ESPACE CULTURE
À LA UNE
Notre-Dame : la ricerca si organizza.
L’incendio che un anno fa ha distrutto il tetto in legno e piombo, la spettacolare guglia e una delle volte a crociera, ha avuto un inaspettato risvolto scientifico : fornire materiale che apre una finestra sul Medioevo. Sono oltre cento i ricercatori, da 25 laboratori del Cnrs (Centre national de la recherche scientifique) che, rispondendo a una chiamata del ministero della cultura, hanno preso in carico lo studio dei materiali danneggiati dal fuoco. Si apre così una grande finastra sul Medioevo, che aiuterà a rispondere a domande non solo sulla storia di Parigi, ma anche sugli effetti dell’azione dell’uomo sull’ambiente attraverso i secoli.
Albert Uderzo, le père d’Astérix et Obélix, est mort.
Astérix et Obélix ont perdu mardi 24 mars leur deuxième papa, Albert Uderzo, âgé de 92 ans. Ce géant de la BD avait créé les irréductibles Gaulois avec René Goscinny à l’aube des années 60.
Albert Uderzo aura réussi à marquer la bande dessinée avec un crayon et une gomme. Il a révolutionné la bande dessinée française. Le 29 octobre 1959, il participe à la création de Pilote avec René Goscinny. Pour leur magazine, ils imaginent un petit Gaulois teigneux qui se dope à la potion magique. En mars 2005, Albert Uderzo expliquait : « Je dis toujours que si nous avions présenté ce personnage à un directeur de journal de l’époque, il nous l’aurait toujours refusé et jamais Astérix n’aurait pu naître. »
Goscinny et Uderzo réaliseront ensemble 24 albums, avec les scénarios du premier et les dessins du second, inspirant des générations entières. Après la mort de René Goscinny en 1977, Uderzo avait continué jusqu’en 2005. Il finira par confier ses héros à deux nouveaux auteurs en 2013. Avec 380 millions d’exemplaires vendus dans le monde, Astérix est la BD la plus vendue dans le monde.
Albert Uderzo n’en faisait pas mystère : il préférait Obélix à Astérix. D’abord parce qu’il créa de lui-même le livreur de menhirs, sans René Goscinny, en 1959, quand fut lancée la série dans les pages du magazine Pilote. Ensuite parce que, sans jamais oser se l’avouer à lui-même, Obélix, c’était un peu lui.
In mostra gli oggetti e l’atmosfera dell’hotel Ritz di Parigi.
“L’albergo più lussuoso del mondo”, come veniva definito, è stato aperto il primo giugno 1898 per volere di César Ritz, che trasformò la vecchia dimora del duca di Gramont in un hotel, con decor ispirato alla reggia di Versailles e a quella di Fontainebleau. In questo luogo Marcel Proust scrisse molte pagine di À la recherche du temps perdu, Cole Porter compose Begin the Beguine e Coco Chanel visse oltre trent’anni, “il Ritz è casa mia”, diceva. Appena l’emergenza coronavirus sarà terminata, è in programma una mostra con circa 1.500 pezzi di accessori per la tavola provenienti dal Ritz che poi finiranno all’asta. Un viaggio tra porcellane di Limoges, argenterie, tavole imbandite. Ci sarà per esempio il servizio su cui venivano serviti i manicaretti di Auguste Escoffier, “cuoco dei re, re dei cuochi”, il primo chef dell’hotel e uno dei padri della cucina moderna.
Normandie, terre d’accueil de l’Impressionnisme
La Normandie, avec Paris et sa région, ont vu naître et s’épanouir ce mouvement pictural qui a révolutionné l’Histoire de l’art. Épris de nature et de modernité, les Impressionnistes ont planté leurs chevalets dans les forêts et les jardins, le long de la Seine, et sur ses côtes. Ces paysages, pour la plupart toujours intacts, portent encore l’empreinte des plus grands artistes, de leurs précurseurs et de leurs héritiers : Daubigny, Boudin, Monet, Renoir, Degas, Morisot, Pissarro… Devenu l’un des rendez-vous artistiques majeurs en France, Normandie Impressionniste pour ses 10 ans, propose un festival célébrant la création artistique sous toutes ses formes en 2020.
Mais au regard du contexte actuel, le festival Normandie Impressionniste 2020 se voit contraint de reporter son ouverture, initialement prévue à partir du 3 avril. Le festival est donc reporté à une date ultérieure et on met d’ores et déjà tout en oeuvre pour l’organiser dans les meilleures conditions, afin de nous accueillir dès que possible dans toutes les expositions, spectacles et événements organisés.
LIVRES
Henri VERNEUIL, Le Bugatti di Marsiglia (Mayrig), Edizioni Terra Santa.
“L’avventura di una famiglia armena scampata al genocidio. Un racconto di grande intensità”. Antonia Arslan.
In fuga dal genocidio del loro popolo, arrivano a Marsiglia dopo un avventuroso viaggio in mare cinque fragili sagome: un padre, una madre, il figlioletto di soli quattro anni, Achod, e le sue due zie. Per bagaglio, un piccolo fagotto e, come unico patrimonio, otto bottoni rivestiti di stoffa cuciti sul vestito della mamma: otto monete d’oro. Tre donne e un uomo completamente indigenti, che non parlano francese, e che hanno un solo scopo: vivere e prosperare per amore del piccolo Achod.
Al capezzale della morente mayrig, “mammina” in armeno, questo figlio scampato all’orrore – ormai adulto e professionista affermato – torna alla sua vita di bimbo e di adolescente, rievocando i sentimenti e le emozioni, le fatiche e le speranze di un piccolo apolide che ha combattuto per crescere e affermare la propria identità in un Paese straniero.
Un racconto intimo e poetico, ricco di squarci e di aneddoti che lasciano spazio al sorriso, all’umorismo e alla speranza. Uno struggente inno alla lotta per la sopravvivenza e agli affetti familiari. Un’acuta riflessione sul valore delle proprie radici.
Chi ha amato La masseria delle allodole si innamorerà di questo romanzo forte e vero come la vita di chi l’ha scritto.
Michel AGIER, Lo straniero che viene. Ripensare l’ospitalità (L’étranger qui vient. Repenser l’hospitalité), Raffaello Cortina Editore.
La condizione di straniero è destinata a diffondersi. Ma la mobilità che ci piace celebrare si scontra con le frontiere che gli Stati nazione erigono contro i “migranti”, trattati più come nemici che come ospiti. Spinti a compensare l’ostilità dei loro governi, molti cittadini si sono trovati costretti a fare qualcosa: accogliere, sfamare o trasportare viaggiatori in difficoltà. Hanno così ridestato un’antica tradizione antropologica che sembrava sopita: l’ospitalità. Questo modo di entrare in politica aprendo la porta di casa rivela però i suoi limiti. Ogni sistemazione è una goccia d’acqua nell’oceano del peregrinare globale e la benevolenza alla base di questi gesti non può fungere da salvacondotto permanente. Michel Agier ci invita a ripensare l’ospitalità attraverso la lente dell’antropologia, della filosofia e della storia. Se da un lato ne sottolinea le ambiguità, dall’altro ne rivela la capacità di scompaginare l’immaginario nazionale, perché lo straniero che arriva ci obbliga a vedere in modo diverso il posto che occupa ciascuno di noi nel mondo.
Michel Agier è antropologo, ricercatore all’Istituto di ricerca per lo sviluppo (IRD) e direttore di studi all’École des hautes études en sciences sociales (EHESS). Ha coordinato il progetto Babels (Agenzia nazionale della ricerca, 2016-2018).
Xavier de MAISTRE, Il giro della stanza (Voyage autour de ma chambre), Editore La Grande Illusion.
«Secondo i calcoli di padre Beccaria la mia stanza si trova al 45° grado di latitudine; va da levante a ponente; se si cammina rasente ai muri forma un quadrato di trentasei passi di perimetro. Il mio giro però ne conterà molti di più, perché spesso l’attraverserò in lungo e in largo, ma anche in diagonale, senza una regola o un metodo. – Camminerò anche a zigzag e, se necessario, traccerò tutte le linee previste in geometria». Torino, 1790. Dopo essersi battuto a duello, l’ufficiale Xavier de Maistre viene punito con 42 giorni di consegna nei propri alloggi. Da lì “evade” dedicandosi alla scrittura del Voyage autour de ma chambre, la sua opera più famosa. Il romantico Xavier scrive questo libro a ventisei anni, l’età in cui – anno più, anno meno – le rockstar dei nostri tempi muoiono – Jimy Hendrix, Kurt Kobain, Amy Winehouse. Fosse vissuto oggi, forse avrebbe scritto una ballata per voce e chitarra, chissà? Da qui l’idea di un ritmo, e di un titolo, Il giro della stanza, più confacente all’entità ora concreta ora astratta, ora traguardo ora miraggio, che è la lettera originale. E che allo stesso tempo è un omaggio al lavoro del traduttore, che è un ripetuto e ostinato girare intorno/dentro il testo-stanza.
Xavier de Maistre, con arguzia e sottile ironia, schernisce due generi narrativi che avevano dominato il panorama letterario europeo. Il primo è la narrazione del Grand Tour, cui si dedicavano molti giovani di famiglie nobili e benestanti. Il secondo è quello che trae origine dalle grandi esplorazioni. Parafrasando il titolo del resoconto della navigazione di Georg Forster, Viaggio intorno al mondo, Xavier de Maistre vi contrappone appunto la sua stanza. “Ecco il vasto campo in cui mi muovo in lungo e in largo, e a mio completo agio; perché il tempo non mi manca più del mio spazio”.
Emmanuel CARRÈRE, I baffi (La Moustache), Adelphi.
È quasi un capriccio, uno scherzo, quello di tagliarsi i baffi, da parte del protagonista di questo inquietante romanzo. Ma ci sono scherzi (Milan Kundera insegna) che possono avere conseguenze anche molto gravi. Il nostro non più baffuto eroe si troverà infatti proiettato di colpo – lui che voleva solo fare una sorpresa alla moglie – in un universo da incubo: perché tutti quelli che lo conoscono da anni, e la moglie per prima, affermano di non averli mai visti, quei baffi, e che dunque nella sua faccia niente è cambiato. Il mondo comincia allora ad apparirgli «fuor di squadra», e il confine tra la realtà e la sua immaginazione sempre più sfumato. Delle due l’una: o è pazzo, o è vittima di un mostruoso complotto, ordito dalla moglie con la complicità di amici e colleghi, per convincerlo che è pazzo. Non gli resta che fuggire, il più lontano possibile. Ma servirà? O non è altro, la fuga stessa, che il punto di non ritorno? Per nessun lettore sarà facile ripensare a questo libro – in cui ritroviamo le atmosfere visionarie e paranoiche di quel Philip K. Dick sul quale Emmanuel Carrère ha scritto con illuminante finezza – senza un brivido di turbamento.
Emmanuel Carrère, che è nato e vive a Parigi, ha pubblicato La moustache nel 1986, e nel 2005 ne ha tratto il film omonimo interpretato da Vincent Lindon, Emmanuelle Devos, Hippolyte Girardot e Mathieu Amalric.
Françoise BOURDIN, L’eredità di Ariane (Le Testament d’Ariane), Baldini e Castoldi Editori.
Proveniente da un’ex famiglia di proprietari terrieri delle Landes, Ariane Nogaro, vedova e senza figli, decide di mettere ordine nei suoi affari e di redigere il suo testamento. Il bene più importante che possiede è una grande casa nascosta tra la pineta e l’oceano, la culla della sua famiglia. Ma Ariane non ha più contatti né col fratello maggiore, insegnante in pensione, né con la cognata poiché non apprezzano il suo carattere originale, tantomeno il suo stile di vita. Solo con Anne, una delle sue nipoti, ha un legame affettuoso e complice. Sposata con un veterinario e madre di un ragazzino di dodici anni, Anne conduce una vita tranquilla, dividendosi tra il suo lavoro di commercialista e le visite settimanali alla zia. Ma quando Ariane muore improvvisamente tutto cambia: è Anne a ereditare i suoi beni, tra cui la grande casa dei Nogaro. L’apertura del testamento fa riemergere vecchie gelosie e nascere rancori sconvolgendo l’unità famigliare finora preservata, mettendo Anne di fronte a una scelta: che fare di quella villa che racchiude tanti ricordi? Venderla? Oppure andare a viverci, come lei vorrebbe fare nonostante il marito si opponga categoricamente? È giusto che Anne metta il suo matrimonio in pericolo e litighi con la sua famiglia per colpa di un’eredità?
Nata a Parigi nel 1952 da genitori cantanti lirici di professione, Françoise Bourdin ha pubblicato il suo primo libro ancora minorenne. Nei suoi romanzi dipinge con passione e bravura i paesaggi incantevoli della Bretagna, e rende accattivante e piacevole l’aspetto sentimentale, usando un linguaggio musicale come l’ambiente in cui è cresciuta. Il suo universo affonda le proprie radici nelle storie di famiglia, nei segreti e nelle passioni che la attraversano. Fra le scrittrici più amate in Francia, ha venduto oltre 9 milioni di copie e i suoi libri sono sempre ai vertici delle classifiche.
Delphine de VIGAN, Le gratitudini (Les gratitudes), Einaudi.
“Michka sta perdendo le parole. Ora che le lettere e i suoni si agitano nella sua testa in un turbinio incontrollabile, l’anziana signora deve arrendersi all’evidenza: ha bisogno di un nuovo inizio. Anche se questo significa scendere a patti con un’esistenza a metà. Nella casa di riposo in cui si trasferisce, a Michka rimangono le visite di Marie, un’ex vicina che da bambina passava molto tempo con lei, e le sedute settimanali con Jérôme, un giovane ortofonista che la aiuta a ritrovare le parole. Saranno proprio loro a permetterle di realizzare un ultimo, importante desiderio: dire «grazie» a chi, tanti anni prima, compí il gesto piú coraggioso. Quello che le salvò la vita.”
Michka sta perdendo le parole. Proprio lei, che per tutta la vita è stata correttrice di bozze in una grande rivista, lei che al caos del mondo ha sempre opposto una parola gentile, ora non riesce più a orientarsi nella nebbia di lettere e suoni che si addensa nella sua testa. E cosí adesso Michka vive in una residenza per anziani. A dire il vero, se non fosse stato per quelle parole birichine e qualche trascurabile intoppo nelle attività quotidiane, sarebbe rimasta volentieri nel suo accogliente appartamento parigino. Ma è meglio cosí: qui riceve assistenza continua, e poi non voleva che Marie, l’ex vicina a cui ha fatto da seconda madre, si preoccupasse tanto per lei. E allora biscottini, sonnellini, uscitine, passettini: Michka si piega, con una certa riluttanza, al ritmo fiacco delle giornate «da vecchia», alle stravaganze degli altri «resistenti», ai sogni infestati dalla temibile direttrice. Confinata nella sua stanzetta asettica, sempre piú fragile e indifesa, a Michka non resta che consolarsi con le visite di Marie e le chiacchierate con Jérôme, il giovane ortofonista che lavora nella casa di riposo. Il ragazzo, infatti, ha ceduto presto alla tenera civetteria della sua paziente discola – gli esercizi per il linguaggio «la sfioriscono» -, che vuole solo raccontare e farsi raccontare. A poco a poco, però, le parole si fanno piú rare, barcollanti, e, anche se non ha perso il senso dell’umorismo, Michka è consapevole di non poter deviare l’inesorabile corso degli eventi. Ed è proprio per questo che vorrebbe realizzare un ultimo, importante desiderio: ringraziare la famiglia che l’accolse durante la guerra e che di fatto le salvò la vita. Saranno Marie e Jérôme ad aiutarla, perché anche loro conoscono il valore inestimabile di un semplice «gratis», come direbbe Michka.
Dopo Le fedeltà invisibili, Delphine de Vigan prosegue il suo viaggio al cuore dei sentimenti, regalandoci un intenso romanzo a piú voci, scritto con quella grazia e quella delicatezza capaci di toccare le corde piú profonde del cuore.
«Le gratitudini è un romanzo luminoso e commovente che sembra scritto con l’inchiostro « empatico »». Elle
«Il nuovo romanzo di Delphine de Vigan è un inno all’affetto, alla riconoscenza, a tutti quei sentimenti che ci legano gli uni agli altri. E che ci rendono umani». Le Monde
Marius GABRIEL, Sotto il cielo di Parigi, Newton Compton Editori.
Dall’autore del bestseller Il sarto di Parigi.
Parigi, 1940. La città è occupata dai nazisti. Il lussuoso Hotel Ritz, un tempo frequentato dall’alta società parigina, è adesso alla mercé di arroganti ufficiali tedeschi, con un ossequioso seguito di tirapiedi e accompagnatrici. Olivia Olsen è una delle cameriere dell’hotel. È americana, ma tiene nascosta la sua nazionalità, anche se questa bugia diventa ogni giorno più pericolosa. Quando un uomo molto vicino a Hitler mette gli occhi su di lei, Olivia non esita a cogliere l’opportunità per dare una mano ai partigiani. Ma lavorare fianco a fianco con Jack, il suo contatto nella resistenza, potrebbe complicare ulteriormente le cose. Tra i frequentatori del Ritz ci sono anche la famosa stilista Coco Chanel, che intravede nel nuovo regime un’opportunità da sfruttare a proprio vantaggio, e Arletty, una delle attrici francesi più amate dal pubblico, che verrà travolta dalla violenza di un amore proibito. Mentre la guerra si diffonde rapidamente in tutto il continente, il destino di queste tre donne è segnato dalla vicinanza con il nemico. E nessuna di loro può davvero considerarsi al sicuro…
«Marius Gabriel è uno scrittore incredibile che dipinge l’Europa degli anni Quaranta come una tela.» Historic Novel Society
«Uno scrittore in grado di tenerti inchiodato alle pagine mentre la tua cena si sta bruciando.» Cosmopolitan
Nathalie LÉGER, Suite per Barbara Loden (Supplément à la vie de Barbara Loden), La nuova frontiera Editore.
“Cerco il suo volto smarrito nello sguardo triste di Wanda, dietro a quel modo esitante e disperato che ha di stare davanti agli altri, cerco tutto ciò che appartiene anche a Barbara.”
Di Barbara Loden sappiamo poco: nata sei anni dopo Marilyn Monroe nella provincia americana, si trasferisce giovanissima a New York dove lavora come modella, pin-up, ballerina, per poi recitare in due film di Elia Kazan, che sposerà nel 1969. Nel 1970 scrive, dirige e interpreta Wanda, film che l’anno stesso vince il premio Pasinetti al Festival di Venezia ed è considerato oggi una pellicola di culto. Come ha evidenziato Marguerite Duras, dietro alla figura della Wanda di celluloide si staglia nettamente quella della stessa Loden: “In Wanda accade un miracolo. Normalmente, c’è una distanza tra rappresentazione e testo, soggetto e azione. Qui quella distanza è completamente annullata.” Mescolando fiction, auto-fiction e biografia, Nathalie Léger si immerge nel mistero di Barbara e di Wanda. Così, in una ricerca sempre più spasmodica e incalzante – tra le cittadine minerarie della Pennsylvania, nelle location del film – ci porta alla scoperta di una delle figure più affascinanti della cinematografia hollywoodiana, illustrandoci le debolezze, le rinunce e le lotte di una donna che soltanto nel cinema ha trovato la forza di gridare silenziosamente il suo malessere.
“Un racconto straordinario in cui biografia, storia del cinema, memoir e fiction dialogano insieme”. The New Yorker
“Un libro geniale”. Valeria Luiselli
LIVRES LES PLUS VENDUS EN FRANCE
Sylvain TESSON, La panthère des neiges, Gallimard.
Prix Renaudot 2019.
En 2018, Sylvain Tesson est invité par le photographe animalier Vincent Munier à observer aux confins du Tibet les derniers spécimens de la panthère des neiges. Ces animaux discrets et très craintifs vivent sur un gigantesque plateau culminant à 5 000 m d’altitude, le Changtang. Situé au Tibet septentrional et occidental, il s’étend sur environ 1 600 km, du Ladakh à la province du Qinghai, et il est habité par les nomades Changpas. L’équipe atterrit à Pékin, puis prend la route à bord d’un 4X4 en direction du Tibet. Au fil des jours le convoi s’achemine vers des panoramas de plus en plus grandioses et déserts : là où la population recule, la faune avance et se déploie, protégée des effets nocifs de la civilisation. Sylvain Tesson décrit une sorte de savane africaine qui serait perchée à 4 000 mètres d’altitude, où l’on croise des troupeaux d’antilopes, des chèvres bleues, des hordes de yacks qui traversent de vastes étendues herbeuses où s’élèvent des dunes. L’équipe s’enfonce toujours plus loin, se hissant à des hauteurs qui dépassent largement ce que nous connaissons en Europe. À 5 000 m d’altitude s’ouvre le domaine de la panthère des neiges. Dans ce sanctuaire naturel totalement inhospitalier pour l’homme, le félin a trouvé les moyens de sa survie et de sa tranquillité. Les conditions d’observation deviennent très difficiles, il faut parfois rester immobile pendant trente heures consécutives par -30° C pour apercevoir quelques minutes le passage majestueux de l’animal… Sylvain Tesson entrecroise habilement le récit d’une aventure exceptionnelle aux confins du Tibet avec des réflexions d’une pertinence remarquable sur les conséquences désastreuses de l’activité humaine envers le règne animal. À travers l’exemple de la panthère des neiges, l’auteur s’interroge sur la morphologie d’un monde où toutes les espèces viendraient à se raréfier puis à s’éteindre. Il nous entraîne dans cette aventure singulière où l’on s’intéresse autant à l’art de l’affût animalier qu’à la spiritualité asiatique.
David FOENKINOS, Vers la beauté, Gallimard.
Antoine Duris est professeur aux Beaux-Arts de Lyon. Du jour au lendemain, il décide de tout quitter pour devenir gardien de salle au musée d’Orsay. Personne ne connaît les raisons de cette reconversion ni le traumatisme qu’il vient d’éprouver. Pour survivre, cet homme n’a trouvé qu’un remède, se tourner vers la beauté. Derrière son secret, on comprendra qu’il y a un autre destin, celui d’une jeune femme, Camille, hantée par un drame.
Valérie MANTEAU, Le sillon, Le Tripode.
Prix Renaudot 2018.
« Je rêve de chats qui tombent des rambardes, d’adolescents aux yeux brillants qui surgissent au coin de la rue et tirent en pleine tête, de glissements de terrain emportant tout Cihangir dans le Bosphore, de ballerines funambules aux pieds cisaillés, je rêve que je marche sur les tuiles des toits d’Istanbul et qu’elles glissent et se décrochent. Mais toujours ta main me rattrape, juste au moment où je me réveille en plein vertige, les poings fermés, agrippée aux draps ; même si de plus en plus souvent au réveil tu n’es plus là. »
Récit d’une femme partie rejoindre son amant à Istanbul, Le Sillon est, après Calme et tranquille, le deuxième roman de Valérie Manteau.
Valérie Manteau est née en 1985. Éditrice et chroniqueuse, elle a fait partie de l’équipe de Charlie Hebdo de 2008 à 2013. Elle vit désormais entre Marseille et Istanbul.
Marc LEVY, Ghost in Love, Pocket.
Ils ont trois jours à San Francisco. Trois jours pour écrire leur histoire. Que feriez-vous si un fantôme débarquait dans votre vie et vous demandait de l’aider à réaliser son voeu le plus cher ? Seriez-vous prêt à partir avec lui en avion à l’autre bout du monde ? Au risque de passer pour un fou ? Et si ce fantôme était celui de votre père ? Thomas, pianiste virtuose, est entraîné dans une aventure fabuleuse : une promesse, un voyage pour rattraper le temps perdu, et une rencontre inattendue. Digne des plus belles histoires de Capra et de Billy Wilder, Ghost in Love donne envie de croire au merveilleux.
Michel BUSSI, Au soleil redouté, Presse de la Cité.
Au cœur des Marquises, l’archipel le plus isolé du monde, où planent les âmes de Brel et de Gauguin, cinq lectrices participent à un atelier d’écriture animé par un célèbre auteur de best-sellers. Le rêve de leur vie serait-il, pour chacune d’elles, à portée de main ? Au plus profond de la forêt tropicale, d’étranges statues veillent, l’ombre d’un tatoueur rôde. Et plein soleil dans les eaux bleues du Pacifique, une disparition transforme le séjour en jeu… meurtrier ? Enfer ou paradis ? Hiva Oa devient le théâtre de tous les soupçons, de toutes les manipulations, où chacun peut mentir… et mourir. Yann, flic déboussolé, et Maïma, ado futée, trouveront-ils lequel des hôtes de la pension Au soleil redouté… est venu pour tuer ?
Pierre LEMAITRE, Miroir de nos peines, Albin Michel.
Avril 1940. Louise, trente ans, court, nue, sur le boulevard du Montparnasse. Pour comprendre la scène tragique qu’elle vient de vivre, elle devra plonger dans la folie d’une période sans équivalent dans l’histoire où la France toute entière, saisie par la panique, sombre dans le chaos, faisant émerger les héros et les salauds, les menteurs et les lâches… Et quelques hommes de bonne volonté. Il fallait toute la verve et la générosité d’un chroniqueur hors pair des passions françaises pour saisir la grandeur et la décadence d’un peuple broyé par les circonstances.
Secret de famille, grands personnages, puissance du récit, rebondissements, burlesque et tragique… Le talent de Pierre Lemaitre, prix Goncourt pour Au revoir là-haut, est ici à son sommet.
« Un nouveau coup de Lemaitre ». Le Figaro Littéraire
Leïla SLIMANI, Le pays des autres, Gallimard.
En 1944, Mathilde, une jeune Alsacienne, s’éprend d’Amine Belhaj, un Marocain combattant dans l’armée française. Après la Libération, le couple s’installe au Maroc à Meknès, ville de garnison et de colons. Tandis qu’Amine tente de mettre en valeur un domaine constitué de terres rocailleuses et ingrates, Mathilde se sent vite étouffée par le climat rigoriste du Maroc. Seule et isolée à la ferme avec ses deux enfants, elle souffre de la méfiance qu’elle inspire en tant qu’étrangère et du manque d’argent. Le travail acharné du couple portera-t-il ses fruits? Les dix années que couvre le roman sont aussi celles d’une montée inéluctable des tensions et des violences qui aboutiront en 1956 à l’indépendance de l’ancien protectorat. Tous les personnages de ce roman vivent dans «le pays des autres» : les colons comme les indigènes, les soldats comme les paysans ou les exilés. Les femmes, surtout, vivent dans le pays des hommes et doivent sans cesse lutter pour leur émancipation.
Après deux romans au style clinique et acéré, Leïla Slimani, dans cette grande fresque, fait revivre une époque et ses acteurs avec humanité, justesse, et un sens très subtil de la narration.
Aurélie VALOGNES, La cerise sur le gâteau, Lgf.
La vie est mal faite : à trente-cinq ans, on n’a le temps de rien ; à soixante-cinq ans, on a du temps, mais encore faut-il savoir quoi en faire… Bernard et Brigitte en savent quelque chose. Depuis qu’elle a cessé de travailler, Brigitte profite de sa liberté retrouvée et s’investit dans son rôle de grand-mère. Pour elle, ce n’est que du bonheur. Jusqu’au drame : la retraite de son mari. Car, pour Bernard, troquer ses costumes contre des pantoufles, hors de question ! Ajoutez à cela des enfants au bord de la crise de nerfs, des petits-enfants infatigables, et des voisins insupportables…
Une comédie irrésistible et inspirante qui nous rappelle qu’il n’est jamais trop tard pour revenir à l’essentiel. La vie est mal faite : à trente-cinq ans, on n’a le temps de rien ; à soixante-cinq ans, on a du temps, mais encore faut-il savoir quoi en faire… Bernard et Brigitte en savent quelque chose. Depuis qu’elle a cessé de travailler, Brigitte profite de sa liberté retrouvée et s’investit dans son rôle de grand-mère. Pour elle, ce n’est que du bonheur. Jusqu’au drame : la retraite de son mari. Car, pour Bernard, troquer ses costumes contre des pantoufles, hors de question ! Ajoutez à cela des enfants au bord de la crise de nerfs, des petits-enfants infatigables, et des voisins insupportables… La retraite : un long fleuve tranquille ? Pour le découvrir, plongez dans cette comédie irrésistible et inspirante !
La vie est mal faite : à trente-cinq ans, on n’a le temps de rien ; à soixante-cinq ans, on a du temps, mais encore faut-il savoir quoi en faire… Bernard et Brigitte en savent quelque chose. Depuis qu’elle a cessé de travailler, Brigitte profite de sa liberté retrouvée et s’investit dans son rôle de grand-mère. Pour elle, ce n’est que du bonheur. Jusqu’au drame : la retraite de son mari. Car, pour Bernard, troquer ses costumes contre des pantoufles, hors de question ! Ajoutez à cela des enfants au bord de la crise de nerfs, des petits-enfants infatigables, et des voisins insupportables… La retraite : un long fleuve tranquille ? Pour le découvrir, plongez dans cette comédie irrésistible et inspirante !
LIVRES POUR LES PLUS JEUNES
HERGÉ, Le avventure di Tintin. Cofanetto edizione speciale, Rizzoli Lizard.
Tirato in soli duemila esemplari, un’edizione monumentale, un oggetto da collezione, per un personaggio che ha segnato l’immaginario del mondo intero.
1929-2019: in occasione dei novant’anni di Tintin, Rizzoli Lizard presenta un prestigioso cofanetto che raccoglie tutti i ventiquattro volumi di Hergé nel loro formato originale. Da Tintin nel paese dei soviet a I sigari del Faraone, da La stella misteriosa a Obiettivo Luna, da I gioielli della Castafiore a Tintin e l’Alph-Art.
Alexandre DUMAS, Nicolas il filosofo (Nicolas le philosophe), illustrazioni di Christophe Merlin, Rizzoli.
Una splendida favola morale dell’autore dei Tre moschettieri esce in un edizione per bambini. È un’occasione per avvicinarsi a un grande scrittore dal pensiero anticonformista, guidati anche dalle illustrazioni di Christophe Merlin. Che qui ci racconta come si disegna un mondo unico.
Dopo aver prestato servizio al suo padrone per sette anni, Nicolas decide di lasciarlo e di tornare dalla madre. Parte, quindi, con in spalla la sua paga: un lingotto d’oro avvolto in un fazzoletto. La strada verso casa è lunga, ricca di incontri e di scambi sorprendenti. Alla fine del viaggio Nicolas arriverà leggero e senza nulla con sé, le mani in tasca, ma fischiettando colmo di gioia. Una favola filosofica di Alexandre Dumas, che ci spinge a riflettere sul rapporto tra ricerca dell’essenziale, libertà e felicità. Accompagnata dalle illustrazioni umoristiche ed eleganti di Christophe Merlin.
Ramona BADESCU, Pomelo. Elefantino da giardino, illustrazioni di Benjamin Chaud, Terre di mezzo Editore.
Ramona Badescu, francese di origine rumena, è autrice di 25 libri per bambini, tradotti in molti Paesi. Benjamin Chaud è un autore e illustratore francese molto noto.
Pomelo è un elefantino da giardino, che porta il nome di un agrume dalla polpa rosa e con una proboscide così lunga che a volte ci inciampa… ma che è perfetta per fare scherzi e acrobazie!
Qualche volta Pomelo ha paura: dei porri, della pioggia, o che qualcuno gli rubi il posto sotto al suo soffione. Ma ci sono anche giornate divertentissime, in cui partecipare a gare di corsa con le lumache o navigare in un guscio di noce.
Un personaggio buffo e poetico per tre storie piene di freschezza e umorismo, che fanno sorridere grandi e bambini.
EXPOSITIONS
In questi giorni in cui il mondo si è fermato per l’emergenza coronavirus, il mondo della cultura va a casa delle persone, presentando una serie di appuntamenti on-line per tenere vivo il dialogo con i visitatori.
#FLVFROMHOME La Fondation Louis Vuitton a casa tua su Facebook, Instagram, YouTube.
La Fondation Louis Vuitton di Parigi presenta una serie di eventi digitali: ogni settimana ci sono tre appuntamenti, fruibili on-line in diretta e poi sul sito per sette giorni. Il mercoledì alle 18.00 c’è la visita a una mostra, il venerdì alle 20.30 un concerto nell’Auditorium e la domenica alle 17.30 un concerto degli allievi della Scuola di eccellenza di violoncello. I video sono disponibili on-line sulla pagina Facebook della Fondation e sul suo canale YouTube. Su Instagram saranno pubblicati contenuti inediti.
Gauguin, Matisse, Chagall. La Passione nell’arte francese dai musei vaticani. Milano. Museo diocesano Carlo Maria Martini. Prevista fino al 17 maggio 2020, si può seguire su Instagram e Facebook.
La mostra presenta una selezione di capolavori dell’arte francese del XIX e XX secolo, proveniente dalla Collezione di Arte Contemporanea dei Musei Vaticani. L’iniziativa offre spunti di riflessione sulla Passione e sulla Resurrezione di Cristo, e nel contempo sul delicato e fertile rapporto fra modernità e tradizione nell’arte sacra tra fine Ottocento e Novecento. Gli oltre 20 capolavori di artisti quali Paul Gauguin, Auguste Rodin, Marc Chagall, Maurice Denis, Henri Matisse, Georges Rouault, sono stati scelti nel ricco nucleo di arte francese presente nella Collezione di Arte Contemporanea dei Musei Vaticani, voluta fin dal 1964 da papa Paolo VI. In quell’anno papa Montini incontra in Cappella Sistina gli artisti, da lui stesso definiti “custodi della bellezza del mondo”, per riallacciare lo storico legame tra Chiesa e contemporaneità. All’arte e al suo misterioso processo di creazione, Paolo VI riconosceva “una capacità prodigiosa di esprimere, oltre l’autentico, il religioso, il divino, il cristiano”, ovvero la possibilità di farsi tramite e incarnazione dell’invisibile, di ciò che non si può afferrare solo con la razionalità. Da queste riflessioni nasce la prima raccolta di 900 opere di autori contemporanei – la Collezione sarà inaugurata nel 1973 – provenienti da diversi ambiti geografici e culturali. Proprio la Francia era la nazione con la collezione più ricca e preziosa in virtù dei nomi degli artisti e delle opere selezionate; con il paese transalpino Montini aveva avuto un rapporto privilegiato grazie a importanti amicizie, come quella con Jacques e Raïssa Maritain, Jean Guitton, e a numerose frequentazioni artistiche con Georges Rouault, Marc Chagall, Gino Severini, Maurice Denis, Alexandre Cingria, come anche con Jean Cocteau e con l’ambiente surrealista. La mostra ruota attorno ai temi della Passione, del Sacrificio e della Speranza, interpretati dagli artisti con una capacità di visione potentemente innovativa e attuale; le opere sono esposte in quattro ambienti, corrispondenti ad altrettanti nuclei tematici, che dall’Annunciazione conducono il pubblico fino alla Resurrezione di Cristo. Nel delicato passaggio tra XIX e XX secolo e nel drammatico superamento di due guerre mondiali, le culture e le arti che si sviluppano in Francia, mantengono vivo il dibattito e il confronto tra arte e fede. La diversità degli approcci e delle prospettive, delle sensibilità e degli interessi, da parte dei tanti artisti che si sono confrontati con i temi religiosi, definisce un tessuto variegato, nel quale le storie della Passione, il dolore e la morte, il mistero del sacrificio e della redenzione, sono stati presi in carico e restituiti con autentica partecipazione e sincera emozione.
Sfida al Barocco. Roma, Torino, Parigi 1680-1750. Torino. Reggia di Venaria. In conseguenza delle disposizioni governative sulle chiusure dei musei, la data di apertura della mostra al pubblico è in fase di definizione.
Uno straordinario percorso artistico verso la modernità. Oltre 200 capolavori provenienti dai più prestigiosi musei e collezioni di tutto il mondo per una mostra imperdibile, allestita nei grandiosi spazi della Citroniera Juvarriana della Reggia di Venaria.
La Sfida al Barocco è quella lanciata dagli artisti in nome della modernità con la sperimentazione di nuove forme e nuovi linguaggi di comunicazione elaborati tra il 1680 e il 1750. Una ricerca che si sviluppa tra Roma e Parigi, i due poli di attrazione dell’Europa moderna con cui la Torino di quegli anni intesse un intenso dialogo di idee e di scambio di opere e di artisti, che contribuiscono a una stagione epocale di rinnovamento delle arti sulla scena internazionale. Le favole antiche nei teatrali quadri di storia, i racconti sacri nelle pale d’altare, la seduzione e la grazia nelle sculture e nei dipinti, la progettualità degli spettacolari modelli di architettura e la raffinatezza preziosa di arredi e ornamenti (insieme al fiabesco Bucintoro dei Savoia in chiusura della mostra) accompagnano i visitatori lungo l’appassionante e sorprendente percorso alla ricerca di un’identità moderna. La mostra vanta la partecipazione eccezionale del Museo del Louvre e la collaborazione speciale di grandi musei di Roma, Torino e Parigi.
Lascaux 3.0. Napoli. Museo Archeologico Nazionale. Fino al 31 maggio 2020. Attualmente è sospesa l’apertura.
Arte e tecnologia per un’appassionante avventura della conoscenza, che ci fa tornare indietro di 20mila anni: giunge per la prima volta in Italia, al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, l’esposizione internazionale “Lascaux 3.0”, che permette di scoprire, nella Sala del Cielo Stellato ed in quelle attigue, il famoso complesso della Grotta di Lascaux, un vero e proprio tesoro artistico risalente al Paleolitico superiore ed inserito, dal 1979, nella Lista UNESCO del Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Il sito preistorico, infatti, è interdetto alle visite dal 1963 ed è fruibile soltanto tramite una ricostruzione limitrofa al complesso, presentata anche in una versione espositiva itinerante nel mondo.
“Si dice preistoria e si pensa a Lascaux, un luogo mitico, dove l’arte ebbe inizio, come ci ricordò Georges Bataille. Chi non conosce quelle pitture rupestri chiamate appunto ‘La Cappella Sistina della Preistoria?”
La cultura non si ferma, migliaia di iniziative su social e web.
Il Ministero per i beni e per le attività culturali e per il turismo, in seguito alle misure di contenimento della diffusione del coronavirus con la chiusura di musei, parchi archeologici, cinema e teatri, ha messo in campo una complessa e articolata strategia digitale per assicurare e moltiplicare le possibilità di godere dello straordinario patrimonio culturale nazionale. Con l’hashtag #iorestoacasa ha dapprima lanciato sui propri profili social e su quelli di tutti i musei, gli archivi, le biblioteche, i parchi archeologici e i luoghi della cultura statali una campagna per la condivisione di video e immagini di opere appartenenti alle collezioni, di monumenti, di incisioni, manoscritti, incunaboli e documenti rari, insoliti o poco conosciuti, raccogliendo il forte interesse di cittadine e cittadini.
Sulla spinta di questo successo, il canale YouTube del MiBACT ha continuato e sta continuando a pubblicare video realizzati dal personale di archivi, biblioteche, musei, parchi archeologici e istituti culturali statali per permettere visite virtuali, condivisione e trasmissione di conoscenze, illustrare i lavori di restauro, manutenzione, catalogazione delle opere. Ad oggi sono disponibili oltre 70 contributi audiovisivi che hanno totalizzato finora nel complesso oltre 61.000 visualizzazioni. Allo stesso tempo il MiBACT ha aperto sul proprio sito web la pagina www.beniculturali.it/laculturanonsiferma con 785 appuntamenti virtuali finora resi disponibili dai luoghi della cultura statali e da diverse istituzioni culturali nazionali, divisi nelle categorie educazione, musei, archivi e biblioteche, teatro, musica e cinema.