ESPACE CULTURE

À LA UNE

Edna O’Brien reçoit la plus haute distinction culturelle de France.

L’auteure irlandaise Edna O’Brien doit être nommée Commandeur de l’Ordre des Arts et Lettres français par Roselyne Bachelot, ministre française de la Culture, le dimanche 7 mars. La cérémonie se déroulera en ligne à la veille de la Journée internationale de la femme. La citation de l’Ordre des Arts et de Lettres déclare qu’elle honore le talent d’O’Brien, elle est décrite comme une “femme de lettres” qui a offert une voix aux femmes du monde entier. L’auteure de 90 ans a des liens étroits avec la France. Elle a ouvert le Festival de théâtre d’Avignon en 2020 en lisasnt son roman Girl, une histoire de violence faite aux femmes. L’Ordre des Arts et des Lettres est décerné chaque année à des personnalités de la littérature et des arts.

Interview: novelist Edna O'Brien on her heartbreaking search for the kidnapped Chibok schoolgirls | The Sunday Times Magazine | The Sunday Times

 

Les Rendez-vous littéraires rue Cambon.

L’ambassadrice et porte-parole de la Maison Chanel, Charlotte Casiraghi et la directrice Virginie Viard inaugurent Les Rendez-vous littéraires rue Cambon. Organisées tout au long de l’année autour du thème de l’émancipation, ces rencontres permettront d’accueillir des écrivaines et des comédiennes, entourées d’amis de la Maison, pour lire, échanger et croiser leur regard singulier sur leur œuvre ou celles d’autres figures littéraires historiques ou contemporaines qui leur sont chères. On peut suivre toutes les rencontres sur le site de la Maison Chanel.

Émancipation féminine: Chanel ouvre une nouvelle page culture

 

Alla scoperta del Proust perduto.

Una straordinaria scoperta letteraria: vengono finalmente alla luce “I settantacinque fogli” spariti per sessant’anni, avvolti nel mistero e poi riapparsi nel 2018. Si tratta delle bozze de À la recherche du temps perdu, un elemento essenziale per la comprensione della genesi del testo. Li pubblicherà in Francia l’editore Gallimard.

Graal proustien, les « soixante-quinze feuillets » de très grand format étaient devenus légendaires. La seule trace qui en existait était l’allusion qu’y faisait Bernard de Fallois, en 1954, dans la préface du Contre Sainte-Beuve. En 1962, ils n’avaient pas rejoint la Bibliothèque nationale avec le reste des manuscrits de l’auteur de Swann. Leur réapparition en 2018 à la mort de Bernard de Fallois, après plus d’un demi-siècle de vaines recherches, est un coup de tonnerre. Car les insaisissables « soixante-quinze feuillets » de 1908 sont une pièce essentielle du puzzle. Bien antérieurs au Contre Sainte-Beuve, ils ne font pas que nous livrer la plus ancienne version d’À la recherche du temps perdu. Par les clés de lecture que l’écrivain y a comme oubliées, ils donnent accès à la crypte proustienne primitive. « Un livre est un grand cimetière où sur la plupart des tombes on ne peut plus lire les noms effacés », lit-on dans Le Temps retrouvé : mais ici, le temps n’a pas encore effacé tous les noms.

Les Soixante-quinze feuillets by Marcel Proust

 

LIVRES

Laetitia COLOMBANI, Il palazzo delle donne (Les victorieuses), Nord edizioni.

Il nuovo bestseller dell’autrice della Treccia.

Qui sei benvenuta. Qui sarai protetta. Qui troverai molto più di ciò che cercavi.

È il coraggio a spingere la giovane Blanche a voltare le spalle a una vita di agi per lanciarsi nella più logorante delle battaglie: quella contro la povertà, la fame e l’umiliazione. A sette anni dalla fine della Grande Guerra, Parigi è ancora in ginocchio. Eppure Blanche si rende conto che alla metà dei bisognosi è negato ogni aiuto: tutti gli sforzi, infatti, sono rivolti agli uomini; nessuno tende la mano alle donne che ogni giorno mendicano agli angoli delle strade, si privano del cibo per sfamare i propri bambini e dormono all’addiaccio per sfuggire ai mariti violenti. Per Blanche, quella è un’ingiustizia intollerabile. E, quando viene a sapere che in rue de Charonne è in vendita un intero palazzo, combatterà fino all’ultimo per regalare un luogo sicuro a tutte le donne in difficoltà…

È la disperazione a portare Solène al Palazzo delle Donne. Avvocato di successo, Solène è crollata il giorno in cui un suo cliente si è gettato dalla finestra del tribunale. Come parte della terapia, lo psicologo le ha suggerito il volontariato, così lei ha scelto di aiutare le donne che hanno trovato rifugio tra le mura di quel grande edificio in rue de Charonne. Qui, entra in contatto con un mondo lontanissimo da lei, fatto di miseria, di sfruttamento, di perdita. Ma anche di condivisione, di resilienza e di riscatto. A poco a poco, Solène capisce di non essere tanto diversa dalle ospiti del Palazzo: come lei, pure loro sono state sconfitte dalla vita. Però non si arrendono e continuano a lottare per un futuro migliore, traendo forza l’una dall’altra, come legate da un filo invisibile di solidarietà e comprensione. E sarà proprio quel filo ad avvolgere anche il cuore di Solène e a cambiare per sempre la sua esistenza.

«L’autrice della Treccia non delude: il suo secondo romanzo, che dà voce a chi mai ne ha avuta, è bellissimo.» Culture 31

«Il meraviglioso ritratto di due eroine ingiustamente dimenticate.» Le Figaro

«Due storie che corrono parallele sino a toccarsi, meglio ancora “intrecciarsi”. È ancora una volta questa la parola giusta, l’immagine che riassume il secondo romanzo di Laetitia Colombani» – Ilaria Zaffino, Robinson

Laetitia Colombani è nata a Bordeaux nel 1976. Ha studiato cinema all’École Louis-Lumière e ha diretto il suo primo film a soli venticinque anni. In breve tempo, si è imposta come regista, sceneggiatrice e attrice. Ha lavorato con attrici del calibro di Audrey Tautou, Emmanuelle Béart e Catherine Deneuve. La treccia è il suo romanzo d’esordio, che è rimasto per mesi ai vertici delle classifiche francesi e aggiudicandosi il prestigioso Prix Relay.

La Libridinosa: Recensione 'Il palazzo delle donne' di Laetitia Colombani - Editrice Nord

 

Jean-Marie LE CLÉZIO, Alma (Alma), Rizzoli.

Il pretesto che dalla Francia porta Jérémie Felsen a Mauritius è un sasso, perfettamente rotondo, appartenuto al padre, ma sotteso al viaggio c’è un bisogno antico di entrare in quell’isola lontana dove la sua famiglia, e tutti i suoi antenati, hanno vissuto. Su questo pezzetto di terra già mezza affondata dai traffici moderni, approdo dolce per il turista desideroso di lidi azzurri, Felsen si incammina in cerca di chi ha storie meno lievi da raccontare, di chi si muove con grazia tra i rumori sottili della foresta, di chi ancora ricorda che un tempo questo territorio era il regno incontrastato del dodo, uccello buffo e inadatto al volo, sterminato dai coloni. Romanzo di abbagliante bellezza, sorta di omaggio al luogo in cui lo stesso Le Clézio è nato è cresciuto, Alma è un avvicendarsi di quadri struggenti e voci solo apparentemente svigorite, ed è un memento. Perché sulle stesse spiagge che oggi accolgono i surfisti c’è stato un tempo, l’epoca d’oro della coltivazione della canna da zucchero, in cui “uomini, donne, ragazzini venivano scaraventati sulla sabbia, barcollanti, il corpo coperto di piaghe, tremanti di febbre e di paura, gli occhi strabuzzati per lo sgomento davanti al più bel paesaggio del mondo che presto sarebbe stato la loro tomba ». Il mare di Mauritius, suggerisce Le Clézio, è un pezzo della nostra storia da cui serve farsi straziare.

«Jean-Marie Le Clézio racconta miti familiari e ancestrali legati al paese a cui sente di appartenere più della Francia, con una scrittura da antropologo che scatena emozioni» – Daria Galateria, Robinson

Jean-Marie Le Clézio è nato nel 1940 a Nizza. Nel 2008 gli è stato conferito il premio Nobel per la Letteratura, con la seguente motivazione: “Scrittore di nuove partenze, di avventura poetica, di estasi dei sensi, esploratore di un’umanità al di là e al di sotto della civilizzazione regnante”.

Alma - Rizzoli Libri

 

Georges SIMENON, La fattoria del coup de vague (Le Coup de Vague), Adelphi.

Ogni mattina, da tutte le case prospicienti la spiaggia denominata, quasi fosse un presagio, Le Coup de Vague (alla lettera: «il colpo d’onda»), avanzano, nella melma e nei banchi di sabbia lasciati dall’oceano che via via si ritira, i carretti dei mitilicoltori che vanno a raccogliere ostriche e cozze. Tra loro, Jean e sua zia Hortense, «coriacea, granitica, solida», quasi fosse «fatta anche lei di calcare». È Hortense, insieme alla sorella Émilie, con la sua «faccia da suora», a mandare avanti la casa e l’azienda. E dalle zie Jean si lascia passivamente coccolare e tiranneggiare: gli va bene così, ha una motocicletta nuova, le partite a biliardo con gli amici e tutte le donne che vuole, perché è un pezzo di marcantonio, con i capelli neri e gli occhi azzurri. Quando però la ragazza che frequenta da alcuni mesi gli annuncia di essere incinta, la monotona serenità della loro vita viene travolta da qualcosa che assomiglia proprio a un’ondata, improvvisa, violenta. A sistemare la faccenda ci pensa, naturalmente, zia Hortense: basta conoscere il medico giusto, e pagare. Ma qualcosa va storto, e Jean è costretto a sposarla, quella Marthe pallida, spenta e sempre più malata, di cui le zie si prendono cura con zelo occhiuto e soffocante…
Rari sono gli scrittori capaci, come Simenon, di portare alla luce, sotto la corteccia della rispettabilità piccolo-borghese, un verminaio di menzogne e di rancori, di ricatti e di ferocie.

La fattoria del Coup de Vague | Georges Simenon - Adelphi Edizioni

 

Yasmina REZA, Anne-Marie la beltà (Anne-Marie la Beauté), Adelphi.

Una pièce di Yasmina Reza, un altro gioiello per il lettore.

Lo scrittore, ha detto una volta Yasmina Reza, è si­mile a un alchimista, poiché «prende una materia per crearne un’altra». E proprio in virtù dei poteri alchemici della sua scrittura – mai così esatta e a­cuminata, e al tempo stesso mai così ricca di sfu­mature – l’intervista che un’oscura ex attrice, An­ne­-Marie Mille, immagina di concedere a una se­rie di invisibili giornalisti dopo la morte di una ce­lebre collega, Giselle Fayolle detta Gigi, si tramuta nell’elogio di tutti gli attori che celebri non diven­tano mai, quelli il cui nome compare in fondo alla locandina. A Saint-­Sourd, il paese del Nord della Francia dove Anne-­Marie ha trascorso un’infanzia priva di ogni luce, oltre ai pozzi di carbone c’era una piccola compagnia teatrale, i cui componenti, ai suoi occhi innamorati, avevano la statura di se­midei. Un giorno, però, la bambina triste, che sol­tanto nelle sue accese fantasticherie poteva creder­si bella, è riuscita a «scendere» a Parigi, e a calcare anche lei le scene. E non importa che abbia recita­to sempre in ruoli secondari, e che sia vissuta nel­l’ombra dell’affascinante, insolente Gigi, non importa che abbia avuto un marito noioso, che ora si ritrovi vecchia e malandata, né che il suo unico figlio sia arido e dispotico: perché, anche se solo per poco, lei ha conosciuto il «mondo dello spet­tacolo». Di quel mondo ci racconta, con arguzia affettuosa, splendori e miserie, riuscendo a farci ridere e a commuoverci – e a dire, nonostante tut­to: «A volte, sul palcoscenico, sono stata Anne­-Ma­rie la beltà».

Lemaître, Pennac, Reza… nos 8 coups de cœur de la rentrée littéraire - Le Parisien

 

Sophie DUBOIS-COLLET, La storia prende il treno (L’histoire prend le train), add editore.

«Quando la storia deraglia, spesso lo fa su un treno mitico…» Salite a bordo dei treni più belli del mondo con Sophie Dubois-Collet e rivivrete con lei storie incredibili che vi faranno sorridere e commuovere, che vi faranno paura o infonderanno coraggio. Gli appassionati del treno lo sanno: i treni possono essere meravigliose macchine dei sogni.

Non esiste invenzione umana che abbia trasformato il paesaggio rurale e urbano quanto il treno. La comparsa delle prime linee ferroviarie e delle prime stazioni, all’inizio del XIX secolo, suscita allo stesso tempo meraviglia e perplessità. Qualcuno pensa che il treno non abbia futuro…
Eppure la Storia prende il treno: in carrozze spesso simili a salotti, con poltrone di velluto e lampade Art Déco, re, regine e politici prendono decisioni e ricevono visite ufficiali. Vagoni come caveau che trasportano banconote e pietre preziose bottino di epiche rapine, locomotive come armi temibili, talvolta simbolo di libertà e rivolta, ispirazione di pittori, scrittori e registi, i treni di Sophie Dubois-Collet ci portano in India, nel Sudafrica dell’apartheid, negli Stati Uniti e nella Vecchia Europa.

Alle vicende della principessa Sissi viaggiatrice in incognito, di Edoardo VIII che in treno raggiunge Miss Warfield, nome da nubile di Wallis Simpson, di un presidente francese caduto dal finestrino, di Obama che – seguendo le orme di Lincoln – viaggia da Philadelphia a Washington, si alternano le rapine di Jesse James, la storia del bunker di Hitler, le battaglie di Gandhi, l’ultimo viaggio della Regina Vittoria e di Winston Churchill, fino alle pagine sull’Orient Express e il Treno azzurro di Agata Christie e Georges Simenon, l’incidente di Dickens, i fratelli Lumière, Mezzogiorno di fuoco e i film di Alfred Hitchcock…

“Ogni treno è un racconto che svela le storie di uomini e donne che hanno segnato la storia.” – Paris Match

Sophie Dubois-Collet, giornalista francese, laureata in archeologia con un master in storia dell’arte, esordisce nella scrittura con un libro in cui la storia viaggia su alcuni dei treni più belli e più curiosi del mondo.

La storia prende il treno - la recensione del libro di Sophie Dubois-Collet • Uozzart

 

Amélie NOTHOMB, Gli aerostati (Les aérostats), Voland.

«Ancora non sapevo che Donate apparteneva a quel genere di persone che si irritano per un nonnulla. I suoi rimproveri mi facevano sprofondare nella vergogna. – Non si lascia il bagno in questo stato – mi disse. – Scusa! Che ho fatto? – Non ho toccato niente. Devi rendertene conto da sola. Andai a vedere. Non c’erano pozze d’acqua sul pavimento, né capelli nel piatto della doccia. – Non capisco. Mi raggiunse sospirando. – Non hai tirato la tenda della doccia. Come vuoi che si asciughi se rimane piegata a soffietto?»

«Nothomb torna con Gli aerostati, romanzo frizzante e molto letterario che racconta il rapporto tra un ragazzo viziato e la sua insegnante. Da leggere fino all’ultima riga» – Daria Galateria, Robinson

Dopo aver risposto a un annuncio Ange, brillante studentessa di filologia, inizia a dare ripetizioni a Pie, uno strano sedicenne, dislessico e incompreso dai genitori. Affascinato dalla matematica, Pie disprezza invece la letteratura. Sotto l’occhio vigile di Grégoire, l’autoritario padre del ragazzo, Ange si mette al lavoro incoraggiando Pie a leggere un classico dopo l’altro. Il rapporto tra i due diventa subito speciale, e anche Ange avrà qualcosa da imparare dal suo allievo… Con la scrittura folgorante a cui ci ha abituati, il 29° romanzo di Amélie Nothomb è una celebrazione della lettura e della giovinezza, con una sfumatura noir. “Tutto può avere a che fare con la letteratura”.

Gli aerostati” di Amélie Nothomb (e non solo): come la letteratura non ha mai smesso di amare Omero – ilLibraio.it

 

Ismail KADARÉ, Le mattine al Café Rostand (Matinées au Café Rostand), La nave di Teseo.

Il Café Rostand è un luogo mitico della Parigi letteraria e per Ismail Kadaré un luogo del cuore in quella che è diventata la sua città. Un legame che dura da oltre quattro decenni, da quando, nei primi anni settanta, miracolosamente gli venne permesso dal regime albanese di visitare la capitale francese. Il Café Rostand diventa un riferimento, una tappa obbligata ogni mattina per leggere e scrivere, rifugio e fonte d’ispirazione, routine che gli permette di evocare Tirana e Mosca, l’Accademia di Francia e il Macbeth, il premio Nobel ma anche gli amici e i compagni che subirono, come lui, il bavaglio della dittatura in Albania, e le figure letterarie che Parigi, con la sua storia e il suo fascino, gli ricorda. In questi racconti Ismail Kadaré riesce a trasmettere il fermento e la passione di una vita votata alla scrittura e all’arte.

Ismail Kadaré è considerato uno dei più grandi autori europei. Nato e cresciuto in Albania, ha lasciato il paese nel 1990 in contrasto con la dirigenza comunista, e ha chiesto asilo politico in Francia. La sua opera va dalla poesia alla narrativa alla saggistica. Ha vinto il Prix Méditerranée per stranieri con La Pyramide. Dal 1996 è membro associato a vita dell’Académie des sciences morales et politiques. Nel 2005 gli è stato riconosciuto l’International Booker Prize, mentre nel 2009 ha vinto il premio Principe delle Asturie. È stato più volte candidato alla selezione finale per il Premio Nobel. Nel 2018 è stato insignito del Premio Internazionale Nonino.

Le mattine al Café Rostand di Kadaré Ismail - Bookdealer | I tuoi librai a domicilio

 

Victoria MAS, Il ballo delle pazze (Le bal des folles), Edizioni e/o.

Una storia avventurosa e appassionata, un inno alla libertà delle donne in un mondo che ancora nell’Ottocento era dominato dagli uomini.

«Con questo ballo in cui le « pazze » sembrano le uniche in grado di sentire davvero Victoria Mas consegna al lettore un romanzo intenso e fiero, che obbliga a spostare i limiti tra normalità e follia e insieme a riconsiderare quanto caro, nel corso della storia, è stato il prezzo pagato dalle donne per essere legittimate a esistere» – Andrea Marcolongo, Tuttolibri

«La casa editrice E/O pubblica quello che è stato il caso letterario del 2019 in Francia, Il ballo delle pazze di Victoria Mas, giovane autrice dalla bellezza molto francese al suo esordio nel romanzo, dopo aver lavorato nella scrittura per il cinema» – Eleonora Barbieri, il Giornale

«Ciascuna delle protagoniste per sopravvivere, nel manicomio, si aggrappa alle proprie convinzioni, anche se sono verità dolorose e difficili da condividere. Ma nella serata surreale del ballo in maschera, quando follia e razionalità sembrano non avere più confini, tutto può diventare finalmente possibile» – Patrizia Violi, Corriere della Sera

Fine Ottocento. Nel famoso ospedale psichiatrico della Salpêtrière, diretto dall’illustre dottor Charcot (uno dei maestri di Freud), prende piede uno strano esperimento: un ballo in maschera dove la Parigi-bene può « incontrare » e vedere le pazienti del manicomio al suono dei valzer e delle polka. Parigi, 1885. A fine Ottocento l’ospedale della Salpêtrière è né più né meno che un manicomio femminile. Certo, le internate non sono più tenute in catene come nel Seicento, vengono chiamate « isteriche » e curate con l’ipnosi dall’illustre dottor Charcot, ma sono comunque strettamente sorvegliate, tagliate fuori da ogni contatto con l’esterno e sottoposte a esperimenti azzardati e impietosi. Alla Salpêtrière si entra e non si esce. In realtà buona parte delle cosiddette alienate sono donne scomode, rifiutate, che le loro famiglie abbandonano in ospedale per sbarazzarsene. Alla Salpêtrière si incontrano: Louise, adolescente figlia del popolo, finita lì in seguito a terribili vicissitudini che hanno sconvolto la sua giovane vita; Eugénie, signorina di buona famiglia allontanata dai suoi perché troppo bizzarra e anticonformista; Geneviève, la capoinfermiera rigida e severa, convinta della superiorità della scienza su tutto. E poi c’è Thérèse, la decana delle internate, molto più saggia che pazza, una specie di madre per le più giovani. Benché molto diverse, tutte hanno chiara una cosa: la loro sorte è stata decisa dagli uomini, dallo strapotere che gli uomini hanno sulle donne. A sconvolgere e trasformare la loro vita sarà il « ballo delle pazze », ossia il ballo mascherato che si tiene ogni anno alla Salpêtrière e a cui viene invitata la crème di Parigi. In quell’occasione, mascherarsi farà cadere le maschere…

Umiliazioni e violenze, perché "Il ballo delle pazze" è un caso letterario

 

Marie-Claire BLAIS, La sete (Soifs), Safarà Editore.

In una grande villa in un’isola senza nome del Golfo del Messico, entrambe spartiacque tra infiniti mondi, vengono indetti tre giorni e tre notti di festa per salutare la nascita di Vincent, e la fine di un secolo. Nel corso dei magnifici festeggiamenti i molti invitati di Mélanie e Daniel collidono tra loro in un flusso vorticoso di sentimenti indomabili, passandosi il testimone di una narrazione corale che scorre inquieta in cerca dell’appagamento della sete inestinguibile che accomuna tutti i protagonisti di questo vertiginoso romanzo corale: la sete di ubriachezza, di bellezza, e infine di giustizia.

“La grande romanziera del Québec, celebre in tutto il mondo, ha costruito per oltre mezzo secolo un’abbacinante opera sulla vita degli emarginati”. Le Monde

La scrittrice e drammaturga Marie-Claire Blais è nata in Québec nel 1939. Le sue opere hanno ricevuto innumerevoli premi, tra cui il Prix Molson du Conseil des arts du Canada e il Prix du Gouverneur général. È stata inoltre insignita del Compagnon de l’Ordre du Canada e del Compagne de l’Ordre des arts et des lettres du Québec, riconoscimenti che l’hanno consacrata come una delle più grandi scrittrici della sua generazione.

Soifs par Marie-Claire Blais | Roman québécois | Leslibraires.ca

 

Annarita BRIGANTI, Coco Chanel. Una donna del nostro tempo, Cairo Editore.

In una narrazione che all’intensità della ricerca unisce una concezione viva della memoria quale dimensione non del passato, ma del presente, Annarita Briganti conduce il lettore in un vero e proprio incontro con una donna che a mezzo secolo dalla scomparsa appartiene ancora, e pienamente, al nostro tempo. La storia di ogni grande donna è la storia delle sue guerre. Quelle di Coco Chanel sono state almeno quattro: due conflitti mondiali, le battaglie sindacali degli anni Venti e Trenta, e la guerra contro i suoi fantasmi. Questa, la più cruenta di tutte, comincia con l’abbandono da parte del padre, prosegue con l’infanzia lontana dalla famiglia, «esiliata» in un convento di suore – che però, conquistato il benessere, sosterrà economicamente – e poi con la perdita di un grande amore, il più grande, e con la rinuncia a una casa vera e propria per trasferirsi al Ritz, dove il fermento quotidiano di un albergo spera possa tenere a bada il silenzio, la solitudine che da sempre l’assediano. Regina del jet-set intellettuale nella Parigi d’oro degli artisti, creatrice di uno stile immortale, diva delle sfilate internazionali, frequentatrice delle stanze del potere, amata da musicisti, poeti, aristocratici, forse in realtà Chanel ebbe due unici amici veri: le forbici d’argento che portava al collo, e i suoi libri. In una narrazione che all’intensità della ricerca unisce una concezione viva della memoria quale dimensione non del passato, ma del presente, Annarita Briganti conduce il lettore in un vero e proprio incontro con una donna che a mezzo secolo dalla scomparsa appartiene ancora, e pienamente, al nostro tempo. Nel suo racconto, i luoghi attraversati e i sentimenti vissuti fanno brillare gli eventi storici di luce propria, restituendoci la persona Chanel al di là dell’icona, le sue verità oltre le leggende e le polemiche, la sua forza oggi che, come mai prima, ne avvertiamo il bisogno.

Annarita Briganti è giornalista culturale, scrittrice, traduttrice. Ama raccontare storie di grandi donne.

Coco Chanel anniversario: nuovo libro per i 50 anni dalla morte | Amica

 

Chiara PASQUALETTI JOHNSON, Coco Chanel. La rivoluzione dello stile, White Star Editore.

Ricco di fotografie, illustrazioni e disegni d’epoca, questo prezioso volume celebra, a cinquant’anni dalla sua scomparsa, la figura di una donna straordinaria, divenuta un’icona di stile senza tempo: Gabrielle Bonheur Chanel, in arte Coco. Dalla sua infanzia difficile alle prime geniali intuizioni, fino alla creazione – esattamente cent’anni fa – di una leggenda chiamata Chanel n. 5, la vita e la carriera di una donna che ha rivoluzionato il mondo della moda con il suo gusto impeccabile, le sue linee squisitamente moderne e un’eleganza intramontabile, fatta di semplicità e pulizia. Senza dimenticare incursioni e connubi tra le arti, un capitolo è dedicato all’attività di costumista teatrale: Coco ha lavorato con Jean Cocteau su commissione di Sergei Diaghilev; il sipario era opera nientemeno che di Picasso. Un ritratto fedele e appassionato, il racconto del cammino che ha fatto di Mademoiselle la regina dello stile che noi tutti conosciamo.

Coco Chanel. La rivoluzione dello stile. Ediz. illustrata - Chiara Pasqualetti Johnson - Libro - Mondadori Store

 

Massimo RECALCATI, Ritorno a Jean-Paul Sartre. Esistenza, infanzia e desiderio, Einaudi.

La filosofia di Sartre è scomparsa dal nostro orizzonte culturale. Con questo libro Massimo Recalcati propone un « ritorno a Sartre ». Non tanto rileggendone l’opera alla luce della psicoanalisi, ma mostrando quanto potrebbe essere utile per la psicoanalisi contemporanea non dimenticare la lezione sartriana.

Se pochi intellettuali hanno influito in misura cosí decisiva nella cultura del Novecento quanto Jean-Paul Sartre, oggi il filosofo francese, per una sorta di vendetta dell’indifferenza, appare messo indebitamente ai margini dal pensiero dominante. Tanto piú criticamente suggestivo è per questo il ritratto inedito che ne propone Massimo Recalcati. Al centro il rapporto tra libertà e destino, necessità e contingenza, invenzione e ripetizione, costituzione e personalizzazione. E soprattutto un’idea d’infanzia concepita non tanto come tappa evolutiva o residuo archeologico, quanto piuttosto come presenza inassimilabile che l’esistenza ha il compito di riprendere incessantemente. In tale processo il confronto con Freud e Lacan diventa decisivo: come liberare il desiderio da quel miraggio di totalizzazione compiuta che Sartre definisce «desiderio di essere»? come consegnarlo a una mancanza capace di essere davvero generativa?

Ritorno a Jean-Paul Sartre, Massimo Recalcati. Giulio Einaudi Editore - Piccola Biblioteca Einaudi Ns

 

Yasmina KHADRA, L’affronto (L’outrage fait à Sarah Ikker), Sellerio.

Attraverso una storia avvincente, il cui eroe oscuro è un poliziotto che indaga un atto di violenza sulla propria moglie, Yasmina Khadra ci offre un intenso viaggio letterario e un’inchiesta di grande tensione psicologica in una Tangeri dominata dalla corruzione, dal vizio e dalla violenza.

Sarah, bella signora di una famiglia ricca e potente del regno del Marocco, è stata violentata nella sua villa a Tangeri. Quella notte, Driss, il marito, era assente. È un funzionario di polizia di umili origini che ha fatto carriera grazie alla protezione del suocero. Le indagini, secondo un costume consolidato, si avviano in modo inerte; il vicecommissario di turno se la prende con un disgraziato qualunque, preoccupandosi soprattutto di salvaguardare se stesso. Finché Driss non prende in mano il caso e lo porta avanti in modo nevrotico. Circondato dall’invidia, non troppo sotterranea, dei colleghi, spinto da un sentimento diviso tra l’amore e la vendetta d’onore, arriva a lambire gli ambienti più privilegiati. È sottilmente bravo Yasmina Khadra a unire allo svolgimento incalzante della trama l’approfondimento psicologico di un conflitto importante. Il marito è sincero nel dolore, ma istintivamente sente oltraggiata la propria atavica supremazia proprietaria nei confronti della donna; la moglie avverte il proprio corpo «che ormai è solo carne contaminata», ma rifiuta di soccombere a una cultura che per tradizione la vuole colpevole e che giustifica la ripugnanza del marito. I romanzi di Khadra, da anni tradotti in tutto il mondo, sono polizieschi che mirano a rappresentare una realtà più vasta. Il gioco dei personaggi, la loro inconfondibile caratterizzazione, gli permettono di attraversare, registrandone cause e fenomeni, l’intera stratificazione sociale. Una società claustrofobica, impaurita e diseguale, ma non tanto lontana, in fondo, dalla nostra.

Yasmina Khadra, pseudonimo di Mohamed Moulessehoul, è uno scrittore stimato e apprezzato nel mondo intero. Nato in Algeria nel 1956, reclutato alla scuola dei cadetti a nove anni, è stato ufficiale dell’esercito algerino. Dopo aver suscitato la disapprovazione dei superiori con i suoi primi libri, ha continuato usando come pseudonimo il nome della moglie. Nel 1999 ha lasciato l’esercito svelando così la sua vera identità e ha scelto di vivere in Francia.

L'affronto di Yasmina Khadra - Sellerio

 

Aleksandar Rankovic, Atelier de cartographie de Sciences Po, François Gemenne, Atlante dell’antropocene (Atlas de l’Anthropocène), Mimesis edizioni.

Nella mitologia greca, Atlante era il titano sulle cui spalle gravava il peso della Terra. Quando nel 1538 Gerardo Mercatore introdusse gli atlanti stampati, il significato della parola “atlante” si modificò, non implicando più una responsabilità nei confronti della Terra, ma una forma di dominio. Quasi cinque secoli più tardi, la situazione si capovolge nuovamente: questo Atlante mostra come il tentativo di controllare e possedere la Terra sia impossibile e l’unico risultato di questa folle idea sia quello di rimanervi schiacciati. Cambiamenti climatici, erosione della biodiversità, cambiamento demografi co, urbanizzazione, inquinamento atmosferico, deterioramento del suolo, catastrofi naturali, incidenti industriali, crisi sanitarie. Per la prima volta, un atlante che riunisce tutti i dati sulla crisi ecologica dei nostri tempi attraverso brevi capitoli accompagnati da un’imponente e aggiornata infografica. Un’opera ambiziosa “che ci fa da guida in un momento mai così cruciale nella storia dell’umanità”, come nota Luca Mercalli.

François Gemenne, esperto di politiche dello sviluppo e di migrazioni, insegna all’Università di Liegi. È membro dell’Osservatorio sul clima del Ministero della difesa francese. La sua ricerca affronta il tema dei cambiamenti climatici, con particolare attenzione ai disastri naturali. Ha lavorato a New Orleans, dopo l’uragano Katrina, a Fukushima, in Cina, alle Maldive e in molti altri paesi.

Aleksandar Rankovic ha collaborato con Bruno Latour e François Gemenne al programma “Earth Policy in the Anthropocene” all’Università Sorbona di Parigi. La sua ricerca si concentra sulle questioni climatiche e sulla biodiversità.

Thomas Ansart, Benoît Martin, Patrice Mitrano, Antoine Rio sono i realizzatori delle mappe e dei grafici dell’Atelier de cartographie de Sciences Po.

Libro Atlante dell'Antropocene - F. Gemenne - Mimesis | LaFeltrinelli

 

CINÉMA

Arsène Lupin: l’eroe di Maurice Leblanc continua a rinascere.

Tutti pazzi per Lupin. La serie tv Netflix (cinque episodi la prima serie e una seconda è già prevista per l’estate) con Omar Sy, ispirata alle avventure del ladro gentiluomo, è in cima alla top 10 delle più viste in Italia e nel mondo, Stati Uniti compresi. Il merito del successo, comunque non scontato viste le iniziali polemiche sollevate sui social per la scelta di un Arsenio Lupin di colore, va cercato nella trama avvincente, che mescola il dramma ai meccanismi del poliziesco, incuriosendo e divertendo senza mai calare di ritmo. Ma anche al mito di un personaggio senza tempo che, dopo aver appassionato intere generazioni, torna in una veste completamente nuova. Dimenticatevi infatti il ladro gentiluomo di Maurice Leblanc. I creatori George Kay e François Uzan hanno fatto la scelta intelligente di non reimmaginare Arsène Lupin nella Parigi odierna, ma piuttosto raccontano la storia di un uomo influenzato dal personaggio di fantasia. Un’operazione ben riuscita, grazie anche alla scelta di Omar Sy che con il suo carisma riesce a dare vita a un protagonista credibile. Benché quindi il Lupin di Netflix sia un quasi dichiarato omaggio alla letteratura, con tanto di citazioni e libro onnipresente nelle riprese, il “nuovo” Arsenio è un personaggio tutto diverso, perfettamente calato nella nostra contemporaneità. Si chiama Assane Diop ed è figlio di un immigrato.

Lupin, la recensione di Fabio Chiesa della nuova serie Netflix