ESPACE CULTURE
À LA UNE
Goncourt : « l’anomalie » de l’édition 2020.
Avec un mois de retard sur la date prévue, le Goncourt 2020 a été attribué lundi 30 novembre à Hervé Le Tellier pour son roman L’anomalie. Le jury voulait attendre la réouverture des librairies pour se prononcer, mais a du s’adapter au confinement. 2020 étant l’année de toutes les exceptions, il n’y aura pas d’annonces sur les marches du restaurant Drouant (Paris) pour l’annonce du prix Goncourt de cette année. Il n’y aura aucune cohue autour du lauréat. Pour la première fois en 106 ans, l’annonce du prix s’est faite sur Internet, avec chaque juré devant son ordinateur. Seule tradition respectée : la révélation du lauréat. « Le prix Goncourt a été attribué à Hervé Le Tellier pour ‘L’anomalie’, chez Gallimard », annonçait en visioconférence Didier Decoin, président de l’Académie Goncourt. « Je ne suis pas tout à fait certain que cela ne soit pas mieux comme cela », confie l’écrivain, en réaction à l’absence cette année de bousculades et du tourbillon de foule lors de la remise du fameux prix littéraire. « La forêt de micros, ce n’était pas trop mon truc donc j’ai évité ça. »
L’Anomalie : un roman 2.0 à la fois vertigineux et facétieux sur les doubles vies, la gémellité, la simulation, l’inversion du temps et l’éternel retour. Un roman qui semble tombé du ciel. En juin 2021, un Boeing 787 d’Air France de la ligne Paris-New York, qui vient de traverser un immense cumulonimbus supercellulaire et d’être abîmé par une tornade de grêlons, se voit refuser l’atterrissage à Kennedy Airport. Il est dirigé vers une base militaire (la une du « New York Times », reproduite page 212, l’atteste), où l’équipage et les centaines de passagers sont soumis à la question. Qui sont-ils ? Des imposteurs, des clones, des revenants ? Trois mois plus tôt, en effet, le même vol Air France 006, pareillement endommagé, piloté par le même commandant et avec, à son bord, les mêmes passagers, s’est posé à l’aéroport de JFK. « Je ne comprends pas, lâche un agent abasourdi de la CIA, le même avion s’est posé deux fois ? ».
Il Louvre acquisisce un dipinto del Tiepolo.
Il museo del Louvre ha annunciato l’acquisizione, per il suo dipartimento di pittura, di un grande dipinto di Giambattista Tiepolo, Giunone fra le nuvole, che fu commissionato per il palazzo Sagredo a Venezia e realizzato attorno al 1735. Il dipinto rappresenta Giunone, la dea della fecondità, della maternità e del matrimonio, sorella e sposa di Giove. È rappresentata sola, fuori da ogni contesto narrativo, in uno spazio astratto e luminoso. I Sagredo erano collezionisti d’arte e grandi amanti di Venezia e la loro dimora ne rimane ancora oggi testimonianza.
Amin Maalouf a Capri per il Premio Malaparte.
Giornalista, scrittore, tra i più attenti conoscitori del Libano e del Medioriente, Amin Maalouf è approdato a Capri all’inizio dello scorso mese di ottobre, vincitore e protagonista del Premio Malaparte 2020, che premia ogni anno un grande narratore straniero. Classe 1949, nato a Beirut ma in Francia da metà degli anni ’70, autore di lungo corso, che ha narrato la civiltà del Mediterraneo conquistando anche un seggio tra gli immortali dell’Academie Française, fino all’ultimo Il naufragio delle civiltà, lucida analisi storica della disgregazione del mondo arabo, Maalouf è stato scelto dalla giuria del Malaparte, capitanata da Raffaele la Capria.
Meneghetti in corsa per gli Oscar con la Francia.
L’opera prima del regista padovano Filippo Meneghetti Deux (Due) è stata scelta per rappresentare la Francia a Hollywood nella categoria del miglior film internazionale, battendo la concorrenza di registi ben più affermati, come per esempio François Ozon. “È bellissimo vedere quanta strada abbia fatto il mio film a cui ho dedicato sei anni della mia vita. Sono davvero incredulo: è una notizia inaspettata che scalda il cuore”. Il film era già uscito in Francia lo scorso febbraio e sarebbe dovuto arrivare anche nelle sale italiane prima in aprile e poi il 5 novembre, ma, per due volte, la pandemia ha sconvolto i piani.
LIVRES
AA.VV., The Passenger. Parigi. Iperborea.
Niente è come sembra in questa città, a cominciare dalle sue dimensioni, ridotte se si guarda solo al nucleo di venti arrondissement, con poco più di due milioni di abitanti, ma seconda in Europa se si considera – come dev’essere – tutta l’Île-de-France. La distanza tra centro e periferia riproduce in scala quella ancor più marcata tra la capitale e il resto del paese, secondo una tradizione di ferreo centralismo. Questa forza centripeta produce quasi un terzo del Pil e crea un quarto dei posti di lavoro della Francia, ma un movimento di direzione opposta sembra respingere i nuovi arrivati, sia francesi che stranieri, relegandoli ai margini, che possono essere quelli geografici e sociali di una banlieue abbandonata, come quelli più sottili di chi vive sì in centro ma viene considerato dai parigini un corpo estraneo, un provinciale. Il riflesso della città delle luci può essere accecante persino per i turisti: lo scontro con la città reale, così diversa da quella amata nei film e nei libri, per alcuni di loro sfocia addirittura nella cosiddetta «sindrome di Parigi». Ma anche le zone d’ombra sembrano allungarsi: gli attacchi terroristici del Bataclan, le manifestazioni dei gilet gialli, le rivolte nelle banlieue, Notre-Dame in fiamme, ondate di caldo record e il coronavirus. Più silenziosamente, un boom immobiliare che sta svuotando la città dei suoi abitanti. Non è solo una serie di eventi sfortunati: sono fenomeni – dalla densità abitativa al cambiamento climatico, dall’immigrazione alle ripercussioni della globalizzazione e della geopolitica – che tutte le metropoli del mondo dovranno affrontare. E a Parigi, oggi, l’aria che tira non è di sconfitta ma di rinnovamento: dalla svolta ambientalista e urbanistica in corso – il sogno di una città fatta di tanti piccoli centri, finalmente collegati tra loro – a una generazione di chef in lotta contro il classismo delle stelle, dai figli di immigrati che scendono in piazza per il diritto di sentirsi francesi alle donne che si strappano di dosso uno stereotipo che l’impero della moda ha creato per loro. C’è qualcuno che pensa sul serio di poter insegnare ai parigini come si fa una rivolta?
Un anno dopo essere stato a Berlino, The Passenger torna a esplorare una città e va nella capitale dell’amore, Parigi. Il libro si apre con un pezzo dell’architetto e critico d’arte Thibaut de Ruyter che, partendo da una lettera d’amore al Centre Pompidou, riflette sulla tradizione dei presidenti francesi di «regalare» un grande progetto alla città; oggi al loro posto ci sono sponsor privati con grandi mezzi e poche idee. A un occhio attento Parigi si rivela più variopinta di quanto le guide turistiche vorrebbero farci credere: vi convivono una incredibile varietà di culture e di storie. Come quella della più grande comunità cinese d’Europa, descritta dal giornalista Tash Aw: la nuova generazione mescola le proprie origini con i valori francesi di liberté, égalité, fraternité e decide di far sentire la propria voce protestando contro il razzismo. E poi, lo sapevate che Parigi è la capitale della Sape, un movimento sociale nato in Congo e incentrato sul culto dell’eleganza? Frédéric Ciriez e il sapeur Jean-Louis Samba ci svelano i codici segreti di questo dandysmo centrafricano. Il giornalista James McAuley ci racconta poi, in un articolo uscito sul The Guardian, come in una Francia – e una Parigi – ossessionate dalla laicità di stato, gli omicidi di due anziane donne ebree siano stati strumentalizzati per dare nuova forza a una crescente islamofobia. Lo scrittore e chef Tommaso Melilli ci accompagna alla scoperta della bistronomie, la rivoluzione culinaria degli ultimi vent’anni che ha portato una generazione di cuochi stufi dell’ambiente rigido dei grandi ristoranti a portare l’alta cucina ai tavoli dei bistrot di quartiere. La giornalista Alice Pfeiffer analizza gli stereotipi legati alla parigina, una donna che esiste quasi solo nella fantasia dei grandi registi e delle redattrici delle riviste di moda, eppure rimane uno dei maggiori prodotti di esportazione della capitale francese. Un altro simbolo che viene ridimensionato è l’immagine degli Champs Élysées, da viale del lusso e del potere a palcoscenico delle proteste dei gilet gialli: Ludivine Bantigny ci spiega come la madre di tutte le strade parigine ha finito per incanalare il malcontento e l’odio di una parte del paese. Il rapporto tra capitale e provincia è centrale nel saggio della scrittrice e giornalista Blandine Rinkel, che svela molte delle difficoltà che incontra chi arriva a Parigi, da turista o da studente, e si scontra per la prima volta con la città reale, così diversa da quella idealizzata dal cinema e della letteratura, e con una certa spocchia dei parigini. Anche Samar Yazbek è un’amante della Parigi letteraria, e racconta i suoi viaggi – fisici e non – tra la capitale francese e la sua Damasco, da cui è fuggita a causa della guerra. Ma non sono tutti uguali gli abitanti della capitale, ci sono anche gli ultimi romantici del calcio di una volta che tifano il Red star, la squadra parigina e partigiana del famigerato dipartimento 93 descritto da Ladj Ly nel film I miserabili. A parlarcene è un grande appassionato, lo scrittore Bernard Chambaz. Chiudiamo con un testo di Teresa Bellemo sulla trasformazione di Parigi, per volontà della sua sindaca Anne Hidalgo, nuova stella dell’ambientalismo europeo, che immagina una metropoli in cui i parcheggi lasciano il posto agli alberi e alle biciclette.
Henri CARTIER-BRESSON, Le Grand Jeu, catalogo, Marsilio Editore.
All’inizio degli anni settanta del Novecento, su richiesta dei suoi amici di lunga data e collezionisti John e Dominique de Menil, Henri Cartier-Bresson passa in rassegna le migliaia di stampe del suo archivio con l’idea di scegliere le opere più importanti e significative della sua carriera. Seleziona 385 fotografie che, tra il 1972 e il 1973, vengono stampate nel suo laboratorio parigino di fiducia, in formato 30×40 e in 5 esemplari ciascuna. Da allora, la cosiddetta Master collection non è mai stata pubblicato integralmente.
In questa occasione straordinaria viene proposta nella sua integrità e nello stesso tempo il curatore Matthieu Humery ha riunito la fotografa Annie Leibovitz, il regista Wim Wenders, lo scrittore Javier Cercas, la conservatrice e direttrice del dipartimento di stampe e fotografi a della Bibliothèque nationale de France, Sylvie Aubenas, e il collezionista François Pinault, e li ha invitati a scegliere a loro volta una cinquantina di immagini ciascuno, condividendo la propria visione personale della fotografia e la propria interpretazione dell’opera di questo grande maestro. Rinnovare e arricchire il nostro sguardo su Henri Cartier-Bresson attraverso quello di cinque personalità diverse ed eccezionali è la sfida del progetto espositivo Le Grand Jeu e di questo irripetibile catalogo che si compone di due parti: l’una a illustrare la scelta personale di ciascuno dei curatori con un loro testo inedito; l’altra che ripropone integralmente la Master collection, così come ideata da Cartier-Bresson.
Annie ERNAUX, La donna gelata (La femme gelée), L’orma editore.
Una giovane coppia si sposa, condivide una casa, fa due figli. Anche se animata da ideali egualitari e progressisti, la famiglia presto si sbilancia e tutto il peso delle incombenze di ogni giorno ricade esclusivamente sulla moglie. Un’ingiustizia quotidiana, « normale », che vivono moltissime donne. Con sguardo implacabile La donna gelata traccia un percorso di liberazione capace di trasformare l’inconfessabile orrore per la propria vita in coraggiosa e spietata presa di coscienza. Alternando l’impeto di una requisitoria alla precisione di un’indagine, Ernaux ci consegna un’analisi dell’istituzione matrimoniale che non ha uguali nella letteratura contemporanea. L’anatomia di un matrimonio in un grande libro della scrittrice più amata di Francia.
Michel BUSSI, La caduta del sole di ferro (Au soleil redouté), edizioni e/o.
Una catastrofe ambientale ha spopolato il mondo. A Parigi gli unici sopravvissuti sono due gruppi di dodicenni, i ragazzi del tepee e i ragazzi del castello.
Una girandola di avventure tra due bande di ragazzi che si incontrano e si scontrano in una Parigi totalmente alla loro mercé, ma anche una riflessione sull’approccio all’ambiente con cui le ultimissime generazioni si dovranno confrontare.
La caduta del sole di ferro è il primo volume di un’originalissima saga scritta da Michel Bussi, autore del bestseller Ninfee nere e insuperato maestro dell’alchimia tra manipolazione, emozione e suspense.
Una catastrofe ambientale ha spopolato il mondo. A Parigi gli unici sopravvissuti sono due gruppi di dodicenni, i ragazzi del tepee e i ragazzi del castello. Cresciuti senza genitori e senza l’assistenza di nessun adulto, i ragazzi del tepee sono una tribù abbastanza selvaggia che vive nella torre Eiffel tappezzata di pelli (il tepee, appunto) e si nutre andando a pesca sulla Senna o a caccia al Bois de Boulogne nel frattempo diventato una foresta. Anche i ragazzi del castello (il Louvre) sono cresciuti senza adulti, ma fin dalla loro nascita si sono ritrovati inseriti in un sistema di apprendimento che ha consentito loro di sviluppare un’organizzazione di vita diametralmente opposta a quella del tepee: sono vegetariani, coltivano loro stessi gli ortaggi che mangiano, sono istruiti. I due gruppi, pur sapendo dell’esistenza l’uno dell’altro, non sono mai venuti in contatto. A cambiare quello stato di tregua prolungata basato sulla reciproca diffidenza interviene uno strano avvelenamento dell’ambiente che comincia a sterminare uccelli e piccoli mammiferi. I ragazzi del tepee sono convinti che a diffondere il veleno siano quelli del castello. La guerra sembra inevitabile.
Thierry THOMAS, La vita è un segno. Storia di Hugo Pratt e delle sue avventure (Hugo Pratt, trait pour trait), Rizzoli Lizard.
Arriva anche in Italia La vita è un segno di Thierry Thomas (scrittore e documentarista francese, classe 1956), che in Francia ha vinto il premio Goncourt per la miglior biografia.
«Se voglio comprendere Hugo, devo sognarlo» dice Thierry Thomas lanciandosi nell’impresa di raccontare la vita di un maestro del fumetto, che per lui è stato un vero e proprio mentore. Prima di conoscere personalmente Pratt, Thomas ha incontrato – come tanti lettori in giro per il mondo – il suo antieroe per eccellenza: Corto Maltese. Il marinaio, infatti, era sbarcato in Francia nel 1970, sulle pagine del settimanale per ragazzi «Pif Gadget», quando la spinta del Maggio ’68 stava ancora rivoluzionando la cultura ufficiale. Immaginate cosa può voler dire essere un adolescente e ritrovarsi per le mani un fumetto in cui il protagonista non è un cavaliere senza macchia e i suoi nemici hanno delle valide ragioni per detestarlo. Nel mondo di Corto, come in quello di Pratt, nessuno è escluso e tutto coesiste: azione e distacco, amore e voglia di sfuggire, utopia e pragmatismo. Thomas segue le tracce del maestro usando l’evoluzione del suo segno grafico come una bussola per orientarsi: dall’infanzia veneziana alla parentesi argentina, dal ritorno in Italia all’avventura editoriale francese, dal successo internazionale alle infinite peregrinazioni nei luoghi e nelle culture di tutto il mondo. Il risultato è un saggio romantico, riccamente illustrato, nel quale i ricordi personali dell’autore e la vita di Pratt si legano magneticamente, senza soluzione di continuità.
Ruperto LONG, Non lascerò memorie. L’enigma di Lautréamont, Castelvecchi Editore.
I surrealisti lo consideravano un precursore. I gesuiti un posseduto dal demonio. Ora una nuova biografia indaga l’enigma dell’autore dei cupissimi Chants de Maldoror.
Questo libro è il frutto di una ricerca, durata oltre cinque anni, condotta dall’Autore nei luoghi in cui ha vissuto Isidore Ducasse, meglio conosciuto come Conte di Lautréamont. Tarbes, Pau, Bordeaux, Parigi e molte ore di studio dei documenti nella Biblioteca Nazionale di Francia hanno composto gli elementi della vita del Conte che appaiono in questo libro. Long li ha situati storicamente e culturalmente, colmando le lacune con intuizioni e speculazioni e mostrandoci la vita appassionante ed enigmatica del conte di Lautréamont in tutta la sua vividezza.
Ruperto Long (Rosario, 1952) scrittore uruguayano di grande successo internazionale, è autore del celebre best seller La bambina che guardava i treni partire (2017). Nel 2013 è stato nominato Cavaliere dell’Ordine delle Arti e delle Lettere dal governo francese. Nel 2015 ha ricevuto la Medaglia d’Onore Juan Zorrilla de San Martín per i suoi lavori su Lautréamont e Ferrer. I suoi romanzi sono tradotti in molte lingue.
Dominique FORTIER, Le città di carta (Les villes de papiers: une vie d’Emily Dickinson), Alter Ego Edizioni.
Chi era Emily Dickinson? Più di un secolo dopo la sua morte, di lei non sappiamo quasi nulla. Nacque nel 1830 in Massachusetts, morì nel 1886 nella stessa casa. Non si sposò e non ebbe figli, gli ultimi anni li trascorse in clausura nella sua stanza. Tra quelle mura ha scritto centinaia di poesie, che ha sempre rifiutato di pubblicare. Oggi viene considerata una delle figure più importanti della letteratura mondiale. Partendo dai luoghi in cui la poetessa ha vissuto – Amherst, Boston, il seminario femminile di Mount Holyoke, Homestead –, Dominique Fortier tratteggia la sua vita: un’esistenza essenzialmente interiore, vissuta tra giardini, fantasmi familiari e viaggi attraverso le pagine dei libri. Le città di carta ci restituisce un delicato riflesso della Dickinson e ci fa riflettere sulla libertà, sul potere della creazione, sui luoghi in cui abitiamo e che a loro volta ci abitano. Un cammino incantato di grazia e bellezza.
Dominique Fortier è nata nel 1972 e vive a Montréal, nel Québec. Ha conseguito un dottorato di ricerca in Letteratura presso la McGill University ed è una stimata editor e traduttrice. Il suo romanzo d’esordio, Du bon usage des étoiles, è stato pubblicato per la prima volta in Québec nel 2008 e si è aggiudicato il Premio “Gens de Mer” del festival Étonnants Voyageurs. Con Au péril de la mer, pubblicato nel 2015, ha vinto il Prix littéraire du Gouverneur général. Les villes de papier è il suo sesto libro, il primo pubblicato in Italia.
Claire BEREST, Nulla è nero (Rien n’est noir), Neri Pozza.
La scrittrice francese Claire Berest racconta il rapporto tra due grandi talenti della pittura del ‘900, ma anche la giovinezza di Kahlo prima dell’incontro fatale con Rivera. Facendosi guidare dai colori della sua tavolozza messicana.
Tutto è allegria, tutto è politica. Tutto abbatte i pudori e i tabù alle serate mondane di Tina Modotti. Frida l’ha conosciuta quando, liberatasi del busto ortopedico in cui, dopo l’Incidente, era racchiusa come una crisalide, ha cominciato a bazzicare la sede del PCM, il partito comunista messicano. Con il suo naso italiano, il suo petto scultoreo, il ritmo ciarliero del suo eloquio staccato, Tina ha aperto subito una breccia nel suo cuore. A una serata particolarmente festosa della fotografa italiana, dove si beve, si sbraita, si canta, e si ride più del solito, Frida vede per la prima volta Diego Rivera, el gran pintor del Messico, l’artista che, con Orozco e Siqueiros, ha portato la pittura fuori dai salotti borghesi, ha ritrovato la vocazione del colore e della smisuratezza, ha dipinto meravigliosi affreschi in cui uomini e donne si ergono, fieri, a tre metri di altezza. È un pachiderma o, meglio, una piovra dai tentacoli ammalianti, un uomo elefantesco dall’agilità contro natura, un ammasso di carne rosea che suscita, tuttavia, un sapore immediato e irresistibile di proibito. È, soprattutto,una figura irresistibile per Frida, che non esita, nei giornisuccessivi, a presentarsi alsuo cospetto da sola, senza soggezione. Lei, lameticcia di Coyoacán che ha vent’anni di meno, la colonnaspezzata, le gambe arrugginite, al cospetto del grande pittore. La passione esplode immediata. Frida non ha timore a concedersi a quell’uomo, un gigantesco totem che ha dieci vite di vantaggio su di lei. Gli racconta della sua esistenza, del tragico Incidente dello schianto dell’autobus e del suo corpo. Gli mostra le sue opere. Diego comprende subito che una forza inusitata anima quella piccola meticcia di Coyoacán, un’ostinazione a vivere e ad amare al di là di ogni capriccio del destino. Nulla è nero è un romanzo che narra la storia d’amore tra due figure iconiche del Novecento. È dunque il racconto di una tumultuosa, turbolenta passione e, insieme, di un secolo di furori, speranze, ideali e disillusioni. Un secolo in cui l’intensità della vita valeva più della vita stessa.
Claire Berest pubblica il suo primo romanzo, Mikado, a 27 anni. Seguiranno altri due romanzi, tra cui L’Orchestre vide et Bellevue, e due saggi: La Lutte des classes, pourquoi j’ai démissionné de l’Éducation nationale e Enfants perdus. Nel 2017, ha scritto Gabriële, che ha avuto grande successo.
Anaïs BARBEAU-LAVALETTE, Suzanne. Una donna in fuga (La femme qui fuit), Elliot Edizioni.
Suzanne Meloche era un’artista. Negli anni Cinquanta, aveva messo su famiglia con il pittore francese Maurice Barbeau poi, all’improvviso, se n’era andata, abbandonando i due figli piccoli. Alla sua morte, la nipote decide di dare consistenza alle proprie radici, ricostruendo l’identità di quello che fino a quel momento era stato solo un fantasma odiato. Con l’aiuto di un investigatore ripercorre le tracce, quasi impercettibili, lasciate negli anni da una poetessa ribelle, poi raccoglitrice di barbabietole in Ontario e pittrice nell’atelier newyorkese di Jackson Pollock, postina nella penisola della Gaspésie e militante nel movimento antisegregazionista dei Freedom Riders. Una donna attraente e contraddittoria, che ha attraversato il Novecento e alcune delle sue tempeste, che è stata amata e amante, sempre dolorosamente libera, in fuga dalle convenzioni e da un destino apparentemente segnato. Best seller pluripremiato, tradotto in dieci Paesi, questo romanzo impetuoso e insieme delicato ci permette di conoscere una figura femminile indimenticabile e di riflettere sulle ferite dell’abbandono e sul valore della riconciliazione.
Anaïs Barbeau-Lavalette: nata nel 1979, artista per la Pace nel 2012, ha diretto numerosi e pluripremiati lungometraggi. Ha realizzato i due film di fiction The Ring (2007) e Inch’Allah (2012, Premio Fipresci a Berlino). È autrice delle cronache di viaggio Embrasser Yasser Arafat (2011) e dei due romanzi Je voudrais qu’on m’efface (2010) e La femme qui fuit (2015), vincitore di numerosi premi e grande successo di critica e pubblico.
Chloé CRUCHAUDET, La crociata degli innocenti (La Croisade des Innocents), Coconino-Fandango.
Tra storia e leggenda, il grafic novel della disegnatrice francese Chloé Cruchaudet rievoca una famosa vicenda nell’Europa buia del Duecento (che, secondo qualcuno, potrebbe essere stata anche la fonte di ispirazione della favola del Pifferaio magico di Hamelin), ma per parlare dell’infanzia violata e negata.
“Gli adulti tradiscono, sono volgari… e poi sono bruttissimi!” Colas ha avuto una visione: Gesù gli ha ordinato di andare a Gerusalemme per liberare il Santo Sepolcro. Solo dei bambini come lui, puri di cuore, possono riuscire nell’impresa… e sono in tanti a credergli e a seguirlo. Piccoli diseredati in cammino attraverso la Francia del Medioevo: in cerca del paradiso, ma soprattutto in fuga da fame, freddo, povertà, abusi e violenze dei grandi.
Il nuovo e attesissimo romanzo storico a fumetti dell’autrice che ha conquistato il cuore di tantissime lettrici e lettori con Poco Raccomandabile.
Francia, inizi del XIII secolo. Il dodicenne Colas vive con i genitori e la sorella in un clima di povertà e terrore. Per sottrarsi alla violenza del padre, scappa di casa e trova rifugio in un birrificio tra altri bambini sfruttati. Ma un giorno ha una visione: Gesù gli appare e gli ordina di andare a Gerusalemme a liberare il Santo Sepolcro. Con l’aiuto del suo amico Camille, riesce a convincere tanti piccoli compagni e compagne a mettersi in cammino per attraversare la Francia e raggiungere il porto di Marsiglia. Lungo la strada molti altri si uniscono al gruppo iniziale. La loro Crociata senza adulti e senza potenti cavalieri è prima di tutto un tentativo di fuga dalla fame, dalla miseria, dagli abusi degli adulti… Quale sarà il loro destino?
Traendo ispirazione da un episodio storico piuttosto oscuro e controverso, Chloé Cruchaudet racconta la condizione dei bambini nel Medioevo, mettendo in luce tante situazioni di infanzia negata e violata che persistono ancora oggi. Un intenso, commovente racconto di sopravvivenza che interroga gli adulti sulle loro responsabilità nell’offrire un’istruzione e una speranza alle generazioni future. E ci propone anche una profonda riflessione sulla religione, sulle paure e le speranze che ci rendono umani.
Agnès GABRIEL, Merci, Monsieur Dior, Giunti Editore.
- In fuga da un fidanzamento infelice e dalle ristrettezze della vita di provincia, Célestine lascia la Normandia per cercare fortuna a Parigi. Qui è accolta dalla sua migliore amica Marie, che lavora come cameriera e la guida attraverso la città che sta risorgendo dagli orrori della guerra. Fingendo di fare shopping nelle lussuose Galeries Lafayette, le due sognano una vita diversa. Finché Célestine non si imbatte in un annuncio per un posto da segretaria: non immagina certo che di lì a poco si ritroverà nel sontuoso palazzo dello stilista Christian Dior, in crisi per la presentazione della sua prima collezione. La naturale grazia di Célestine incanta Dior, dandogli l’ispirazione per la nuova linea. In poco tempo la ragazza diventa la sua più stretta collaboratrice, la sua più intima confidente e infine la sua musa. In una città in cui la gente, dopo le privazioni della guerra, ha un disperato desiderio di ritrovare la bellezza, le creazioni di Christian Dior sbocciano come fiori, presentando uno stile e un’idea di femminilità completamente nuovi e incantando le parigine con la loro raffinatezza. In questo nuovo mondo sfavillante, Célestine conosce l’affascinante Jean-Luc, giornalista del Figaro, ma non sa che nel frattempo qualcuno sta tramando nell’ombra e potrebbe mettere a rischio il suo legame con Monsieur Dior… Tra meravigliosi abiti, stoffe e profumi, una vera immersione nell’atmosfera dell’epoca e della città.
«La felicità è il segreto della bellezza» – Christian Dior
Michel PASTOUREAU, Il toro. Una storia culturale (Le taureau, une histoire culturelle), Casa editrice Ponte alle Grazie.
Probabilmente il toro è stato il primo dio. Non l’uro che vediamo raffigurato sulle pareti delle grotte preistoriche, ma proprio il nostro toro addomesticato. Ha sempre conservato qualcosa del suo status primitivo e selvaggio e affascinato le popolazioni con la sua possanza, il suo respiro, la sua energia, la sua fecondità. Nell’antico Vicino Oriente sono state molte le divinità taurine a cui è stato dedicato un culto, e nella mitologia greca abbondano le storie che lo vedono protagonista: Zeus prende la forma di un toro per rapire Europa o unirsi a Io, Eracle doma a mani nude il grande toro di Creta, Teseo uccide il Minotauro. Il cristianesimo ha subito dichiarato guerra a questi culti, questi miti, queste leggende. Poiché la religione rivale, il culto di Mitra, accordava un grande spazio al toro, questi venne giudicato empio e a prendere il suo posto fu il bue, animale docile, paziente e lavoratore. Il toro invece rimase lungo tutto il Medioevo un animale disprezzato, quando non addirittura demonizzato. Tornò in primo piano durante il Rinascimento e la riscoperta dell’Antichità. All’inizio del XVI secolo papa Alessandro VI Borgia, il cui emblema di famiglia era un toro, fece organizzare a Roma le prime tauromachie, e circa duecentocinquant’anni dopo in Spagna vide i natali la moderna corrida, che per tanto tempo ha affascinato artisti e poeti. Michel Pastoureau ci racconta la storia del toro nella cultura europea, senza dimenticare la vacca, il bue e il vitello. Come il precedente volume di questa serie, dedicato al lupo, anche questo si avvale di una ricca iconografia, ampiamente commentata. Dalle grotte di Lascaux a Picasso, passando per la ceramica greca, il mosaico romano, la miniatura medioevale, l’incisione rinascimentale e la pittura moderna e contemporanea, il toro è sempre stato una star dell’arte europea.
Michel Pastoureau è direttore dell’École pratique e titolare della cattedra di Storia del simbolismo in Occidente. È riconosciuto a livello internazionale come il massimo esperto di Storia dei colori.
Gigliola FRAGNITO, La Sanseverino. Giochi erotici e congiure nell’Italia della Controriforma. il Mulino editore.
Uno dei più seduttivi personaggi della letteratura è la Sanseverina (La Chartreuse de Parme, Stendhal). Ma questo nome nasconde la storia altrettanto romanzesca di una Barbara Sanseverino, ineguagliata, nel Cinquecento delle corti, nella sapienza mondana, seduttiva e politica. Ora l’illustre cinquecentista Gigliola Fragnito ne ricostruisce la vita.
Barbara Sanseverino Sanvitale, contessa di Sala, signora di Colorno (1550-1612), fu per bellezza e spirito fra le donne più ammirate del suo tempo. «Donna, per cui Amor trionfa e regna», come la celebrò Torquato Tasso, fu cantata dai poeti e ricercata dalle corti dove era «il condimento di ogni passatempo» grazie alla sua inclinazione al divertimento. Fu organizzatrice instancabile di feste che sconfinavano spesso in incontri licenziosi, da lei stessa favoriti. In pari tempo fu lungamente impegnata in complesse controversie soprattutto circa l’amato feudo di Colorno, per il quale si scontrò con l’ambizione di incamerarlo del duca di Parma Ranuccio Farnese. Nel 1612 finì per rimanere implicata in una congiura di altri nobili parmensi avversi alle mire del duca, e come loro arrestata, processata e infine giustiziata.
Emmanuel CARRÈRE, Yoga, P.O.L.
C’est l’histoire d’un livre sur le yoga et la dépression. Sur la méditation et le terrorisme. Sur l’aspiration à l’unité et le trouble bipolaire. Des choses qui n’ont pas l’air d’aller ensemble. En réalité, si: elles vont ensemble.
Muriel BARBERY, Une rose seule, Actes sud.
L’auteure de L’élégance du Hérisson revient avec un roman qui nous emmène au Japon. Muriel Barbery a déclaré avoir eu beaucoup de mal à écrire sur Kyoto tellement la ville l’avait subjuguée.
Rose arrive au Japon pour la première fois. Son père, qu’elle n’a jamais connu, est mort en laissant une lettre à son intention, et l’idée lui semble assez improbable pour qu’elle entreprenne, à l’appel d’un notaire, un si lointain voyage. Accueillie à Kyōto, elle est conduite dans la demeure de celui qui fut, lui dit-on, un marchand d’art contemporain. Et dans cette proximité soudaine avec un passé confisqué, la jeune femme ressent tout d’abord amertume et colère. Mais Kyōto l’apprivoise et, chaque jour, guidée par Paul, l’assistant de son père, elle est invitée à découvrir une étrange cartographie, un itinéraire imaginé par le défunt, semé de temples et de jardins, d’émotions et de rencontres qui vont l’amener aux confins d’elle-même. Ce livre est celui de la métamorphose d’une femme placée au cœur du paysage des origines, dans un voyage qui l’emporte jusqu’à cet endroit unique où se produisent parfois les véritables histoires d’amour.
LIVRES POUR LES PLUS PETITS
Bernard FRIOT e Jungho LEE, Promenade, Lapis Edizioni.
C’è un grande libro in cima a una collina, semiaperto, lascia intravedere un bagliore luminoso. Inizia così il viaggio del lettore attraverso immagini fantastiche, insolite e incantate, metafore visive di quella magia che si crea ogni volta che ci troviamo di fronte a una buona storia, catturati dall’energia di un libro. Ogni tappa del viaggio è uno scenario, ogni scenario ha per protagonista un libro. Immagini come enigmi, offerti al lettore affinché possa attribuirgli un significato, attingendo dal proprio mondo interiore.
L’artista Jungho Lee, noto come il Magritte coreano, rende omaggio ai libri e alla letteratura, al loro potere di trasportarci in mondi immaginari, dentro e fuori di noi. I libri sono laghi di stelle in cui pescare i propri sogni, cieli aperti dove il qui e l’altrove si confondono, case di pura luce, orizzonti d’acqua in cui specchiarsi. E, ancora, sono pezzi di torta da assaporare con calma, sono approdi sicuri, sono specchi di carta.
Tra immagini oniriche e metaforiche, questo libro dilata all’infinito l’immaginazione. Si può scegliere di leggerlo in sequenza, proprio come un viaggio iniziatico che procede per tappe, ma anche aprendo una pagina a caso, per accogliere l’ispirazione che ne deriva. I bambini saranno trascinati dalle immagini e ne cercheranno i significati nascosti, chiedendosi quale meraviglioso mondo li attenda alla pagina successiva. Gli adulti potranno riconoscere molteplici rifermenti letterari e artistici che ispirano l’opera di Jungho Lee: da Magritte a Quint Buchholz, da Edward Hopper alla fotografia di Heinrich Kühn, da Chris Van Allsburg alla fiaba di Cappuccetto Rosso.
Gli scenari enigmatici di Jungho Lee sono magistralmente accompagnati dai versi di Bernard Friot, brevi come aforismi, che offrono una sorprendente chiave interpretativa.
Vincitore del prestigioso World Illustration Awards, per allargare all’infinito gli orizzonti della nostra immaginazione.
Eleonore THUILLIER e Orianne LALLEMAND, Le 7 storie di Natale di Lupetto, Gribaudo Editore.
Natale si avvicina! Mancano solo sette giorni, in cui Lupetto fa tante cose: lunedì esce a giocare con la neve, martedì prepara i biscotti con la nonna, mercoledì va alle giostre, giovedì prepara un albero di Natale un po’ speciale, venerdì disegna un bel biglietto di auguri, la sera della vigilia incontra suo cugino Tim… E la mattina di Natale, cosa troverà sotto l’albero? Età di lettura: da 3 anni.
Tahar Ben JELLOUN, La filosofia spiegata ai bambini (La philo expliquée aux enfants), La nave di Teseo.
Cos’è l’amicizia? L’immaginazione? La legalità? Il razzismo? Dall’autore de Il razzismo spiegato a mia figlia e Il terrorismo spiegato ai nostri figli, un testo essenziale per avvicinare i bambini alla filosofia. Poiché non è mai troppo presto per imparare a pensare, Tahar Ben Jelloun invita i piccoli lettori ad avvicinarsi ai concetti chiave della filosofia. Una lezione di saggezza luminosa e necessaria che, in un mondo sempre più complesso, ci aiuta a comprendere meglio il nostro rapporto con noi stessi, con gli altri e con il nostro pianeta. Il libro si chiude proprio con la parola che fonda la nostra presenza sulla Terra e rilancia la nostra azione verso il futuro, fin da piccoli: l’ambiente. Cosa sapranno fare i nostri figli per salvaguardarlo dipenderà molto anche dagli strumenti che daremo loro per comprenderlo. La filosofia spiegata ai bambini è un testo essenziale per aiutare noi e loro a farlo.
Corrado AUGIAS con Francesco Frisari e Micol Suber, Guarda!, Feltrinelli.
“Vedere davvero un’opera d’arte è cosa molto diversa dal guardarla.” Con queste parole Corrado Augias ci invita a compiere un viaggio tra gli artisti di ogni epoca e a percorrere il cammino dell’uomo dagli albori fino alla contemporaneità. Una storia dell’arte raccontata in forma insolita: 100 storie di artisti, 100 sguardi diversi sul mondo. Il desiderio di fermare un istante del discobolo, la fantasia sfrenata delle grottesche nella Domus Aurea, le prospettive impossibili di Escher o la banalità della zuppa di Warhol: ogni quadro e ogni storia ci mostra un modo di vedere e interpretare la realtà. Nasce così un libro per bambini e ragazzi che, grazie a un linguaggio chiaro, alla ricchezza delle illustrazioni unite a un’indagine storica accurata e a riflessioni mai scontate, farà scoprire e amare la storia dell’arte anche agli adulti. Ma ascoltiamo ancora Augias: “Aprire questo libro con i disegni delle grotte di Lascaux significa rendere omaggio agli esseri umani che, tra i primi, vollero conservare e tramandare la memoria di ciò che videro. Non ci sono alberi, né profili di colline tra quelle immagini, non ci sono paesaggi: solo animali vividamente ritratti in alcuni colori dominanti: rosso, giallo, nero. Il paesaggio, la natura, muta spettatrice dell’esistente, interessavano meno della forza e dell’agilità degli animali. (…) Così ebbe inizio la grande avventura di fare una copia della realtà, sfruttando qualunque superficie per ricrearla, poterne parlare, poterla raccontare ai propri figli”.
Julian Marie RENAUD, La più belle storie sul Natale, Zona Franca Edizioni.
Nel racconto Il medaglione, uno scrittore è convinto di aver incontrato Babbo Natale… follia o realtà? Ne Il biglietto i protagonisti sognano un Natale lontano dal paese che li opprime. Chi riuscirà a farcela e a staccarsi dalle proprie origini? Il regalo di Natale è un racconto su un truffatore in cerca di una festività diversa. Chi si ricorderà di lui? Natale in casa Dickens è una storia magica per ogni età, nella quale viaggiamo nel passato per conoscere le origini di uno dei più grandi scrittori. Un Natale a tutta velocità è un racconto irriverente sulla povertà, narrato attraverso gli occhi di una donna pronta a tutto pur di vivere nell’agiatezza. Con Un Natale da scordare scopriamo il disagio di una donna a ridosso delle festività. In attesa del Natale è il racconto più sperimentale e forte dell’antologia e affronta il tema del virus in una chiave molto insolita. Età di lettura: da 6 anni.
Anne GOSCINNY, Il mondo di Lucrezia (Le monde de Lucrèce), illustrazioni di Catel, Gallucci Editore.
“Mi chiamo Lucrezia e la vita mi sorride. A settembre comincia la scuola media! Nuove materie, nuovi insegnanti, nuovi compagni… Come farò? Mamma è sempre straimpegnata, papà ha la testa tra le nuvole a pensa solo alla sua arte, mio fratello passa le giornate a massacrare zombie e nonna crede di essere una star del cinema… Per fortuna posso sempre contare sulle mie migliori amiche!” La storia di Lucrezia è quella di una qualunque ragazzina di undici anni e questo ce la fa sentire subito una di casa. Chiunque si può rispecchiare nella prima festa di compleanno senza genitori, la gita al museo, i piccoli problemi in famiglia, compiti estenuanti e troppe ore passate davanti ai video games. Lucrezia ha una voce ricca di umorismo, simpatia e intelligenza ed è piacevole leggere il suo primo anno da grande. Una storia divertente che racconta il diventare grandi e le risate con le amiche, narrata col sorriso e con una protagonista assolutamente adorabile. Età di lettura: da 10 anni.
Anne Goscinny (1968) è cresciuta in mezzo alle storie di Asterix e del Piccolo Nicolas create dal padre, il grande René Goscinny. Quando i suoi due figli sono diventati grandi, si è dedicata alla scrittura di romanzi, pubblicati con successo in Europa e in Asia. Il mondo di Lucrezia è scaturito dall’amicizia con l’illustratrice.
Felix SALTEN e Benjamin LACOMBE, Bambi, Rizzoli.
Un grande illustratore, Benjamin Lacombe, si cimenta con il romanzo di Felix Salten da cui fu tratto il capolavoro Disney. E ci spiega perché è giusto reinterpretarlo: “Illustrare un testo significa diverse cose: esprimere il proprio punto di vista, interpretarlo, talvolta riappropriarsene e perfino tradirlo! Desideravo da molto tempo parlare del male assoluto dell’antisemitismo in un libro illustrato. Un male che rispunta continuamente, sotto un’altra forma o per vie traverse, come i mille pericoli della foresta di Felix Salten. Quest’opera è dedicata a tutte le persone che hanno dovuto fuggire, a che è esiliato o perseguitato, perché io stesso discendo da una famiglia che è stata deportata e decimata durante la Seconda guerra mondiale. Questo lavoro riunisce la mia storia personale, il mio bisogno di tramandare, la mia formazione artistica e la mia libertà creativa. Non dobbiamo mai smettere di far conoscere la Storia. Pubblicare questo Bambi rappresenta per me un impegno e la volontà di far sapere”.
Bambi ripercorre i primi anni di vita di un capriolo e le prove che dovrà affrontare. Racconto iniziatico e inno alla natura, evoca vividamente la magia, la bellezza e i pericoli della vita selvaggia. Pubblicato nel 1923 in Germania, il capolavoro di Felix Salten ebbe un grandissimo successo, ma venne proibito poco tempo dopo dalle autorità naziste che vi lessero una “metafora politica del trattamento subito dagli ebrei in Europa”. L’adattamento in cartone animato da parte di Walt Disney del 1942 contribuì a oscurare l’opera originale e il suo spessore letterario e simbolico. Benjamin Lacombe riporta magnificamente alla luce questo testo; alternando carboncino e pittura, illustrazioni e delicati intagli, ci accompagna nella vita del bosco brulicante di esperienze e sensazioni contrastanti. Età di lettura: da 10 anni.
Benjamin Lacombe è un autore e illustratore francese. Compie i suoi studi presso l’Ecole Nationale Superieure des Arts Decoratifs di Parigi (ENSAD) lavorando contemporaneamente per la pubblicità e l’animazione; all’età di 19 anni firma i suoi primi libri di fumetti e illustrazioni. Il suo lavoro si ispira al mondo delle fiabe, ai racconti per bambini e ragazzi ma anche ai classici della letteratura. Lacombe è tradotto e premiato in numerosi paesi; ha esposto i suoi lavori nelle più importanti gallerie del mondo come L’Art de rien (Parigi), Dorothy Circus (Roma), Ad hoc art (New York), Maruzen (Tokio). Vive e lavora a Parigi.