ESPACE CULTURE
À LA UNE
My French Film Festival: dal 14 gennaio al 14 febbraio scoprite il meglio del giovane cinema francofono in tutto il mondo!
MyFrenchFilmFestival.com è un concetto inedito che ha lo scopo di far scoprire i giovani registi francofoni e che permette agli internauti di tutto il mondo di condividere il loro amore per il cinema francese. Per la sua dodicesima edizione il festival torna con nuovi film, nuove piattaforme partner e uscite di lancio nelle sale di molti paesi. Dieci lungometraggi e dieci cortometraggi in concorso, tra cui un lungometraggio e un cortometraggio belgi. Gli utenti sono invitati a valutare tutti i film e a lasciare i loro commenti sul sito. La selezione comprende anche un lungometraggio e un cortometraggio svizzeri fuori concorso, un lungometraggio e un cortometraggio canadesi, una sezione dedicata ai giovani, una sezione di realtà virtuale e, infine, diversi film del patrimonio.
Giovane fotografa padovana premiata a Parigi.
A Parigi, dove il cinema nacque nel 1895 con i corti dei fratelli Lumière, oggi si premiano film da un minuto girati con il cellulare. È la nuova frontiera della settima arte che mantiene sempre lo stesso obiettivo: meravigliare il mondo. Tra gli interpreti di questo recente approccio alla produzione cinematografica c’è Alessandra Mazzaro, giovane fotografa padovana che ha vinto il “Premio speciale della giuria” al Mobile Film Festival dell’Académie du Climat, nella capitale francese, con il film a sfondo ecologista Color of the year. Mazzaro ha costruito una sequenza di immagini per svelare come potrebbe cambiare la nostra percezione dei colori della natura, da oggi al 2100, se l’ambiente dovesse continuare a subire abusi da parte dell’uomo. Il Mobile Film Festival si basa su un chiaro principio: “1 cellulare, 1 minuto, 1 film”, con lo scopo di scoprire giovani talenti da tutto il mondo e aiutarli a diventare i registi di domani.
Il filo tra Venezia e Parigi: gli studi del Bru Zane risarciscono Offenbach.
Il Palazzetto Bru Zane (Centre de musique romantique française) e i suoi partner propongono la scoperta della versione originaria della Vie Parisienne come Offenbach l’aveva pensata. Nell’autunno del 1866, di fronte alle limitate capacità della troupe del Palais-Royal, fatta più di attori che di cantanti, il maestro dell’operetta deve rivedere al ribasso le proprie ambizioni. Il lavoro di allestimento si rivela di fatto un cantiere di tagli e di riscritture: “Le prove della Vie Parisienne mi stanno quasi facendo impazzire”, nota addirittura il librettista Ludovic Halévy, qualche giorno prima della prima. Contro ogni attesa, l’opera rimaneggiata riscuote un successo grandioso, e i suoi autori si consolano ben presto del dispiacere di non avere potuto vederla rappresentata come l’avevano sognata. Fonti finora inesplorate hanno però permesso di recuperare la versione in anteprima di questo immortale successo dell’operetta francese. Due atti nuovi fanno apprezzare brani totalmente sconosciuti. Il libretto prima della censura e varianti dimenticate offrono un altro aspetto di alcuni dei pezzi più celebri. Una Vie Parisienne inedita, ma che conserva il fascino e la presenza delle pagine che le hanno dato la fama.
La missione del Palazzetto Bru Zane – Centre de musique romantique française è la riscoperta e la diffusione a livello internazionale del patrimonio musicale francese (1780-1920), concepisce e progetta programmi incentrati sul repertorio romantico francese. Si occupa sia di musica da camera sia del repertorio sinfonico, sacro e lirico, senza dimenticare i generi «leggeri» che caratterizzano lo spirito francese (chanson, opéra-comique, operetta). Il centro, inaugurato nel 2009 per volere della Fondation Bru, ha sede a Venezia in un palazzo del 1695 appositamente restaurato per ospitarlo.
Joséphine Baker au Panthéon.
«Ma France, c’est Joséphine. Vive la République et Vive la France». C’est sur ces mots que s’est clôturé l’émouvant discours prononcé par Emmanuel Macron, mardi 30 novembre 2021, lors de la cérémonie de panthéonisation de Joséphine Baker, chanteuse et danseuse du Tout Paris dans l’entre-deux guerres, espionne et résistante pendant la Seconde Guerre mondiale. Joséphine Baker portait une certaine idée de l’Homme, militait pour la liberté de chacun. Sa cause était l’universalisme, l’unité du genre humain, l’égalité de tous, avant l’identité de chacun.
Walt Disney alla corte dei re di Francia.
“Spero soltanto che non ci si dimentichi una cosa. Che tutto è cominciato da un topo”, amava ripetere Walt Disney. In realtà tutto è cominciato molto prima, nella Francia del XVIII secolo. Con la mostra Inspiring Walt Disney. The Animation of French Decorative Arts per la prima volta il Met di New York dedica un’esposizione al mondo colorato degli Studios, esplorando le connessioni tra le arti decorative francesi del XVIII secolo e i cartoon, i personaggi, le scenografie, le storie del mondo Disney. Walt Disney viaggiava spesso in Europa, lì prendeva l’ispirazione per le sue creazioni. E quelle che sembrano solo fantasie erano in realtà la trasfigurazione di racconti e oggetti dei salotti settecenteschi. L’esposizione invita a guardare in modo diverso cartoni e parchi a tema, per scoprire legami insospettabili con l’arte.
LIVRES
Antoine de SAINT-EXUPÉRY Consuelo de SAINT-EXUPÉRY, Il principe e la rosa. Lettere d’amore 1930-1944 (Correspondance 1930-1944), Donzelli editore.
«Oh Consuelo tornerò presto a disegnare dappertutto dei piccoli principi… Dov’è la mia Consuelo?». Antoine a Consuelo
«Ti amo e amo il mondo dei nostri sogni, amo il mondo del piccolo principe, ci vado a passeggio». Consuelo ad Antoine
Buenos Aires, settembre 1930. Il conte Antoine de Saint-Exupéry ha già pubblicato i primi romanzi, ma la sua vita è dedicata al volo: esperto aviatore, dirige a Buenos Aires la linea aeropostale Argentina-Francia, inaugurando nuove rotte in tutta l’America Latina. È in questo ruolo che conosce la giovane Consuelo Suncín Sandoval. Scrittrice, giornalista, scultrice e pittrice, Consuelo è uno spirito libero, al limite dello scandalo: a poco meno di trent’anni ha già un divorzio e due matrimoni alle spalle. Molti la descrivono come un vulcano, dalla cui forza vitale Antoine de Saint-Exupéry rimane affascinato. Tra i due, immediatamente, esplode la passione. La loro relazione turbolenta, fatta di continue separazioni e commoventi ricongiungimenti, darà vita a una delle più belle corrispondenze d’amore del XX secolo. La vita della coppia sarà tutt’altro che semplice: il loro amore è continuamente messo alla prova dalle lunghe fughe di «Tonio» e dal desiderio di libertà di Consuelo, ma a unirli è la comune capacità di immaginare storie e creare mondi popolati di stelle, piccoli animali e ogni genere di tesori. La promessa reciproca di un amore incondizionato permetterà loro di sopportare l’inquietudine e la lontananza, quando Saint-Exupéry deciderà di arruolarsi volontario nella seconda guerra mondiale. Tonio è consapevole dei rischi che corre e sa che potrebbe non tornare più, mentre Consuelo non smetterà mai di credere al ritorno del suo principe volante. Poco prima dell’incidente nel quale perderà la vita, lo scrittore aviatore aveva pubblicato a New York il libro destinato a diventare il suo più grande successo: una fiaba sognante e delicata nella quale un giovane principe compare magicamente davanti a un aviatore in panne, in mezzo al deserto del Sahara. L’immaginario è lo stesso che troviamo nel lessico amoroso di queste lettere inedite, che svelano in controluce la realtà dietro la fantasia, permettendoci di vedere Il Piccolo Principe come la più bella lettera d’amore di Tonio a Consuelo, del principe alla sua rosa.
Albert CAMUS – Maria CASARÈS, Saremo leggeri. Corrispondenza 1944-1959 (Correspondance 1944-1959), Bompiani.
Albert Camus e Maria Casarès si incontrano il 19 marzo 1944 a casa di Michel e Zette Leiris, in occasione di una rappresentazione del Desiderio preso per la coda di Pablo Picasso. Lei, galiziana, figlia dell’ultimo primo ministro della Spagna repubblicana fuggito a Parigi nel 1936, ha ventun anni e ha iniziato la sua carriera di attrice nel 1942 al Théâtre des Mathurins, proprio quando Albert Camus pubblicava Lo straniero e Il mito di Sisifo. Camus, che di anni ne ha trenta e vive da solo a Parigi, lontano dalla moglie Francine rimasta in Algeria, resta incantato da Maria. Quel primo incontro è il preludio di una storia d’amore travolgente: i due si amano, poi si lasciano, poi si ritrovano, e nel frattempo si scrivono centinaia di lettere. Quelle di lei rivelano la vita di una grande attrice, le giornate frenetiche, le registrazioni, le prove, le rappresentazioni, le riprese, ma anche il coraggio, la vitalità sconcertante, le fragilità. Da quelle di lui emergono lo stesso amore per la vita, la passione per il teatro, e poi i temi che gli stanno a cuore, il mestiere di scrittore, i dubbi, il lavoro della scrittura nonostante la tubercolosi. Ma soprattutto le lettere raccontano un amore tenace, lucido, consapevole, stretto “dai vincoli della terra, dell’intelligenza, del cuore e della carne”.
“Un’opera a due cuori e quattro mani, un’opera simbiotica.” Le Monde des livres
Lettere da Auschwitz. Storie ritrovate nella corrispondenza inedita dei lager, a cura di Karen TAÏEB, UTET.
«Immagino, mia cara Yvonne, che il tuo naso e la tua gola stiano meglio. Io sto bene», scrive Sylvain Bloch in una lettera vidimata ufficialmente dal campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau. Sarà l’unica che invierà. Yvonne gli risponderà trentadue volte senza ottenere mai risposta. In pochi lo sanno, ma tra il 1942 e il 1945 fu attiva la Brief-Aktion, un sistema ufficiale di corrispondenza tra circa tremila ebrei francesi deportati ad Auschwitz e le loro famiglie. Cartoline brevi, che in un’Europa segnata dalla guerra riuscivano incredibilmente ad arrivare a destinazione, rappresentando spesso per chi era rimasto o era riuscito a nascondersi l’unica occasione di contatto con i propri cari. La Brief-Aktion è un capitolo della Shoah poco noto ma sorprendente, e a più di settant’anni dalla liberazione dei campi queste testimonianze aiutano a far luce su zone ancora inesplorate della macchina propagandistica nazista. Strani messaggi di speranza scritti sotto costrizione, obbligatoriamente in tedesco e vagliati dalla censura, utili forse a rassicurare il mondo sulla clemenza dei campi di lavoro, o forse a stanare altri ebrei da deportare. E infatti i prigionieri si abituavano a un linguaggio cifrato, a complesse macchinazioni per recapitare queste lettere a casa di amici così da non mettere in pericolo la propria famiglia. Non c’erano solo queste cartoline ufficiali, però, perché dal campo partivano anche lettere clandestine che a volte riuscivano a evitare i controlli, portando notizie assai meno speranzose sul destino dei deportati. In una di queste, Sally Salomon scrive poche, dolorose parole: «È solo la speranza di rivederti che mi dona la forza di vivere e di abbracciarti presto». Le Lettere da Auschwitz ci immergono così nella realtà terribile del campo di concentramento, mostrandoci la vita quotidiana al suo interno, le speranze e le preoccupazioni di chi sapeva che non avrebbe più rivisto la propria casa e i propri cari. Scavando negli archivi inediti del memoriale della Shoah a Parigi di cui è responsabile, Karen Taïeb, che da anni si dedica a rintracciare le lettere e gli scritti dei deportati, alla ricostruzione delle loro biografie e anche delle foto che li ritraggono, in questo volume alterna cartoline ufficiali e carteggi clandestini, riuscendo a ricostruire tassello dopo tassello la storia personale di ventidue deportati. Questo libro è la storia di ventidue persone, strappata all’oblio dell’Olocausto e riconsegnata finalmente alla nostra Storia e alla nostra memoria.
Simonetta GREGGIO, Bellissima, Éditions Stock.
“Qu’est-ce qui m’a poussée, jeune fille, à abandonner mes proches, ma maison, ma langue maternelle? Pourquoi ai-je laissé derrière moi mes amis, mes petits frères, ma mère, mon pays? Qu’est-ce qui fait qu’un homme tendre comme mon père est devenu un monstre, à un moment donné? Quel est ce mal qui m’a rongée jusqu’à presque encrever? Cela s’appelle Italie: ma douleur, mon amour, ma patrie. Un pays qui n’a pas fait les comptes avec le fascisme dont il fut l’inventeur. Un pays comme une famille, plein de secrets – bruyants, destructeurs, meurtriers.”
Après Dolce Vita 1959-1979 et Les Nouveaux Monstres 1978-2014, Simonetta Greggio poursuit son «autobiographie de l’Italie». Pour la première fois, elle raconte l’histoire de sa famille, de ses parents, et la sienne. À la violence intime répondent les années sombres et rouges de l’Histoire.
Née en 1961 à Padoue, Simonetta Greggio vit en France depuis 1981. Elle est journaliste, productrice à Radio France et romancière depuis 2005. Bellissima est son quatorzième roman. Elle a également cosigné le scénario du film Titane, de Julia Ducournau, Palme d’or à Cannes en 2021. Elle écrit en français mais l’Italie et les Italiens restent son univers romanesque et historique.
Caroline BONGRAND, Louis Vuitton. L’audacieux, Gallimard.
Son nom est Vuitton, «tête dure» en patois jurassien, il a tout juste treize ans mais de la détermination à revendre lorsqu’il quitte, en sabots et sans pain, le moulin familial pour échapper à sa marâtre. Une marche initiatique qui le conduit en deux ans à Paris où il trouve à sêmployer auprès de Maréchal, le layetier-coffretier-emballeur le plus en vue du faubourg Saint-Honoré. Sa bonne étoile ne le quittera plus. D’une plume alerte, Caroline Bongrand retrace l’ascension de ce jeune audacieux, artisan virtuose et visionnaire dans une capitale transformée par Haussmann. Lorsque Eugénie de Montijo devient impératrice des Français, elle garde auprès d’elle son emballeur préféré auquel la lie une amitié aussivraie que durable. lnstallé à son compte en 1854 Louis Vuitton, porté par les fastes du Second Empire, ne cessera plus d’innover pour créer des malles adaptées aux tenues les plus extravagantes et aux voyages les plus lointains, faisant de sa propre existence un roman.
Roberto CALASSO, Ciò che si trova solo in Baudelaire, Adelphi.
Nei suoi scritti postumi Roberto Calasso torna sull’enigma Baudelaire: la magia di un dandy che univa sogno e vita reale.
A duecento anni dalla sua nascita, Baudelaire è il caso molto raro di uno scrittore che ha mantenuto intatta la sua forza di penetrazione intellettuale e la capacità di scardinare ogni forma di pensiero sclerotico. Dopo La Folie Baudelaire, che era un vasto libro non solo su Baudelaire ma su tutta la Parigi intorno a lui, Roberto Calasso ha voluto concentrarsi su ciò che costituisce la singolarità irriducibile dello scrittore – innanzitutto il taglio della sua intelligenza e quel gusto che ha dato un’impronta definitiva a ciò che si è poi chiamato il moderno.
Questo saggio è uscito contemporaneamente all’edizione francese delle Belles Lettres con il titolo: Ce qui est unique chez Baudelaire:
«Baudelaire s’est trouvé vivre au carrefour de la Grande Ville, qui était le carrefour de Paris, qui était le carrefour de l’Europe, qui était le carrefour du XIXe siècle, qui était le carrefour d’aujourd’hui. Ce n’est qu’à travers lui que nous en prenons conscience. On se demande pourquoi. C’est à cause du formidable écart entre son intelligence et ce qui l’entourait. Une intelligence d’un nouveau genre, fondée sur les nerfs. Mis à nu, les nerfs étaient le nouveau sensorium, le dernier fond – labile – sur lequel s’appuyer. En même temps que le regard. Le regard de Baudelaire n’a pas subi les outrages du temps. Il n’a pas été terni, rien ne l’obscurcit. Pour ceux qui le suivent, comme une lueur intermittente, se révèlent des barrières de corail, des tunnels sans fin, des réseaux de ruelles. Ils constituent le paysage de ses années, qui continue de s’étendre jusqu’à aujourd’hui – et au-delà.» Roberto Calasso
Cet essai résulte des décennies de fréquentation de l’œuvre de Baudelaire par le grand lettré qu’est Roberto Calasso. Au travers d’une lecture intime du texte, mais aussi de la connaissance des multiples récits, correspondances de l’auteur, Roberto Calasso a atteint une expertise peu égalée de l’œuvre de Baudelaire. Pour célébrer le bicentenaire de la naissance du poète, à l’invitation du musée d’Orsay et des Belles Lettres, il s’est replongé dans ses lectures, pour en extraire des leçons sur ce qui fait la radicale irréductibilité de l’œuvre de Baudelaire, de sa sensibilité et de sa conception du monde.
L’écrivain et éditeur italien Roberto Calasso, récemment disparu, n’en avait jamais fini avec l’auteur des Fleurs du mal. […] On ne laisse pas d’admirer cette façon de tresser la biographie, l’analyse et l’érudition afin de nous faire goûter la littérature au tamis d’un regard unique, lui aussi.
Livres Hebdo
Arthur RIMBAUD, Una stagione all’inferno (Une saison en enfer), introduzione di Patti Smith, il Saggiatore.
Stampata in cinquecento copie, poi dimenticata e riscoperta, Une saison en enfer avrebbe cambiato i destini della poesia moderna. Ora torna in una nuova traduzione.
Arthur Rimbaud è un mito nero e eterno: passato, presente e futuro del mondo a rovescio. A diciott’anni ha trascorso Una stagione all’inferno, nel baratro del proprio essere, nell’abisso dell’esistenza, dove nessuno mai ha osato tanto. In lui sono la follia e il genio del maledetto, del punk, di tutto ciò che la norma rifiutava ieri, calpesta oggi e disprezza domani; in lui si è riconosciuta una rivoluzionaria come Patti Smith, che qui introduce la Stagione e ne porta alla luce la forza negli anni mai sopita, mostrando quanto l’arte sia sempre stata, e sempre sarà, qualcosa che scuote dalle profondità della terra la pace posticcia della superficie. Edgardo Franzosini traduce ex novo il testo, scrivendo una versione conclusiva che ci invita a cercare Rimbaud non in cielo con gli occhi puntati verso l’alto, ma giù, nel fango, dove scavando con le unghie possiamo rinvenire la gemma ardente della sua poesia.
Dominique ROQUES, Il cercatore di essenze. Viaggio alle origini del profumo (Cueilleur d’essences. Aux sources des parfums du monde), Feltrinelli.
Dall’Andalusia all’India, dal gelsomino alla cannella, uno straordinario viaggio sensoriale tra le essenze naturali e le storie che le circondano, alla scoperta dei profumi e dei loro misteri.
Il profumo prima ci rassicura parlandoci di noi. Poi ci seduce parlandoci di lui.
Ogni profumo è un viaggio. Prima di evaporare sulla pelle, stuzzica l’immaginazione, risveglia ricordi e racconta una storia: quella degli uomini e delle donne che lo hanno scelto e quella degli ingredienti che lo compongono. Le essenze naturali sono la parte più magica di un profumo. Dominique Roques è un cercatore di essenze. Da oltre trent’anni gira il mondo alla ricerca degli estratti di fiori, frutti, foglie o cortecce che poi i “nasi” assemblano per creare un profumo. Noi lo accompagniamo nei suoi viaggi, a incontrare i distillatori di oud del Bangladesh che conficcano chiodi nei tronchi per accelerare la formazione della resina o i raccoglitori del balsamo del Perù, sospesi tra gli alberi a quindici metri d’altezza, con una torcia in mano. Impariamo che nel 1840 un ragazzino di soli undici anni a La Réunion è riuscito a far fruttificare la pianta di vaniglia. Scopriamo il circuito mafioso del patchouli, gli omicidi commessi in India per il sandalo e la scelta di coltivarlo in Australia, nell’incredibile regione dei diamanti rosa… Dall’Andalusia al Laos, passando per la Calabria, celebre per il bergamotto, Dominique Roques, guida d’eccezione, ci apre le porte di un mondo segreto fatto di materie prime rare e preziose, persone straordinarie e conoscenze ancestrali gelosamente custodite. E ci fa vivere l’affascinante e magnifica avventura del profumo.
Marie-Pierre SALÉ, L’acquerello (L’Aquarelle), Einaudi.
Da un’importante specialista della materia, un’opera di riferimento su una tecnica pittorica di grande suggestione. Uno splendido volume in cofanetto corredato da 300 illustrazioni.
Oggi l’acquerello è una tecnica fra le altre, libera dalle catene di regole e gerarchie di genere che ne hanno segnato la storia nei secoli scorsi. Una pittura sostanzialmente semplice, fatta soltanto di colore e un po’ d’acqua, a lungo considerata un’arte minore, ma che schiere di acquerellisti inglesi, e in seguito statunitensi ed europei, non si sono mai stancati di difendere, rivendicandone la dignità di tecnica pittorica non inferiore alle altre. Opera di riferimento, questo libro studia, grazie a un considerevole apparato iconografi co, lo sviluppo dell’acquerello nell’arte occidentale, dapprima come tecnica e poi, a partire dalla fine del XVIII secolo, come genere, dalla pratica del disegno nella miniatura medievale fi no alle creazioni splendidamente libere e policrome degli astrattisti. L’acquerello, prodotto dai paesaggisti, dagli artisti naturalisti e poi dalle giovani avanguardie, trovò il suo culmine nell’ultimo terzo dell’Ottocento. Al cambio del secolo, l’epicentro della modernità si spostò in Francia: Johan Barthold Jongkind, Paul Cézanne e, in misura minore, Paul Signac – erede di Delacroix – saranno all’origine delle grandi rivoluzioni nella storia dell’acquerello del Novecento. Se gli artisti che si sono dedicati prevalentemente all’acquerello sono pochissimi – e ancor meno quelli che l’hanno praticato in maniera esclusiva – è anche vero che da Dürer a Kandinskij con questa tecnica sono stati prodotti alcuni dei piú grandi capolavori della storia dell’arte, nel corso di un’incessante sperimentazione tuttora in corso. Un’ampia appendice completa e approfondisce il volume, fornendo un repertorio di testi e di termini che documentano i metodi di preparazione di un gran numero di colori ad acqua, trasparenti o opachi, dal XVII al XIX secolo.
Pierre-Joseph REDOUTÉ, Rose (Les roses), Elliot.
Al Museo nazionale di storia naturale di Parigi sono conservate le Vélins du Roi, il più ricco compendio di illustrazioni e dipinti di fiori e piante da tutto il mondo. È una collezione che risale a quando la botanica, tra Sei e Settecento, incontra l’arte. Uno dei più espressivi tra gli artisti botanici fu Pierre-Joseph Redouté, soprannominato per la delicatezza del tratto il Raffaello dei fiori. Pittore abilissimo nel dipingere fiori e soprattutto nel trasferire i suoi disegni in incisioni di straordinaria bellezza, Redouté fu protetto da Maria Antonietta, poi da Napoleone, e infine dagli Orléans, che utilizzarono spesso i suoi splendidi volumi come doni di Stato. Questa è l’opera più celebre del maestro, in una pregiata edizione a colori.
Georges SIMENON, A margine dei meridiani (En marge des méridiens), Adelphi.
Da Capo Nord a bordo di una slitta a Tahiti passando per le Galapagos: le peripezie del padre di Maigret.
C’era qualcosa che Simenon cercava quasi ossessivamente, nei suoi viaggi. Storie, atmosfere, personaggi lontani da lui, certo. Ma non solo. E forse a metà del suo giro del mondo, nel 1935, quel qualcosa – il segreto per passare dalla magnifica narrativa in bianco e nero dei primi anni a quella che sarebbe venuta dopo, in cui il colore avrebbe finito per prevalere – lo trovò dove nemmeno lui avrebbe creduto: negli orizzonti perduti di quelli che ancora si chiamavano mari del Sud. Di cui questi testi, e queste fotografie, raccontano tutto l’incanto, e la malattia.
Laurent TESTOT, Homo Canis. Storia di un rapporto millenario (Homo Canis. Une histoire des chiens et de l’humanité), Odoya.
Il racconto di un’affascinante avventura e di come il selvaggio lupo è diventato il nostro migliore amico.
Sin dall’antichità il cane ha affiancato l’essere umano nella caccia e nell’allevamento del bestiame, e da almeno 15.000 anni è considerato il miglior amico dell’uomo, al punto da essersi adattato alle sue abitudini ed esserne diventato un inseparabile alleato di vita. Può sembrare difficile da credere, ma tutti i cani, dal chihuahua al basset hound, discendono dai lupi, ed è stato proprio l’intervento umano a svolgere un ruolo cruciale nel modificare il loro corredo genetico, producendo, nel corso dei secoli, la grande diversità di razze cui siamo abituati oggi. In che modo, e perché, il lupo si è evoluto nel cane, l’animale domestico per eccellenza? Come hanno iniziato a vivere con noi questi temibili animali? Homo Canis è un libro ricco di informazioni sulle diverse razze canine, sulle origini della loro creazione e sulle evoluzioni cui sono state soggette. Testot traccia un affascinante affresco che non tralascia le razze meno conosciute e i racconti più sorprendenti. Dallo xoloitzcuintle, il cane nudo messicano, al dingo australiano e al cane canoro della Nuova Guinea; dall’akita inu, l’incarnazione canina dello spirito giapponese, al mastino, utilizzato dai conquistadores contro gli amerindi; dal bassotto, che durante il Medioevo e fino alla Rivoluzione Industriale era impiegato per far ruotare i girarrosti, al nobile bichon, con il suo prestigioso pedigree. Il libro non tralascia poi di dedicare spazio a tutti quei cani che sono stati gli eroi della nostra infanzia, come i celebri 101 dalmata, Rin Tin Tin e Lassie.
Michel PASTOUREAU, Il corvo. Una storia culturale (Le corbeau. Une histoire culturelle), Ponte alla Grazie.
Parla, gioca, memorizza. E ha anche il senso dell’umorismo. A questo straordinario volatile sopravvissuto all’estinzione è dedicato il saggio del grande antropologo.
Uccello celebrato nei miti di tutta Europa, nel corso dei secoli il corvo ha conosciuto un processo di svalutazione. Mentre l’antichità greco-romana ne elogiava la saggezza, l’intelligenza, la memoria e il dono della profezia, il cristianesimo medievale lo dipinge come un uccello empio e i Padri della Chiesa gli riservano un posto speciale nel bestiario del demonio; il corvo rappresenta ora il peccatore, reso nero dal fango delle proprie colpe, ora l’incarnazione stessa del diavolo e di tutte le forze del male. In epoca moderna la cattiva fama del corvo prende forma nelle favole, nei proverbi, nella lingua e nel lessico: animale dal grido luttuoso, uccello del malaugurio, delatore, personificazione della malvagità, è temuto perché associato all’inverno, alla rovina, alla desolazione e alla morte. Ma oggi il corvo si sta prendendo la rivincita: le più recenti indagini sull’intelligenza animale dimostrano che non solo è il più astuto di tutti gli uccelli, ma probabilmente è anche fra gli animali più intelligenti in assoluto, e in grado così di mettere addirittura in discussione alcune delle nostre certezze sul rapporto tra dimensioni del cervello e facoltà cognitive.
Étienne GHYS, L’incredibile storia di un fiocco di neve (La petite histoire des flocons de neige), Edizioni Sonda.
C’è ancora molto lavoro da fare per conoscere la vera natura dei fiocchi di neve. Alcuni programmi matematici producono fiocchi virtuali che possiamo visualizzare sullo schermo del computer e che assomigliano molto a quelli naturali. Quindi, possiamo dire di aver capito davvero come si sviluppa un fiocco di neve? Capire è molto più che calcolare. Questo fenomeno fisico nasconde ancora molti segreti. Un racconto che mescola storia e scienza, matematica e poesia su un fenomeno naturale che lascia a bocca aperta bambini e adulti. Étienne Ghys, il «Piero Angela» francese, spiega uno dei misteri più affascinanti della natura.
Con l’introduzione del climatologo Luca Mercalli.
«Ghys non si limita a fornirci un trattato esaustivo sulle forme della neve: ci apre una finestra su un mondo, mostrandoci per un attimo un vasto panorama che non avevamo mai considerato». – Luca Mercalli, climatologo
«La prosa di Ghys è talmente godibile, che vi chiederete se avete tra le mani un romanzo, non un saggio di divulgazione scientifica!». – Le Monde
LIVRES POUR LES PLUS JEUNES
Hélène DRUVERT, Il segreto di Arsenio Lupin (Le secret d’Arsène Lupin), Rizzoli.
Avvolto in un elegante mantello agitato dal vento, l’inafferrabile Arsenio Lupin ha colpito ancora. Un diamante blu, un inseguimento, un’evasione: quale sarà il segreto del famoso ladro gentiluomo? Dopo Una passeggiata con Mary Poppins, Hélène Druvert ci regala un altro libro speciale: meravigliose illustrazioni dal sapore misterioso e una fattura preziosa come un ricamo per celebrare tutto il fascino del famoso personaggio creato da Maurice Leblanc.
Favole di La Fontaine, illustrate da Andrea Rivola, La nuova frontiera junior.
Il lupo cattivo, la volpe astuta, il corvo vanitoso, il pavone ingrato: in questa selezione di trenta favole, nella nuova traduzione di Camilla Diez e arricchite dalle coloratissime illustrazioni di Andrea Rivola, gli animali incarnano i tanti vizi e le poche virtù degli uomini. A distanza di secoli le favole di La Fontaine, con la loro irriverenza ed eleganza, continuano a incantare lettori di ogni età.
«Dobbiamo rispetto a tutti, più che mai: chi è più piccolo di noi può salvarci dai guai. Di questa verità più di una fiaba è testimone, perché di prove abbonda la questione.»
George SAND, Racconti di una nonna (Contes d’une grand-mère), marcos y marcos.
“Le farfalle non sono altro che fiori volati via un giorno di festa quando la natura era in vena di invenzioni e di fecondità”.
Cosa si dicono i fiori? Una bambina si sdraia in mezzo al prato e silenziosamente ascolta. Scopre che i fiori coltivati sono pieni di invidia, mentre i fiori selvatici raccontano la loro storia d’amore con il vento. La Fata polverina è grigia e dimessa, la scacciano ovunque si posi… ma che vita di splendore ha da mostrarci, se saliamo le scale del suo castello. Miquel Miquelon sogna di sconfiggere un perfido gigante usurpatore; Marguerite si chiede se dare retta a un cigno o alla regina delle rane. Catturiamo una nuvola rosa, portiamola con noi sulla montagna. Scatenerà tuoni e lampi. Una vecchina dalle mani fatate riporterà il sereno.
La scrittrice più anticonformista dell’800 ci ha lasciato anche una raccolta di storie per l’infanzia. In cui la vera fata è la natura.
Sette fiabe d’autore per viaggiare, correre e sognare.
EXPOSITIONS
Dai Romantici a Segantini. Storie di lune e poi di sguardi e montagne. Capolavori dalla Fondazione Oskar Reinhart. Padova. Centro San Gaetano. 29 gennaio – 5 giugno 2022.
Questa nuova, grande mostra di Padova fa parte, come primo capitolo, di un nuovo, ampio progetto espositivo, concepito da Marco Goldin e strutturato in più esposizioni successive. Ha quale titolo complessivo, Geografie dell’Europa. La trama della pittura tra Ottocento e Novecento. Un vasto scenario artistico e storico che darà conto della situazione della pittura in Europa lungo tutto il corso del XIX e parte del XX secolo, secondo una divisione nazionale o in aree contigue. Un progetto che se da un lato metterà in risalto le specificità territoriali, dall’altro farà comprendere perfettamente le relazioni che, soprattutto fino a inizio Novecento, si manifestarono tra le diverse culture figurative nazionali. I pittori viaggiavano e si recavano nei luoghi in cui la modernità avanzava. Dalla foresta di Barbizon a Parigi, le varie accademie da Vienna a Monaco, le grandi capitali e i luoghi nei quali l’arte aveva dato nei secoli il meglio di sé. L’Italia in questo senso non mancava di continuare a esercitare un ruolo privilegiato, solo a pensare, tra i tanti nomi possibili, a chi viaggiò verso il Bel Paese, o anche ci visse, da Turner a Corot, da Manet a Böcklin, da Monet a Renoir, e si potrebbe continuare a lungo con le suggestioni. Padova avrà quindi adesso la prima mostra del ciclo, qualcosa di assolutamente inedito per il pubblico italiano, che si troverà coinvolto entro i confini di una storia meravigliosa, fatta di paesaggi incantati e ritratti indimenticabili.
François Berthoud. Hyperillustrations – Quattro decadi di moda. Milano. Fondazione Sozzani. Fino al 27 marzo 2022.
Quattro decadi di moda sono raccontate con il tratto inconfondibile di uno dei più emblematici illustratori contemporanei, in un’antologica di più di cento opere dai primi anni Ottanta fino al 2022. Berthoud suggerisce storie, scrive sceneggiature senza parole e certi suoi ritratti possiedono un’intensità che balza fuori dalla pagina, come animati da una propria volontà. “La sperimentazione fisica e il ready-made estetico sono alla base del suo lavoro grafico che può essere definito Hyper-illustrations perché con la sua mediazione François Berthoud porta la moda ai suoi estremi artistici e culturali”, scrive Chris Dercon, Direttore del Grand Palais di Parigi nel suo saggio.
Nato nel 1961 a Le Locle nella Svizzera francese, François Berthoud è riconosciuto tra i più originali illustratori di moda della sua generazione. Il suo lavoro è caratterizzato da tratti distintivi che uniscono il linguaggio della grafica e della pittura, un connubio di arte, moda e disegno. Dopo aver lavorato come art director per riviste di moda, si è dedicato al disegno coniugando arte e comunicazione e diventando uno dei più originali illustratori, ospitato con i suoi lavori su alcune tra le maggiori testate giornalistiche mondiali e in importanti musei internazionali.
À la rencontre du Petit Prince. Paris. Musée des Arts Décoratifs. Du 17 février au 26 juin 2022
Le Musée des Arts Décoratifs présente la première grande exposition muséale en France consacrée au Petit Prince, chef-d’œuvre intemporel de la littérature. Plus de 600 pièces célèbrent les multiples facettes d’Antoine de Saint-Exupéry: écrivain, poète, aviateur, explorateur, journaliste, inventeur, philosophe, porté toute sa vie par un idéal humaniste, véritable moteur de son œuvre. À l’occasion de cet hommage exceptionnel, le manuscrit original, conservé à la Morgan Library & Museum à New York et jusqu’alors jamais présenté au public français, est mis en regard d’aquarelles, esquisses et dessins – pour la plupart inédits – mais également des photographies, poèmes, coupures de journaux et extraits de correspondances. Le Petit Prince, dernier ouvrage édité du vivant de Saint-Exupéry, écrit et publié aux États-Unis en 1943 mais paru en France en 1946, est depuis lors un succès qui traverse les frontières et les époques, porteur d’un message universel.
L’histoire intemporelle et l’écriture parsemée d’illustrations poétiques ont fait la renommée de ce livre, incontournable de la littérature jeunesse dont la portée philosophique est considérable. À travers certains indices disséminés dans les textes, les dessins et la vie de l’auteur, l’exposition vise à dévoiler les aspects parfois méconnus d’Antoine de Saint- Exupéry ainsi qu’à donner des clés de compréhension pour ce conte aussi universel qu’énigmatique. Une plongée dans l’enfance d’Antoine de Saint-Exupéry ouvre le parcours, retraçant la vie de l’auteur depuis sa naissance, le 29 juin 1900 à Lyon, jusqu’à son adolescence. Son éducation au sein d’une famille aristocrate, ses talents de poète et sa fascination pour les avions sont autant d’expériences qui irriguent son œuvre. Cette introduction aborde également l’idée même de l’enfance, au cœur du récit. À la rencontre du petit prince explore le couple formé par l’aviation et l’écriture qui anime pleinement l’œuvre de Saint-Exupéry. L’exposition explore aussi la place fondamentale qu’occupe le dessin dans la vie de l’auteur, pour qui dessiner représente une manière d’être en lien avec son enfance. C’est autour du dessin que l’aviateur et le petit prince se rencontrent: «S’il vous plaît… dessine-moi un mouton!». L’ensemble de dessins d’Antoine de Saint-Exupéry, ici rassemblés, constitue un important témoignage du talent protéiforme de l’auteur et montre qu’il a toujours dessiné, souvent sur ses lettres ou ses brouillons, parfois dans des carnets ou en pleine page, au milieu de ses manuscrits. Enfin, c’est la vie posthume du petit prince qui est explorée, comme le double littéraire qui survit à Saint-Exupéry, bien après sa mort. La disparition de l’auteur, héros mort pour la France en 1944, contribue en effet à sacraliser l’ouvrage. Pour conclure le parcours, 120 éditions étrangères parmi les presque 500 langues et dialectes dans lesquels le livre a été traduit sont réunies sous la forme d’une «bibliothèque universelle».
Trésors de la collection Al Thani. Paris. Hôtel de la Marine.
L’exposition met en lumière une riche diversité d’œuvres représentant de nombreuses civilisations et couvrant une période de plus de 5000 ans. Célébrant la force unificatrice de l’art à travers les cultures, l’exposition réunit des pièces maîtresses telles que la tête d’une figure royale d’Egypte ancienne sculptée dans du jaspe rouge (1475-1292 av. J.-C.), une sculpture chinoise en bronze doré d’un ours assis provenant de la dynastie Han (206 av. J.-C. – 25 apr. J.-C.), un pendentif Maya (200-600 apr. J.-C.) ou encore la coupe de jade de l’empereur moghol Jahângîr (1569-1627).
Parmi les collections privées les plus prestigieuses au monde, la Collection Al Thani comprend un ensemble exceptionnel d’œuvres d’art couvrant une longue période de l’Antiquité à nos jours. Encyclopédique dans son approche et représentative d’un riche éventail de cultures et de civilisations, la Collection célèbre la créativité et le pouvoir universel de l’art à travers les âges. La Collection est présentée par la Al Thani Collection Foundation, une organisation à but non lucratif dont la mission principale est de favoriser et de promouvoir l’art et la culture. Elle accompagne des initiatives artistiques en apportant son soutien à des projets muséaux, à la réalisation d’expositions et de publications scientifiques qui mettent à l’honneur la richesse et la diversité des cultures. Avant l’ouverture des galeries de l’Hôtel de la Marine, les œuvres de la Collection ont été montrées dans le cadre d’expositions itinérantes et de prêts dans des institutions majeures à travers le monde. Les galeries d’exposition de la Collection à l’Hôtel de la Marine sont nées d’un accord entre le Centre des monuments nationaux et la Al Thani Collection Foundation. L’Hôtel de la Marine accueillera les œuvres de la Collection au cours des 20 prochaines années, parallèlement à un programme d’expositions temporaires thématiques.
CINÉMA
La crociata (La croisade). Un film di Louis Garrel. Con Laetitia Casta, Joseph Engel, Louis Garrel, Ilinka Lony. Uscita 5 gennaio 2022.
Possiamo continuare a vivere come se fossimo i padroni incontrastati di una Terra con risorse presumibilmente infinite? Per riflettere e mettere in discussione soprattutto le nostre abitudini Jean-Claude Carrière ‘racconta’ nel 2015 quarantacinque favole, antiche e moderne. Un commento filosofico le accompagna invitando il lettore a indagare le nozioni di condivisione, equilibrio e solidarietà. “Les Philo-Fables pour la Terre” stimola un entusiasmo ecologico e invita grandi e piccini ad andare più lontano del mondo delle favole. Commedia breve e brillante, La crociata nasce da un’idea di Jean-Claude Carrière, che firma la sua ultima sceneggiatura e narra, prima della rivoluzione Greta Thunberg, una storia di bambini appassionati di ecologia. Spingendosi un po’ più lontano, senza cadere nel grottesco, La croisade mette gli adulti di fronte alle loro incoerenze o peggio, alla loro rassegnazione. La crociata è una piccola (ma solo per durata) boccata d’ossigeno che celebra il pianeta e il cinema dell’infanzia. Un ‘genere’ che Garrel prende sul serio, mettendosi ad altezza di bambino e del cinema di François Truffaut.
È andato tutto bene (Tout c’est bien passé). Un film di François Ozon. Con Sophie Marceau, André Dussollier, Géraldine Pailhas, Charlotte Rampling. Uscita 13 gennaio 2022.
Duro e frontale, cinico e mordente. Un Ozon in purezza che si interroga sugli aspetti più intimi della vita.
La vita di Emmanuèle Bernheim, scrittrice e sceneggiatrice francese, precipita con una telefonata. Il padre ha avuto un ictus e al suo risveglio chiede alla figlia di aiutarlo a morire. A sostenerla in quella missione impossibile ci sono Pascale, la sorella trascurata, e Serge, il compagno discreto. Tra lucidità e terrore, le figlie navigano a vista nel dramma. Come rifiutare al proprio padre la sua ultima volontà? Ma come accettarla? Alla precisione asciutta della storia autobiografica di Emmanuèle Bernheim, che si impone con la sua gravità, Ozon aggiunge esplosioni di umorismo, tutte a carico di André Dussollier. Il libro è di Emmanuèle Bernheim ma il film è decisamente di François Ozon. Ozon si piazza dal côté della vita trovando il ritmo del suo film nella comicità delle situazioni. Mescolando lacrime e sorrisi, il film elude la gravità del suo soggetto e vola alto, superando la paura che ispirava al regista. Perché Emmanuèle Bernheim è un personaggio reale e un’amica perduta per l’autore.
Quanto al fatto che in Francia, come in altri paesi, sia ancora negata la possibilità alle persone di scegliere per sé di morire, Ozon dice: “Non so perché alcune persone vogliano negare ad altre il diritto di decidere della propria morte. Quello che so è che molti malati, quando sanno di avere tale possibilità e che il viaggio verso la clinica è stato programmato, ne ricevono un beneficio psicologico, al punto che poi molti cambiano idea, perché capiscono di poter decidere in totale libertà della propria vita”.
Il lupo e il leone (Le loup et le lion). Un film di Gilles de Maistre. Con Molly Kunz, Graham Greene (II), Charlie Carrick, Derek Johnson. Uscita 20 gennaio 2022.
L’idea de Il lupo e il leone è nata sul set di Mia e il leone bianco e per molti versi ne riproduce l’andamento, tenero e prevedibilissimo, e l’iter produttivo. Girato sull’isola del Lac Sacacomie, a due ore dal Quebec, in un’idilliaca ed esclusiva riserva naturale, il film di de Maistre è pervaso dall’inizio alla fine da due sentimenti solo all’apparenza contrastanti: la meraviglia che scaturisce dalla bellezza di un ambiente tra i più belli e incontaminati del globo e un senso di malinconia che prende le mosse dalla circostanza luttuosa iniziale ma poi si trasforma senza sparire, adattandosi a diversi movimenti del racconto e, a turno, a ciascuno dei personaggi coinvolti. È la malinconia che deriva da un dilemma difficilmente risolvibile, che riguarda le conseguenze della presunta civilizzazione dell’uomo sul regno animale e la scarsa fiducia che gli uomini hanno finito per avere nei confronti degli animali.
Aline. La voce dell’amore (Aline). Un film di Valérie Lemercier. Con Valérie Lemercier, Sylvain Marcel, Danielle Fichaud, Roc LaFortune. Uscita 20 gennaio 2022.
È Aline o Céline Dion la vera protagonista del film (presentato fuori concorso al Torino Film festival)? Si potrebbe dire entrambe, perché si tratta di un gioco di specchi per raccontare la nascita di una stella e la vita di una grande interprete, Céline Dion appunto. Tutto attraverso le vicende di Aline Dieu, alter ego della regista e attrice francese Valérie Lemercier, anima del film, che si è liberamente ispirata alla cantante canadese.
Quebec, fine anni ’60, Sylvette e Anglomard danno il benvenuto alla loro 14esima figlia: Aline. Nella famiglia Dieu, la musica regna sovrana e quando Aline cresce scopriamo un dono per lei, ha una voce d’oro. Quando sente quella voce, il produttore musicale Guy-Claude ha solo una cosa in mente … fare di Aline la più grande cantante del mondo. Supportati dalla sua famiglia e guidati dall’esperienza e poi dall’amore nascente di Guy-Claude, scriveranno insieme le pagine di un destino straordinario.
L’ultimo giorno sulla Terra (Le dernier voyage). Un film di Romain Quirot. Con Hugo Becker, Jean Reno, Lys Oussadit-Lessert, Paul Hamy Uscita 20 gennaio 2022.
L’ultimo giorno sulla Terra è un interessante esordio alla regia di un lungometraggio da parte di Romain Quirot, non a caso premiato a Sitges e passato anche al Science+Fiction di Trieste. Il regista è oggi coinvolto in diversi altri progetti tra cinema e Tv e già aveva firmato una prima versione di questa storia in forma di corto, visibile anche sul web sottotitolato in inglese e intitolato Le dernier voyage de l’énigmatique Paul W.R.. L’ultimo giorno sulla Terra è una metafora del riscaldamento globale e altre catastrofi causate dall’uomo sul pianeta, ma non ha la freddezza della satira di Adam McKay, bensì lo slancio malinconico di un road movie alla fine del mondo, tragico ed ecologista, che lancia un nuova voce del cinema mainstream francese. Non si tratta della risposta francese a Don’t Look Up, bensì di un film precedente che, tra postapocalisse, ecologia e intimismo, riesce nel raccontare una storia di fantascienza senza rinunciare allo spettacolo né all’autorialità.
Stringimi forte (Serre-moi fort). Un film di Mathieu Amalric. Con Vicky Krieps, Arieh Worthalter. Uscita 27 gennaio 2022.
Il nuovo film di Mathieu Amalric: l’adattamento cinematografico di un’opera teatrale di Claudine Galea.
Se n’è andata, ha lasciato marito e figli… O viceversa?
Il discorso perfetto (Le discours). Un film di Laurent Tirard. Con Benjamin Lavernhe, Alexandre Picot, Jean-Michel Lahmi, Laurent Bateau. Uscita 10 febbraio 2022.
Dal libro di Fabrice Caro, un film teatrale che consegna a Lavernhe il suo primo ruolo da protagonista. Adrien è un trentacinquenne romantico, depresso e ipocondriaco, da trentotto giorno ancor più sofferente perché la fidanzata, Sonia, ha messo « in pausa » la loro relazione fino a data da destinarsi. Si trova in questo stato penoso ad una noiosa cena di famiglia quando il fidanzato di sua sorella gli chiede il favore di tenere un discorso durante la cerimonia per il loro matrimonio. Angosciato alla sola idea, Adrien comincia così a produrre un un lungo discorso mentale, in cui immagina quel che potrebbe dire, ricorda i traumi e i bei momenti passati, analizza la sua famiglia, la sua relazione e se stesso, in attesa che un messaggio di Sonia riaccenda in lui la speranza e la felicità.
I cieli di Alice (Sous le ciel d’Alice). Un film di Chloé Mazlo. Con Alba Rohrwacher, Wajdi Mouawad, Isabelle Zighondi, Mariah Tannoury. Uscita 15 febbraio 2022.
Un racconto poetico tra poesia e malinconia, Un’intensa e originale opera prima, selezionata alla Semaine de la Critique di Cannes 2020, che intreccia fiction e stop motion.
Negli anni ’50, Alice lascia la Svizzera per il Libano. Non s’innamora solo del Paese ma anche di Joseph, un ambizioso astrofisico che sogna di inviare il primo cosmonauta libanese nello spazio. Dopo qualche anno, la guerra civile incrina il paradiso che Alice si è costruita e che cerca di proteggere con tutte le sue forze.
Gagarine. Un film di Fanny Liatard, Jérémy Trouilh. Con Lyna Khoudri, Alseni Bathily, Jamil McCraven, Finnegan Oldfield, Farida Rahouadj. Uscita 17 febbraio 2022.
Un film di banlieue che è uno straordinario viaggio attraverso le conseguenze della Storia. Alla periferia sud di Parigi, l’enorme complesso residenziale Cité Gagarine, un tempo simbolo di modernità e progresso, sta per essere demolito dopo anni di degrado rampante. Tra le 370 famiglie in attesa di essere assegnate ad altre abitazioni c’è chi è più pronto di altri a dire addio a un luogo così significativo, ma su tutti è il sedicenne Youri, che lì è cresciuto, a non volersi rassegnare. Mentre gli appartamenti attorno a lui si svuotano, e mentre i cantieri e gli operai si moltiplicano, il ragazzo che porta il nome del primo uomo nello spazio mette il talento ingegneristico e una fantasia « cosmica » al servizio di un sogno.