ESPACE CULTURE

 

À LA UNE

Geneviève, finalmente alla libreria Pel di carota!

Domenica 25 settembre alle ore 16.00, alla libreria Pel di carota di Padova ci sarà una lettura teatrale della quarta e ultima delle Quattro sorelle Verdelaine di Malika Ferdjoukh. Incontro per piccoli e grandi dai 9 ai 99 anni, in collaborazione con la casa editrice Pension Lepic.

Malika Ferdjoukh, nella sua quadrilogia (ogni volume è intitolato a una delle sorelle), ci racconta la storia di quattro sorelle, che in realtà sono cinque con la maggiore, Charlie. Orfane da due anni (hanno perso i genitori in un incidente), da allora vivono da sole autogestendosi. Charlie ha lasciato gli studi di Medicina per occuparsi delle sorelle più piccole, aiutata da Geneviève, che pratica in segreto kick boxing per sfogarsi un po’. Poi c’è Bettina, Hortense ed Enid, la più piccola. Vivono a Vill’Hervé, l’affascinante e diroccata dimora, a picco sull’oceano, che i genitori hanno lasciato loro, una grande casa sull’oceano. Si arrabattano in una quotidianità fatta di amicizie, amori, affetti, affanni e tempeste che agitano gli alberi intorno alla casa, ma anche il mondo interiore delle ragazze. E’ una storia ricca di vicende a tratti umoristiche, spaventose, avventurose, romantiche, e di personaggi: amici, cugine, innamorati. Le giornate delle sorelle si susseguono fra scuola, amici e relazioni.

Malika Ferdjoukh, di origini algerine e che vive a Parigi dalla prima infanzia, è autrice di numerosi romanzi per ragazzi. Grande amante del cinema (i due gatti delle sorelle si chiamano Roberto e Ingrid!) e dei musical, scrive sceneggiature e fumetti, ha uno stile raffinato, brioso e intrigante. Affascina con le sue storie gotiche e cattivelle in cui i protagonisti sono sempre bambini o ragazzi; gli adulti a latere sembrano ignorare ciò che accade. Figure inconsistenti, gli adulti sono all’oscuro del mondo magico dei bambini e dei ragazzi. Ironica, dark, scorretta e raffinatissima, Ferdjoukh è tradotta in tutto il mondo. In Italia verso la fine degli anni Novanta era arrivata con Sombres Citrouilles tradotto in Salani con Livide zucche. Ora finalmente grazie a Pension Lepic, giovanissima casa editrice padovana, possiamo leggerla nuovamente.

Nata il 14 luglio 2020, la casa editrice Pension Lepic ha come obbiettivo quello di proporre il meglio della letteratura d’Oltralpe: a seconda dei punti di vista, di volta in volta, francese e italiana. Solo parole! Niente immagini, tranne le copertine e poco più! Solo narrativa per piccoli e grandi, per tutti insomma come diceva François Ruy-Vidal: Non ci sono colori per bambini, ci sono i colori.  Non c’è grafica per bambini, c’è la grafica.   Non c’è letteratura per bambini, c’è la Letteratura (*)

Racconti, romanzi, poesia (forse) di tutti gli ordini, i generi e i colori: giallo, rosa, green, noir e via discorrendo! La casa, anzi la pensione, editrice ospiterà penne ottimiste, a volte dubbiose, malinconiche, avventurose, un po’ snob parfois, ironiche, creative, ma sempre con un unico desiderio, quello di raccontare una bella storia.

 (*) Il n’y a pas de couleurs pour enfants, mais il y a les couleurs. Il n’y a pas de graphisme pour enfants, mais il y a le graphisme. Il n’y a pas de littérature pour enfants, il y a la Littérature.

malikaferdjoukh | Facebook

 

Pel di Carota, la libreria per ragazzi di Padova

Una notte di danza tra i capolavori di Palazzo Farnese: il film Nuit Romaine.

Il giorno della nascita di Jean-Georges Noverre (1727-1810), tra i più grandi coreografi della sua epoca e creatore del balletto moderno, è stato scelto dall’UNESCO per celebrare la Giornata Internazionale della Danza, ogni 29 aprile dal 1982. In occasione di questa ricorrenza, Dior e il Teatro dell’Opera di Roma, in associazione con l’Ambasciata di Francia in Italia, hanno presentato il film Nuit Romaine. Si tratta di un balletto coreografato da Angelin Preljocaj ed interpretato da Eleonora Abbagnato e Friedemann Vogel, assieme al corpo di ballo del Teatro dell’Opera di Roma. I danzatori indossano costumi appositamente disegnati per l’occasione da Maria Grazia Chiuri, direttrice creativa di Dior. Tutte le scene sono state girate nella straordinaria cornice di Palazzo Farnese a Roma, un luogo magico, ricco di arte e scorci affascinanti. Questo straordinario progetto è stato ideato durante il lockdown, quando i luoghi della cultura, come musei e teatri, sono stati costretti alla chiusura.

Il film narra della Dea Nox, interpretata dalla Abbagnato, che con il suo tocco soave anima ogni cosa all’interno del palazzo rinascimentale: prendono così vita marmi, arazzi e affreschi che partecipano ad una danza collettiva capace di esaltare ogni angolo del cosiddetto Dado Farnese, considerato tra le quattro meraviglie di Roma. La leggiadria delle movenze dei danzatori è invece avvolta da pizzi, tulle e tessuti impalpabili che la Chiuri ha sapientemente realizzato per accompagnarne le coreografie in punta di piedi, senza trascurare la bellezza e il fascino che i costumi portano in scena. Con il sopraggiungere della luce del giorno ogni cosa torna al suo posto, ma la notte appena trascorsa non ha potuto che lasciare un segno nel cuore e negli occhi degli spettatori.

È possibile vedere il film gratuitamente sul canale You Tube di Dior e su altre piattaforme di social media.

Watch DIOR NUIT ROMAINE Film directed by Angelin Preljocaj

 

Premio Strega Europeo 2022: vincono ex aequo Amélie Nothomb e Mikhail Shishkin.

Vincono ex aequo Amélie Nothomb con il romanzo Primo sangue e lo scrittore russo dissidente Mikhail Shishkin, con Punto di fuga il Premio Strega Europeo 2022. I due vincitori hanno ottenuto 6 voti ciascuno su un totale di 25 espressi dalla giuria composta, come di consueto, da scrittori vincitori e finalisti del Premio Strega. Il riconoscimento, arrivato alla nona edizione, è stato assegnato anche a Federica Di Lella e a Emanuela Bonacorsi, traduttrici dei libri vincitori, « quale segno tangibile dell’importanza che hanno le traduzioni come strumento di dialogo e di conoscenza ». L’eccentrica scrittrice franco belga Amélie Nothomb, che dal 1992 pubblica un titolo all’anno con grande successo, ha dedicato Primo sangue alla figura del padre Patrick Nothomb, scomparso nel primo lockdown, che diventa voce narrante della storia. « Mi emoziona- ha detto durante la cerimonia- Non avrei mai pensato che con un libro scritto su mio padre avrei vinto questo bellissimo premio ».  Hanno concorso a ottenere il riconoscimento cinque romanzi recentemente tradotti in Italia, provenienti da aree linguistiche e culturali diverse, che hanno vinto nei Paesi in cui sono stati pubblicati un importante premio nazionale.

 

Ex aequo nel Premio Strega Europeo 2022 | Culture

Une correspondance inédite de Proust publiée chez Gallimard.

Le 9 juin les éditions Gallimard ont publié des lettres inédites de l’auteur de La Recherche à Horace Finaly, camarade de l’écrivain au lycée Condorcet, puis directeur général de la Banque de Paris et des Pays-Bas. Dans ses lettres, Proust confie notamment à son ami vouloir se débarrasser d’un jeune homme qui a vécu presque trois ans chez lui, de 1919 à 1921, et ne veut plus s’en aller… Outre des histoires cocasses de ce type, cette correspondance inédite offre l’occasion de découvrir de nombreuses facettes de l’écrivain, entre sensibilité et drôlerie. Le squatter quittera finalement Proust grâce à l’intervention d’Horace Finaly, qui trouvera au jeune homme un poste d’employé dans une agence de Banque au Brésil. Il décédera quelques années plus tard, sans doute de maladie, au cours d’une excursion dans le Nord du pays sud-américain. Ces lettres dépeignent surtout cette autre “la tragi-comédie” que vit Proust avec son secrétaire et ami Henri Rochat, ancien serveur au Ritz.

18 novembre 1922: muore Marcel Proust. | XXI Secolo

 

Le réalisateur Jean-Luc Godard est mort.

Le cinéaste Jean-Luc Godard est décédé le 13 septembre 2022. Sa disparition a été saluée par la France entière, notamment Emmanuel Macron. « Ce fut comme une apparition dans le cinéma français. Puis il en devint un maître. Jean-Luc Godard, le plus iconoclaste des cinéastes de la Nouvelle Vague, avait inventé un art résolument moderne, intensément libre. Nous perdons un trésor national, un regard de génie« , a écrit le président français sur Twitter. Brigitte Bardot, qu’il avait fait tourner dans Le Mépris en 1963, l’a également salué sur Twitter: “Et Godard créa le Mépris et c’est à bout de souffle qu’il a rejoint le firmament des derniers grands créateurs d’étoiles…”  Pour Alain Delon, “une page de l’histoire du cinéma se tourne… Merci, Jean-Luc, pour les beaux souvenirs que tu nous as laissés. Sache que je serai toujours fier d’avoir Nouvelle Vague dans ma filmographie”, a-t-il commenté.

Jean Luc Godard, morto il regista di A bout de souffle - La Stampa

 

Venezia: Leone alla carriera a Catherine Deneuve.

È stato attribuito alla grande attrice francese Catherine Deneuve il Leone d’Oro alla carriera della 79esima Mostra del Cinema di Venezia, in programma dal 31 agosto al 10 settembre 2022. È una gioia ricevere questo premio prestigioso alla Mostra di Venezia, che amo e conosco da molto tempo, da quando Bella di giorno di Luis Buñuel ha ricevuto a suo tempo il Leone d’Oro – ha dichiarato Catherine Deneuve – È un onore inoltre essere stata scelta per questo omaggio dalla Mostra, perché mi ha accompagnato molto spesso per tanti film. Grazie. Con amicizia”.

A proposito di questo riconoscimento, il Direttore Alberto Barbera ha dichiarato: “Un numero impressionante di film, la maggior parte dei quali grandi successi internazionali. Una quantità altrettanto ragguardevole di premi ottenuti nei maggiori festival del mondo, cui si deve aggiungere una candidatura all’Oscar come miglior attrice protagonista, privilegio raro per un’artista non americana. Un susseguirsi di sodalizi artistici con alcuni tra i più importanti registi e attori europei: Roger Vadim, Jacques Demy, Luis Buñuel, François Truffaut, Roman Polanski, Marco Ferreri, Marcello Mastroianni e Gérard Depardieu. Un indiscutibile talento al servizio di doti d’interprete cui una bellezza raffinata e fuori del comune hanno contribuito a farne il volto stesso del cinema d’Oltralpe, una diva senza tempo, una vera e propria icona del grande schermo. Da figura tra le più rappresentative della Nouvelle Vague e testimone privilegiata di un’idea di stile che s’identifica con la moda d’oltralpe, Catherine Deneuve è passata a incarnare l’essenza della diva universalmente riconosciuta, affermandosi tra le più grandi interpreti della storia del cinema. Per questi motivi assume particolare rilievo il Leone d’Oro alla carriera che la Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia le attribuisce in occasione del 90esimo anniversario dalla prima edizione del festival veneziano, dopo il Leone d’Oro vinto con Bella di giorno di Luis Buñuel nel 1967 e la Coppa Volpi come miglior attrice per Place Vendôme di Nicole Garcia nel 1998”.

Catherine Deneuve, Leone d'oro alla carriera 2022 | Amica

 

Michieletto debutta al Théâtre des Champs-Elysées.

«Un uomo solo, un po’ goffo, che non ne combina una di giusta». Così il veneto Damiano Michieletto descrive il protagonista del Giulio Cesare in Egitto di Georg Friedrich Händel, l’opera che ha segnato il suo debutto al Théâtre des Champs-Elysées, tra i più importanti di Francia, in programma dall’11 maggio. «Sembra che il dramma si svolga attorno a Giulio Cesare, alle sue spalle Tolomeo ambisce al potere e si immerge in una spirale di cinismo; Cleopatra intesse trame e seduzioni; Sesto cerca di vendicare il padre e compie un percorso di maturazione generazionale. In mezzo a loro vedo un Cesare quasi spettatore, come se tutto quello che doveva realizzare (le conquiste, la gloria, le vittorie) fossero tappe già compiute del suo percorso. Händel ritrae un uomo già vecchio, e nella realtà storica morirà pochi anni dopo le vicende narrate nell’opera, appena rientrato a Roma. Gli toccherà subire una congiura e un tradimento, lo stesso trattamento riservato a Pompeo all’inizio dell’opera. Di fatto il Giulio Cesare di Händel è un dramma sul destino» conclude Michieletto. La sera della prima, con la sala strapiena, lo spettacolo si è concluso con 9 minuti di applausi.

Au Théâtre des Champs-Élysées, Giulio Cesare s'effiloche

 

Nelle Sale pensate da Napoleone trionfo dell’Ottocento veneziano.

Finalmente recuperate e aperte al pubblico nel loro complesso tutte le venti Sale del Palazzo Reale del museo Correr a Venezia. Costituivano gli appartamenti privati utilizzati dagli esponenti di ben tre case regnanti: i Bonaparte, poi gli Asburgo e infine i Savoia. Un percorso museale affascinante nella sua varietà, che è anche un trionfo e una rivalutazione dell’Ottocento artistico veneziano: molti artisti hanno lasciato la propria impronta stilistica su queste magnifiche sale che punteggiano le Procuratie Nuove, affacciate sui Giardini Reali di San Marco. Dunque riapre le joyau caché de la place Saint-Marc, il gioiello nascosto di piazza San Marco. Così lo definisce Jérôme Zieseniss, presidente del Comité français pour la sauvegarde de Venise. È lui l’artefice del recupero, cui ha dedicato un bel libro pubblicato a Parigi da Flammarion. Tutto parte da Napoleone, che voleva prendere casa a Venezia – cosa che non fece mai – e nel 1807 in Piazza San Marco (sul lato corto della piazza, di fronte alla Basilica) fece realizzare l’Ala Napoleonica, con lo Scalone d’onore, il Salone da ballo e gli appartamenti privati per i sovrani affacciati sui Giardini Reali. È il primo nucleo delle Sale Reali poi estese alle attigue cinque-seicentesche Procuratie Nuove, antichi uffici degli alti funzionari della Serenissima. Poi dal 1815 subentrarono gli Asburgo e il gusto delle decorazioni e degli arredi diventa più mitteleuropeo. Fino ad arrivare a Casa Savoia dal 1866 e il gusto degli arredi si fa più ridondante. Molti arredi originali sono stati recuperati e ricollocati al loro posto; in altri casi si è provveduto ad acquistarne di simili sul mercato antiquario. Questo viaggio articolato attraverso le venti sale Reali resta pieno di sorprese e raddoppia gli spazi espositivi del museo Correr.

Art Bonus - Salone da Ballo - Palazzo Reale di Venezia - Museo Correr

 

LIVRES

Federica LAUTO, Suite per Irène, prefazione di Ilaria Gaspari, Le plurali editrice.

Parigi 1942, Irène Némirovsky ha nove minuti per fare la valigia e lasciare un marito e due figlie, prima di essere deportata al campo di Auschwitz-Birkenau. In quel luogo, ogni notte, come un antidoto al dolore, la sua mente ripercorre l’infanzia vissuta a Kiev e a Mosca, l’esilio in Finlandia, in Svezia e il suo arrivo nella sognata e amatissima Francia.

Il romanzo biografico immaginato da Federica Lauto ci porta in un viaggio nel mondo interiore di una delle autrici più importanti e prolifiche del Novecento, i cui giorni si intrecciano con quelli della Storia con la “s” maiuscola: dalla Rivoluzione russa all’Europa degli anni Venti e Trenta, dalla salita al potere di Hitler allo scoppio della Seconda guerra mondiale. L’omaggio di Federica Lauto a Némirovsky si basa su una ricerca scrupolosa e accurata della vita e dei romanzi della scrittrice, da cui emergono i conflitti in famiglia, e in particolare con la madre, i successi e le delusioni professionali. Di Irène Némirovsky affiora e palpita, inoltre, il desiderio di appartenere ai luoghi in cui vive, e in particolare a Parigi, città che la farà sentire tanto amata quanto respinta, come una figlia accolta ma mai realmente voluta.

“Leggere questo romanzo in un momento in cui è forte la sensazione dell’accadere della Storia rende ancora più forte il senso di partecipazione profonda a una vita lontana, a una vita tanto lontana da essere quasi perduta. Eppure no: è resa imperduta, perenne, dal potere della memoria e del racconto che Lauto ha saputo risvegliare nelle sue pagine”. Ilaria Gaspari

Federica Lauto, ex-assessora alle pari opportunità di Grado, è scrittrice, psicoterapeuta, appassionata di canto e della sua laguna. Durante gli studi ha vissuto a Padova, dove ha lavorato per un servizio d’integrazione scolastica per bambini ipovedenti e con le sue gatte continua a viaggiare fra Grado e il Piovego. Federica è stata tra i partecipanti del talent-show per aspiranti scrittori Masterpiece, in onda su Rai Tre tra il 2013 e il 2014. Autrice della raccolta I racconti del viale, sta lavorando al suo prossimo romanzo.

Le plurali pubblica libri di saggistica e narrativa, esclusivamente d’autrici. Ha occhio per manoscritti inediti, traduce e rimette in circolo libri che non puoi trovare in Italia.

Suite per Irène, Tempo Ritrovato Libri, Sesto San Giovanni, 7 June 2022

 

David LE BRETON, La vita a piedi. Una pratica della felicità (Marcher la vie. Un art tranquille du bonheur), Raffaello Cortina Editore.

Incamminatevi con questo libro nello zaino!

La pratica del camminare ha raggiunto un successo planetario. Per un camminatore, questa passione incarna significati multipli: la voglia di spezzare uno stile di vita routinario, di riempire le ore di scoperte, di sospendere le seccature quotidiane. Intraprendere un cammino risponde a un desiderio di rinnovamento, di avventura, di incontro e sollecita sempre tre dimensioni del tempo: prima lo si sogna, poi lo si fa, infine lo si ricorda e lo si racconta. Anche dopo averlo percorso, un cammino si prolunga nella memoria e nelle narrazioni che di esso si offrono, vive in noi e viene condiviso con gli altri. In questo libro intelligente e stimolante, l’autore svela il piacere e il significato del camminare, esaltandone le virtù terapeutiche per contrastare la fatica di vivere in un mondo sempre più tecnologico. Il tempo della camminata diventa il tempo del pensiero lento, quello che ci permette di guardare davvero il territorio e non solo la mappa.

“Qualsiasi siano la propria storia e l’età, il camminatore abbandona la routine. Scopre che la vita è dinanzi a sé, mai dietro”.

David Le Breton, sociologo e antropologo, insegna all’Università di Strasburgo.

david le breton libri Archivi - OUBLIETTE MAGAZINE

 

Eleonora MARANGONI, Paris, s’il vous plaît, Einaudi.

Parigi è un orologio senza lancette, un tassista melomane, una sedia verde nel parco, il tavolino di un café dove tutto sembra possibile. Lo sa bene Eleonora Marangoni, che a Parigi ha vissuto a lungo e, dopo averla scoperta, lasciata e ritrovata, qui mette insieme i pezzi della sua lunga storia d’amore con la città. Come tutte le storie d’amore, Paris, s’il vous plaît è appassionato, pieno di curve, promesse e imprevisti. E un pezzo alla volta Parigi ce la restituisce intera, archivio dei ricordi e continua scoperta, rifugio privato di cui non possiamo fare a meno.

«Arrivai a Parigi a metà ottobre, in piena été indien. In valigia avevo una scorta di parmigiano e i volumi della Recherche avvolti a uno a uno nei maglioni. Mi sistemai nei miei dodici metri quadri, e pochi giorni dopo iniziai i corsi all’università. A Parigi ero già stata diverse volte, avevo una cara amica che viveva lì e la mia famiglia, da parte materna, aveva origini francesi, ma finora ci ero stata sempre e soltanto in vacanza, e di francese non parlavo quasi una parola. Fu l’inizio di una nuova vita, anzi forse della vita stessa».

La città «più scritta della storia», come la chiamava Walter Benjamin, è antichissima: non c’è pietra che non sia stata narrata. Tuttavia Parigi è un elenco infinito, il cui ordine assume forme diverse per ogni suo abitante: rimane se stessa proprio mutando di continuo, e si offre sempre nuova allo sguardo di chi la scopre. «Camminare per Parigi è camminare verso di me», diceva Julio Cortázar. Eleonora Marangoni la racconta in maniera tanto personale quanto contemporanea: facendola brillare di storie grandi e piccole, di ricordi, di luoghi e di occasioni. Paris, s’il vous plaît è un libro semplicemente unico: romanzo urbano e spettinata guida letteraria, galleria di immagini e atlante sentimentale, archivio impossibile delle nostalgie. Un viaggio senza verso, fatto di digressioni e deviazioni che pure, misteriosamente, arrivano al cuore segreto della città e del diventare se stessi.

PARIS, S'IL VOUS PLAIT". La guida di Eleonora Marangoni, minuziosa ma imprecisa - IL GIORNALACCIO

 

Marcelle PADOVANI, Giovanni Falcone. Trent’anni dopo, Sperling & Kupfer.

1992-2022. Sono trascorsi trent’anni dalla strage di Capaci nella quale persero la vita Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. Quel crimine – insieme all’uccisione di Paolo Borsellino, avvenuta meno di due mesi dopo – rappresentò una cesura storica destinata a imprimersi in modo indelebile nella memoria collettiva di un Paese e obbligò uomini e donne a una presa di coscienza nei confronti della lotta alla mafia. Bisognava dire «basta», perché da quel momento Cosa nostra sarebbe diventata una «cosa» di tutti, nessuno escluso. Negli anni a seguire, la figura di Giovanni Falcone è stata più volte celebrata in occasione di anniversari che hanno contribuito a tenerne vivo il ricordo e a consegnarlo alle nuove generazioni. Con intenti sempre nobili, ma con esiti spesso discutibili, ammantati di cliché e messaggi privi di sostanza. E dunque, al di là del semplice esercizio della memoria, ci sono alcune domande che dovremmo porci per dare senso al tempo e permettere all’esperienza passata di rivivere attivamente nel presente: che cosa resta oggi dell’insegnamento di Giovanni Falcone? In quale modo il suo esempio, il suo «metodo» e la sua idea di Antimafia possono trovare applicazione nel contesto attuale della lotta al crimine organizzato? Marcelle Padovani – che nel corso della sua carriera giornalistica conobbe e lavorò con Giovanni Falcone – tenta in queste pagine di «attualizzare» il pensiero del grande magistrato e di comprendere l’influenza esercitata dalla sua eredità. Tessendo ricordi, aneddoti e colloqui con alcuni uomini di giustizia, l’autrice riesce a intrecciare passato, presente e futuro, a «celebrare l’Antimafia di oggi senza dimenticare di rendere omaggio a quella del passato». Il risultato è un libro che va oltre le facili celebrazioni e che ha il merito di fare «il punto sull’acquisito, l’immutabile, il positivo» della giustizia. Sempre in compagnia di Giovanni Falcone. Del suo ricordo, ma anche del suo esempio concreto, presente, vivissimo.

Marcelle Padovani è una giornalista francese, dagli anni Settanta corrispondente per l’Italia del Nouvel Observateur. Con Giovanni Falcone ha pubblicato Cose di Cosa Nostra.

Marcelle Padovani racconta Giovanni Falcone, 30 anni dopo la strage di Capaci

 

Bruno LATOUR, Dove sono? Lezioni di filosofia per un pianeta che cambia (Où suis-je? Leçons du confinement à l’usage des terrestres), Einaudi.

Partendo dalla pandemia, Bruno Latour, il più importante filosofo francese contemporaneo e professore emerito all’Università Sciences Po a Parigi, ci indica il disegno più ampio sotteso a ciò che sta accadendo intorno a noi: il Nuovo Regime Climatico. Il suo è un appello appassionato e poetico a ripensare il piccolo spazio in cui viviamo, a percepirne la bellezza e l’unicità. La sua visione ecologista è in sintonia con l’enciclica del Papa: “Il suo messaggio ci ricorda che la questione ambientale va sempre di pari passo con quella sociale”.

Depuis la terrible expérience du confinement, les États comme les individus cherchent tous comment se déconfiner, en espérant revenir aussi vite que possible au «monde d’avant» grâce à une «reprise» aussi rapide que possible. Mais il y a une autre façon de tirer les leçons de ces épreuves, en tout cas pour le bénéfice de ceux que l’on pourrait appeler les terrestres. Ceux-là se doutent qu’ils ne se déconfineront pas, d’autant que la crise sanitaire s’encastre dans une autre crise autrement plus grave, celle imposée par le Nouveau Régime Climatique. Si nous en étions capables, l’apprentissage du confinement serait une chance à saisir: celle de comprendre enfin où nous habitons, dans quelle terre nous allons pouvoir enfin nous envelopper — à défaut de nous développer à l’ancienne! Où suis-je? fait assez logiquement suite au livre précédent Où atterrir – comment s’orienter en politique? Une fois atterris, parfois violemment, il faut bien que les terrestres explorent le sol où ils vont désormais habiter et retrouvent le goût pour la liberté et l’émancipation mais autrement situées. Tel est l’objet de cet essai sous forme de courts chapitres dont chacun explore une figure possible de cette métaphysique du déconfinement à laquelle nous oblige l’étrange époque où nous vivons.

L'intervista. Bruno Latour: “Ascoltiamo l'urlo della Terra” - la Repubblica

 

Joël DICKER, Il caso Alaska Sanders (L’Affaire Alaska Sanders), La nave di Teseo.

«Un caso non è mai veramente chiuso.»

Dopo 10 anni esatti arriva l’attesissimo seguito di La verità sul caso Harry Quebert. Subito al primo posto delle classifiche dove finora è uscito: Francia, Svizzera, Belgio e Canada.

Aprile 1999. Mount Pleasant, una tranquilla cittadina del New Hampshire, è sconvolta da un omicidio. Il corpo di una giovane donna, Alaska Sanders, viene trovato in riva a un lago. L’inchiesta è rapidamente chiusa, la polizia ottiene la confessione del colpevole, che si uccide subito dopo, e del suo complice. Undici anni più tardi, però, il caso si riapre. Il sergente Perry Gahalowood, che all’epoca si era occupato delle indagini, riceve un’inquietante lettera anonima. E se avesse seguito una falsa pista? L’aiuto del suo amico scrittore Marcus Goldman, che ha appena ottenuto un enorme successo con il romanzo La verità sul caso Harry Quebert, ispirato dalla loro comune esperienza con un altro crimine, sarà ancora una volta fondamentale per scoprire la verità. Ma c’è un mistero nel mistero: la scomparsa di Harry Quebert. I fantasmi del passato ritornano e, fra di essi, quello di Harry Quebert.

Joël Dicker è nato a Ginevra nel 1985. I suoi romanzi sono tradotti in 40 lingue e hanno venduto più di dieci milioni di copie. Ha pubblicato La verità sul caso Harry Quebert (2013), Gli ultimi giorni dei nostri padri (2015), Il libro dei Baltimore (2016), La scomparsa di Stephanie Mailer (2018), L’enigma della camera 622 (2020), Il caso Alaska Sanders (2022). Ha ricevuto il Prix des écrivains genevois 2010, il Grand prix du roman de l’Académie Française 2012 e il Prix Goncourt des Lycéens 2012.

Loudd | Joel Dicker | Il Caso Alaska Sanders

 

Laetitia COLOMBANI, L’aquilone (Le cerf-volant), Casa Editrice Nord.

Il nuovo romanzo di un’autrice sempre in testa alle classifiche francesi.

Dall’autrice della Treccia un nuovo romanzo con protagoniste una donna in fuga dal passato, una ragazza in lotta per cambiare il presente e una bambina che sogna un futuro migliore. Tre vite legate dal destino che lottano per volare libere come un aquilone.

Quando s’incontrano su quella spiaggia, sono come isole lontane. Léna è arrivata in India dalla Francia per dimenticare un dolore che ha sgretolato tutte le sue certezze; Preeti è una giovane insegnante di autodifesa, in fuga dal matrimonio «riparatore» che i suoi genitori hanno combinato con l’uomo che l’ha violentata; Holy è un’umile cameriera chiusa nel silenzio, resa muta da una tragedia troppo grande per i suoi pochi anni. Eppure tutte e tre condividono la stessa voglia di ricominciare. Per Léna, ricominciare significa aprire gli occhi sui propri privilegi e lottare in nome di chi ha più bisogno. Per Preeti, significa ammettere che non basta la forza fisica per emanciparsi in una società che schiaccia e umilia le donne. Per Holy, significa imparare a leggere e a scrivere, realizzando il sogno di sua madre Smita, che voleva per lei un destino diverso da quello tracciato per gli intoccabili. Nessuna di loro tre può farcela da sola, mentre insieme diventano inarrestabili, un’onda capace di spazzare via pregiudizi radicati e tradizioni secolari. E, grazie al legame che le unisce, ciascuna di loro troverà il coraggio di ribellarsi e di sperare nel futuro.

Laetitia Colombani è nata a Bordeaux nel 1976. Ha studiato cinema all’École Louis-Lumière e ha diretto il suo primo film a soli venticinque anni. In breve tempo, si è imposta come regista, sceneggiatrice e attrice. Ha lavorato con attrici del calibro di Audrey Tautou, Emmanuelle Béart e Catherine Deneuve. Il suo romanzo d’esordio, La treccia, è subito diventato un caso editoriale internazionale: uscito in 26 paesi, ha avuto uno straordinario successo sia di pubblico che di critica. L’aquilone è stato accolto in Francia con lo stesso entusiasmo, rimanendo per mesi ai vertici delle classifiche.

L'aquilone – Laetitia Colombani - Casa Editrice Nord

 

Marie Hélène LAFON, Storia del figlio (Histoire du fils), Fazi Editore.

Una storia familiare che in Francia è diventata un caso editoriale da 200.000 copie vendute. Marie-Hélène Lafon, grande scrittrice francese, arriva per la prima volta nelle librerie italiane con il suo capolavoro, vincitore del prestigioso premio Renaudot, campione di vendite, amato dai lettori e dalla critica.
Il figlio è André. La madre, Gabrielle. Il padre è sconosciuto. André viene cresciuto da Hélène, la sorella di Gabrielle, e suo marito: coccolatissimo, unico maschio fra le cugine, ogni estate ritrova “la madre”, misteriosa signora che ha scelto di vivere a Parigi e torna a trascorrere le vacanze in famiglia. Questo è solo l’inizio della storia, o meglio è una parte, perché le vicende narrate in Storia del figlio coprono un arco lungo cent’anni, raccontando il prima e il dopo, indagando sui molti perché, spostando di volta in volta la lente su un personaggio e su un momento diverso: due bambini gemelli di Chanterelle a inizio Novecento, un irrequieto collegiale che conosce i primi turbamenti erotici, una donna sola in un appartamento parigino, un partigiano in cerca di suo padre e molti altri ancora. A mettere insieme tutti i pezzi, in questa saga familiare costruita come un mosaico, è la magistrale penna di Marie-Hélène Lafon che, con eleganza, delicatezza e sensibilità, racconta la verità di una famiglia nelle sue pieghe più profonde, quelle che scavano i solchi della vita.

«Ogni famiglia è un caleidoscopio di finzioni, e finché ci saranno bugie e contraddizioni da raccontare, le storie sulla famiglia resteranno. E molte di queste saranno buone storie, generose con i personaggi e con il tempo come Storia del figlio di Marie-Hélène Lafon, elegante e illuminata nel far ruotare un romanzo attorno alla ricerca di un padre, per capire dove nasce il sortilegio di una famiglia e dove, con una certa bellezza, poi un giorno l’incantamento si spezza». Claudia Durastanti

«Storia del figlio intreccia, intorno alla nascita di un bambino dal padre sconosciuto, una genealogia scompigliata, appassionante. È il racconto di assenze profonde, di silenzi e ineffabili dolcezze, di impudenze e tragedie insostenibili». Le Monde

«Marie-Hélène Lafon piega il tempo, le famiglie, i legami, le tragedie e le gioie in cerchi narrativi perfetti, scandisce la sua prosa carnale con espressioni deliziose, anima i quadri viventi di ogni epoca, fino a far luce sull’incidente avvolto dal segreto». Le Point

Storia del figlio - Marie-Hélène Lafon | Fazi Editore

 

Marcel PROUST, I 75 fogli (Les 75 feuilliets et autres manuscrits), La nave di Teseo.

I settantacinque fogli sono il nucleo originario di Alla ricerca del tempo perduto: le primissime pagine che Marcel Proust ne ha scritto. Riuniscono i temi emotivamente e narrativamente più importanti del romanzo: l’infanzia, la casa di campagna e le sue due passeggiate, il bacio negato della mamma, i soggiorni al mare con le ragazze in fiore, i nobili, Venezia. Compaiono inoltre figure e momenti poi abbandonati: la morte straziante della mamma, che ritrova in quel momento il viso della giovinezza, e passaggi schiettamente comici (un capriccio del fratellino Robert, una lettera esilarante della nonna). Cercati a lungo, solo ora sono stati ritrovati, in casa del proustiano e grande editore Bernard de Fallois, scomparso nel 2018. Sono testi molto autobiografici, vicini alla vera vita di Proust – il narratore si chiama Marcel, ma già compare l’“Io” narrante, intimo e universale, che fonda la Recherche. Un maestoso apparato di note della specialista Nathalie Mauriac Dyer (una pronipote di Proust) ricollega questi fogli ai manoscritti successivi, prima che questi passaggi approdino al romanzo come lo conosciamo: e così si chiariscono gli aspetti (come l’omosessualità, l’ebraismo, e molti altri) cui quelle pagine perse alludono. Sono sequenze brevi, ma Proust già scrive pienamente come nel suo capolavoro; la traduzione è stata perciò affidata a una letterata proustiana, Anna Isabella Squarzina; l’introduzione per il pubblico italiano è di Daria Galateria, che ha annotato la prima edizione commentata al mondo della Recherche.I settantacinque fogli sono uno storico tassello nell’universo proustiano, finalmente rivelato ai lettori italiani.

Proust, il 26 maggio escono i 75 fogli spariti della 'Recherche' - DIRE.it

 

Anne BEREST, La cartolina (La carte postale), edizioni e/o.

“La cartolina è arrivata nella nostra cassetta delle lettere insieme ai consueti biglietti di auguri natalizi. Non era firmata, l’autore aveva voluto restare anonimo. Da un lato c’era l’Opéra Garnier, dall’altro i nomi dei nonni e degli zii di mia madre morti ad Auschwitz nel 1942. Vent’anni dopo mi sono messa in testa di scoprire chi l’avesse mandata esplorando tutte le ipotesi che mi si aprivano davanti. Questo libro mi ha riportata cent’anni indietro. Ho ripercorso il destino romanzesco dei Rabinovitch, la loro fuga dalla Russia, il viaggio in Lettonia e poi in Palestina, e alla fine il loro arrivo a Parigi, con la guerra e i suoi drammi. Ho cercato di capire perché mia nonna Myriam sia stata l’unica a sfuggire alla deportazione e di chiarire i misteri di cui erano circondati i suoi due matrimoni. Il romanzo dei miei progenitori è anche una ricerca iniziatica sul significato della parola ‘ebreo’ in una vita laica”. Anne Berest

«Uno dei grandi libri dell’anno. Un romanzo vero, una ricostruzione storica, un’indagine contemporanea, un giallo iniziatico». France Inter

Premio Renaudot liceali 2021. Premio letterario degli studenti di Sciences Po 2022. Il romanzo è inoltre il vincitore della prima edizione del Choix Goncourt United States.

Anne Berest è autrice dei romanzi La Fille de son pèreLes PatriarchesSagan 1954Recherche femme parfaiteGabriële, scritto insieme a sua sorella Claire, e delle opere teatrali La Visite e Les filles de nos filles. Ha anche scritto la serie Mytho per “Arte”, per la quale ha ricevuto numerosi premi in Francia e all’estero.

Anne Berest | La cartolina – Il giro del mondo attraverso i libri

 

Jean-Marie Gustave LE CLÉZIO, Canzone bretone e Il bambino e la guerra (Chanson bretonne suivi de L’enfant et la guerre), Rizzoli.

Un viaggio alla riscoperta di emozioni così antiche da sembrare sepolte.

Tornare all’infanzia, alle sue fantasie, alla sua limpidezza, percorrendo le strade che l’hanno accolta: lo fa J.M.G. Le Clézio in queste due chansons, compiendo un viaggio sul filo della memoria che dalla brughiera della Bretagna approda al mare calmo di Nizza, alle montagne erbose e accoglienti delle Alpi Marittime, fino all’Africa con i suoi spazi di avventura e libertà. Lo fa senza alcuna nostalgia e con voce sobria, eppure emozionata, soprattutto fedele alla musica dell’innocenza, quell’età della vita in cui i ricordi sono ancora pochi, integri, quando le paure non hanno ancora un nome. Ne emerge un flusso di pensieri pieno di dolcezza, una condivisione dell’incanto – nonostante il frastuono della guerra vicinissima – per il periodo del raccolto in estate, il calore delle feste di paese, o anche il tocco, delicato sui piedi nudi, di un polpo incuriosito, o la bellezza di un campo di grano lambito dalle onde. Pennellate magiche, ma prive di idilli, colorate da certe parole solide mutuate dalla lingua bretone, immerse nel respiro amico della natura; e percorse dalle sensazioni vive e sussultanti che si colgono da bambini, anche quando a pochi metri esplode una bomba.

J.M.G. Le Clézio è nato nel 1940 a Nizza. Nel 2008 gli è stato conferito il premio Nobel per la letteratura, quale “scrittore di nuove partenze, di avventura poetica, di estasi dei sensi, esploratore di un’umanità al di là e al di sotto della civilizzazione regnante”.

Canzone bretone e Il bambino e la guerra, Italica. Il Novecento in trenta racconti (e tre profezie), Che il mondo ti somigli. La saga di Francesco Cirio e altre novità in libreria

 

Paul GUIMARD, Le coincidenze inevitabili (Un concours de circonstances), L’orma Editore.

Francia, metà anni Settanta. Simon Nédellec, disilluso consigliere personale del presidente della Repubblica, si trova in missione a Tahiti in compagnia della moglie Isabelle quando, a più di 15.000 chilometri di distanza, in un appartamento parigino, viene trovata morta l’attrice Karine Velle. Giace nel letto, nuda, senza segni di violenza, un tubetto di sonniferi vuoto sul comodino. Cosa lega questo decesso alle vicende politiche del Paese? La polizia inizia a indagare ma, tra insospettati intrighi di palazzo, agenti segreti e misteriose lettere ritrovate, il garbuglio non fa che infittirsi. Paul Guimard affonda la penna nelle pieghe dei caratteri e delle relazioni dando voce a ognuno dei personaggi coinvolti: una vicina di casa assediata dai parenti, un prete alla deriva, un’adolescente in crisi, un dongiovanni sovietico e altri ancora. Dosando con maestria suspense e rivelazioni, Le coincidenze inevitabili registra testimonianze come in un’ideale aula di tribunale, e compone un esemplare romanzo sugli enigmatici giochi della sorte.

Paul Guimard (1921-2004), giornalista, romanziere e commediografo francese, è stato un intellettuale versatile, amico di registi e politici come Jacques Demy e François Mitterand. Compagno di vita della scrittrice Benoîte Groult, condivideva con lei la passione per l’oceano e la navigazione. Le cose della vita, pubblicato nel 1957, è il titolo che l’ha consacrato. Grazie alla sua trama perfetta e serrata ha ispirato diverse trasposizioni cinematografiche. Vincitore del Prix des libraires, regolarmente ristampato in Francia da più di cinquant’anni, è oggi considerato un libro di culto.

Le coincidenze inevitabili

 

EXPOSITIONS

Picasso e Dora Maar. Un dialogo con la Fondation Beyeler. Torino. Pinacoteca Agnelli – Lingotto. Fino al 25 settembre 2022.

La mostra prende forma grazie alla prestigiosa collaborazione con la Fondation Beyeler di Basilea. Le collezioni Agnelli e Beyeler – entrambe di eccezionale qualità, istituite da mecenati visionari, aperte al pubblico e ospitate in architetture progettate da Renzo Piano – condividono anche un nucleo di opere di Pablo Picasso.

La mostra Pablo Picasso e Dora Maar trova la sua origine nel ritratto di Picasso Homme appuyé sur une table (1915-1916) conservato in Pinacoteca Agnelli, che in questa occasione viene messo in relazione per la prima volta con tre ritratti degli anni Trenta raffiguranti Dora Maar, provenienti dalla Fondation Beyeler. Con le tele dialogano anche una serie di fotografie di Dora Maar stessa, fotografa, poeta e pittrice francese di origine croata, riconosciuta per i suoi collage surrealisti. La mostra indaga le reciproche suggestioni e gli intensi scambi tra i due artisti e riporta alla luce Maar non solo come oggetto della rappresentazione di Picasso, sua amante e musa, ma come artista poliedrica, fotografa all’apice della sua carriera e importante punto di riferimento intellettuale per l’artista spagnolo. In controtendenza alla tradizionale storia dell’arte, che si è sempre concentrata sulla figura di Pablo Picasso, mitizzandola, questo progetto espositivo si focalizza sull’influenza che Dora Maar ha avuto sulla pratica dell’artista, in continuità con le ricerche contemporanee volte alla riscoperta di importanti figure femminili del Novecento.

Pablo Picasso e Dora Maar — Pinacoteca Agnelli

 

Semplicemente Robert Capa. Rovigo. Palazzo Roverella. Dall’8 ottobre 2022 al 29 gennaio 2023.

La mostra è curata da Daniel Bauret, lo storico francese della fotografia che ha già curato quella su Doisneau. Si tratta di una retrospettiva forte di circa 130 fotografie selezionate dagli archivi dell’agenziaMagnum Photos che Rpbert Capa fondò assieme ad Henri Cartier-Bresson nel 1947. Una combinazione di scatti emblematici dell’opera del più celebre fotoreporter di sempre e immagini apparse più raramente, che verranno sviluppate appositamente per l’esposizione che proporrà anche le riproduzione di suoi provini e quaderni provenienti dalla Bibliothèque Nationale de France e dall’agenzia Magnum, così come alcuni estratti dei suoi testi sulla tecnica fotografica che toccano argomenti come l’impegno politico e la guerra. Tutto quello insomma che potrà rivelare “semplicemente” l’uomo Capa.

Robert Capa: I grandi fotografi - Fotografia Moderna

 

Love. Évora (Portogallo). Residenza reale dei Duchi di Cadaval. Fino al 31 0ttobre 2022.

L’amore di Yves Saint Laurent per il Marocco va in scena a Évora. La città portoghese ospita la mostra Love dedicata al couturier vissuto a Marrakech, luogo dove ha realizzato molte delle sue collezioni e dove ha sede il museo permanente Galleria Yves Saint Laurent.

Il curatore della mostra, Stephan Janson, insiste sull’importanza che la luce marocchina ha avuto per il suo lavoro. “Una luce straordinaria dà ai colori una vitalità che non hanno altrove: scegliendo le palette lì, era ovvio che Yves ne fosse profondamente colpito. Ed essendo lui il genio che era, sapeva già quali tinte prediligere per fare in modo che le sue creazioni avessero la stessa ricchezza cromatica anche senza il sole del Marocco ad accenderle”.

Love YSL Exhibition at Palácio Cadaval, Evora, through 31 October - Portugal Confidential

 

Invitation au voyage en Italie. Nul besoin de passer la frontière pour connaître la dolce vita.

À Bordeaux aux Bassins des lumières: Venise, la Sérénissime. On ne se lassera jamais d’arpenter la cité des Doges. Même lors d’une exposition numérique immersive de quarante-cinq minutes. Le Grand Canal, les mosaïques de la basilique Saint-Marc, les chefs-d’oeuvre du Tintoret ou de Canaletto nous en mettent plein les yeux. Bien sûr, la musique de Vivaldi, entre autres, rythme cette découverte multisensorielle, de toute beauté, propice à faire naître les émotions. (Jusqu’au 2 janvier 2023).

À Montpellier au Musée Fabre: Le voyage en Italie de Louis Gauffier. C’est la première exposition consacrée à l’artiste français néoclassique né à Poitiers en 1762, mais qui mena toute sa carrière en Italie. Ses portraits, ses tableaux d’Histoire et de paysages, de la Rome antique à la campagne toscane, traduisent une sensibilité et une finesse artistique remarquables. (Jusqu’au 4 septembre).

À Aix-en-Provence au Musée Granet: Via Roma, peintres et photographes de la Neue Pinakothek de Munich. Vacances romaines avec cette exposition sur la Ville éternelle, prisée par les peintres allemands au milieu du XIX siècle. La collection du musée bavarois rencontre les toiles du peintre aixois François Granet dans une mise en regard, en quatre volets, qui démontrent la grande variété picturale des styles artistiques et l’effervescence culturelle de la capitale italienne. À l’étage, les photographies prises à Rome et dans ses environs se dévoilent. (Jusqu’au 2 octobre).

À Ajaccio au Palais Fesch – Musée des Beaux-Arts: La Grande Bellezza, l’art à Rome au XVIII siècle, 1700-1758. Le musée corse abrite une importante collection de peintures italiennes et consacre une exposition à la première moitié du Settecento, moins connu du public. L’école romaine de cette époque, à la production très diversifiée, moins académique et plus extravagante, se révèle à travers cent soixante oeuvres. (Jusqu’au 3 octobre).

Venise, la Sérénissime - Librairie Mollat Bordeaux

 

CINÉMA

Rumba therapy (Rumba la vie). Un film di Franck Dubosc. Con Franck DuboscLouna EspinosaJean-Pierre DarroussinMarie-Philomène Nga. Uscita 8 settembre 2022.

Tony Quentin guida uno scuolabus e guarda la vita dallo specchietto retrovisore. Tutti giorni lo stesso tragitto fino a quando il cuore si ferma cambiando la sua prospettiva esistenziale. Sopravvissuto all’infarto, riprende la sua vita, a cui adesso vuole dare una chance. Per recuperare il tempo perduto rivede la ex moglie e rintraccia la figlia che non ha mai conosciuto. Maria ha una trentina d’anni e insegna la rumba nel cuore di Parigi. Timoroso e impacciato, Tony si iscrive al suo corso con un falso nome e si lascia guidare dalla musica. Si tratta di un film gentile che conta sul volto emaciato di Michel Houellebecq, figura dell’eccesso iper-lucido e depresso, e quello familiare di Jean-Pierre Darroussin, membro ‘della banda Guédiguian, abituato al cinema sociale e impegnato. Rumba Therapy non è un film imprescindibile ma è diretto con misura e volontà sincera. Scende in pista e fa il suo lavoro. Spalle dritte e testa alta. Concedetevi un giro di rumba.

Rumba Therapy. La recensione del film

 

Maigret (Maigret). Un film di Patrice Leconte. Con Gérard DepardieuJade LabesteMélanie BernierAurore Clément. Uscita 15 settembre 2022.

Un adattamento che raccoglie in sé le tre spiccate identità di Leconte, Depardieu e Simenon. Una ragazza di provincia, giunta a Parigi piena di speranze, viene uccisa, e il commissario Maigret, che non conosce neppure l’identità della giovane, ha il compito di individuare il colpevole di quell’omicidio. Basato (molto liberamente) sul romanzo di Georges Simenon “Maigret e la giovane morta”, Maigret sembra un adattamento classico, al limite del convenzionale, ma può contare su tre grandi risorse portate in dote da altrettante figure maschili. La prima è la presenza dietro la cinepresa di Patrice Leconte. La seconda è la corpulenza di Gerard Depardieu, che regala al suo Maigret una gravitas fisica e morale. La terza è l’evocazione visiva ed emotiva di una quintessenzialità francese fatta di quaicafé chantant e fisarmoniche, rinvigorita dagli innesti della cultura belga di Simenon. Questo Maigret cerca di “scoprire la verità senza fare troppo male a nessuno”: un concetto utopistico simile a quello felliniano, il cui sogno di felicità era poter mentire senza causare ad alcuno sofferenza.

Maigret” di Patrice Leconte con Gerard Depardieu, libero adattamento dal fascino inalterato - Articolo21

 

I figli degli altri (Les enfants des autres). Un film di Rebecca Zlotowski. Con Virginie EfiraRoschdy ZemVictor LefebvreAntonia Buresi. Uscita 22 settembre 2022.

Un affresco tutto al femminile sul delicato tema della maternità, del suo desiderio e delle sue molteplici e inaspettate forme.

Rachel è una donna solare, che ama il suo lavoro di insegnante, i suoi amici, la famiglia, ha un buon rapporto con il suo ex e un nuovo amore, Alì, che la riempie di felicità. Quando il tempo è maturo perché cominci a conoscere e frequentare la bambina di Alì, Leila, Rachel si affeziona profondamente a lei, nonostante all’inizio farsi accettare non sia sempre facile. Desidererebbe anche avere un figlio con Alì, ma ha più di quarant’anni e le probabilità che rimanga incinta sono basse. Più i mesi passano, e la nuova configurazione familiare si fa quotidiana, più Rachel e Leila si legano l’una all’altra. Ma improvvisamente Alì non è più sicuro di quel che vuole. Rebecca Zlotowski ha individuato un buco temporale, una discrasia, per cui il cinema le è parso in ritardo, mancante di un’immagine fondamentale: quella delle nuove famiglie, riassortite, allargate, che rappresentano una realtà del nostro presente privato e collettivo. Parzialmente autobiografico, il film sa piazzare qualche sfumatura non scontata riguardo la confusione del personaggio maschile. L’ultima parola, quella che chiude il racconto e ne sigilla il tono, è saggiamente affidata a Wiseman (il regista, nei panni di un vecchio ginecologo) ed è la parola giusta.

I figli degli altri - Film (2022)

 

Tutti amano Jeanne (Tout le monde aime Jeanne). Un film di Céline Devaux. Con Blanche GardinLaurent LafitteMaxence TualNuno Lopes. Uscita 22 settembre 2022.

Una commedia che affronta con originalità il tema delicato della depressione, mettendo in scena tutti quei « pensieri tossici » che spesso condizionano la vita.

utti hanno sempre amato Jeanne, ma in questi giorni, lei odia sé stessa. Jeanne è veramente determinata a cambiare il mondo, inventa pertanto un apparecchio per pulire gli oceani, ma durante la cerimonia di lancio, Jeanne stessa finisce in acqua per provare a recuperare la propria invenzione. Dopo questo clamoroso flop in diretta televisiva tutti i suoi finanziatori si ritirano, lasciandola in bancarotta. Per ripagare i debiti si trova costretta a dover vendere la casa di famiglia a Lisbona. Mentre si interroga su questa difficile decisione viene all’improvviso affiancata da «un piccolo fantasma capellone», che commenta ogni sua mossa. Il piccolo fantasma è solitario, divertente, canta e balla, e non esita a sussurrare oscenità nelle orecchie di Jeanne, diventando praticamente la voce della sua coscienza che non l’abbandona mai.

Tutti amano Jeanne - Film (2022)

 

La notte del 12 (La nuit du 12). Un film di Dominik Moll. Con Bouli LannersAnouk GrinbergBastien BouillonMouna Soualem. Uscita 29 settembre 2022.

Si dice che ogni investigatore abbia un crimine che lo perseguita, un caso che lo ferisce più degli altri, senza che lui ne sappia necessariamente il motivo. Per Yohan quel caso è l’omicidio di Clara.

La Notte del 12 - Film (2022)