ESPACE CULTURE

À LA UNE

Omaggio a Bernard Friot.

“Leggere, infinito futuro” è il titolo della settimana di eventi che Genova ha dedicato a Bernard Friot, grande scrittore per l’infanzia, considerato l’unico vero erede di Giani Rodari. La manifestazione si è svolta a Palazzo Ducale, al Teatro Nazionale e in molte altre sedi diffuse. Friot ha ricevuto anche il Premio Andersen come “Protagonista della cultura dell’infanzia 2019”. Nell’occasione ha tenuto una lezione sul tema della lettura al Teatro della Corte.

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Torna la Fiera delle Parole a Padova.

Come ogni anno la prima settimana di ottobre Padova diventa il palcoscenico della Fiera delle Parole: dal 2 al 6 ottobre, cinque giorni per confrontarsi, dialogare e lasciarsi affascinare dai libri! Segnaliamo il gradito ritorno di Miguel Bonnefoy: sabato 5 ottobre alle ore 16.00 presenterà il suo libro Zucchero nero (Sucre noir) al Centro Culturale Altinate San Gaetano.

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Firenze e Parigi per un teatro europeo.

Ci sono sempre più spettacoli internazionali sui nostri palcoscenici, infatti sarà il visionario regista americano Robert Wilson ad inaugurare il cartellone del Teatro della Pergola di Firenze con una coproduzione con il Théâtre de la Ville di Parigi. Porterà in scena Mary said what she said di Darryl Pinckney con l’attrice francese Isabelle Huppert nei panni della regina di Scozia e Francia Maria Stuarda. Una storia tormentata la sua, quella di una donna che perse la corona a causa delle proprie passioni. Lo spettacolo, un’esclusiva italiana, sarà in scena dall’11 al 13 ottobre.

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Buon compleanno Asterix!

A Parigi l’autunno sarà all’insegna di un duo iconico e amato da tutti, ma soprattutto dai bambini: Asterix e Obelix. In occasione dei sessant’anni dalla prima uscita del fumetto (29 ottobre 1959), creato da René Goscinny e dal disegnatore Albert Uderzo, la Biblioteca nazionale ha mostrato al pubblico 44 tavole originali. Verranno anche emessi francobolli commemorativi e il primo albo, La figlia di Vercingetorige, sarà ristampato in tutto il mondo: in Italia uscirà il 30 ottobre.

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Salvata la casa museo di Jean Cocteau.

La casa museo dello scrittore francese Jean Cocteau (1889-1963) a Milly-la-Forêt, a sud di Parigi, è stata acquistata dalla regione Île-de-France per garantirne la riapertura ed evitare speculazioni di privati. Dal 1947 la maison fu dimora del celebre autore. La villa fu poi comprata agli inizi del nuovo millennio dal mecenate Pierre Bergé e trasformata in un museo nel 2010. La sua morte, due anni fa, ne aveva provocato la chiusura.

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Il leone meccanico di Leonardo da Vinci.

A partire da uno schema che Leonardo da Vinci annotò in due fogli del Codice Madrid, i ricercatori del Leonardo 3 Museum hanno ricostruito nelle dimensioni originali, tre metri di lunghezza e due di altezza, il celebre Leone meccanico commissionato da papa Leone X per farne omaggio a Francesco I: l’automa ligneo, descritto anche dal Vasari, è in grado di avanzare e lasciar cadere dal petto un mazzo di gigli. Lo si può ammirare fino al 9 ottobre all’Istituto Italiano di Cultura a Parigi.

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LIVRES

Éric-Emmanuel SCHMITT, Félix e la fonte invisibile (Félix et la source invisible), Edizioni E/O.

Con lo stesso spirito di Oscar e la dama rosa e Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano, Schmitt interroga i misteri dell’animismo, la forza delle credenze e dei riti che nascono da un pensiero spirituale profondamente poetico. Allo stesso tempo ci regala l’inno d’amore di un ragazzo per sua madre.

Félix è un bambino senegalese di dodici anni nato e cresciuto a Parigi. Vive con Fatou, la madre, proprietaria di un piccolo bistrot colorato e accogliente a Belleville, frequentato da stravaganti personaggi che per il bambino costituiscono una vera e propria famiglia. La situazione precipita quando Fatou, volendo vendere il bar per comprare un locale più grande, si trova coinvolta in un groviglio burocratico-amministrativo che la immobilizza: la situazione la porta gradualmente alla pazzia, arrivando persino a smettere di reagire, parlare, ascoltare. Provvidenziale in quel frangente è l’arrivo del padre biologico di Félix, scomparso da dodici anni. Insieme portano Fatou in Africa alla riscoperta delle sue radici, sperando che il viaggio la scuota dal suo torpore patologico. Sarà solo grazie all’intervento di Papa Loum, l’uomo-medicina, che Fatou sfuggirà per un pelo alla morte, ritroverà se stessa e svelerà a Félix il segreto della fonte invisibile. Una storia struggente, ma anche comica, di cui Schmitt si serve per esplorare i misteri dell’animismo, una storia la cui morale di fondo è che la razionalità europea e l’immaginazione africana possono concorrere insieme a offrire all’umanità una visione della vita più piena e completa.

Eric-Emmanuel Schmitt, membro dell’Académie Goncourt, è nato a Sainte-Foy-lès-Lyon nel 1960. Come autore teatrale ha scritto numerose opere rappresentate in tutto il mondo. I suoi romanzi sono tradotti in molte lingue.

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Tahar BEN JELLOUN, Insonnia (L’insomnie), La nave di Teseo.

Insonnia è la rivelazione di quest’anno. Un romanzo sorprendente e incalzante.” Emmanuel Khérad, France Inter

Uno sceneggiatore di Tangeri che soffre gravemente di insonnia scopre che per poter finalmente dormire deve uccidere qualcuno. Incomincia da sua madre. Sembra assurdo, anzi è assurdo – è sempre stato un uomo onesto, rispettoso, gentile – ma solo uccidendo, come in un gioco surreale, guadagna dei punti-sonno.
Per minimizzare il problema, decide di limitarsi a persone già in fin di vita; la sfida è riuscire a essere lì, al loro capezzale, un attimo prima che spirino da sé. Il protagonista dà così il via a imprese rocambolesche per infilarsi nelle camere di ospedale: si finge infermiere, figlio, parente… è disposto a tutto, pur di essere lì al momento giusto. Quando però si trova a uccidere un vecchio torturatore del regime di Hassan II, il “gioco” ai suoi occhi acquista un nuovo significato: sa di aver fatto giustizia e quella morte gli procura mesi di pace notturna. Più è rilevante la vittima, più ne guadagna il suo sonno. Lo sceneggiatore, capace di commettere crimini dalla perfezione cinematografica, prende dunque a misurarsi con prede sempre più grosse, in una spirale inquietante di bisogno e violenza. Riuscirà a vincere una volta per tutte l’insonnia? Non ne è affatto sicuro, può bastare un solo errore nella messinscena per far precipitare tutto.

Tahar Ben Jelloun è nato a Fès (Marocco) nel 1944, vive a Parigi. Poeta, romanziere e giornalista, ha vinto il Premio Goncourt nel 1987. È noto in Italia per i suoi numerosi libri.

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Grégoire DELACOURT, Danzando sull’orlo dell’abisso (Danser au bord de l’abîme), DeA Planeta.

Emma, quarant’anni, felicemente sposata, tre figli, incontra lo sguardo di uno sconosciuto nella brasserie della cittadina in cui vive. E in un istante, capisce. Capisce che per quell’uomo è disposta a rischiare ogni cosa. Il matrimonio. La sicurezza. La serenità di coloro che ama più di se stessa. Quando lui dimostra di ricambiarla, Emma chiude gli occhi, spalanca il cuore e fa il grande salto. Danzando sull’orlo dell’abisso è il racconto di quel salto. Di cosa accade quando l’amore, la consuetudine, le fondamenta stesse di un’esistenza, vacillano sull’orlo di un abisso che tutto promette e tutto minaccia di inghiottire. Con precisione chirurgica e straordinaria sensibilità poetica, Grégoire Delacourt mette in scena la vertigine del desiderio, le conseguenze della libertà e l’intensità del momento in cui capisci che “il presente è l’unica eternità possibile.”

«Un’ode all’essenziale» – L’Express

«Chi non ha mai sognato un giorno di “dire sì” a uno sconosciuto e lasciarsi tutto alle spalle?» – Paris Match

«Con la precisione di una partitura musicale, Delacourt racconta la deflagrante potenza del desiderio e le sue conseguenze.» – Bernard Lehut, RTL

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Michelle MARLY, Édith Piaf e la canzone dell’amore, Giunti Editore.

Parigi, 1944. Nella capitale appena liberata dall’occupazione tedesca, le strade, i bistrot e i teatri sono animati da un’irrefrenabile voglia di vivere e dimenticare gli orrori della guerra. Con la sua sfrontatezza e il suo straordinario talento, Édith Piaf è ormai una cantante affermata, ma non dimentica gli anni passati a cantare per strada con il padre, un artista girovago prepotente e violento, da cui è fuggita giovanissima per cercare fortuna a Parigi. Qui ha incontrato l’affascinante Raymond Asso, autore di testi musicali, che sedotto dalla vitalità di questa ragazzina ribelle e sboccata, decide di strapparla alla strada e alle cattive compagnie per guidarla verso il successo. Pur non avendo alcuna intenzione di lasciare la moglie, Raymond si prende a cuore il destino dell’amante, insegnandole a parlare e vestire in modo raffinato, e riuscendo a procurarle un ingaggio al prestigioso teatro ABC. Divenuta una celebrità, Edith non si aspetta certo di dover affrontare una nuova minaccia, che potrebbe distruggere per sempre la sua carriera: l’accusa infamante di aver collaborato con i nazisti, e il rischio di non potersi mai più esibire. Mentre cerca disperatamente di dimostrare la sua innocenza, il destino mette sulla sua strada un giovane cantante alle prime armi, Yves Montand, che finirà per travolgerla con la sua passione e i suoi sogni. Sarà lui a ispirarle la canzone che la trasformerà in una leggenda, La vie en rose, ma Édith sa bene che ogni grande amore porta con sé una lunga scia di lacrime… Dall’autrice bestseller di Mademoiselle Coco, un nuovo indimenticabile ritratto di una delle figure femminili più audaci e talentuose di tutti i tempi.

“Ho avuto fame. Ho avuto freddo. Ma ero libera. Libera di non alzarmi. Di non sdraiarmi. Di ubriacarmi. Di sognare. Di sperare.” Edith Piaf

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Nicolas BARREAU, Lettere d’amore da Montmartre, Feltrinelli.

Dopo la scomparsa della moglie Hélène, Julien Azoulay è inconsolabile. Autore di commedie romantiche di successo, si sente beffato dal destino: come potrà più credere nell’amore se l’amore lo ha tradito? E come continuare a inventare storie a lieto fine se ha il cuore spezzato? Ma la saggia Hélène è riuscita a estorcergli una promessa: dovrà scriverle trentatré lettere, una per ogni anno che ha vissuto.  Così Julien le racconta delle giornate che è costretto ad affrontare. Del nuovo romanzo che non avanza. Di Parigi che senza di lei non ha più la stessa luce. Del loro figlio di quattro anni, che non vuole più avere un papà triste. Della vicina, nonché migliore amica di Hélène, con la sua gatta Zazie.  Hélène è sepolta nel cimitero di Montmartre ed è lì, in uno scomparto segreto ricavato nella lapide, che Julien lascia le sue lettere. Finché, un giorno, spariscono.  Julien non crede ai propri occhi. Non ha raccontato a nessuno dell’ultimo desiderio di Hélène e, cosa ancora più strana, per ogni lettera che scompare si materializza una “risposta”: un sasso a forma di cuore, una poesia di Prévert, dei fiori, due biglietti del cinema per l’Orphée di Cocteau… È davvero possibile che l’amore della sua vita gli mandi un segno dal cielo o qualcuno si sta prendendo gioco di lui? E perché? Nel suo nuovo romanzo, Nicolas Barreau ci porta ancora a Parigi. Questa volta a passeggiare tra i vicoli di Montmartre o a guardare il tramonto dalla gradinata del Sacré-Cœur, ma soprattutto dentro una storia toccante e delicata sul potere catartico dell’amore.

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Gilles KEPEL, Uscire dal caos. Le crisi nel Mediterraneo e nel Medio Oriente (Sortir du chaos. Les crises en Méditerranée et au Moyen-Orient), Raffaello Cortina Editore.

L’orrore del “califfato” dell’Isis nel Levante tra 2014 e 2017 e il terrorismo su scala planetaria sono stati una paradossale conseguenza delle “primavere arabe” del 2011, che pure erano state celebrate in quanto “rivoluzione 2.0”. Come ha fatto a instaurarsi il caos e sarà possibile uscirne in seguito all’eliminazione militare dello “Stato islamico”? Questo libro inquadra gli eventi nel loro contesto, a partire dalla “guerra del Kippur” del 1973, a cui seguirono l’esplosione dei prezzi del petrolio e la proliferazione del jihad. Viene poi proposto il racconto completo delle sei principali sollevazioni arabe, dalla Tunisia alla Siria. Si descrivono infine le linee di frattura nel Mediterraneo e nel Medio Oriente, chiarendo quali scelte attendano i capi di Stato, così come i popoli di quelle regioni, ma anche i cittadini d’Europa. Uscire dal caos è il frutto di quattro decenni di ricerche sul mondo arabo e musulmano e di esperienza sul campo da parte di Kepel.

Gilles Kepel, politologo e arabista francese, specializzato nel Medio Oriente contemporaneo e nelle comunità musulmane in Occidente, è direttore scientifico della Middle East Mediterranean Freethinking Platform dell’Università della Svizzera italiana, dove è professore aggregato. È direttore della cattedra “Medio Oriente e Mediterraneo” presso l’Université de recherche Paris Sciences et Lettres, con sede all’École Normale Supérieure di Parigi. Kepel si occupa dei movimenti islamisti dal 1983. I suoi libri sono stati tradotti in molte lingue.

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Mahir GUVEN, Fratello grande (Grand frère), Edizioni E/O.

Mahir Guven descrive lo scontro di civiltà. In famiglia.

Fratello grande è un autista Uber. Chiuso undici ore al giorno nella sua auto con la radio sempre accesa, rimugina sulla vita e sul mondo che gli passa davanti o dentro il taxi. Fratello piccolo, l’idealista della famiglia, è partito da mesi per la Siria come infermiere con un’organizzazione umanitaria musulmana e non ha dato più notizie. Un silenzio che logora il fratello e il padre in attesa di una risposta alla domanda: perché è andato? Una sera suona il citofono. Fratello piccolo è tornato… In questo continuo perdersi e cercarsi dei due fratelli, in una famiglia con le radici strappate, in un mondo dove ogni giorno il giusto e lo sbagliato si rovesciano, sta la forza sorprendente di questo romanzo di avventure e di idee.

«Con un linguaggio parlato molto efficace, Guven passa dall’affresco sociale al noir su uno sfondo di jihad. Sorprendente, illuminante, ma anche buffo». Le Nouvel Obs

«Una lingua che travolge, un romanzo incisivo, divertente, ragionato e pieno d’immaginazione». Le Point

«Uno stile esplosivo». Le Figaro Littéraire

«Sono tornato a casa sconvolto, assalito da uno tsunami di ricordi, sommerso dalle mie angosce, la camicia fradicia di sudore. Sono riemerso una mezz’ora dopo. Quello alla stazione dei pullman era proprio mio fratello, non sono matto. L’ultima foto che ho di lui risale a quando sono tornato dall’esercito. L’ho guardata e riguardata tutta la notte, e in diverse condizioni mentali, strafatto di erba, poi invece lucido, e la conclusione, senza alcun dubbio, era che non avevo sognato. Dov’era? Che cosa voleva? Perché non aveva chiamato? Un pezzo di merda. Un bastardo. E lo è sempre stato. Veniva lui e solo lui, prima di chiunque altro, prima della famiglia, del padre, della vecchia, di me. Il signor infermiere. Il signor volontario islamista. Salvare il mondo, come no. Solo per tirarsela. Per fare il capetto. E dare lezioni di morale a tutti».

Figlio di rifugiati in Francia, di madre turca e padre curdo, Mahir Guven è nato nel 1986 a Nantes, dove è cresciuto con la mamma e la nonna. Con Fratello grande ha vinto il Premio Goncourt per il primo romanzo, il premio Régine Deforges per l’opera prima e il Premio Première.

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LIVRES POUR LES ENFANTS

Brigitte LUCIANI, La famiglia VolpiTassi. L’incontro. Vol. 1 (La Famille Blaireau-Renard. La rencontre), illustrazioni di Ève THARLET, Il Castoro edizioni.

Arriva in Italia questa graphic novel che è già un successo in Francia, tradotta in 16 lingue e con oltre 170.000 copie vendute! Ora I Volpitassi sono anche una serie TV trasmessa su Rai YO YO.

Umorismo, poesia, splendide illustrazioni dai colori luminosi e al centro le avventure quotidiane di una famiglia allargata formata da mamma Volpe e papà Tasso e i loro teneri e vivaci cuccioli.

Quando un cacciatore scopre la loro tana, mamma Volpe e la sua piccola devono cercare un altro posto dove vivere. Presto trovano un’altra casa: ma è già abitata da papà Tasso e dai suoi cuccioli! I piccoli fanno amicizia e giocano insieme, mentre gli adulti prendono decisioni da adulti: si mettono d’accordo per vivere tutti insieme. Il guaio è che tassi e volpi non hanno niente in comune. Ma è davvero un guaio?

I veri protagonisti di questo racconto sono l’amicizia, la condivisione e l’accettazione dell’altro superando le differenze che pur sempre ci contraddistinguono.

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Marie DESPLECHIN, Verde. Non voglio essere una strega! (Verte), illustrazioni di Magali Le Huche, Mondadori.

Mandragore sotto spirito e pipistrelli essiccati? Macché. Verde, undici anni, non vuole assomigliare a Ursula, sua mamma, e di pozioni e incantesimi non intende saperne proprio niente. Lei sogna solo di essere normale e di innamorarsi del ragazzo perfetto, come tutte le sue amiche. Ma, in una famiglia di streghe, il talento magico si trasmette di madre in figlia, e Ursula non sa più che pesci pigliare. In più Verde continua a fare domande sul padre che non ha mai conosciuto… L’unica soluzione è affidare l’educazione stregonesca di Verde alla nonna, nella speranza che sappia usare metodi più persuasivi. I risultati saranno sorprendenti! Infatti con la sua saggezza stregonesca dimostrerà alla nipote come la magia possa fare del bene e come i disgustosi ingredienti che tiene nel suo laboratorio possano ridare felicità alle persone.

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EXPOSITIONS

Van Gogh Monet Degas. The Mellon Collection of French Art from the Virginia Museum of Fine Arts. Padova. Palazzo Zabarella. Dal 26 ottobre 2019 al 1 marzo 2020.

La mostra, organizzata dal Virginia Museum of Fine Arts, celebra Paul Mellon e sua moglie Rachel ‘Bunny’ Lambert, due tra i più importanti e raffinati mecenati del XX secolo.

Palazzo Zabarella ospita, in esclusiva per l’Italia, oltre settanta capolavori di Edgar Degas, Eugène Delacroix, Claude Monet, Pablo Picasso e Vincent van Gogh e altri, che celebrano Paul e Rachel ‘Bunny’ Lambert Mellon, due tra i più importanti e raffinati mecenati del Novecento. La mostra presenta una preziosa selezione di opere provenienti dalla Mellon Collection of French Art dal Virginia Museum of Arts, che copre un arco cronologico che dalla metà dell’Ottocento, giunge fino ai primi decenni del Novecento, compreso tra il Romanticismo e il Cubismo. Figlio dell’imprenditore, uomo tra i tre più ricchi d’America, banchiere e Segretario al Tesoro degli Stati Uniti Andrew Mellon, anch’egli importante collezionista d’arte, che fu determinante per la nascita della National Gallery of Art di Washington nel 1937, Paul Mellon ha donato alla National Gallery oltre mille opere provenienti sia dalla collezione del padre che dalla propria.
I suoi studi a Yale e a Cambridge gli instillarono un grande interesse nei confronti dell’arte inglese, ma è solo dopo il matrimonio con Bunny Lambert, appassionata d’arte e convinta francofila, che i Mellon iniziarono ad acquistare capolavori d’arte francese. Oltre alle donazioni alla National Gallery di Washington, i coniugi regalarono un importante nucleo di opere francesi al Virginia Museum of Fine Art di Richmond, oltre a lavori d’arte inglese e americana. E sono queste opere d’arte francese che vedremo esposte a Palazzo Zabarella, che rispecchiano la personale sensibilità dei Mellon e il loro eccezionale gusto collezionistico.

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Dagli Impressionisti a Picasso. Capolavori della Johannesburg Art Gallery. Conegliano. Palazzo Sarcinelli. Dall’11 ottobre 2019 al 2 febbraio 2020.

Sessanta opere, dipinte dai più grandi artisti tra ‘800 e ‘900, voleranno per 11.000 chilometri dalla Johannesburg Art Gallery per raggiungere la Città di Conegliano. Dai capolavori dell’Ottocento inglese, passando per i maestri dell’Impressionismo, fino ai movimenti artistici rivoluzionari del Novecento. Un’occasione unica per ammirare capolavori di Boudin, Courbet, Degas, Monet, Picasso, Turner e molti altri maestri. Aperta al pubblico nel 1910, la Johannesburg Art Gallery si è costituita grazie all’ingente apporto di donazioni fatte da collezionisti sudafricani sensibili all’arte, nell’intento di promuovere il museo come centro di aggregazione culturale di riferimento per il loro paese. Il nucleo di questa importante raccolta è il lascito di Lady Florence Phillips, appassionata collezionista che riuscì ad acquisire capolavori immortali di celebri artisti europei tra la fine dell’800 e la prima metà del ‘900.

Il racconto comincia con l’Ottocento inglese, attraverso due opere di William Turner ed uno straordinario dipinto di Alma-Tadema. L’arte britannica è ben rappresentata dai Preraffaelliti, quali John Everett Millais e Dante Gabriel Rossetti.

La mostra prosegue con la sezione dedicata agli sviluppi dell’arte pittorica di fine Ottocento, attraverso la maniera degli artisti che scelsero un nuovo approccio al vero in pittura, come Corot e Courbet. Ampio spazio è riservato alla generazione impressionista. Boudin e Jongkind ci introducono alla stagione più nota dell’arte francese, rappresentata da Degas, Monet e Sisley. Il percorso prosegue con alcuni tra i più noti protagonisti della scena post-impressionista: Paul Cézanne, Van Gogh e Pierre Bonnard. Artisti chiamati ad annunciare la rivoluzione artistica di Pablo Picasso.

Varcando la soglia del Novecento, s’incontrano le opere di uno dei maestri più amati del secolo: Henri Matisse. Non mancano esponenti della seconda metà del secolo come Bacon e Moore e i due protagonisti della pop art Lichtenstein e Warhol. Accanto alle opere dei più celebri nomi non mancheranno piacevoli scoperte.

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Natalia Goncharova. Una donna e le avanguardie, tra Gauguin, Matisse e Picasso. Firenze. Palazzo Strozzi. Dal 28 settembre 2019 al 12 gennaio 2020.

Palazzo Strozzi celebra Natalia Goncharova (1881-1962), straordinaria figura femminile dell’arte del Novecento (è stata pittrice, illustratrice, attivista e scenografa per i Ballets Russes), attraverso una grande retrospettiva che ripercorre la sua vita controcorrente e la sua ricca e poliedrica produzione a confronto con capolavori di celebri artisti come Paul Gauguin, Henri Matisse, Pablo Picasso e Umberto Boccioni provenienti dalle collezioni dei più prestigiosi musei internazionali.

Attraverso 130 opere, in una sorta di viaggio tra la campagna russa, Mosca e Parigi, le due città simbolo dell’artista, la mostra permette di scoprire la biografia anticonformista di una donna che ha saputo vivere per l’arte, creando un’originale fusione di tradizione e innovazione, Oriente e Occidente, e rendendo la propria opera un esempio unico di sperimentazione tra stili e generi artistici, dal Neoprimitivismo al Raggismo, dalla pittura e la grafica al lavoro per il teatro.

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Bonnard Degas De Nittis Gauguin Van Gogh. Giapponismo. Venti d’Oriente nell’arte europea 1860 – 1915. Rovigo. Palazzo Roverella. Fino al 26 gennaio 2020.

Sul finire del XIX secolo la scoperta delle arti decorative giapponesi diede una notevole scossa all’intera arte europea. Un potente vento di rinnovamento, se non proprio un uragano, che dall’Oriente investiva modelli, consuetudini stratificate nei secoli, conducendo l’arte del Vecchio Continente verso nuove e più essenziali norme compositive fatte di sintesi e colori luminosi.

La svolta avvenne quando, all’inizio degli anni ’60 dell’Ottocento cominciarono a diffondersi in Europa, e principalmente in Francia, ceramiche, stampe e arredi da giardino dall’Impero del Sol Levante che, pochi anni addietro, nel 1853, si era aperto al resto del modo.

Le prime xilografie si diffusero, dapprima, grazie al commercio di vasi e ceramiche, con cui questi venivano avvolti e impacchettati. I preziosi fogli erano spesso i celebri manga di Hokusai o altre brillantissime stampe di Utamaro e Hiroshige che tanta influenza ebbero sugli Impressionisti, sui Nabis, fino alle Secessioni di Vienna e Monaco per concludere il loro ascendente con i bagliori della Grande Guerra trasformandosi in un più generico culto dell’Oriente nel corso degli anni Venti e Trenta del Novecento.

La moda giapponista, esplosa attorno al 1860 e destinata a durare almeno un altro cinquantennio coinvolse dapprima la ricca borghesia internazionale, ma soprattutto due intere generazioni di artisti, letterati, musicisti e architetti, trovando via via sempre più forza con l’innesto della nascente cultura e Liberty e modernista sempre più attenta ai valori decorativi e rigorosi dell’arte giapponese.

Nelle quattro ampie sezioni in cui è dispiegato il racconto, il curatore Francesco Parisi ha affiancato originali e derivati, ovvero opere scelte fra quelle che giungendo dal Giappone divamparono a oggetto di passioni e di studi in Europa, accanto alle opere che di questi reperti evidenzino la profonda influenza: pittura, grafica, ma anche architettura, arti applicate, illustrazioni, manifesti, arredi. Per la prima volta si dà conto in modo organico di quanto capillarmente e profondamente sia entrato quel Giapponismo nel corpo della vecchia Europa.

Quattro sezioni, quante furono le grandi Esposizioni Universali che in quei decenni contribuirono, grazie alla presenza dei padiglioni giapponesi, a svelare e amplificare il nuovo che giungeva da così lontano, da quel luogo misterioso e magico.

Dall’esposizione londinese del 1862, dove i prodotti del Sol Levante debuttarono, a quelle parigine del ’67 e ’78, che ebbero nelle proposte il loro elemento di maggiore attrattività, fino all’esposizione del cinquantennale dell’Unità d’Italia del 1911 che ebbe una vasta influenza su molti artisti delle nuove generazioni.

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Chagall. Sogno e magia. Bologna. Palazzo Albergati. Fino al 1° marzo 2020.

Dopo Napoli questa mostra dedicata alla poetica magia di Marc Chagall approda a Bologna.

Attraverso l’esposizione di 150 opere tra dipinti, disegni, acquerelli e incisioni, la mostra racconta la vita, l’opera e il sentimento di Chagall per la sua sempre amatissima moglie Bella. Un nucleo di opere rare e straordinarie, provenienti da collezioni private e quindi di difficile accesso per il grande pubblico.

La mostra si divide in cinque sezioni in cui sono riassunti tutti i temi cari all’artista: la tradizione russa; il rapporto con i letterati e i poeti; il senso del sacro e la profonda religiosità che si riflettono nelle creazioni ispirate alla Bibbia; l’interesse per la natura e gli animali e le riflessioni sul comportamento umano; il mondo del circo; e, ovviamente, l’amore, che domina le sue opere e dà senso all’arte e alla vita.

“Chagall ha creato un universo magico fatto di sogni in cui non si riconosce la linea di demarcazione tra realtà e immaginazione – spiega la curatrice -. Rappresenta non solo il legame tra due persone, ma il senso di fratellanza e l’amore universale. I temi sacri invece restituiscono il sue essere errante”.

Da non perdere infine le sue acqueforti per le favole di Jean de La Fontaine.

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Rodin – Giacometti. Martigny. Fondazione Pierre Gianadda. Fino al 24 novembre 2019.

Si tratta di una rassegna che comprende oltre 130 lavori e che mette di fronte le opere di due grandi maestri – Rodin (1840-1917) e Giacometti (1901-1966) – andando a studiare i parallelismi e gli echi
che si possono riscontrare tra le loro produzioni. In questa occasione appare molto significativo il “faccia a faccia” tra i due scultori indagati con una selezione mirata delle opere. Nel lungo percorso espositivo appare lampante l’interesse di Giacometti per l’opera di Rodin, che scopre e ammira a Parigi dove si trasferisce nel 1922 e dove frequenta i corsi e l’atelier di Emile-Antoine Bourdelle già allievo e assistente di Rodin, ed emergono i diversi approcci alle problematiche comuni della scultura, che vengono assunte come temi e sezioni specifiche della mostra: il modellato e la materia, l’imprevisto nell’esecuzione, i gruppi, la deformazione, l’attenzione all’arte antica, il problema del basamento, le serie, “l’uomo che cammina”.

La mostra costituisce, nella sua originalità, un momento importante per la conoscenza dei due scultori, di diverse generazioni ma entrambi volti a superare l’accademismo e a porsi in modo nuovo (ognuno con la propria sensibilità) di fronte ad una rappresentazione tesa a raccontare la condizione e l’animo dell’uomo del loro tempo.

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CINÉMA

Grazie a Dio (Grâce à Dieu). Un film di François Ozon. Con Melvil Poupaud, Denis Ménochet, Swann Arlaud, Josiane Balasko, Éric Caravaca. Uscita 17 ottobre 2019.

Un film sorretto da una lucida esigenza, senza costruzione melodrammatica o retorica pamphlettistica .

Un uomo scopre che il prete che ha abusato di lui quando era giovane lavora ancora a contatto con i bambini. Decide di avviare una battaglia contro di lui.

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Le verità (La vérité). Un film di Kore-eda Hirokazu. Con Catherine Deneuve, Juliette Binoche, Ethan Hawke, Clémentine Grenier, Manon Clavel. Uscita 10 ottobre 2019.

Kore-eda si cala splendidamente nel cinema francese con una ricca storia di confronto familiare.

Il film, che ha inaugurato la Mostra del Cinema di Venezia, ruota su un intreccio “cinema nel cinema”, in cui Catherine Deneuve è Fabienne, diva circondata da uomini che la adorano. Quando pubblica la sua autobiografia, la figlia Lumir (Juliette Binoche), con marito e bambina, torna a Parigi dagli Stati Uniti. L’incontro tra madre e figlia si trasformerà in un confronto a tratti feroce: le verità verranno a galla, i conti saranno sistemati, i risentimenti confessati.

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Il mio profilo migliore (Celle que vous croyez). Un film di Safy Nebbou. Con Juliette Binoche, François Civil, Nicole Garcia, Marie-Ange Casta, Guillaume Gouix. Uscita 24 ottobre 2019.

Una riflessione profonda sull’amore depotenziata da un continuo ricorso al colpo di scena.

Una donna di cinquant’anni si finge un’affascinante ventiquattrenne su FB e comincia una relazione online con il migliore amico del suo fidanzato.

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Il bambino è il maestro – Il metodo Montessori (Le maître est l’enfant). Un film di Alexandre Mourot. Con Anny Duperey, Christian Maréchal, Alexandre Mourot. Uscita 14 ottobre 2019.

Il metodo Montessori è un approccio educativo che vuole celebrare e nutrire il desiderio di conoscenza di ogni bambino; è valorizzato lo spirito umano dal punto di vista fisico, sociale, emozionale e cognitivo. Il regista ha portato la macchina da presa nella più antica scuola montessoriana di Francia con bambini dai 3 ai 6 anni e ha incontrato allievi felici, liberi di muoversi, capaci di lavorare da soli o in gruppo.

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