ESPACE CULTURE
Le notizie culturali locali e internazionali tra Italia e Francofonia raccolte da Fiammetta
À LA UNE
Le funambule de Paris.
Le funambule Nathan Paulin a relié, samedi 18 septembre, la Tour Eiffel au théâtre de Chaillot à Paris, de l’autre côté de la Seine, sur une corde à 70 mètres de hauteur, à l’occasion des journées du patrimoine.
Attaché par une sangle à une longe de sécurité large de quelques centimètres, ce «highliner» de 27 ans, détenteur de plusieurs records du monde, a doucement progressé pieds nus, hormis quelques pauses, s’asseyant ou se suspendant avant de repartir de l’avant.
«J’avais beaucoup imaginé la traversée et puis y être c’était bien. Ce n’était pas évident parce que marcher 600 mètres, se concentrer, avec tout ce qu’il y a autour, la pression, ce n’était pas facile, moins facile que ce que j’avais imaginé, comme je l’avais déjà fait mais c’était quand même beau», a-t-il déclaré. «Aujourd’hui, la difficulté, c’était déjà d’installer cette ligne parce que techniquement c’est compliqué en termes d’autorisations», sans compter «le stress lié aux gens (…) au fait qu’il y ait beaucoup de monde», a-t-il relaté.
«La motivation (…) est principalement de faire quelque chose de beau et de le partager et d’apporter un nouveau regard aussi sur le patrimoine, c’est rendre vivant le patrimoine», s’est-il réjoui.
Le Festival d’Automne à Paris.
À l’automne (depuis septembre jusqu’au 18 février 2022), le Festival célèbrera sa 50e édition et avec elle l’espoir du temps d’après. Avec cet anniversaire pour horizon, le Festival met dès aujourd’hui au cœur de ses échanges avec les artistes la nécessité de ré-inventer des liens avec les mondes de l’éducation et de la santé. Comme il s’y est engagé depuis sa création, le Festival sera toujours aux côtés des artistes, car l’art et la connaissance doivent continuer à tenir des rôles majeurs aujourd’hui et demain plus encore qu’hier.
Pluridisciplinaire, international et nomade, le Festival d’Automne à Paris, depuis 1972, accompagne les artistes en produisant et diffusant leurs œuvres, dans un esprit de fidélité, d’ouverture et de découverte. Théâtre, musique, danse, arts plastiques, cinéma. Le Festival d’Automne à Paris est voué aux arts contemporains et à la rencontre des disciplines. Chaque année il propose près de 50 manifestations et réuni autour 250 000 spectateurs.
LIVRES
Miguel BONNEFOY, Eredità (Héritage), 66thand2nd.
Miguel Bonnefoy, con la sua scrittura elegante, evocativa, compone un ritratto familiare profondamente umano, dove la grande Storia entra prepotente in esistenze comuni plasmandole in destini fuori dall’ordinario.
La casa di calle Santo Domingo, a Santiago del Cile, con i suoi tre limoni a nascondere la facciata, ha ospitato diverse generazioni di Lonsonier. Lì il patriarca, giunto dalla Francia alla fine dell’Ottocento con trenta franchi in una tasca e un ceppo di vite nell’altra, ha visto il suo primogenito, Lazare, annunciare in un giorno di agosto del 1914 la sua volontà di andare a combattere in Europa per una terra che conosceva solo attraverso i libri e i racconti del padre. Lì Lazare abiterà insieme alla moglie Thérèse e costruirà una voliera in giardino per ospitare decine di splendidi uccelli. Lì nascerà Margot, l’aviatrice, che sorvolerà i cieli sopra la Manica durante la Seconda guerra mondiale, e sarà concepito il figlio di lei, Ilario Da, il rivoluzionario, che vivrà le ore più buie della dittatura di Pinochet. Vite condannate a passare da una costa all’altra dell’Atlantico, accompagnate da una lunga serie di dilemmi destinati a non abbandonarle mai, con la misteriosa leggenda di uno zio scomparso come unica eredità.
Il pluripremiato Bonnefoy ha il realismo magico nelle vene e incatena il lettore fino all’ultima pagina, mettendo in scena personaggi indimenticabili alla ricerca del loro posto nel mondo.
“Così, in meno di duecento pagine e in poco più di cent’anni (tra il 1873 della filossera e il 1973 di Pinochet) i due paesi, Francia e Cile, si scambiano le carte e Miguel Bonnefoy racconta le sue doppie radici, e la vita, trasposta, dei suoi antenati”. Daria Galateria. Robinson
Nato a Parigi nel 1986 da madre venezuelana e padre cileno, Miguel Bonnefoy è cresciuto tra Francia, Venezuela e Portogallo. La sua scrittura, divisa tra Europa e Sud America, si ispira al realismo magico e ai surrealisti, ed è stata accostata a quella di Gabriel García Márquez e Alejo Carpentier. Nel 2013 riceve il Prix du Jeune Écrivain de langue française (con il racconto Icare et autre nouvelles). Con Le voyage d’Octavio è finalista del Prix Goncourt du premier roman e si è aggiudicato il prestigioso Prix Edmée de la Rochefoucauld per l’opera prima. Nel 2015 riceve la Mention spéciale del prestigioso premio francese. Con Sucre noir è finalista al Prix Femina, Prix Renaissance e Prix des lycéens de l’Escale du Livre de Bordeaux. Con Héritage si è aggiudicato il Prix des libraires 2021.
Irène NÉMIROVSKY, Re di un’ora e altri testi inediti col capitolo ritrovato di “Suite francese”, Edizioni Ares.
Con questa raccolta di testi inediti torna l’acclamata autrice di Il ballo e David Golder. Nel volume, in esclusiva in Italia, lo sconvolgente capitolo ritrovato di Suite francese, il romanzo che nel 2004 strappò la scrittrice dall’oblio dopo la morte ad Auschwitz. Racconti, appunti, bozze, critiche teatrali, il confronto-scontro fra teatro e cinema e lo spietato saggio su una delle figure centrali della sua opera, quella degli effimeri «re di una notte», gli alchimisti di Levante, capaci di trasformare ogni affare in oro e subito dopo in polvere.
Irène Némirovsky (1903-1942) autrice di successo negli anni Trenta, pressoché dimenticata dopo la sua morte ad Auschwitz, tornò alla ribalta mondiale nel 2004 con la pubblicazione del romanzo postumo Suite francese. Da allora suoi capolavori come David Golder, I cani e i lupi, Il ballo, Jezabel, La preda, La nemica hanno conosciuto una seconda e duratura fortuna, consacrandola come una delle autrici imprescindibili del Novecento.
Albert CAMUS Maria CASARÈS, Saremo leggeri. Corrispondenza (1944-1959), Bompiani.
Albert Camus e Maria Casarès si incontrano il 19 marzo 1944 a casa di Michel e Zette Leiris, in occasione di una rappresentazione del Désir attrapé par la queue di Pablo Picasso. Lei, galiziana, figlia dell’ultimo primo ministro della Spagna repubblicana fuggito a Parigi nel 1936, ha ventun anni e ha iniziato la sua carriera di attrice nel 1942 al Théâtre des Mathurins, proprio quando Albert Camus pubblicava L’Etranger e Le mythe de Sisyphe. Camus, che di anni ne ha trenta e vive da solo a Parigi, lontano dalla moglie Francine rimasta in Algeria, resta incantato da Maria. Quel primo incontro è il preludio di una storia d’amore travolgente: i due si amano, poi si lasciano, poi si ritrovano, e nel frattempo si scrivono centinaia di lettere. Quelle di lei rivelano la vita di una grande attrice, le giornate frenetiche, le registrazioni, le prove, le rappresentazioni, le riprese, ma anche il coraggio, la vitalità sconcertante, le fragilità. Da quelle di lui emergono lo stesso amore per la vita, la passione per il teatro, e poi i temi che gli stanno a cuore, il mestiere di scrittore, i dubbi, il lavoro della scrittura nonostante la tubercolosi. Ma soprattutto le lettere raccontano un amore tenace, lucido, consapevole, stretto “dai vincoli della terra, dell’intelligenza, del cuore e della carne”.
“Un’opera a due cuori e quattro mani, un’opera simbiotica.” Le Monde des livres
«Sei entrata per caso in una vita di cui non andavo fiero, e da quel giorno qualcosa ha cominciato a cambiare. Prima di te, fuori di te, non aderivo a nulla. Quella forza per cui ogni tanto mi prendevi in giro è sempre stata solo una forza solitaria, una forza di rifiuto. Con te ho accettato più cose. Ho imparato a vivere, in un certo senso. Per questo forse il mio amore è sempre stato pervaso da una gratitudine immensa.» Albert Camus a Maria Casarès, 14 dicembre 1949
«Nulla può separarci. Amiamoci nella fiducia e siamo sempre trasparenti uno per l’altra. Ci siamo incontrati, ci siamo riconosciuti, ci siamo abbandonati l’uno all’altra, siamo riusciti ad amarci di un amore ardente di cristallo puro, ti rendi conto della nostra felicità e di ciò che ci è stato dato?» Maria Casarès ad Albert Camus, 4 giugno 1950
Albert CAMUS Nicola CHIAROMONTE, In lotta contro il destino. Lettere 1945-1959, Neri Pozza Editore.
«Bisogna essere stati soli e randagi per sapere il valore dell’ospitalità». Nella primavera del 1941, prostrato dalla perdita di Annie Pohl, la sua prima moglie, e dalla sensazione di non avere piú speranze, Nicola Chiaromonte decide di partire per Marsiglia, facendo poi rotta per l’Africa.
Fugge da un’Europa devastata dalla guerra, fugge soprattutto dalla Francia, da «tutto ciò che poteva essere dolcezza, compagnia, consolazione»: la cerchia degli amici, innanzi tutto, e poi Parigi, la città raggiunta nel 1934 da esule antifascista, dove ha conosciuto Annie e stabilito un intenso sodalizio spirituale con l’intellettuale libertario italo-russo Andrea Caffi. Giunto ad Algeri, viene introdotto nel gruppo dei giovani artisti, scrittori e giornalisti che, riuniti attorno ad Albert Camus e alla Maison Fichu, cercano di ricreare, grazie all’attività teatrale, un’esperienza fraterna ed egualitaria, ispirata alla bellezza e alla libertà. All’epoca del loro primo incontro, Albert Camus ha appena terminato i suoi tre «Assurdi» – un romanzo, Lo Straniero, un saggio, Il mito di Sisifo, e una tragedia, Caligola – che esaminano il problema della società e del nichilismo contemporanei. Per Chiaromonte, tuttavia, la frequentazione di Camus e della sua cerchia, non è che l’occasione per ritrovare, in terra africana, «la Francia amata, il calore puro e netto dell’amicizia francese». Soltanto qualche anno dopo, leggendo le opere dello scrittore francese a New York, Chiaromonte comprende che una profonda affinità spirituale lo unisce all’autore dello Straniero. Dall’esilio americano, durante i drammatici anni di guerra che condussero alla disfatta di Hitler e alla bomba atomica, dà allora avvio a un intenso scambio epistolare con Camus che dura fino alla morte di quest’ultimo avvenuta nel 1960. Testimonianza, talvolta commossa e commovente, dell’«amicizia tanto intensa e pudica» che uní per due decenni due giganti del secolo scorso, la corrispondenza tra Albert Camus e Nicola Chiaromonte svela, attraverso la «dura fraternità degli uomini in lotta contro il destino», i segni di una stessa condizione umana e di un comune atteggiamento dello spirito nei confronti della barbarie e della violenza, che farà dire a Camus nel 1954: «Io l’avevo riconosciuta e lei era tra le decine di esseri con i quali avevo sempre vissuto, anche in loro assenza».
Agnès POIRIER, Rive Gauche. Arte, passione e rinascita a Parigi 1940-1950, Einaudi.
La Sorbona, Les Deux Magots, il Café de Flore, l’Hôtel La Louisiane: sono luoghi avvolti da un alone leggendario, come tutta l’area di Parigi in cui sorgono, la mitica Rive gauche. Qui, tra gli anni Quaranta e Cinquanta, artisti e intellettuali straordinari hanno creato, combattuto, amato, vissuto; hanno assistito agli orrori della guerra e partecipato con entusiasmo alla rinascita della città. Dall’esistenzialismo al teatro dell’assurdo, dal jazz alle chansons, fino alla ricerca di una terza via in politica e al femminismo militante: gustoso e arguto, Rive gauche è un viaggio letterario al cuore di un’epoca eccezionale attraverso le vite di chi l’ha resa indimenticabile.
Culla della fervente bohème del primo dopoguerra, alla fine degli anni Trenta Parigi è una città in attesa. Il presentimento della catastrofe pervade le lettere che Beckett manda a Dublino, appesantisce le anonime casse di legno in cui il direttore Jaujard fa nascondere i capolavori del Louvre, grava sulla scelta di Picasso di trasferirsi a Royan. È da qui, dall’angoscia di quei giorni, che Agnès Poirier sceglie di iniziare, perché per comprendere l’euforia della rinascita bisogna prima raccontare il dolore che la precedette. La Parigi degli anni Quaranta, infatti, è stata anche la Parigi occupata e straziata, percorsa da profonde cicatrici: proprio come l’architettura della città, quegli eventi hanno influenzato per sempre il modo di pensare e agire di chi li ha vissuti. Per i personaggi, tra i piú illuminati del tempo, che per nascita, caso o necessità si ritrovano nella Ville Lumière, la guerra è anche sprone alla riflessione e alla creazione. L’iconica Rive gauche fa da sfondo alla tenace vivacità culturale del periodo con i suoi tanti luoghi emblematici. Il Café de Flore e Les Deux Magots, spazi frequentati per bere, discutere, fumare, lavorare da protagonisti dell’epoca come Sartre e Camus; l’Hôtel La Louisiane, con le sue grandi camere rotonde, in cui elessero dimora anche Simone de Beauvoir e Juliette Gréco; il numero 5 della Rue Saint-Benoît, casa di Duras e simbolo dell’impegno della sinistra intellettuale; la monumentale Sorbona, la piú importante istituzione del sapere francese frequentata da studenti internazionali come Mailer e Seaver; Le Tabou, il jazz club seminterrato dove un irriverente Vian suonava la tromba. Molti di questi edifici esistono ancora, e mantengono piú o meno intatta l’aura magica di quel periodo. Ma a renderli speciali è soprattutto «il caleidoscopio di destini» che vi si sono incrociati e che Agnès Poirier restituisce qui in una galleria di indimenticabili ritratti. Gustoso e arguto, come lo ha definito Julian Barnes, Rive gauche è un viaggio letterario alla scoperta di una Parigi brulicante di arte, passione, amore, vita.
Cédric GROLET, Opéra, L’ippocampo.
Tra i migliori pasticceri del mondo, Cédric Grolet svela in un libro i suoi segreti.
Con Opéra, Cédric Grolet volta pagina per esplorare un nuovo mondo, quello della panetteria-pasticceria. Adottando un approccio più radicale, si allontana dalla tecnica di Frutti, il suo primo volume, per orientarsi verso prodotti ancora più freschi, immediati, dal sapore perfetto. Dalla baguette tradizionale alla saint-honoré, passando per il pain au chocolat e la crostata di mele, un repertorio di 100 ricette semplici e adatte a ogni momento del giorno, al ritmo del suo nuovo negozio. La giornata inizia alle 7 con le viennoiserie del mattino. Alle 11, dolci di ogni genere. Alle 15, le preparazioni composte al momento e la frutta brinata per la merenda. Alle 17, infine, l’ultima infornata di pane del giorno. Forte della sua esperienza e del suo talento, Cédric Grolet infrange i codici e rimette tutto in discussione per proporre una pasticceria inedita, ispirata e sorprendente.
Si deve “fare un passo indietro per tornare all’essenziale” dice Cédric Grolet. “E per me, ormai, l’essenziale è la ricerca dell’autenticità”. “Avevo voglia di realizzare un tipo di pasticceria che fosse a immagine di tutto ciò che l’Opéra rappresenta per me”. Sia il libro che la boulangerie riflettono infatti “l’atmosfera parigina particolare, intrisa di musica, arte e bellezza. Un luogo carico di storia”.
Mathias ÉNARD, Il banchetto annuale della confraternita dei becchini (Le banquet annuel de la confrérie des fossoyeurs), Edizioni E/O.
Mathias Énard, dopo aver viaggiato nei suoi precedenti libri in Medio Oriente, torna sulle terre dove è nato, nella Francia centro occidentale e costruisce il suo romanzo più spericolato. Un viaggio nel tempo tra etnologia e omaggio a Rabelais.
I sapori, la persistenza e la metamorfosi della lingua costituiscono l’epicentro di una narrazione che rimescola i secoli in un romanzo fuori dalla norma, pieno di tinte forti e intriso di cultura popolare, ricco di memoria, fecondo di fraternità.
Ai fini di una tesi di dottorato su cosa significhi vivere in campagna nel XXI secolo, l’apprendista etnologo David Mazon ha lasciato Parigi per acquartierarsi in un modesto paesino della provincia francese. Sistematosi in una fattoria, ben presto equipaggiato di un motorino utile a condurre le sue indagini, il nuovo arrivato inizia a tenere un diario di campo, registrandovi piccoli avvenimenti e usi e costumi locali, ben deciso a definire e cogliere la quintessenza della ruralità. Per meglio immergersi nello spirito del luogo Mazon diventa assiduo frequentatore del Bar-Pesca e dell’amabile sindaco Martial, che in qualità di becchino del cantone ha l’incarico di preparare il banchetto annuale della sua Confraternita, pantagruelico festino di tre giorni durante i quali la Morte concede una tregua affinché i becchini – e i lettori – possano dilettarsi senza scrupoli.
In una favolosa opulenza di cibo, libagioni e parole, in un andirivieni incessante tra presente e passato, seguendo i capricci della Ruota del Tempo in cui la Morte rimette in circolazione le anime che coglie, Enard resuscita la Francia profonda di cui è maestro nel lavorare il fertile terreno.
«Un racconto barocco e rabelaisiano attorno a un banchetto delirante. La penna e la fantasia sfrenata di Enard conducono la sarabanda». Thierry Clermont, Le Figaro Littéraire
«Raramente un libro sulla morte è stato così allegro». Florence Bouchy, Le Monde
Cécile COULON, Una bestia in paradiso (Une bête au paradis), Edizioni E/O.
Romanzo vincitore del Prix littéraire del giornale Le Monde nel 2019.
Émilienne vive in Paradiso. Così si chiama la fattoria dove, rimasta vedova, tira su da sola i due nipotini, Blanche e Gabriel, che hanno perso i genitori in un incidente automobilistico. Le stagioni si susseguono e i bambini crescono, fino all’arrivo dell’adolescenza e, con essa, il primo amore di Blanche, un amore che devasta ogni cosa al suo passaggio. Si chiama Alexandre e assieme a Blanche conoscono una passione travolgente. Ma Blanche ama anche alla follia il Paradiso, la vita in campagna, il fascino della terra; mentre Alexandre, divorato dall’ambizione, vuole trasferirsi in città, fare i soldi e avere successo.
Una bestia in Paradiso è una storia di donne che, di madre in figlia, sono “possedute” dall’amore per la terra. Un Via col vento dei nostri giorni, nei quali non ci sono più i grandi latifondi e gli schiavi, ma le piccole proprietà, il duro lavoro diretto, la resistenza all’urbanizzazione, uno stile di vita faticoso ma affascinante, legato ai ritmi e allo splendore della natura. Una grande storia romantica, senza sentimentalismi. Asciutta, febbrile, combattente. Una serie di personaggi indimenticabili, con una forza da romanzo ottocentesco e una modernità sorprendente.
«Una protagonista femminile indimenticabile». Lire
«Una sublime vendetta» Le Figaro magazine
Christine de MAZIÈRES, Tre giorni a Berlino (Trois jours à Berlin), Edizioni Clichy.
Chi erano, cosa facevano, cosa pensavano e cosa speravano le persone «normali» che, il 9 novembre del 1989, si trovarono a vivere a Berlino una delle notti più importanti e sconvolgenti del secolo scorso, quella della caduta del Muro? Christine de Mazières, nel suo sorprendente romanzo d’esordio, immagina volti, vite e destini che si intrecciano, si legano e si mescolano fra loro, piccole storie che galleggiano e si perdono nella Grande Storia, personaggi che in quei giorni convulsi la Storia la subiscono, l’affrontano e la fanno al tempo stesso, diventando ognuno un frammento di un insieme più grande, proprio come le pietre del muro che crollava. Fra loro, Anna, francese innamorata della Germania, che sogna di ritrovare Micha, conosciuto anni prima a Berlino Est. Lo stesso Micha, figlio ribelle di un gerarca comunista, che in passato aveva tentato invano di fuggire all’Ovest. E poi il misterioso Niklas e gli altri uomini e donne, ragazze e ragazzi, ognuno con i propri amori e i propri conflitti, che in quell’incredibile notte di trent’anni fa riempirono fianco a fianco le strade berlinesi per avanzare, tutti insieme, verso i posti di frontiera, dando vita a una folla sognante e determinata che nessuno avrebbe più potuto fermare.
Il romanzo più amato tra quelli selezionati al «Festival du Premier Roman» di Chambéry 2019
«Un potente e sorprendente romanzo corale sulla caduta del muro di Berlino, che oltre trent’anni dopo ci viene raccontata da più punti di vista, quelli delle persone comuni che – ognuna con le proprie paure e le proprie passioni – si trovarono catapultate in una notte che ha cambiato la storia». Le Magazine Littéraire
«Dal monolitico blocco della Germania dell’Est emergono volti, caratteri e storie. Saranno i loro destini, le loro passioni, la loro audacia, la loro viltà a cambiare il corso della Storia e a dare a questa autrice esordiente la materia per un magnifico romanzo». Le Figaro Littéraire
Alexandra LAPIERRE, Belle Greene, Edizioni E/O.
La storia vera (e segreta) della donna più celebre della cultura americana della prima metà del Novecento: famosa bibliofila, icona di stile, astutissima protagonista delle cronache mondane.
Una donna anticonformista e brillante che ha saputo rompere ogni soffitto di cristallo della sua epoca. New York, primi anni del Novecento. Una ragazza appassionata di libri rari si fa beffe del destino salendo tutti i gradini della scala sociale e professionale, fino a diventare la direttrice della favolosa biblioteca del magnate J.P. Morgan e la beniamina dell’aristocrazia internazionale con il falso nome di Belle da Costa Greene, Belle Greene per gli amici. Ma in realtà, in quell’America violentemente razzista, la brillante collezionista che fa girare le teste e regna sul mondo dei bibliofili nasconde un segreto terribile. Benché sembri bianca è afroamericana, per giunta figlia di un famoso attivista nero che vede come un tradimento la volontà della figlia di nascondere le proprie origini. Quello che racconta Alexandra Lapierre è il dramma di una persona divisa tra la propria storia e la scelta di appartenere alla società che opprime il suo popolo. Frutto di tre anni di ricerche, il romanzo ripercorre le vittorie e le lacerazioni di una donna piena di vita, tanto libera quanto determinata, la cui strabiliante audacia fa eco alle battaglie di oggi.
«Erudita, pungente, mondana, nascondeva un incredibile segreto (…). Raccontata a ritmo travolgente da Alexandra Lapierre, la vita di una delle prime donne del Novecento ad aver avuto la follia, e soprattutto il coraggio, di scegliere il proprio destino». Alix Girod de l’Ain, ELLE
Autrice di biografie e romanzi incentrati su grandi personaggi dimenticati della Storia, Alexandra Lapierre è stata recentemente premiata dall’Académie Française, mentre l’Académie Goncourt ha scelto Belle Greene come libro dell’estate 2021. Tra le sue opere pubblicate in Italia ricordiamo Fanny Stevenson, Artemisia, Le Angeliche, La Regina dei mari, La dissoluta e Tutto per l’onore, premiati a livello internazionale e tradotti in una ventina di paesi. Figlia dello scrittore Dominique Lapierre, nel 2001 ha vinto il Premio Fiore di Roccia e nel 2005 è stata nominata Cavaliere dell’Ordine delle arti e delle lettere dal ministero della Cultura francese. Nota per il suo impegno nel valorizzare l’immagine della donna nella società attraverso i suoi indimenticabili ritratti, Alexandra Lapierre vive oggi tra l’Italia e la Francia.
John REWALD. Gli anni di van Gogh e Gauguin. Una storia del postimpressionismo. Johan & Levi.
Lo storico John Rewald indagò mondo e vite dei grandi rivoluzionari della pittura. I suoi studi fondamentali tornano in libreria.
Mentre la sconvolgente Grande-Jatte di Seurat viene esposta all’ultima mostra degli impressionisti, uno sconosciuto olandese di nome Vincent van Gogh sbarca in città, ansioso di cogliere tutte le opportunità che l’effervescente Parigi offre a chiunque sia disposto ad avventurarsi su nuove strade. È il 1886, e Cézanne, Bernard, Pissarro, Redon, Seurat e Signac, accomunati da un’indole impetuosa e dalla ricerca di uno stile indipendente, stanno già rincorrendo nuove visioni che al posto del naturalismo prediligono ardenti cromatismi e una sensibilità più astratta e simbolista.
Ed è da qui che John Rewald decide di partire, seguendo in molteplici direzioni le tracce di una generazione di pittori, i postimpressionisti, pronta a liquidare l’eredità del passato più recente. A stagliarsi su tutti loro van Gogh e Gauguin, a cui l’autore riserva all’interno di questo caleidoscopio un ruolo di primo piano: lettere, testimonianze e recensioni d’epoca, rese vivida materia di narrazione, consentono di ripercorrerne in presa diretta l’intensa parabola esistenziale e artistica, l’amicizia e gli scontri, i tormenti e gli ideali, consegnando ai lettori lo splendore e la furia di un momento fatale ed entusiasmante.
Ideale seguito della sua celebre Storia dell’Impressionismo, questo racconto si conclude nel 1893 con il ritorno di Gauguin dal suo primo viaggio a Tahiti. Parigi è la stessa città turbinosa che aveva accolto van Gogh sette anni prima, e Gauguin si rituffa in quell’atmosfera vibrante facendo appello a tutto il suo coraggio per affrontare le nuove sfide che il futuro gli riserva. È l’alba di un’epoca che annuncia senza indulgenza l’arte del XX secolo.
Bernadette LEMOINE Diane de BODMAN, Le parole giuste. Cosa dire e cosa non dire ai nostri bambini in tutte le situazioni della vita quotidiana (Trouver les mots qui font grandir pour les aider à s’épanouir: 8-13 ans), Salani.
Perché ai nostri figli è meglio dire ‘sarò felice di rivederti’ piuttosto che ‘mi manchi’? Come diceva Platone: “Le parole mal pronunciate fanno male all’anima”. Tutti siamo sensibili alle parole, quando ci rassicurano e ci rallegrano e anche quando ci aggrediscono e ci paralizzano. Per questo motivo, usare parole giuste, vere, affettuose e rasserenanti è una chiave fondamentale dell’educazione, dalla culla all’età adulta, per dare ai bambini gli strumenti adatti a diventare persone felici, responsabili e capaci di amare. Attraverso l’esame di tante possibili situazioni quotidiane, questo saggio propone un filo conduttore, un metodo preciso di ascolto, dialogo e risposta ai comportamenti infantili. Per ciascuna situazione offre consigli pratici – corredati di chiare e sintetiche spiegazioni sulla psicologia infantile – composti da frasi da dire, frasi da non dire, obiettivi e stratagemmi. Un manuale semplice ed efficace per interagire con i figli e aiutarli a collaborare, una guida preziosa per sostenere genitori e educatori nel loro compito più importante e delicato: comunicare con i bambini.
Bernadette Lemoine è una psicologa e psicoterapeuta, autrice di numerosi saggi tradotti in diverse lingue. Diane de Bodman è scrittrice, responsabile della comunicazione in ambito sanitario e madre di quattro figli. Da anni collabora con Bernadette Lemoine.
Tahar BEN JELLOUN, Le miel et l’amertume, Gallimard.
Tanger, au début des années 2000. Un pédophile abuse de jeunes filles en leur faisant miroiter la publication de leurs poèmes dans son journal. Il agit en toute impunité, sans éveiller le moindre soupçon. Ce roman raconte l’histoire d’une de ses victimes, Samia, une jeune fille de seize ans. Elle ne se confie pas à ses parents, mais consigne tout dans son journal intime, qu’ils découvriront bien après son suicide. À partir de cette tragédie, les parents de Samia basculent dans un désordre qui révélera leurs lâchetés et leurs travers. Le père, homme intègre, rejoint la cohorte des corrompus. Ensemble, ils s’abîment dans une détestation mutuelle aussi profonde que leur chagrin. La lumière viendra d’un jeune immigré africain, Viad. Avec douceur et bienveillance, il prendra soin de ce couple moribond. Viad panse les plaies et ramène le souffle de la vie dans la maison. Le pauvre n’est pas celui qu’on croit. Et le miel peut alors venir adoucir l’amertume de ceux qui ont été floués par le destin.
Etty MANSOUR, Convoyeur de la mort, Éditions des Équateurs.
13 novembre 2015: les attentats contre le Stade de France, les cafés parisiens et le Bataclan tuent 130 personnes et en blessent près de 500. Qui tient la main du diable? Au même moment, l’écrivaine Etty Mansour est sur le point d’accoucher de sa seconde fille. Peut-on se perpétuer en pleine tragédie. Parmi les kamikazes meurtriers, un seul ne se fera pas exploser: Salah Abdeslam. Il avait la folie des grandeurs, se prenait pour le roi du monde, était dévoré par la frustration. Marquée par la violence qui a irradié sa propre famille, Etty Mansour décide d’affronter le mal jusqu’à ses racines et d’écrire ce que Truman Capote appelait un «roman-vérité». Quatre ans d’enquête, cinquante entretiens incroyables entre Bruxelles et Paris, notamment avec la fiancée de Salah Abdeslam: l’écrivaine a exploré la psychologie du terroriste jusqu’aux abysses mettant sa sensibilité au service d’un récit hors norme. Seule la littérature peut transformer un tel déluge de violence. Etty Mansour met des mots sur le silence de Salah Abdeslam: c’est sa ligne de défense, mais aussi un redoutable piège. Au-delà de cette personnalité double, elle donne des clés historiques, sociales, religieuses et idéologiques pour saisir toute la portée du séisme de la radicalisation islamique. Il n’y a pas un héros dans ce livre mais un chœur qui porte une tragédie. Par sa force, sa rigueur, le souffle de son écriture, Convoyeur de la mort est un livre d’une somptueuse humanité.
Etty Mansour est née en 1981.
LIVRES POUR LES PETITS LECTEURS
Luca TORTOLINI, François Truffaut. Il bambino che amava il cinema, illustrazioni di Victoria SEMYKINA, Kite edizioni.
“Per illustrazioni briose ed eleganti, nervose e musicali, sempre contrassegnate da un sicuro possesso delle tecniche. Per un dialogo avvincente e serrato che pagina dopo pagina si dipana fra la storia e le immagini. Per l’efficacia narrativa di un testo sincopato e incisivo”. È questa la motivazione con cui la giuria del premio Andersen ha scelto François Truffaut. Il bambino che amava il cinema scritto da Luca Tortolini e illustrato da Victoria Semykina come vincitore della categoria albi illustrati.
“Un uomo si forma tra i sette e i sedici anni. Poi vivrà di tutto ciò che ha assimilato tra queste due età”. Per François Truffaut niente più del cinema illuminò quel periodo di crescita e di formazione. Una biografia illustrata del grande regista francese maestro della Nouvelle Vague. Età di lettura: da 7 anni.
Lafcadio HEARN Benjamin LACOMBE, Spiriti e creature del Giappone, L’ippocampo.
Dopo il successo di Storie di fantasmi del Giappone, pubblicato sempre da L’ippocampo nel 2021, Benjamin Lacombe torna a prestare il suo inconfondibile tratto ai celebri racconti della tradizione giapponese trascritti da Lafcadio Hearn e in parte inediti in Italia. Protagonista della raccolta è il mondo naturale, da sempre riverito e circondato da un’aura di mistero nel Paese del Sol Levante. Racconto dopo racconto, attraversiamo diversi ambienti, passando dalle profondità marine al mondo sotterraneo, per poi emergere in superficie e infine raggiungere il cielo. In questo volume sontuosamente illustrato, personaggi scaltri, affascinanti e mostruosi tengono il lettore con il fiato sospeso fino alla fine.
Benjamin Lacombe è un autore e illustratore francese. Compie i suoi studi presso l’École Nationale Superieure des Arts Décoratifs di Parigi lavorando contemporaneamente per la pubblicità e l’animazione; all’età di 19 anni firma i suoi primi libri di fumetti e illustrazioni. Il suo lavoro si ispira al mondo delle fiabe, ai racconti per bambini e ragazzi ma anche ai classici della letteratura. Lacombe è tradotto e premiato in numerosi paesi e ha esposto i suoi lavori nelle più importanti gallerie del mondo. Vive e lavora a Parigi.
Orianne LALLEMAND, Il lupo che voleva andare a scuola (Le loup qui voulait aller à l’école), illustrazioni di Eléonore Thuillier, Editore Gribaudo.
C’era una volta un Lupo che non era mai andato a scuola, ma aveva molta voglia di provare questa esperienza. Così, insieme agli amici, ne costruì una nella foresta. Gli studenti c’erano, mancava solo l’insegnante, così Lupo decise di essere il maestro. Ma la ricreazione durava molto più delle lezioni… forse dopotutto Lupo non era proprio adatto all’insegnamento! Età di lettura: da 3 anni.
Orianne Lallemand (Francia 1972), è una scrittrice di libri per l’infanzia e svolge attività di animazione per bambini presso le scuole e le biblioteche. Insieme all’illustratrice Éléonore Thuillier è autrice della fortunata serie di Lupetto.
EXPOSITIONS
Monet. Opere dal Musée Marmottan Monet di Parigi. Milano. Palazzo Reale. Fino al 30 gennaio 2022
Il 18 settembre si è inaugurata la stagione autunnale di Palazzo Reale a Milano, con l’attesissima esposizione dedicata al più importante rappresentate dell’Impressionismo: Claude Monet.
Un percorso espositivo dove ad accogliere il pubblico ci saranno 53 opere di Monet tra cui le sue Ninfee (1916-1919), Il Parlamento. Riflessi sul Tamigi (1905) e Le rose (1925-1926), la sua ultima e magica opera: un prestito straordinario non solo perché riunisce alcune delle punte di diamante della produzione artistica di Monet, ma anche per l’enorme difficoltà di questo periodo nel far viaggiare le opere da un paese all’altro. Il percorso cronologico ripercorre l’intera parabola artistica del Maestro impressionista, letta attraverso le opere che l’artista stesso considerava fondamentali, private, tanto da custodirle gelosamente nella sua abitazione di Giverny; opere che lui stesso non volle mai vendere e che ci raccontano le più grandi emozioni legate al suo genio artistico. Il Musée Marmottan Monet – la cui storia è raccontata nel percorso della mostra – possiede il nucleo più grande al mondo di opere di Monet, frutto di una generosa donazione di Michel, suo figlio, avvenuta nel 1966 verso il museo parigino – che prenderà proprio il nome di “Marmottan Monet”. Suddivisa in 7 sezioni e curata da Marianne Mathieu – storica dell’arte e direttrice scientifica del Musée Marmottan Monet di Parigi – l’esposizione introduce quindi alla scoperta di opere chiave dell’Impressionismo e della produzione artistica di Monet sul tema della riflessione della luce e dei suoi mutamenti nell’opera stessa dell’artista, l’alfa e l’omega del suo approccio artistico. Dando conto dell’intero excursus artistico del Maestro impressionista, a partire dai primissimi lavori che raccontano del nuovo modo di dipingere en plein air e da opere di piccolo formato, si passa ai paesaggi rurali e urbani di Londra, Parigi, Vétheuil, Pourville e delle sue tante dimore. È il mondo di Monet, con le sue corpose ma delicatissime pennellate e con quella luce talvolta fioca e talvolta accecante che ha reso celebri capolavori come Sulla spiaggia di Trouville (1870), Passeggiata ad Argenteuil (1875) e Charing Cross (1899‐1901), per citarne alcuni. Ma non solo. Verdeggianti salici piangenti, onirici viali di rose e solitari ponticelli giapponesi; monumentali ninfee, glicini dai colori evanescenti e una natura ritratta in ogni suo più sfuggente attimo.
Promossa dal Comune di Milano-Cultura, la mostra rientra nel progetto museologico ed espositivo “Musei del mondo a Palazzo Reale” nato con l’intento di far conoscere le collezioni e la storia dei più importanti musei internazionali.
Face à Arcimboldo. Centre Pompidou – Metz. Fino al 22 novembre 2021.
Vous qui allez, errant à travers le monde,
Curieux d’y voir hautes et stupéfiantes merveilles,
Venez-ci, où vous trouverez des…
Cette inscription destinée aux promeneurs du jardin de sculptures fantastiques de Bomarzo pourrait tout aussi bien accueillir les visiteurs de l’exposition Face à Arcimboldo présentée au Centre Pompidou-Metz, jusqu’au 22 novembre 2021.
Née d’un dialogue entre l’artiste Maurizio Cattelan et Chiara Parisi, directrice du Centre Pompidou-Metz et commissaire de l’exposition avec Anne Horvath, l’exposition Face à Arcimboldo propose une visite inédite, à rebours de toute chronologie, dans les méandres de la pensée de ce peintre mystérieux du XVIe siècle, pour percer l’actualité de son vocabulaire. Si les portraits composites d’Arcimboldo sont aujourd’hui universellement connus, la richesse et la diversité de son œuvre restent à découvrir. Giuseppe Arcimboldo (1526-1593) est un inventeur et un penseur dont les réflexions et les travaux dépassent la question de la représentation du visage dans la peinture. L’exposition montre combien son œuvre irrigue l’histoire de l’art depuis cinq siècles et vient éclairer nombre de débats philosophiques et politiques actuels. Outre le caractère exceptionnel de la présentation des célèbres Saisons du musée du Louvre et de la Real Academia de Bellas Artes de San Fernando à Madrid, l’accent est mis sur ses œuvres les plus surprenantes : les vitraux qu’il a créés au tout début de sa carrière à la Cathédrale de Milan, les dessins à la plume et au lavis bleu de la Galerie des Offices pour les fêtes et les tournois de la cour des Habsbourg, ainsi que Le Bibliothécaire, qui frappe le regard par son langage profondément conceptuel. Face à Arcimboldo incarne l’actualité artistique à travers le regard de 130 artistes, dont le choix a été guidé par l’influence – assumée, inconsciente ou fantasmée – qu’exerce le maître lombard sur leur pensée et leur art. Chacune des 250 œuvres de l’exposition porte l’empreinte de la liberté créative d’Arcimboldo et suit un fil rouge qui traverse les siècles jusqu’à nos jours. Dans sa déambulation au rythme de confrontations inattendues, le visiteur est invité à faire l’expérience, de manière intuitive, des paradoxes entre l’être humain et l’animal, le végétal et le minéral, le naturel et l’artificiel, la brutalité et le raffinement, l’invention et la nostalgie, l’enracinement et le désir de départ. Des extrêmes qui apparaissent aujourd’hui plus que jamais nécessaires, comme l’est l’esprit d’Arcimboldo, pour pouvoir naviguer dans l’univers complexe de la création artistique.
CINÉMA
Titane. Un film di Julia Ducournau. Con Vincent Lindon, Agathe Rousselle, Garance Marillier, Lais Salameh, Dominique Frot. Drammatico, Francia, Belgio 2021. Uscita 1 ottobre 2021.
Un film controverso e audace che ha conquistato la giuria di Cannes.
Cinque anni dopo Raw, debutto ‘incisivo’ e oggetto insolito che giocava beatamente con le attese del genere horror, Titane le riduce in cenere, superando ogni limite e cortocircuitando codici e stereotipi. Julia Ducournau, autrice che conferma il suo stordente talento visivo e la singolarità del suo universo, al confine con la serie B, accompagna la sua eroina con un uomo che ha il corpo di Rambo e si fa di dolore e steroidi. Due ‘mostri’ del cinema (anni Ottanta) si incontrano e generano una nuova umanità, un nuovo film di carne e metallo che evoca le sperimentazioni organiche del primo Cronenberg e, dall’altra parte dello spettro cinefilo, il gesto per il gesto di Leos Carax, soltanto più triviale. Il successo folgorante di Raw ha tolto ogni inibizione a Julia Ducournau che traccia una via originale nel cinema di genere francese e nel quadro ordinario della fiction francese. Come per il suo film precedente, Titane è una bomba metaforica. Più che un film d’orrore destinato a far tremare i velluti dei multiplex, è una fantasia sulla mutazione dei corpi e delle identità che pratica l’arte della messa in scena come una fede. Ogni sequenza fonde materie contrarie, metallo e olio motore, fiamme e lacrime, partorendo (letteralmente) un genere nuovo e non identificato.
Fino all’ultimo respiro (A bout de souffle). Un film di Jean-Luc Godard. Con Jean-Paul Belmondo, Jean Seberg, Daniel Boulanger, Jean-Pierre Melville, Henri-Jacques Huet. Drammatico, Francia 1960. Uscita 4 ottobre 2021.
Il manifesto della Nouvelle Vague, un film immortale che ha segnato una svolta nella storia del cinema.
Il protagonista è un eroe « nero » dei nostri giorni senza ideali, senza il romanticismo di un Humphrey Bogart o di un Jean Gabin (cui il regista continuamente allude in fulminei fotogrammi).
Michel Poiccard ruba un’automobile a Marsiglia e poi uccide un poliziotto che lo stava inseguendo. Arriva a Parigi e rivede Patricia, una studentessa americana di cui è innamorato e con cui vorrebbe condividere la sua vita spericolata. Intanto le forze dell’ordine gli danno la caccia e lui capisce che gli stanno alle costole dopo che la sua foto compare su « France Soir ». Cerca di così di fuggire cercando di portare con sé la ragazza in Italia. Patricia però decide di non seguirlo e alla fine lo denuncia alla polizia.
#Io sono qui (#Je suis là). Un film di Eric Lartigau. Con Alain Chabat, Doona Bae, Ilian Bergala, Blanche Gardin, Delphine Gleize. Commedia, Francia 2020. Uscita 14 ottobre 2021.
Tenero e malinconico racconto di una crisi di mezza età tra la Francia e la Corea del Sud.
Stéphane, uno chef di successo circondato dall’affetto dei figli e dal supporto della ex moglie, ha tutte le ragioni per sentirsi realizzato. Eppure l’unica cosa che lo fa sentire vivo è Soo, una giovane donna coreana che ha conosciuto su Instagram. Parlano di arte e di ciliegi in fiore e sembrano capirsi l’un l’altra nonostante la lingua, la distanza e le barriere culturali. In uno slancio emotivo, Stéphane decide di partire per Seoul per conoscere Soo. Nonostante la promessa della donna di incontrarlo all’aeroporto, Soo non si presenta. Stéphane inizia così a vagare per l’aeroporto e per la città, dove la ricerca di Soo lo porterà a riscoprire se stesso. Riusciranno finalmente a conoscersi?
La padrina – Parigi ha una nuova regina (La Daronne). Un film di Jean-Paul Salomé. Con Isabelle Huppert, Hippolyte Girardot, Farida Ouchani, Liliane Rovère, Iris Bry. Drammatico, Francia 2019. Uscita 14 ottobre 2021.
Il contraltare europeo e al femminile di Breaking Bad, con l’ennesima ottima interpretazione di Isabelle Huppert.
Venuta in possesso di una grossa quantità di stupefacenti, una traduttrice che lavora con la squadra antidroga decide di cogliere l’occasione: entra nel giro, fa esperienza e porta le informazioni ai suoi capi.
Raro esempio di equilibrismo tra i generi capace di tenere un passo morbido e delicato, il nuovo film di Jean-Paul Salomé costruisce attorno a Isabelle Huppert un’opera multiforme, che si destreggia tra la commedia e il policier senza essere né l’uno né l’altro, insoddisfatto delle convenzioni e della rigidità come lo è la sua protagonista, nell’ennesima interpretazione di livello di un mostro sacro del cinema contemporaneo. Il cittadino modello che decide di reinventarsi fuorilegge produce, al cinema come in TV, una tensione sempre uguale: da un lato occorre necessariamente dissacrare le strutture del poliziesco perché il personaggio ne è una presa in giro vivente; dall’altro c’è bisogno che la sua ascesa abbia un’anima seria per legittimarla. Breaking Bad ci riusciva alimentato da una spietata critica alla mascolinità, e La padrina ne è un piacevole contraltare europeo e al femminile, appena abbozzato nella sua giocosa nonchalance ma sorprendentemente ricco.
Petite maman. Un film di Céline Sciamma. Con Joséphine Sanz, Gabrielle Sanz, Nina Meurisse, Stéphane Varupenne, Margot Abascal. Drammatico, Francia 2021. Uscita 21 ottobre 2021.
Un piccolo film che sa affrontare grandi temi, quali l’infanzia e il timore della perdita
La nonna di Nelly, che ha otto anni, muore in una casa di riposo. Lei e i genitori raggiungono quella che era la sua abitazione per sistemarla per una probabile vendita. La mamma, Marion, ritrova ciò che possedeva quando era bambina e racconta di una capanna costruita nel bosco che si trova nei pressi dell’abitazione. D’improvviso poi parte lasciandola sola con il padre. Girovagando nel bosco Nelly trova una bambina che sta costruendo una capanna. Quella bambina si chiama Marion.
France. Un film di Bruno Dumont. Con Léa Seydoux, Juliane Köhler, Benjamin Biolay, Blanche Gardin, Emanuele Arioli. Commedia, Francia, Germania, Italia, Belgio 2021. Uscita 21 ottobre 2021.
In concorso al Festival di Cannes, il film di Dumont tra commedia satirica e melodramma grottesco.
Una giornalista famosa che si destreggia tra la vita frenetica del lavoro e quella tormentata delle relazioni private, rimane sconvolta dopo un incidente d’auto.
Effetto notte (La nuit américaine). Un film di François Truffaut. Con Jacqueline Bisset, François Truffaut, Valentina Cortese, Jean-Pierre Aumont, Alexandra Stewart. Commedia, Francia 1973. Uscita 25 ottobre 2021.
Un film nel film, con Truffaut che interpreta se stesso mentre tenta di condurre a termine una pellicola che sembra nata sotto i peggiori auspici. Ogni genere di difficoltà si abbatte sulla troupe, persino il copione deve subire clamorose modifiche per la morte di uno dei protagonisti. Tante difficoltà finiscono per legare i componenti con sincera amicizia e, quando finalmente anche l’ultima scena viene girata, ognuno riprende la propria strada con nostalgia e rammarico.