creato per risolvere i crimini sovrannaturali, o presunti tali. Un giorno al suo cospetto si presenta una donna elegante, il viso dai lineamenti delicati sotto ricci ramati e gesti lenti da convalescente alla prima uscita dopo una lunga malattia. Madame Mélanie d’Orval, moglie del ricco Ferdinand d’Orval, ha un peso sul cuore: dopo la morte della figlia adolescente per un’inspiegabile e violenta crisi di convulsioni, suo marito ha perduto il senno, finendo tra le grinfie di una specie di medium, Paul Oblanoff, un losco individuo che lo ha persuaso di poter entrare in contatto con lo spirito della defunta. Madame d’Orval è convinta che a Verne basterebbe assistere a una di quelle famose sedute di spiritismo per smascherare il lestofante, ma l’ispettore, che ha la mente occupata da ben altri pensieri, cede il caso al suo collaboratore Isidore Lebrac. Proprio da poco, infatti, c’è stato uno sviluppo nell’inchiesta segreta che Verne porta avanti da tempo, una faccenda personale che l’ispettore intende risolvere a modo suo, a costo di spingersi ai margini della legalità: il Vicario, l’abietto criminale, il mostro perverso che si lascia dietro cadaveri di bambini come l’orco delle fiabe, è tornato a seminare il panico per le strade di Parigi, risvegliando in lui ricordi troppo dolorosi. Ma ecco che, quando si tratta di difendere l’esistenza stessa dell’Ufficio degli affari occulti, minacciata dall’incerta situazione politica in cui versa la Francia, il caso d’Orval potrebbe rivelarsi sorprendentemente cruciale.
Mathias MALZIEU, Il guerriero di porcellana (Le guerrier de porcelaine), Feltrinelli
Giugno 1944. Francia occupata. Il piccolo Mainou ha perso da poco la mamma, e ora rischia di perdere anche il padre. L’uomo, infatti, è stato richiamato al fronte e decide di mandare il figlio nella fattoria della nonna materna, in Lorena. Mainou ha solo nove anni, supera clandestinamente la linea di demarcazione, nascosto in un carro di fieno, e raggiunge la famiglia che ancora non conosce: la severa ma premurosa nonna, la bigotta zia Louise e lo zio Émile, un dandy di campagna, che spinge il nipote ad affidarsi al potere dell’immaginazione. Mainou trascorre gli ultimi mesi della guerra combattendo con le rigide regole necessarie a sfuggire ai nazisti e con il ricordo della madre. Tutto, nella fattoria, parla di lei e allora Mainou comincia a scriverle delle lettere e a esplorare i luoghi dove è cresciuta. Suoi speciali compagni di viaggio saranno la cicogna Marlene Dietrich e il riccio Jean Gabin, e una donna nascosta in soffitta che cela un segreto.
Il guerriero di porcellana è una storia intima e autobiografica, in cui Malzieu con sensibilità e tenerezza ripercorre l’infanzia del padre, ritratto nel piccolo Mainou, in un momento storico di grande drammaticità. Il racconto intimo e tenero di una famiglia e del potere dell’immaginazione in tempo di guerra.
LIVRES POUR LES PLUS PETITS
Malika FERDJOUKH, Una notte, un assassino (L’assassin de papa), Pension Lepic
Deux personnages vulnérables, un homme très dangereux qui sort la nuit, la Seine toute proche… autant d’ingrédients d’un incroyable suspense. Un roman qui fait aussi réfléchir aux mécanismes qui peuvent conduire à une pauvreté extrême.
Valentin et son père vivent dans une péniche abandonnée, sous le pont de Grenelle, à Paris, et doivent chaque jour ruser pour survivre et ne pas être séparés. Un soir, ils surprennent le tueur en série qui s’attaque aux jeunes femmes du quartier. La peur hante alors leurs jours et leurs nuits. Car le tueur les a vus, lui aussi… Età di lettura: da 10 anni.
Timothée de FOMBELLE, 101 posizioni per leggere appassionatamente (101 Façons de lire tout le temps), illustrato da Benjamin CHAUD, Editrice il Castoro.
Un libro che descrive con divertenti illustrazioni 101 posizioni per godersi romanzi e giornali. In quale vi riconoscete? Il sonnambulo, il culturista, il cow-boy… Scopri che lettore sei in questo catalogo illustrato di tutti i modi possibili e immaginabili per divorare un libro! Il piacere di leggere in 101 posizioni, dalle più comuni alle più stravaganti, illustrate da Benjamin Chaud e commentate dalle buffe note di Timothée de Fombelle. 101 posizioni da scoprire, da provare e magari da estendere. Perché la lettura non conosce limiti, né posizioni scomode.
Età di lettura: da 6 anni.
Camille MONCEAUX, Le cronache dell’acero e del ciliegio – L’ombra dello Shogun (Les chroniques de l’érable et du cerisier – L’ombre du Shogun), L’ippocampo
Il terzo volume di un’avvincente tetralogia che mescola avventure e ricerca dell’identità, amicizie e tradimenti, nel Giappone del XVII secolo.
Hiinahime, la ragazza con la maschera del Nō, lascia finalmente la dimora in cui era rinchiusa dall’infanzia e, dopo un lungo viaggio in pieno inverno, arriva Kyōto. Da chi la stanno portando con tante precauzioni? Braccata perché non giapponese, assetata di libertà, Hiinahime è risoluta a chiarire il mistero della propria identità, e a ritrovare Ichirō, il ragazzo che le ha sconvolto la vita. Ma l’ombra minacciosa dello shōgun incombe sempre su di lei… Età di lettura: da 13 anni.
Pascal RUTER, Se incontri una strega a mezzanotte (Le buveur de lait du crépuscule), Terre di mezzo
Dodici rintocchi. Mezzanotte. Ernest si guarda intorno: si è addormentato in biblioteca! È decisamente ora di tornare a casa. Ma si accorge di strane ombre che sembrano avanzare tra gli scaffali: sono streghe! E il loro maleficio, per i lettori voraci, sarà dei più tremendi…
A Ernest non rimane che farsi coraggio e provare ad affrontare l’inaspettata situazione. Sarà un’avventura a colpi di sortilegi tra gatti, topi, occhiali in pietra lavica e… bicchieri di latte sorprendentemente potenti.
Dalla penna vivace e immaginifica di Pascal Ruter, un magico ed esilarante omaggio al potere delle storie e ai grandi classici per ragazzi, da Roald Dahl, a Lewis Carroll e Saint-Exupéry. Età di lettura: da 10 anni.
Celebre e prolifico autore francese, nonché insegnante di Lettere al liceo, in Italia Pascal Ruter è conosciuto per Un’amica al buio, romanzo vincitore di numerosi premi francesi e da cui è tratto un film.
Mario RAMOS, Un regalo favoloso (Un cadeau fabuleux), Babalibri
Premio Andersen, irriverente e scanzonato, Mario Ramos è scomparso nel 2012 a soli 54 anni. Adesso arriva in Italia uno dei suoi libri più famosi.
Al rientro da scuola, Thomas trova un enorme regalo nella sua camera da letto: è una sorpresa da parte del nonno! Rapidamente, strappa la carta da regalo e trova una grande scatola… completamente vuota. Thomas ne resta molto deluso. A un certo punto, però, un raggio di sole attraversa la stanza e illumina la grande scatola. Thomas si avvicina, ci sale sopra e, lentamente, scivola in un altro mondo dove sarà l’eroe di favolose avventure, tra mammut, montagne innevate, deserti e razzi intergalattici. Età di lettura: da 4 anni.
Orianne LALLEMAND Éléonore THUILLIER, Il lupo che viaggiava nel tempo (Le loup qui voyageait dans le temps), Gribaudo
Storie tenere e divertenti da raccontare, ascoltare, regalare per esplorare il mondo delle emozioni e lasciare libera l’immaginazione. Un giorno Lupo fa una scoperta straordinaria in soffitta: trova un libro per viaggiare nel tempo e… puff! Si ritrova all’epoca dei dinosauri, poi degli uomini preistorici, vicino a Giulio Cesare e nel bel mezzo della Rivoluzione francese… Un viaggio nel tempo ricco di emozionanti sorprese! Età di lettura: da 6 anni.
Orianne LALLEMAND Éléonore THUILLIER, IL lupo che si piaceva troppo (Le loup qui s’aimait beaucoup trop), Gribaudo
Storie tenere e divertenti da raccontare, ascoltare, regalare per esplorare il mondo delle emozioni e lasciare libera l’immaginazione. Lupo è proprio deciso a vincere il titolo di ‘Lupo più cattivo dell’anno’. D’altronde, lui si crede il lupo più forte, più furbo, più bello e… più cattivo di tutti, naturalmente. Ma essere cattivi significa non avere amici, e a volte solo gli amici possono tirarti fuori dai guai! Età di lettura: da 3 anni.
EXPOSITIONS
Da Monet a Matisse. French moderns, 1850-1950. Padova. Palazzo Zabarella. Dal 16 dicembre 2023 al 12 maggio 2024
La mostra è organizzata dal Brooklyn Museum, il secondo museo d’arte di New York e uno tra i più grandi degli Stati Uniti. Inoltre, è considerato un pioniere tra le istituzioni di raccolta americane e riconosciuto come uno dei principali depositari del modernismo francese del nord America.
La mostra racconta di uno dei secoli più affascinanti della storia dell’arte, quando gli artisti si allontanarono dalla tradizione artistica accademica per concentrarsi su soggetti della vita quotidiana. Ma non solo. Celebra anche la Francia come centro artistico del modernismo internazionale dalla metà dell’Ottocento alla metà del Novecento. In esposizione 59 opere che raccolgono esempi dei movimenti del realismo, impressionismo, post-impressionismo, simbolismo, fauvismo, cubismo e surrealismo, con capolavori di pittura e scultura di 45 artisti, tra cui Pierre Bonnard, William Bouguereau, Gustave Caillebotte, Paul Cézanne, Marc Chagall, Jean-Baptiste-Camille Corot, Gustave Courbet, Edgar Degas, Fernand Léger, Henri Matisse, Claude Monet, Berthe Morisot, Gabriele Münter, Pierre-Auguste Renoir, Odilon Redon, Yves Tanguy, Édouard Vuillard, Auguste Rodin.
Vincent van Gogh. Pittore colto. Milano. MUDEC. Fino al 28 gennaio 2024
Nelle lettere al fratello Theo, Vincent van Gogh nasconde una miniera di consigli letterari. È un continuo suggerire titoli, registrare impressioni, dilungarsi su pagine e pagine di capolavori. Quello di essere un genio maledetto, autodidatta e naïf è solo uno dei tanti luoghi comuni che ancora definiscono Van Gogh. A sfatare tutto questo è adesso questa mostra resa possibile grazie alla collaborazione con il Museo Kröller-Müller di Otterlo, Paesi Bassi, che possiede una straordinaria collezione di dipinti e disegni del pittore olandese seconda solo a quella del Van Gogh Museum di Amsterdam. Dal museo olandese provengono circa 40 delle opere esposte.
Attraverso un percorso allo stesso tempo cronologico e tematico, l’esposizione propone una inedita lettura delle opere di Van Gogh che mette in particolare evidenza il rapporto fra la visione pittorica e la profondità della dimensione culturale dell’artista, attraverso lo sviluppo di due temi di grande rilievo: da un lato quello del suo appassionato interesse per i libri, e dall’altro la fascinazione per il Giappone alimentata dall’amore per le stampe giapponesi, collezionate in gran numero. Nelle sale le opere provenienti dal Museo Kröller-Müller vengono presentate in dialogo con il primo fil rouge della mostra, ovvero con una accurata selezione di oltre trenta edizioni originali di libri e riviste d’arte, provenienti dalla collezione della curatrice e dalla Biblioteca Malatestiana, disseminati in vetrine a tema lungo tutto il percorso di mostra.
Rodin e la danza. Milano. MUDEC. Fino al 10 marzo 2024
La mostra è resa possibile grazie alla collaborazione con il Museo Rodin di Parigi da cui provengono 53 opere; racconta attraverso un progetto espositivo inedito e originale il fascino e il fortissimo imprinting creativo che la danza ebbe sul genio artistico di Auguste Rodin. Un circolo virtuoso in cui, da un lato la danza fu musa ispiratrice per l’artista nei primi del Novecento, dall’altro la danza contemporanea trova ancora oggi ispirazione dall’artista attraverso le sue opere ‘danzanti’, uniche e così attuali. La mostra diventa un’occasione per fare un viaggio straordinario nel mondo della danza attraverso una selezione video riferita alla coreografia contemporanea e ad artisti coreografi che hanno tratto ispirazione da Rodin per le loro rappresentazioni. Il dialogo continuo tra le sculture di Rodin e l’apparato multimediale e digitale, insieme all’allestimento immersivo, creano un costante gioco di rimandi visivo e simbolico.
Marcel Duchamp e la seduzione della copia. Venezia. Collezione Peggy Guggenheim. Fino al 18 marzo 2024
Si tratta della prima, grande personale che il museo dedica a Duchamp, tra gli artisti più influenti e innovativi del Novecento, storico amico nonché consigliere della mecenate americana Peggy Guggenheim. Con una sessantina di opere realizzate tra il 1911 e il 1968, l’esposizione presenta lavori iconici provenienti dalla Collezione Peggy Guggenheim e da altre prestigiose istituzioni museali italiane e statunitensi. Riproducendo i suoi lavori con tecniche diverse, in dimensioni diverse ed edizioni limitate, Duchamp dimostra che alcuni duplicati e i loro originali offrono un analogo piacere estetico. È esattamente in questo modo che ridefinisce ciò che costituisce un’opera d’arte e, per estensione, l’identità dell’artista. Esaminando i modi assolutamente innovativi e vari in cui Duchamp cita se stesso nel corso della sua lunga carriera artistica, il percorso espositivo si sviluppa in diverse sezioni correlate tra loro, offrendo l’occasione unica di mettere in relazione una selezione fondamentale di opere dell’artista, esercizio questo essenziale, come più volte sostenuto da Duchamp, per comprenderne il progetto estetico.
Si sviluppa parallelamente all’esposizione una sezione scientifica, organizzata dal dipartimento di conservazione della Collezione Peggy Guggenheim e dall’Opificio delle Pietre Dure di Firenze. Marcel Duchamp: un viaggio nella « Boîte-en-valise » presenta i risultati dello studio scientifico e dell’intervento di conservazione sull’opera da o di Marcel Duchamp o Rrose Sélavy (Scatola in una valigia) condotto in due fasi, nel 2019 e nel 2023, nei laboratori di restauro dell’Opificio delle Pietre Dure, e sostenuto da EFG, Institutional Patron della Collezione Peggy Guggenheim dal 2006. Si tratta di una valigia in pelle di Louis Vuitton, un piccolo museo portatile che contiene 69 repliche e riproduzioni in miniatura delle opere dell’artista.
Storie di pietra, sulle tracce di Roger Caillois. Roma. Villa Medici. Fino al 14 gennaio 2024
Dalle sorprese archeologiche alla raccolta dello scrittore francese Roger Caillois Villa Medici espone sassi molto speciali.
Compagne delle nostre fantasticherie, le pietre, più antiche della vita, hanno esercitato sugli esseri umani un fascino di cui ognuno di noi condivide l’esperienza: una raccolta, un lancio, una contemplazione ammirata. Poeti e artisti di tutte le epoche artistiche hanno testimoniato le profonde influenze che queste presenze silenziose hanno avuto sulle loro creazioni.
Il grande scrittore surrealista Roger Caillois, la cui raccolta di notevoli esemplari minerali costituisce il prologo di questa mostra, descriveva così questo rapporto insistente: “Più di una volta mi è capitato di pensare che fosse opportuno guardare alle pietre come a una sorta di poesia.”
Accompagnata dalla prosa dello scrittore, la mostra Storie di pietra è il romanzo di questa frequentazione continua che rivela come questi minerali occupino una posizione decisiva tra il capriccio della natura e l’opera d’arte.
La mostra ha beneficiato dei prestiti di oltre 70 istituzioni e raccoglie quasi 200 opere, dal più antico minerale terrestre risalente a 4,4 miliardi di anni fa fino all’ultimo minerale creato dall’artista contemporanea Agnieszka Kurant, la Sentimentite. Le suggestioni che queste pietre hanno suscitato negli artisti di tutte le epoche ci permettono di misurare fino a che punto i nostri pensieri, i nostri miti, le nostre proteste e, talvolta, anche le nostre inquietudini abbiano beneficiato della loro vicinanza. Vi dialogano riuniti, al di là delle contingenze della Storia, pietre ai margini dei sentieri e cristalli ambiti, pietre votive, semplici rovine o armi dei deboli per difendersi dai potenti, oggetti di studio scientifico, di contemplazione romantica. E tra gli Uomini, dalle società megalitiche ai grandi nomi della modernità, troviamo Auguste Rodin o Giuseppe Penone, Charlotte Perriand o Antonio Tempesta, Tatiana Trouvé o Facteur Cheval; tutti, ispirati dai loro misteri sedimentati, sono gli araldi di questa vasta narrazione.
CINÉMA
We have a dream. Un film di Pascal Plisson. Uscita 3 dicembre 2023
Il regista del pluripremiato Vado a scuola continua a rivolgersi ai giovani spettatori con un film sull’importanza dell’inclusione a scuola e nella vita quotidiana.
Nel film il regista ha incontrato bambini e bambine in diverse parti del mondo che, superando i limiti della disabilità, non rinunciano ai propri sogni per il futuro. Le storie di Xavier, Charles, Antonio, Maud, Nirmala e Khendo, i giovanissimi protagonisti di We Have a Dream, dimostrano che la solidarietà, il coraggio e la fiducia nel futuro aiutano a oltrepassare le difficoltà e che il destino a volte si rivela pieno di sorprese.
Un colpo di fortuna (Coup de chance). Un film di Woody Allen. Con Sara Martins, Lou de Laâge, Melvil Poupaud, Elsa Zylberstein. Uscita 6 dicembre 2023
Écrit et dirigé par Woody Allen. A 88 anni, Allen ha realizzato un sogno: girare un film francese, interpretato da attori francesi che parlano francese, lingua a lui sconosciuta.
Jean e Fanny formano una coppia apparentemente ben assortita. Hanno un lavoro redditizio, vivono in un quartiere elegante di Parigi e sembrano innamorati come all’inizio della loro relazione. Di lui si mormora che abbia uno scheletro nell’armadio sul piano professionale. Lei invece inizia a provare un senso di colpa che si unisce alla passione che sente nascere per un compagno di liceo incontrato un giorno in modo casuale. Lasciatisi alle spalle Un giorno di pioggia a New York dove i ventenni parlavano come anziani intellettuali e il cinefilo Rifkin Festival Woody affronta nuovamente il tema che più lo affascina: le dinamiche di coppia e il rapporto tra la fredda razionalità (anche se mascherata da sentimentalismo) e il flusso dei sentimenti veri. Il caso, la coincidenza può trasformarsi in un rischio? Woody pensa di sì ma ritiene anche che si tratti di un’opportunità. In una Parigi autunnale come piace a lui (ed esaltata in questo dalle scelte cromatiche di Storaro) con i toni delle sue commedie più riuscite ci mostra come la vita in fondo sia una lotteria. A partire dal giorno in cui siamo entrati in questo mondo.
Il faraone, il selvaggio e la principessa (Le pharaon, le sauvage et la princesse). Un film di Michel Ocelot. Con Serge Bagdassarian, Oscar Lesage, Aïssa Maïga, Didier Sandre. Uscita 14 dicembre 2023
Tre storie, ambientate in tre epoche e in tre luoghi diversi. Quella di Tanwekaman, che, dal Kush di tremila anni fa, parte alla conquista pacifica dell’Egitto, per diventare faraone. Quella del figlio di un severo sovrano nella Francia del Medioevo, che libera un prigioniero e per questo viene condannato a morte. E quella del principe spodestato che impara a friggere frittelle, nella Turchia del diciottesimo secolo, e con quelle arriva al cuore della principessa delle rose. Storie di tempi difficili, di povertà e teste tagliate facilmente come frutti, ma raccontate da Ocelot con la sua inimitabile eleganza in 2D, con il suo modo intelligente di dosare i silenzi e lasciar parlare immagini spesso enigmatiche, che non dicono tutto e subito ma vibrano di speranza in un esito positivo, per quanto incredibile. Il film ci fa viaggiare da fermi in mondi lontani, che profumano di cannella, dove gli dei sono presenze gigantesche che pensano solo al loro orticello, mentre piccoli uomini e piccole donne, non visti, fanno la rivoluzione.
Tutti a parte mio marito (Iris et les hommes). Un film di Caroline Vignal. Con Laure Calamy, Vincent Elbaz, Jonathan Darona, Christophe Grundmann. Uscita 21 dicembre 2023
Iris ha un marito apparentemente impeccabile, due figlie meravigliose, uno studio dentistico con un flusso inarrestabile di clienti, un bell’appartamento in una zona che ama, amici che la capiscono… E presto compirà 50 anni. Un giorno un pensiero comincia a farsi spazio nella sua testa: « Fatti un amante ». Iris apre il vaso di Pandora e i candidati emergono come dal nulla, come se piovessero uomini.
Ricomincio da me (Toni en famille). Un film di Nathan Ambrosioni. Con Camille Cottin, Léa Lopez, Thomas Gioria, Louise Labeque. Uscita 28 dicembre 2023
Un’indagine insieme toccante e divertente su una madre single, i suoi sentimenti e i suoi sogni di rinascita.
Antonia, detta Toni, ha 43 anni e vent’anni prima ha registrato un disco che ha ottenuto un notevole successo. Ora, con cinque figli da crescere da sola, canta la sera in un locale ma senza troppa soddisfazione. Vorrebbe dare una svolta alla sua vita finché è in tempo. Ma è in tempo? Nathan Ambrosioni, al suo secondo lungometraggio, riesce a cogliere con sensibilità i sentimenti di una madre che non vuole ridursi solo al ruolo genitoriale. Il suo film non ha effetti speciali quanto piuttosto una pretesa non di poco conto: mettere alcune spettatrici (e magari anche chi da loro pretende il possibile ed anche l’impossibile) di fronte ad uno specchio. Con l’opportunità di tornare a porsi domande forse troppo a lungo posposte.
Viaggio in Giappone (Sidonie au Japon). Un film di Elise Girard. Con Isabelle Huppert, Tsuyoshi Ihara, August Diehl. Uscita 11 gennaio 2024
Un viaggio attraverso il Giappone per una delicata meditazione sul lutto e la riscoperta di sé.
La casa di Sidonie, scrittrice francese, è vuota da quando il marito è morto tragicamente in un incidente. La donna la lascia quindi temporaneamente, cogliendo l’occasione di un viaggio in Giappone per degli impegni promozionali con l’editore che sta curando una riedizione del suo primo romanzo. All’arrivo, quest’ultimo la attende in prima persona, per accompagnarla in un esplorazione in varie tappe attraverso le meraviglie del paesaggio nipponico. Nella terza regia di Élise Girard c’è una classica associazione tra un viaggio letterale e uno interiore, che mescola dolore e ricordo con lo stupore inconsueto della negoziazione con un luogo che non ci appartiene. Nelle mani della regista c’è una materia narrativa esilissima, perfino ovvia, ma è una carta velina indispensabile per congiungersi al suo tocco lieve, che accarezza malinconia e un sottile filone di surreale brillantezza. È un cinema minimalista, elegante, adulto ma con un cuore leggero.