ESPACE CULTURE
À LA UNE
Il Piccolo Principe compie ottant’anni.
Pubblicato durante la guerra, è uno dei libri più letti e amati al mondo. Ottant’anni dopo riedizioni, biografie, musical, mostre ne celebrano il leggendario autore: Antoine de Saint-Exupéry.
“Il Piccolo Principe è un libro che non ha eguali nella storia della letteratura. È per bambini ma anche per grandi. È il libro di un uomo che aveva definito la sua vita un lungo esilio dall’infanzia, ma che è stato fino all’ultimo un adulto impegnato e serissimo, capace di andare negli Stati Uniti per convincere l’opinione pubblica della necessità di difendere l’Europa. È il libro di un aviatore-scrittore che voleva comunicare all’umanità la visione che aveva avuto di un mondo visto dall’alto; gli era sorta spontanea la domanda: dove vi siete persi, uomini? Come vivete? Come vi prendete cura di un pianeta così piccolo nell’immensità dello spazio?”, nota Anna Castagnoli, che ha scritto la prefazione a una nuova, raffinata, edizione del testo, tradotto dalla poetessa Chandra Livia Candiani.
L’ultimo volo fatale del suo autore tra la Sardegna (che nel 2019 gli ha dedicato un museo, il Mase, ad Alghero) e la Corsica oggi ispira uno dei principali giallisti francesi, Michel Bussi, a indagare su quella mattina del 31 luglio 1944, quando Antoine de Saint-Exupéry decolla da Borgo. E non ritorna più: e se alcuni rottami del bimotore riaffiorano anni dopo, del suo corpo non si saprà più nulla. Bussi rilegge il mistero alla luce del Piccolo Principe: e se quel racconto, sostiene, fosse proprio il suo testamento?
Il Teatro alla Scala di Milano ha incaricato il compositore Pierangelo Valtinoni di realizzare uno spettacolo con la regia di Polly Graham. E infine un musical, che, partito dal teatro Nuovo di Salsomaggiore, toccherà le principali città italiane. “C’è un po’ del musical, un po’ del varietà, un po’ ovviamente del teatro, un po’ del circo, un po’ dell’installazione. Soprattutto speriamo ci siano poesia e meraviglia” afferma il regista Stefano Genovese. “Le scene non si fermano agli occhi o alle orecchie, che sono solo porte sensoriali per arrivare alla destinazione finale: il cuore di ogni spettatore”. Perché, si sa, l’essenziale è invisibile agli occhi.
Tutte queste iniziative perché un uomo, 80 anni fa, ci ha lasciato un racconto, Il Piccolo Principe, per ricordarci il senso dell’amicizia, il valore della cura, il bello di emozionarci.
Vivre vite di Giraud, Premio Goncourt 2022, esce per Guanda.
Vivre vite, il romanzo di Brigitte Giraud, vincitore nel 2022 del Premio Goncourt, il più prestigioso premio letterario francese, edito in Francia da Flammarion, sarà pubblicato in Italia da Guanda nell’aprile 2023. Lo annuncia la casa editrice che ripubblicherà in seguito anche un libro della backlist dell’autrice: L’amore è sopravvalutato. Pubblicato a fine agosto, Vivre vite era stato tra i libri più apprezzati dalla critica e dal pubblico d’Oltralpe.
Amin Maalouf entra nella giuria del Premio Nonino.
Il Premio Nonino numero 46, che si terrà sabato 27 gennaio 2024, come da tradizione a Ronchi di Percoto, nelle Distillerie Nonino, vedrà la Giuria arricchita da tre nuovi membri: Amin Maalouf, scrittore libanese Accademico di Francia, Jorie Graham, poetessa statunitense, e Mauro Ceruti, filosofo italiano.
“Il Premio Nonino occupa un posto speciale nel panorama culturale, ove letteratura e idee si fondono con l’amicizia, la convivialità e l’antica venerazione dei poeti per la natura e la bellezza”, sono le parole di Amin Maalouf. “Ho avuto il privilegio di ricevere il premio un quarto di secolo fa, e ho sentito subito, recandomi a Percoto, che questo riconoscimento era ben più di un premio letterario; rappresentava realmente, per mia moglie e per me, una sorta di adesione simbolica all’Italia, alla sua terra generosa, alla sua civiltà millenaria, e alla sua arte di vivere. Entrare a far parte della giuria del Premio rafforza ulteriormente questa sensazione. Sono grato per questo invito e lieto della possibilità di incontrare presto gli altri giurati, quelli che sono già miei amici e quelli che lo diventeranno”.
LIVRES
Michel BUSSI, Codice 612. Chi ha ucciso il Piccolo Principe? (Code 612. Qui a tué le Petit Prince?), edizioni e/o.
Michel Bussi ci trascina stavolta in un avvincente giallo letterario la cui soluzione va decifrata tra le righe di uno dei racconti più letti del mondo, una favola apparentemente per bambini che veicola un messaggio filosofico profondo e più che mai attuale. Libro gustosissimo per chiunque e indispensabile per chi ha amato Il Piccolo Principe.
«Ho letto Il Piccolo Principe per la prima volta verso i sette anni. Anzi, l’ho ascoltato: c’era un disco in francese in cui veniva declamato da un attore, Gérard Philipe». Michel Bussi parla della passione di una vita, quella per il racconto di Antoine de Saint-Exupéry. «L’ho letto a più riprese e nell’adolescenza mi ha segnato in maniera particolare. Poi ho messo riferimenti a Il Piccolo Principe, più o meno camuffati, in tanti dei miei libri. E così lo consultavo sempre». Finché ha deciso di dedicarvi proprio uno dei suoi romanzi.
Il Piccolo Principe e il suo autore, Antoine de Saint-Exupéry, sono accomunati dal mistero della loro scomparsa: quella dello scrittore-aviatore morto in guerra in circostanze mai ben chiarite, tanto che nel tempo si è ipotizzato che fosse vivo e vegeto da qualche parte, e quella del personaggio che, morso da un serpente velenoso alla fine del racconto, lascia il lettore incerto sulla sua vera sorte. Toccherà a due investigatori fare luce su quello che ha tutta l’aria di essere un enigma la cui soluzione è stata dissimulata dallo stesso Saint-Exupéry nel testo: Andie, giovane detective alle prime armi appassionata del Piccolo Principe, e Neven, ex aviatore e meccanico di aeroplani, che del famoso libro sa poco o niente. Incaricati da un eccentrico miliardario, percorreranno insieme il mondo alla ricerca di indizi confrontandosi con i membri dell’occulto Club 612, un’associazione segreta che raduna i massimi esperti del Piccolo Principe. Il loro avventuroso viaggio, in cui non mancano la volpe, la rosa e il serpente, è analogo a quello del Piccolo Principe, con la differenza che, invece di visitare i vari asteroidi, i nostri eroi si spostano da un’isola all’altra. Andranno così sull’isola dell’uomo d’affari, su quella del re, della vanitosa, del bevitore, del lampionaio, del geografo…
Michel Bussi è l’autore francese di gialli attualmente più venduto oltralpe. È nato in Normandia, dove sono ambientati diversi suoi romanzi e dove insegna geografia all’Università di Rouen. Ninfee nere (Edizioni E/O 2016) è stato il romanzo giallo che nel 2011, anno della sua pubblicazione in Francia, ha avuto il maggior numero di premi. Dello stesso autore ricordiamo Tempo assassino, Non lasciare la mia mano, Mai dimenticare, Il quaderno rosso, La doppia madre, La Follia Mazzarino, Forse ho sognato troppo, Usciti di Senna, Tutto ciò che è sulla Terra morirà, Nulla ti cancella, oltre alla Caduta del sole di ferro e I due castelli.
Antoine de SAINT-EXUPÉRY, Con un sogno in testa. Lettere da un pianeta tra le stelle, L’Orma Editore.
«L’essenziale, il più delle volte, non ha peso. L’essenziale qui, in apparenza, non è stato altro che un sorriso. E un sorriso è spesso l’essenziale. Si è ripagati, da un sorriso. Un sorriso rianima. E la qualità di un sorriso può far sì che si muoia.»
Antoine de Saint-Exupéry, scrittore e aviatore francese, è l’autore della favola più letta e regalata del Novecento, amata da generazioni di lettrici e lettori e tradotta in tutto il mondo. Le sue lettere sul volo, sulla guerra e sull’amore, costellate da inconfondibili disegni, sono la più evidente testimonianza di una vita avventurosa e sognante quanto quella del piccolo principe che l’ha consegnato alla fama.
Amélie NOTHOMB, Il libro delle sorelle (Le livre des soeurs), Voland.
Dopo la rievocazione del padre, Nothomb ambienta il nuovo romanzo ancora in un ambito familiare. Che apparentemente non è il suo. Ma dal quale, quasi certamente, trae spunto.
Nora e Florent vivono un idillio perpetuo. Spinti dagli amici e dalle convenzioni sociali, decidono di avere dei figli. Tristane, la primogenita, nasce nel giro di poco tempo, ma nulla cambia: Florent ha occhi solo per Nora, che lo ricambia. La bimba, dotata e brillante, impara a essere discreta e soffre nel non trovare un posto nella coppia fin troppo affiatata formata dai genitori. La sua solitudine finisce con la nascita della sorellina Lætitia. A prima vista le due bambine provano un trasporto forte e incondizionato l’una per l’altra, con il tempo il loro rapporto esclusivo e infallibile diventa uno scudo contro l’indifferenza dei genitori…
Amélie Nothomb è nata a Kobe, Giappone, nel 1967 da genitori diplomatici e oggi vive tra Bruxelles e Parigi. Scrittrice di culto non solo in Francia – dove ha esordito nel 1992 con Igiene dell’assassino, il romanzo che l’ha subito imposta – pubblica un libro l’anno, scalando a ogni uscita le classifiche di vendita. Innumerevoli gli adattamenti cinematografici e teatrali ispirati ai suoi romanzi e i premi letterari vinti, tra cui il Grand Prix du roman de l’Académie Française e il Prix Internet du Livre per Stupore e tremori, il Prix de Flore per Né di Eva né di Adamo, e due volte il Prix du Jury Jean Giono per Le Catilinarie e Causa di forza maggiore. Sete, uscito in Francia nel 2019, è arrivato secondo al Prix Goncourt dello stesso anno. Primo sangue, suo trentesimo romanzo, si è aggiudicato il Prix Renaudot 2021 e il Premio Strega Europeo 2022.
Giuseppe SCARAFFIA, Marcel Proust, Bompiani.
Giuseppe Scaraffia ha dedicato buona parte dei suoi studi all’opera proustiana per eccellenza, la Recherche. In questo saggio ampiamente illustrato con foto d’epoca disegna un ritratto dell’autore francese che rompe molte categorie di genere. Questa infatti non è solo una biografia, né tantomeno un testo di pura invenzione letteraria, ma supera ogni confine diventando esso stesso una ricerca, e restituisce tutta la grandezza e la complessità di questo sforzo: una lettura che permette d’entrare nella vita del più grande romanziere francese del primo Novecento, la cui figura è ancora capace di affascinare i lettori di oggi.
Giuseppe Scaraffia (Torino, 1950) vive a Roma, dove insegna letteratura francese presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”.
Eric-Emmanuel SCHMITT, L’uomo che guardava attraverso i volti (L’homme qui voyait à travers les visages), edizioni e/o.
Un libro visionario, delicato, filosofico e tenero, arricchito dalla presenza di Eric-Emmanuel Schmitt in quanto personaggio del suo stesso romanzo. Un libro che fa riflettere, commuove e ci dà una visione diversa della violenza e del terrorismo che stanno funestando la nostra epoca.
Augustin Trolliet, orfano dalla nascita, lavora come stagista non retribuito al giornale Demain di Charleroi, operosa città del Belgio. Una vita decisamente misera, quasi da barbone, che però subisce un’impennata quando Augustin si ritrova casualmente a essere testimone di un feroce attentato terroristico. Al giornale le sue quotazioni salgono, ma la sua presenza sul luogo dell’esplosione e il fatto che sia l’unico ad aver visto in faccia il terrorista suscitano i sospetti del commissario Terletti, che comincia a rendergli la vita impossibile. Augustin ha un’altra prerogativa: vede i morti che per qualche motivo sono rimasti legati a certi vivi. Mandato dal giornale a intervistare il celebre scrittore Schmitt sulla recente ondata di violenza terroristica, Augustin e il romanziere parlano invece dello strano dono del giovane. Augustin vede intorno a Schmitt una folla di morti che accompagnano e ispirano lo scrittore: morti eccellenti come Mozart, Diderot o Molière. Schmitt è sbigottito e affascinato e propone al giovane un viaggio con l’ayahuasca, miscela sciamanica di piante allucinogene, con il preciso intento di incontrare Dio… È solo l’inizio di una vicenda, oscillante tra il metafisico e l’indagine poliziesca, che dopo continui colpi di scena porterà a un finale del tutto inaspettato.
Eric-Emmanuel Schmitt, membro dell’Académie Goncourt, è nato a Sainte-Foy-lès-Lyon nel 1960. Come autore teatrale ha scritto numerose opere rappresentate in tutto il mondo. I suoi romanzi sono tradotti in molte lingue.
Claude ARNAUD, Che hai fatto dei tuoi fratelli? (Qu’as-tu fait de tes frères?), Bompiani.
Esce in Italia il romanzo biografico di Claude Arnaud. Storia di fratelli, amore e libri.
Inizio anni sessanta, periferia di Parigi. Un palazzone nuovo, il segno del mondo che cambia. Claude è un bambino curioso e timido che ama leggere di nascosto, a letto, la sera, così come fanno i suoi fratelli grandi, immersi in Chateaubriand e Tucidide. Il padre, che vorrebbe coglierli sul fatto, scivola sul pavimento lucido e si spacca il naso. È con una scena insieme buffa, drammatica e simbolica che si apre il romanzo-memoir di Claude Arnaud. Che ha appena tredici anni quando esplode il sessantotto e si getterà nelle braccia della controcultura, cambierà nome e pelle, assaggerà amori di ogni genere e l’estasi delle droghe. Intanto la famiglia si disperde, muore la mamma, Pierre precipita nella follia, Philippe va a fare il giro del mondo. Il vitalismo eccessivo e rischioso di una generazione, il contrasto fra euforia collettiva e drammi personali, la ricerca spasmodica dell’identità sono i temi-chiave di un libro sfaccettato e affascinante, scritto con slancio e precisione.
Éric FOUASSIER, L’ufficio degli affari occulti (Le bureau des affaires occultes), Neri Pozza Editore.
Un bambino corre, a piedi nudi, nella notte. Corre senza meta nelle viuzze buie e strette della Parigi cenciosa che festeggia l’ascesa al trono di Luigi Filippo. Il suo cuore è un tamburo impazzito. La mente, occupata da un solo pensiero: sfuggire agli artigli del Vicario, che è lì da qualche parte, nell’oscurità, pronto a dargli la caccia tutta la notte. In un vicoletto, il bambino scorge un coccio di bottiglia tra le immondizie. Lo afferra per tagliare il tendone più vicino. Un taglio discreto, giusto per entrare. Una volta dentro, lo accolgono visi da incubo, emersi dal nulla, in un terrificante labirinto di specchi da cui è impossibile uscire… Dall’altra parte della città, in uno dei quartieri ricchi della capitale, nella residenza di Charles-Marie Dauvergne, deputato alla Camera di fresca nomina, si festeggia il fidanzamento di Lucien Dauvergne con la figlia di un industriale normanno. Lucien è un giovane frivolo, un dandy elegante e bohémien. Nel corso della serata, sale al piano superiore della casa e scompare letteralmente dalla festa. Temendo un capriccio del suo incorreggibile rampollo, Madame Dauvergne si avventura anche lei al primo piano, e vede il figlio inginocchiato dinanzi a un grande specchio di Venezia con la cornice dorata. Il giovane si alza, abbozza un saluto, poi avanza con passo risoluto verso la finestra e si getta serenamente nel vuoto. L’inchiesta su una tragica, illogica morte del figlio di un personaggio illustre suscita sempre non pochi timori nelle alte sfere del potere. Alla Süreté viene perciò convocato e istruito in tutta fretta Valentin Verne, giovane ispettore della Buon costume, il servizio di protezione della morale. A Valentin, che sotto la sua apparenza eterea cela una durezza, una determinazione tagliente quanto il filo di una lama, non resta che accettare il nuovo incarico, anche se comporta, per il momento, la rinuncia a venire in aiuto di Damien, un orfano indifeso caduto nelle grinfie del mostro che si fa chiamare il Vicario. Accolto in Francia da uno straordinario successo di critica e di pubblico, L’ufficio degli affari occulti è un romanzo irresistibile in cui i generi si uniscono in un intrico fatto di esoterismo e scienza, di misteri e codici da decifrare insieme al protagonista delle sue pagine: Valentin Verne, responsabile dell’Ufficio degli affari occulti della Süreté di Parigi.
Éric Fouassier, nato nel 1963, è professore universitario, membro dell’Accademia Nazionale di Farmacia e Cavaliere della Legion d’Onore. Ha scritto diversi romanzi e racconti. L’ufficio degli affari occulti ha vinto il premio Maison de la Presse nel 2021 ed è il primo di una serie con protagonista l’ispettore Valentin Verne.
Serge LATOUCHE, L’abbondanza frugale come arte di vivere. Felicità, gastronomia e decrescita (L’abondance frugale comme art de vivre. Bonheur, gastronomie et décroissance), Bollati Boringhieri.
Propositi per il nuovo anno: evitare sprechi ed eccessi. E consumare con consapevolezza e voglia di condivisione. Il filosofo ed economista della decrescita torna sui temi del ridurre e del rallentare. E rivolge la sua attenzione all’universo del cibo, al nostro rapporto con la tavola, alla luce della felicità moderna che poggia su ricchezza e abbondanza. E invece no: felicità è gustare, assaporare. E condividere il cibo, nel rispetto del suolo e della vita.
Serge Latouche è professore emerito di Scienze economiche all’Università di Paris-Sud.
Adrienne MONNIER, Rue de l’Odéon. Storia di una libreria che ha fatto il Novecento (Rue de l’Odéon), Editore Bordo Libero.
Pubblicato per la prima volta in Italia nel 2009, torna ai lettori il racconto di un’esperienza straordinaria, la storia della libreria La maison des amis des livres, che la giovane Adrienne Monnier, animata da passione e coraggio, aprì a Parigi il 15 novembre 1915, al n.7 di rue de l’Odéon. Qui, in anni effervescenti e drammatici, era possibile incontrare tra i suoi frequentatori, immersi in vivaci conversazioni o in solitarie riflessioni, L. Aragon, W. Benjamin, A. Gide, A. Breton, J. Cocteau, J. Joyce, P. Valéry, S. Beckett e altri ancora. Cuore pulsante della vita culturale tra le due guerre, la cui fama varcherà i confini francesi con la traduzione dell’Ulysse di Joyce (1929), la libreria è inseparabile dalla personalità di Adrienne Monnier. Allo stesso modo la sua storia è inseparabile dall’autobiografia. Così il libro è l’autoritratto di una donna e al contempo l’evocazione della straordinaria atmosfera che seppe creare attorno a sé. Rue de l’Odéon è un omaggio alla letteratura e ai mestieri che ispira.
“Diventando libraia” scrive Adrienne Monnier, “non cercai di ingraziarmi per prima cosa gli autori, ma i loro libri, quei libri in cui mettevano il meglio di sé e di noi tutti. Puntai dritto al regno di Dio, il resto mi fu dato in aggiunta”.
Luc LANG, L’autostrada (L’autoroute), Edizioni Clichy.
«Un libro che toglie il respiro e si insinua nella mente senza lasciare tregua» Les Inrockuptibles
«Questo romanzo è pura, cristallina tensione, come i migliori libri di Stephen King, ma è scritto da un autore che non ha niente da invidiare a Umberto Eco» Lire
Un romanzo che afferra il lettore nella stazione di un paesino nell’estremo nord della Francia e lo trascina verso un orizzonte senza fondo tra sterminati campi di barbabietole e antichi palazzi in rovina, in un unico inarrestabile getto di parole e immagini, di carne e ricordi, senza tempo e senza respiro, in cui azioni e pensieri si fondono e si intrecciano e dove forse non succede niente anche se succede tutto, perché tutto avviene alla maniera dei sogni. Fred sbarca il lunario come lavoratore stagionale nella raccolta delle barbabietole, bramando di diventare un giorno un sassofonista. Mentre sta aspettando un treno che non arriva mai, viene abbordato da una strana coppia di mezz’età che gli offre fiumi di birra e ospitalità per la notte. Fred si lascia convincere dalla loro generosità, dalla vitalità prorompente di lei e dalla rassegnazione di lui. E allora dopo una prima notte ne arriva un’altra e poi un’altra ancora e Fred non riesce più ad andarsene da quel palazzo e da quelle vite in rovina, consapevole prigioniero della loro tentacolare umanità. Un romanzo a tre voci che si fondono in un’unica sinfonia di irrimediabile solitudine, sempre all’ombra della dritta, infinita autostrada, illusione e fine di tutto, e dove qualche notte ai camionisti stupiti capita di veder spuntare un’improbabile ballerina dalla carne bianca e cremosa, che danza col vestito di pizzo e le scarpette di scena. Un thriller psicologico in cui niente è ciò che sembra e tutto si rivela diverso, ricco di una grande pietà verso le debolezze umane, pieno di jazz e con dentro il cinema di Joseph Losey e David Lynch, che ricorda Harold Pinter e i più maturi romanzi di Stephen King. E che, come tutti i romanzi di Luc Lang, proietta il lettore in mondo parallelo, distorto e allucinato e insieme vicinissimo a ciò che tutti noi viviamo.
Henri MATISSE, Gioia di vivere. Lettere e scritti sull’arte, Donzelli Editore.
«Ho scelto di custodire dentro di me tormenti e inquietudini per poter trasmettere solamente la bellezza del mondo e la gioia del dipingere».
«Voglio un’arte di equilibrio, di purezza, di tranquillità, che non susciti inquietudine né turbamento; voglio che l’uomo stanco, stremato, esausto si goda davanti alla mia pittura la calma e il riposo». Così scriveva Henri Matisse, pittore tra i più amati del Novecento che in questo volume si rivela ai lettori attraverso una selezione delle sue lettere più belle e di alcuni scritti scelti sull’arte, estratti dalla sua consistente produzione letteraria. Guidati dall’ampia introduzione di Giorgio Agnisola, scopriamo così l’uomo, oltre all’artista, incontrando la sua sensibilità umana, la sua psicologia, le fonti della sua ispirazione. Matisse amava molto scrivere lettere e per tutta la vita dedicò grande cura alla sua corrispondenza con i familiari e gli artisti amici, ma anche con i galleristi e i mercanti d’arte, con i responsabili di musei, con alcuni critici e letterati. La selezione degli scritti pubblicati in questo libro copre quasi tutto l’arco della vita del maestro, dagli anni della formazione e dell’esperienza fauve a quelli successivi, fino al suo approdo a Nizza, verso la fine degli anni dieci del secolo passato, e al periodo del secondo dopoguerra, allorché, ormai più che settantenne, subì un importante intervento di cancro all’intestino. Si trattò di una vera e propria svolta nella sua vita. Il pittore pensò di morire, e invece superò il momento critico e visse quella «seconda vita» come un dono: pure segnati dalla sofferenza e dagli impedimenti fisici che ne derivarono, quelli furono tra i suoi anni più felici, luminosi dal punto di vista umano e artistico. Nei tredici anni che ancora visse dopo l’operazione, Matisse lavorò infaticabilmente rinnovando il suo linguaggio, applicandosi a progetti innovativi (dai papiers découpés alla Cappella del Rosario di Vence) e testimoniando un’invincibile fede nell’arte e nella vita. Da leggere come un romanzo, ma basato su un accurato lavoro di ricerca, il libro è un’appassionante ricostruzione della vita e dell’opera di Matisse, di cui mette a fuoco l’esemplarità umana oltre che il genio artistico.
Henri Matisse (1869-1954), pittore, incisore, illustratore e scultore francese, è uno dei maestri in discussi dell’arte del Novecento. Maggiore esponente della corrente del Fauvismo, Matisse ebbe contatti con i vari filoni della ricerca del primo Novecento, ma pervenne a un registro per ¬sonale, fondato essenzialmente sul segno e sul colore. Celebri sono i suoi papiers découpés, una tecnica di ritaglio di carte colorate con cui realizzò i capolavori della sua ultima stagione. Amico (e forse rivale) di Picasso, della generazione più giovane di lui, Matisse fu sostenuto dal mercato internazionale e da collezionisti di riguardo, tra cui Gertrude Stein. Già in vita, le sue opere furono esposte nei principali musei del mondo, sia in Europa che negli Stati Uniti.
LIVRES POUR LES LECTEURS LES PLUS PETITS
Michaël ESCOFFIER e Matthieu MAUDET, Buon compleanno, Palomino (Joyeux anniversaire, Palomino), Babalibri. Età consigliata: da 4 anni.
A quasi tre anni di distanza dal primo incontro, ritroviamo Palomino, il vivace pony color ambra. Per il suo compleanno Palomino ha ricevuto degli splendidi regali: un paio di graziose pantofole, un pacchetto di toffolette e una magnifica sella di cuoio per le cavalcate con Scarlett, la sua bambina. Palomino non vede l’ora di provare la sua nuova sella nella foresta! I piani, però, vengono rovinati da una tempesta improvvisa che costringe i due amici a rifugiarsi in una grotta. Finalmente al riparo, ma… GRRRR! Qualcuno sembra non essere contento di ricevere visite…
Quando Michaël Escoffier, dopo aver disegnato un cane, si sentì dire da un compagno di classe «Carina la tua giraffa!», decise che sarebbe diventato uno scrittore, e non un illustratore. Per questo lavora generalmente in coppia con illustratori e illustratrici dei quali ammira soprattutto il talento e la perseveranza.
Matthieu Maudet nasce a Nantes, dove passa il tempo a fare disegni sui margini dei quaderni. Diventato grande, si trasferisce a Rennes, dove si dedica a tempo pieno al fumetto e alle illustrazioni di libri per bambini.
Grégoire SOLOTAREFF, Lulù (Loulou), Babalibri. Età consigliata: da 5 anni.
C’era una volta un coniglietto che non aveva mai visto un lupo e un giovane lupo che non aveva mai visto un coniglio. Inizia così la bella storia di amicizia fra Tom e Lulù. «È vero che i lupi man-giano i conigli?» domanda il primo. «Pare di sì» risponde il secondo, «ma io non ne ho mai mangiati.» Mentre Lulù cresce, Tom gli insegna a giocare con le biglie, a leggere, a contare e a pescare. Lulù, invece, insegna a Tom non solo a correre più veloce di tutti gli altri conigli, ma anche… che cosa è la paura: riuscirà la loro amicizia a sconfiggerla?
Grégoire Solotareff nasce ad Alessandria d’Egitto da padre di origine libanese, medico, e da madre russa, pittrice. Studia medicina, poi decide di dedicarsi esclusivamente all’illustrazione e alla scrittura, specialmente libri per bambini. Scrive le sue prime storie nel 1985, dietro richiesta di suo figlio. Ha pubblicato un centinaio di libri per l’infanzia che sono stati tradotti in Europa, Stati Uniti e Giappone, alcuni dei quali con sua sorella Nadja. Vive a Parigi.
Agnès MATHIEU-DAUDÉ e Olivier TALLEC, Dagfrid. La rivolta del merluzzo (À Thor et à travers), Babalibri. Età consigliata: da 7 anni.
Dagfrid non ha nessuna voglia di chiudersi in cucina a preparare il banchetto per i capi vichinghi. È un compito che può considerarsi un onore, ma che è anche un’ingiustizia, perché tra i vichinghi sono le ragazze a dover cucinare chili di pesce puzzolente, mentre i ragazzi si preparano per un futuro di guerrieri o marinai. A peggiorare le cose c’è Odalrik, il fratello di Dagfrid, che sembra sempre si stia preparando a… non fare un bel niente. Comunque, qualcuno dovrà cucinare il banchetto. Chissà chi sarà!
Agnès Mathieu-Daudé è nata nel 1975 a Montpellier e vive a Parigi. Oltre a scrivere, si occupa di restauro di beni culturali e opere d’arte per il Museo di Francia.
Olivier Tallec nasce nel 1970 a Morlaix in Francia. Dopo essersi diplomato all’École Supérieure des Arts Appliqués Duperré di Parigi, lavora come grafico e illustratore.
EXPOSITIONS
Renoir. L’alba di un nuovo classicismo. Rovigo. Palazzo Roverella. Dal 25 febbraio al 25 giugno 2023.
Alla scoperta del Renoir meno noto: non solo il grande impressionista: questa mostra rivela che Renoir è stato anche molto altro.
Pierre-Auguste Renoir (1841 – 1919) è famoso soprattutto per essere stato uno dei massimi esponenti dell’Impressionismo ma questa fase della sua carriera fu in realtà piuttosto breve. Dopo un viaggio in Italia avvenne in lui una rivoluzione creativa che lo portò a rivolgere il suo sguardo al passato per dipingere in un possente stile neorinascimentale, sviluppando una “moderna classicità” che ne ha fatto il precursore del “richiamo all’ordine” che avrebbe caratterizzato l’arte tra le due guerre. La mostra si concentra su questa seconda fase della sua carriera, mettendo a confronto le sue opere con quelle di artisti italiani come Marino Marini, Carlo Carrà, Giorgio de Chirico, Filippo de Pisis e molti altri.
Il momento di svolta nella carriera di Renoir (1841-1919) è dunque il viaggio in Italia del 1881 e 1882: partito dalla Venezia di Carpaccio e Tiepolo, ebbe una meta fondamentale a Roma, dove Renoir venne travolto dalla forza della luce mediterranea e sviluppò un’ammirazione profonda per i maestri rinascimentali, in particolare per Raffaello. Prima di terminare a Palermo, il viaggio lo portò nel golfo di Napoli: qui Renoir scoprì le pitture pompeiane e fu soggiogato dai capolavori di arte antica esposti nel museo archeologico. Tutte queste esperienze avviarono in lui una sorta di rivoluzione creativa che lo portò ad abbandonare la tecnica e la poetica impressioniste: impermeabile alle mode del momento, Renoir guardò al passato per sviluppare una pittura neorinascimentale che molti, superficialmente, interpretarono come il tramonto del grande artista dopo gli splendori impressionisti. In realtà, come svela il titolo della mostra, era l’alba di un nuovo classicismo.
JR – Déplacé∙e∙s. Torino. Gallerie d’Italia. Fino al 16 luglio 2023.
Si tratta della prima mostra personale italiana di JR (lo pseudonimo rappresenta le iniziali del suo nome: Jean René), artista francese famoso in tutto il mondo per i suoi progetti che uniscono fotografia, arte pubblica e impegno sociale.
Combinando diversi linguaggi espressivi JR (1983) porta, nell’esposizione che occupa circa 4000 mq del museo di Piazza San Carlo, il suo tocco per raccontare la realtà e stimolare riflessioni sulle fragilità sociali.
Partito dalla banlieu parigina più di vent’anni fa, JR ha portato la sua arte in tutto il mondo con monumentali interventi di arte pubblica in grado di interagire con grandi numeri di persone e attivare intere comunità, dalle favelas brasiliane ad una prigione di massima sicurezza in California, dalla Pyramide del Louvre alle piramidi egiziane, dal confine tra Israele e Palestina a quello tra Messico e Stati Uniti. I problemi dei migranti e dei rifugiati, sempre più di scottante attualità, fanno da molto tempo parte dell’indagine di JR. Con il progetto Déplacé∙e∙s, cominciato nel 2022 e presentato per la prima volta in questa mostra, l’artista ha viaggiato in zone di crisi, dall’Ucraina sconvolta dalla guerra fino agli sterminati campi profughi di Mugombwa, in Rwanda, e di Mbera, in Mauritania, Cùcuta in Colombia e a Lesbo, in Grecia per riflettere sulle difficili condizioni in cui oggi versano migliaia di persone a causa di conflitti, guerre, carestie, cambiamenti climatici e coinvolgere pubblici esclusi dal circuito artistico e culturale all’insegna di valori come libertà, immaginazione, creatività e partecipazione.
Seppur effimera l’arte di JR crea un impatto sulla società e sul mondo in cui viviamo. Essa è realizzata per le persone e si realizza con le persone, rivelando l’importanza del nostro ruolo individuale e collettivo per migliorare il presente e per cercare di rispondere ad un quesito centrale per l’artista: l’arte può cambiare il mondo?
L’artista JR ha realizzato martedì 7 febbraio una performance di arte pubblica dove sono state coinvolte centinaia di persone per portare in Piazza San Carlo dalle vie adiacenti cinque teli, raffiguranti le immagini dei bambini incontrati durante le visite nei campi profughi dal Ruanda alla Grecia, alcuni dei quali sono protagonisti in mostra. L’evento, ripreso dai droni, ha mostrato l’incontro delle figure dei bambini dando vita ad uno spettacolo inedito.
Jacques Henri Lartigue. L’invenzione della felicità. Alba (Cuneo). Fondazione Ferrero. Dal 17 febbraio al 30 marzo 2023.
Dopo il grande successo veneziano alla Casa dei Tre Oci e la successiva tournée presso alcune delle più prestigiose sedi espositive italiane, la più grande retrospettiva mai dedicata in Italia all’opera del geniale fotografo della Belle Époque approda ad Alba nel cuore delle Langhe. Il percorso espositivo presenta 120 immagini, tra album di famiglia e scatti iconici che Lartigue ha collezionato nel corso della sua esistenza, e abbraccia un arco temporale che va dagli inizi amatoriali, fino alla consacrazione artistica avvenuta nel 1963, quando quasi settantenne il MOMA di New York decide di dedicargli un’importante personale. L’opera di Lartigue si caratterizza per l’approccio “umanista”, incentrato sul racconto della dimensione privata, sulla registrazione di quegli attimi di felicità che costituiscono la vita quotidiana. “L’invenzione della felicità” è proprio questo: la capacità di trattenerla, cristallizzarla e ritornare a guardarla ogni volta che lo si desidera, magari all’interno di uno dei 120 album di famiglia realizzati dall’autore nel corso della sua vita.
Avant l’orage. Paris. Bourse de commerce. Fino all’11 settembre 2023.
Le cycle d’expositions Avant l’orage, présentée par la Collection Pinault, invite à un cheminement, de l’ombre à la lumière, à travers des installations et des œuvres emblématiques pour certaines, inédites pour d’autres, d’une quinzaine d’artistes, qui s’emparent de tous les espaces de la Bourse de Commerce.
Sur fond de dérèglement climatique, dans l’urgence du présent, les artistes de l’exposition inventent des écosystèmes instables figurant d’inédites saisons. Dans l’architecture de fer, de verre, de pierre et de béton de la Bourse de Commerce, qui pourrait tout aussi bien être celle d’une serre, une série de temporalités fugitives et contradictoires apparaissent, dont le paysage imaginé par Danh Vo pour la Rotonde.
Matisse. Cahiers d’art, le tournant des années 30. Paris. Musée de l’Orangerie. Dal 1 marzo fino al 29 maggio 2023.
Vous pensiez tout connaître (ou presque) de l’œuvre de Matisse? Pas si sûr. En 2023, le musée de l’Orangerie s’intéresse à une période charnière dans l’œuvre du maître du fauvisme, mais moins étudiée : les années 1930. Plusieurs œuvres moins connues seront exposées au printemps comme Le Grand nu couché, Le Chant ou encore la série des Blouses roumaines. Le public s’immerge dans l’entre-deux guerre avec des sculptures et objets de la collection de Matisse, des dessins, gravures, photographies, documents d’archives, extraits de films et numéros de Cahiers d’art, grande revue d’avant-garde qui sert de fil conducteur au parcours de visite.
Léon Monet. Frère de l’artiste et collectionneur. Paris. Musée du Luxembourg. Dal 15 marzo al 16 luglio 2023.
Dans la famille Monet je voudrais le frère Léon. Chimiste, industriel mais aussi collectionneur, Léon Monet a joué un rôle important dans la carrière du maitre de l’impressionnisme en tant que donateur. Une vaste collection d’art moderne mise en lumière par le musée du Luxembourg au printemps 2023. Une centaine d’œuvres sont à découvrir dont des peintures et dessins de Monet, Sisley, Pissarro et Renoir, des livres de couleurs, des échantillons de tissus, des estampes japonaises, des documents d’archives et de nombreuses photographies de famille. L’exposition révèle le lien qui lie les deux frères et leur intérêt commun pour la couleur.
Gabriele Basilico. Retours à Beyrouth. Toulouse. Galerie le Château d’Eau. Fino al 14 maggio 2023.
“À la photographie, parallèlement au témoignage de la folie des hommes, était confié un devoir citoyen, celui de contribuer à la construction de la mémoire d’une page d’histoire.” G.Basilico
Le photographe italien Gabriele Basilico (1944-2013) est considéré comme l’un des plus importants photographes documentaristes. Découvrez ses photos de voyages: durant près de quarante ans, il a posé son regard sur les villes du monde entier et a développé une réflexion sur la photographie de paysage. L’exposition Retours à Beyrouth, qui présente pour la première fois les quatre missions photographiques effectuées en 1991, en 2003, en 2008 et 2011, documente la reconstruction progressive de la ville et témoigne de la grande affection du photographe envers la capitale libanaise.
En 1991, à l’initiative de l’écrivaine libanaise Dominique Eddé, la Fondation Hariri finança une campagne documentaire sur le centre-ville de Beyrouth, alors quasiment détruit après quinze années de guerre civile. Y participèrent, en toute liberté, Gabriele Basilico, René Burri, Raymond Depardon, Fouad Elkoury, Robert Frank et Josef Koudelka. S’en suivirent un livre et une exposition qui ont fait date.
Gabriele Basilico aimait les projets clairs, structurés, clos, et ne revenait guère sur ses pas. Beyrouth a été pour lui une exception notable puisqu’il s’y est rendu à quatre reprises, qu’il y a photographié en noir et blanc et en couleurs, et qu’il y a même exposé une partie de son enquête photographique. Il avait le projet de publier un ouvrage regroupant l’ensemble de ses quatre voyages, mais il n’en eut pas le temps.
C’est donc la première fois que ce travail est montré dans son extension et que, à cette occasion, les éditions Contrasto publient l’ouvrage de référence. On retrouve dans cette enquête visuelle qui s’est développée sur vingt ans l’approche caractéristique et rigoureuse de l’ancien étudiant en architecture. Une réflexion permanente sur le sens de la frontalité et des angles de prise de vue, une volonté de décrypter l’espace urbain et de le rendre lisible.
Gabriele Basilico n’était pas un photographe de guerre et il ne sut, d’abord, comment aborder la destruction du centre de la capitale libanaise. Après le constat et la confrontation directe à la ruine, il décida de suivre le processus de reconstruction. Une forme d’optimisme.
CINÉMA
Un vizio di famiglia (L’origine du mal). Un film di Sébastien Marnier. Con Laure Calamy, Doria Tillier, Dominique Blanc, Jacques Weber. Uscita 4 gennaio 2023.
Sembra un giallo alla Agatha Christies ma siamo in Costa Azzurra e precisamente a Porquerolles, ridente isoletta a poche miglia da Hyères.
La vita non è stata generosa con Stéphane. Così, una sera decide di chiedere la sua parte al padre, ricco imprenditore, che non ha mai conosciuto. Lui accetta di incontrarla, ma tradisce presto un lato oscuro. Stéphane, però, non è da meno. Dopo Irréprochable, thriller provinciale su una cattiva ragazza, e L’ultima ora, thriller ‘scolare’ su un professore destabilizzato dai suoi studenti, Sébastien Marnier resta fedele al genere, senza rinchiudersi nelle sue forme, e firma un thriller familiare sulla fine del patriarcato, sulla società e sul prezzo delle ingiustizie istituite. Col suo bel titolo, L’origine du mal avrebbe potuto aspirare a una dimensione metafisica, purtroppo elusa da uno script prevedibile che si limita a orchestrare il gioco al massacro dei suoi personaggi. Ma se spesso il film soffre di una certa ridondanza, può comunque contare su un gruppo di attori saldi e formidabilmente opachi capitanati da Laure Calamy.
Grazie ragazzi. Un film di Riccardo Milani. Con Antonio Albanese, Sonia Bergamasco, Vinicio Marchioni, Giacomo Ferrara. Uscita 12 gennaio 2023.
Antonio Cerami è un attore di teatro che da tre anni non calca il palcoscenico, vive da solo in un appartamento a Ciampino dove sente il passaggio di ogni aereo e doppia film porno per arrivare a fine mese. Il suo amico Michele gli trova un incarico insolito: sei giorni di lezioni di recitazione presso un carcere di Velletri allo scopo di far mettere in scena ai detenuti una serie di favole. È un progetto finanziato dal Ministero cui la direttrice del carcere, Laura, ha acconsentito senza troppo entusiasmo, ma ad entusiasmarsi sarà Antonio, che deciderà di mettere in scena presso il teatro di Michele un progetto più grande: Aspettando Godot di Samuel Beckett, perché i detenuti “sanno cosa vuol dire aspettare: non fanno altro”. Riccardo Milani dirige e adatta il film francese Un Triomphe di Emmanuel Courcol, a sua volta tratto dalla storia vera dell’attore svedese Jan Jonson, che mise effettivamente in scena Beckett con un gruppo di detenuti.
Le vele scarlatte (L’envol). Un film di Pietro Marcello. Con Juliette Jouan, Raphaël Thierry, Noémie Lvovsky, Louis Garrel. Uscita 12 gennaio 2023.
Il film è l’adattamento del romanzo del 1923 Vele scarlatte incentrato sull’emancipazione di una donna negli anni ’20 e ’30. Ed è il primo film francese di Pietro Marcello.
Il soldato Raphael torna dalla Grande guerra al suo villaggio normanno, identificandosi come « l’uomo di Marie ». Marie non c’è più, ma c’è una bambina di cui Raphael ignorava l’esistenza: è sua figlia Juliette, che diventerà la sua ragione di vita. Per lei l’uomo ricomincerà a fare il falegname, dimostrandosi l’artigiano migliore della zona e un eccellente intagliatore. Ad aiutarlo c’è Madame Adeline, una vedova di buon cuore che accoglie entrambi nella sua fattoria. Ma Raphael, Juliette e Madame Adeline non sono ben visti nel villaggio, che considera l’uomo colpevole di omissione di soccorso, e le donne due streghe – come ogni « femmina non addomesticata ». Il loro è tuttavia un percorso di speranza, in attesa del passaggio delle vele scarlatte pronosticato a Juliette dalla maga del paese. Vele scarlatte è un racconto dello scrittore russo Alexandr Grin che è un incoraggiamento a non arrendersi di fronte alle difficoltà, e Pietro Marcello ne rispetta la dimensione favolistica, valorizzandone però anche quella documentaria: fin dall’inizio la narrazione è intessuta di immagini d’archivio che mostrano il ritorno dei soldati e la vita dei primi anni del secolo scorso come un misto di operosità e ristrettezze. Le vele scarlatte è una fiaba semplice e antica, raccontata secondo codici scomparsi, fedele a ritmi e relazioni che non ci sono più, e che invece sarebbe importante ritrovare.
Un bel mattino (Un beau matin). Un film di Mia Hansen-Løve. Con Léa Seydoux, Pascal Greggory, Melvil Poupaud, Nicole Garcia. Uscita 12 gennaio 2023.
Un beau matin è un film semplice e disarmante sulla vita, nient’altro che la vita. Partendo da un’esperienza personale, Mia Hansen-Løve sceglie due regimi di rappresentazione: il travolgimento amoroso si riflette nel lutto di un padre che non è più veramente presente. Un uomo entra nella vita della protagonista e un altro se ne va. Qualcosa muore e qualcosa (ri)nasce spontaneamente, parole e gesti d’amore contro gli assalti di una malattia invalidante. Un beau matin è senz’altro il film più carnale dell’autrice, alla fatalità della vecchiaia fa eco l’amore contrastato, all’orizzontalità tragica del genitore, ricoverato in clinica, fa eco l’orizzontalità degli amanti, spogliati letteralmente e psicologicamente. L’autrice segue la pendenza della sera e il movimento discendente della perdita della memoria e della coscienza del proprio caro ma poi parte alla ricerca di pepite di vita. Come in un verso di Battiato, il film trova « l’alba dentro all’imbrunire », il respiro dentro le scene più crepuscolari, trasformando in oro la pena, cavalcando il trauma e sormontandolo con la quiete della sua eroina.
Ma nuit. Un film di Antoinette Boulat. Con Lou Lampros, Tom Mercier, Carmen Kassovitz, Angelina Woreth. Uscita 12 gennaio 2023.
Marion ha 18 anni e vive a Parigi. La scomparsa della sorella, deceduta cinque anni prima, le ha lasciato un immenso dolore. Il giorno dell’anniversario della sua morte, la ragazza decide di uscire di casa e di camminare per le vie della città, tentando di integrarsi con i propri coetanei. Giochi, chiacchiere, feste… ma la ragazza non sembra divertirsi. Per fortuna, Alex precipita nella sua vita. I due giovani passano la notte insieme esplorando la capitale francese e filosofeggiando sulla vita e sulle proprie paure. Il film è un’occasione per parlare, molto poeticamente, delle generazioni attuali che hanno perso ogni tipo di spensieratezza, che faticano a comunicare e che cercano una via d’uscita. Un’opera ricca di sensazioni, dove la percezione degli elementi uditivi, visuali ed emotivi, sono un punto di forza. Perfetta per i giovani adulti che si immedesimeranno senza difficoltà, ma anche per coloro che vogliono perdersi per le vie notturne di Parigi per poi ritrovarsi, più sereni di prima.
L’innocente (L’innocent). Un film di Louis Garrel. Con Roschdy Zem, Anouk Grinberg, Noémie Merlant, Louis Garrel. Uscita 19 gennaio 2023.
Commedia ben riuscita d’amore e di rapine per la quarta regia di un Louis Garrel sempre più maturo.
In quel di Lione, Abel lavora come guida in un acquario e non si è ancora ripreso dalla prematura scomparsa della moglie. Anche la madre Sylvie gli dà pensiero, visto che continua a sposare detenuti in serie. L’ultimo della lista è l’ex-rapinatore Michel, il quale appena uscito di prigione apre un negozio di fiori assieme a Sylvie. Abel però è convinto che ci sia sotto qualcosa di losco. Preoccupato per la madre, si mette a pedinarlo coinvolgendo un’amica, Clémence. Alla quarta prova come regista, il celebre attore Louis Garrel si mostra sempre più a suo agio e capace di sperimentare. Amori, sentimento e melodramma non mancano e rappresentano una garanzia per gli appassionati del genere. Notevole però è stavolta il loro utilizzo, anche in chiave metanarrativa, come strumenti « del mestiere » in una rapina.
A letto con Sartre (Cette musique ne joue pour personne). Un film di Samuel Benchetrit. Con François Damiens, Ramzy Bedia, Vanessa Paradis, Gustave Kervern. Uscita 26 gennaio 2023.
In una cittadina del nord della Francia che si affaccia sul mare, un gruppo di scagnozzi affiliati a un giro di malavita portuale si trovano alle prese con alcuni incarichi particolari, che li metteranno di fronte a insolite questioni di bellezza, arte e poesia. Jeff, il boss poeta, corteggia una cassiera del supermercato con i suoi versi. Tutto ciò mentre sua moglie si strugge e sua figlia sta per festeggiare il compleanno. La coppia formata da Poussin e Jesus è incaricata di convincere i compagni di scuola della ragazza a presenziare. Nel frattempo, Jacky deve recuperare i soldi di un debito da un uomo, ma finisce per invaghirsi di sua moglie e della sua passione per il teatro.
Anton Cechov. Un film di René Féret. Con Nicolas Giraud, Lolita Chammah, Robinson Stévenin, Jacques Bonnaffé. Uscita 26 gennaio 2023.
Anton Cechov è un giovane medico di campagna che scrive, con pseudonimo, dei racconti. Uno di questi viene letto e apprezzato dall’editore Aleksej Suvorin e dal famoso critico Dmitrji Grigorovic che lo spingono ad affrontare seriamente la scrittura. Inizialmente Anton vede nella loro offerta un modo per contribuire all’economia della numerosa famiglia a cui appartiene ma progressivamente la letteratura diventa la sua attività principale al punto da fargli sospendere le prestazione mediche per compiere un’inchiesta in favore del miglioramento delle condizioni di vita dei detenuti nel penitenziario dell’isola di Sachalin. René Fèret è uno di quei registi che sono apprezzati in patria ma che fanno fatica a passare la frontiera di Ventimiglia anche in tempi di libera circolazione delle opere dell’intelletto. Fèret ci accompagna nella vita di uno dei più importanti autori della letteratura mondiale mostrandoci con delicatezza anche le intime contraddizioni di un uomo che si sentiva più medico che scrittore ma che non poteva negare, salvo mettere in gioco una falsa modestia, il proprio talento.
Sentinelle sud (Sentinelle sud). Un film di Mathieu Gérault. Con Niels Schneider, India Hair, Denis Lavant, Sofian Khammes. Uscita 1 febbraio 2023.
Christian è appena tornato dall’Afghanistan e subito finisce davanti ad un giudice per una rissa. Il soldato semplice è in difficolta, non riesce a stare al passo con quello che gli succede attorno. Tutto precipita quando la banda di gitani con a capo Abraham reclama l’oppio che gli era stato promesso da due sue commilitoni. Quante cose in questo film: soldati di ritorno dal fronte, periferie francesi, trafficanti di oppio, ospedali psichiatrici, rapinatori di gioiellerie, alberghi abbandonati. Nel percorso festivaliero del film era emerso proprio questo, ma virato sul versante più negativo: troppe le direzioni imboccate da Gérault e mai percorse fino in fondo. Però, e però, questa è solo l’ombra proiettata dal film. Perché a dare forma e consistenza non è la mano del Gérault sceneggiatore (assieme a Noé Debré e Nicolas Silhol) ma la mano del Gérault regista, capace di tenere assieme quei corpi e quelle linee, seguirne le traiettorie, le tangenti, le parabole senza mai perdere di vista il disegno finale.
Asterix & Obelix – Il regno di mezzo (Astérix et Obelix: L’empire du milieu). Un film di Guillaume Canet. Con Guillaume Canet, Gilles Lellouche, Vincent Cassel, Jonathan Cohen. Uscita 2 febbraio 2023.
Con Asterix e Obelix. Il Regno di Mezzo non si può più parlare di commedia ma di comico puro, quello delle sberle a destra e a manca, dei giochi di parole che strizzano l’occhio ai tormentoni televisivi, che ridicolizzano le istanze sociali più bollenti, dal vegetarianesimo al femminismo, e nello stesso tempo se ne servono, assestando un colpo al cerchio e uno al marketing. Ultimo grande franchise del cinema francese, esportato sull’onda dell’amore per i fumetti di Goscinny e Uderzo, Asterix sullo schermo ha cambiato pelle più di una volta, inseguendo la chimera di accontentare un pubblico sempre più vasto, internazionale, transgenerazionale. Per questo quinto film, il primo a non essere tratto da un albo specifico, Guillaume Canet si fa in tre – regista, co-sceneggiatore, e interprete principale – al fianco di un nuovo Obelix, Gilles Lellouche, che punta giustamente più sulla tenerezza che sul confronto col colosso Depardieu.
Una relazione passeggera (Chronique d’une liaison passagère). Un film di Emmanuel Mouret. Con Sandrine Kiberlain, Vincent Macaigne, Georgia Scalliet, Maxence Tual. Uscita 16 febbraio 2023.
Una commedia sentimentale arguta e amara su una storia d’amore più vera di quanto sembra.
Simon incontra Charlotte in un bar parigino. Lui è sposato e giura di non essere un seduttore professionista, eppure è così attratto da Charlotte che si lascia guidare dalla semplicità di lei, decisa a vivere un amore senza drammi e senza complicazioni. Si direbbe una relazione in tutto e per tutto, che i protagonisti però si godono pur stando molto attenti a non chiamarla tale. Dalla commedia al dramma, passando per i film in costume, il regista Emmanuel Mouret è approdato attraverso un meticoloso lavoro sul linguaggio e sul ritmo a un cinema che ama parlare dell’amore. Lo scompone e lo ricompone, contento di ammirare come le modulazioni del racconto ne cambino il volto e le prospettive. Una relazione passeggera è orgogliosamente fuori dal tempo, rohmeriana e alleniana non soltanto nel mood décontracté e nei dialoghi gustosi ma anche nell’attenzione per le parole con cui definiamo il sentimento. È un’opera semplice, lineare e trasparente: nel catturare quell’epifania con cui certi innamorati si accorgono che tutto sembra facile con una persona nuova.