À LA UNE
La Francia celebra l’Italia.
L’Italia è stata la grande protagonista della ventiduesima edizione dei Rendez-vous de l’Histoire, tra le più importanti manifestazioni culturali della Francia, che si è svolta dal 9 al 13 ottobre a Blois. All’inaugurazione il ministro francese della Cultura Franck Riester ha dichiarato: “Per quattro giorni, tavole rotonde, esposizioni, conferenze, atelier, film, permettono a un vasto pubblico di riflettere e rimanere incantati intorno ad una inesauribile passione francese: l’Italia”.
LIVRES
Francesca Sgorbati Bosi, Non mi attirano i piaceri innocenti. Costumi scandalosi nella Parigi del Settecento, Sellerio editore.
Un libro documentatissimo, divertente e irriverente sui cosiddetti piaceri proibiti nella Francia pre-rivoluzionaria.
Non mi attirano i piaceri innocenti affronta la spasmodica ricerca del piacere che della società settecentesca fu forse il tratto più distintivo. Il quadro che ne viene fuori stride con la definizione e l’immagine luminosa così diffusa del Secolo dei Lumi. Ogni piacere era portato all’eccesso, senza limiti, in tutti i campi, ma soprattutto nel sesso. La filosofia aveva stabilito che goderne le gioie era soddisfare un basilare istinto naturale, che non doveva essere represso. E piano piano tutte le convenzioni morali crollarono, una dopo l’altra. Non giocare d’azzardo nei salotti migliori diventò una sgarberia, non frequentare i bordelli o avere una mantenuta una ridicolaggine di cui vergognarsi, se non una vera perversione. La moglie ufficiale regnava nella dimora familiare; nella petite maison, invece, si viveva, con l’amante del momento e con gli amici, nella più completa libertà. Questo stile di vita era regola diffusa per gli uomini. Alle donne si riconobbe finalmente il diritto di godere del piacere dei sensi purché con discrezione. «Noi non abbiamo che un mezzo per riconquistare i nostri diritti – diceva una signora –: fare in segreto quello che voi siete così orgogliosi di fare in pubblico». Quindi nessuna parità di genere, nessuna vera emancipazione se non nei rapporti omosessuali, dove le barriere di classe scomparivano. Le ragazze restavano le vittime dei predatori, senza possibile difesa, soprattutto di fronte a prepotenti nobili e ricchi. Solo le grandi cortigiane di successo potevano usare il sesso come una sorta di rivalsa. In un secolo che ignorava la minima riservatezza, la polizia aveva occhi e orecchie ovunque. Controllava tutti, soprattutto nobili, stranieri e clero, grazie a un esercito di spie ma, preferibilmente, interveniva solo per evitare scandali e prevenire disordini. Ed è quindi anche grazie ai rapporti degli ispettori se conosciamo tanto sulla vita privata nel Settecento francese, e non solo dei privilegiati ma anche degli umili che «volenti o nolenti, a volte come primi attori, a volte come comparse, troppo spesso come vittime, parteciparono a quella continua ricerca del piacere che fu la vita a Parigi nel XVIII secolo».
Francesca Sgorbati Bosi si dedica da anni allo studio del XVIII secolo, con particolare attenzione a Francia e Gran Bretagna. Per la casa editrice Sellerio ha curato i volumi: Parlando di donne. Lettere a un quotidiano inglese del ’700, una selezione delle migliori pagine del famoso quotidiano «The Spectator » (2006), e La donna nel XVIII secolo di Edmond e Jules de Goncourt (2010), e ha pubblicato Guida pettegola al Settecento francese (2013), Guida pettegola al teatro francese del Settecento (2014), A Tavola coi re. La cucina ai tempi di Luigi XIV e Luigi XV (2017), Non mi attirano i piaceri dei grandi. Costumi scandalosi nella Parigi del Settecento (2019).
Questo mese Padova ha il piacere di ospitare Francesca Sgorbati Bosi. Infatti il 29 novembre alle ore 16.00, la scrittrice presenterà il suo libro nell’Aula Magna del Liceo Scientifico Statale “Enrico Fermi”.
Bertrand LECLAIR, Malintesi (Malentendus), Quodlibet.
Per decenni invece di aiutare i non udenti si è cercato di “ripararli”, denuncia Bernard Leclair. Come fa un padre in questo suo romanzo, autobiografico ma con pudore.
Nato sordo negli anni Sessanta in una cittadina della provincia francese, Julien Laporte viene educato secondo i precetti del metodo «oralista»: lunghe sedute di logopedia, complicati apparecchi acustici, e soprattutto nessun contatto con la lingua dei segni. A diciotto anni fugge di casa e in un bar di Parigi, tra attivisti sordi e militanti gay, scopre l’esistenza della lingua dei segni. Questa è la storia della sua liberazione: da un padre che si ostina a volerlo «guarire», da una madre ammutolita dai sensi di colpa e da tutta una famiglia devastata – non dalla sordità ma dai più banali malintesi, appunto, tra genitori e figli, per l’incapacità dei primi ad amare i figli così come sono. Nella vicenda di Julien la sordità non è solo l’elemento deflagratore di meccanismi solitamente invisibili nel romanzo famigliare, ma è anche il pretesto per raccontare una grande e sconosciuta storia: quella dei sordi e della loro liberazione attraverso la lingua dei segni. Pochi sanno che questo magnifico e inventivo linguaggio, elaborato in pieno Illuminismo, è stato di fatto bandito in Europa per più di un secolo, dopo il Congresso di Milano del 1880. Padre a sua volta di una ragazza sorda, Leclair rivela anche l’impasse in cui è finito: sono i suoi stessi personaggi a tirarlo in ballo, ora per accusarlo, ora per assolverlo. A metà strada tra autofiction, inchiesta e romanzo, Malintesi è dunque anche il racconto della difficoltà di scrivere, di essere genitore, di sopravvivere a quei pericolosi e pericolanti castelli di carte che sono tutte le famiglie.
Bertrand Leclair è nato nel 1961 a Lille. È autore di una dozzina di romanzi, saggista e drammaturgo. Dal 1994 collabora come critico letterario al supplemento del quotidiano «Le Monde», e recentemente ha vissuto per quasi due anni a Roma. Con questo libro viene tradotto per la prima volta in Italia.
Eric-Emmanuel SCHMITT, Il figlio di Noè (L’enfant de Noé), edizioni e/o.
La guerra. Un ragazzino ebreo in pericolo. Un’avventurosa fiaba moderna. «Quando avevo dieci anni facevo parte di un gruppo di bambini che tutte le domeniche venivano messi all’asta».
Belgio, primavera 1945. Nel collegio-orfanotrofio di Villa Gialla i piccoli ospiti sfilano trepidanti davanti a una platea ogni settimana diversa: sperano di essere riconosciuti dai genitori miracolosamente scampati alla guerra o di trovare una nuova famiglia disposta ad adottarli. Fra i bambini in cerca di mamma e papà c’è Joseph, ebreo, affidato alle cure di padre Pons perché sia sottratto, almeno lui, al rischio della deportazione. A Villa Gialla Joseph ha cambiato cognome e ha imparato a conoscere e amare i riti cristiani a cui assiste per non destare sospetti. Ma padre Pons non vuole che Joseph dimentichi le sue origini e gli dice: «Tu, Joseph, farai finta di essere cristiano e io farò finta di essere ebreo. Sarà il nostro segreto». Perché nell’Europa minacciata dal diluvio della violenza nazista, salvare vite non basta. Un mondo intero rischia di scomparire e padre Pons, come Noè, vuole salvarlo.
Eric-Emmanuel Schmitt, membro dell’Académie Goncourt, è nato a Sainte-Foy-lès-Lyon nel 1960. Come autore teatrale ha scritto numerose opere rappresentate in tutto il mondo. I suoi romanzi sono tradotti in molte lingue.
David LE BRETON, Ridere. Antropologia dell’homo ridens (Rire. Anthropologie du rieur), Raffaello Cortina Editore.
« Le rire est-il le propre de l’homme? Aristote et Rabelais y croyaient dur comme fer ».
Chi non ha riso almeno una volta nella vita? Anche senza volerlo, questa scossa passeggera, che piega in due uomini e donne, è la prova intangibile, insieme al pianto, del legame che ci unisce tutti emotivamente, secondo modalità particolari. Sono molte le condizioni che scatenano il riso, quelle più gioiose, naturalmente, ma non solo: si può ridere anche in momenti difficili… Guardando alle società umane attraverso il filtro dell’homo ridens, David Le Breton affronta qui ogni aspetto di questa forma di espressività umana: al tempo stesso veleno e medicamento, si può manifestare come allegria, scherno, ironia, aggressività, e può nascondere sentimenti di superiorità o vergogna, di timidezza o sfida. Dalle forme molteplici di socializzazione ilare, passando per il grottesco, il bizzarro, l’umoristico, il folklore osceno e persino gli sms, tutto ci diverte, tutto può essere trasformato in riso.
David Le Breton, sociologo e antropologo, insegna all’Università di Strasburgo.
Bernard QUIRINY, Vite coniugali (Vies conjugales), L’Orma editore.
«Mai cercare di indovinare un finale di Quiriny: vi sbagliereste di sicuro.» Le Soir
Vivere insieme è un mestiere difficile. Bisogna farci il callo, relegare in un cantuccio le proprie nevrosi e poi, di tanto in tanto, escogitare un diversivo. C’è chi prende di petto la questione e, fatte le valigie, parte alla volta di un arcipelago lontano per svernare con l’amato all’ombra dei banani e chi, come gli idiosincrasici sedentari di Parigi, si limita a peripli di pochi giorni nei dintorni della città. Altri si rifugiano nei libri e consacrano un’intera esistenza a un grande autore, salvo poi accorgersi che era un emerito imbecille. Ma, in fondo, poteva andare peggio: qualcuno, vittima di un fato bizzoso, si ritrova a sposare più e più volte la stessa donna, o a nascere nell’inaccessibile Pomenia, dove due popoli secessionisti, pur di non incontrarsi mai, si riducono a vivere a orari alterni nella capitale contesa. In queste Vite coniugali Bernard Quiriny affonda la penna nell’inchiostro dell’assurdo e traccia un esilarante bestiario borghese, nel quale le contraddizioni di una contemporaneità spesso inospitale si mescolano ai sempiterni paradossi dell’amore e della convivenza.
Bernard Quiriny (Bastogne, 1978) è ormai considerato l’erede del grande Marcel Aymé, il maestro della letteratura fantastica francese. Vincitore di numerosi riconoscimenti (Grand Prix de l’Imaginaire, Prix Victor-Rossel ecc.), docente di diritto all’Università della Borgogna, collabora come critico con alcune delle più importanti riviste francesi tra cui «Le Magazine Littéraire». La biblioteca di Gould ha suscitato unanime approvazione da parte della critica e in Italia ha vinto il premio Salerno Libro d’Europa rendendo Quiriny un autore di culto per un pubblico sempre più vasto.
Youssef FADEL, Ogni volta che prendo il volo (Un oiseau bleu et rare vole avec moi), Francesco Brioschi Editore.
Il romanzo, finalista dell’International Prize for Arabic Fiction 2012 e vincitore del Prix du Maroc du Livre 2014, immerge il lettore nel clima del Marocco degli anni Settanta, il momento più cupo degli anni di piombo marocchini all’indomani del fallito attentato al re Hassan II. Una figura sconosciuta comunica a Zina di sapere dove si trova suo marito Aziz, ufficiale di aeronautica scomparso la prima notte di nozze, la stessa dell’attentato. Impegnata da ormai diciotto anni in una ricerca vana, Zina decide di seguire anche questa nuova pista, incapace di rinunciare a questo amore.
Lo scrittore Youssef Fadel sa di cosa parla, avendo sperimentato in quegli anni il carcere in prima persona.
Christelle DABOS, La memoria di Babel (La mémoire de Babel), edizioni e/o.
Nel terzo intenso volume della saga Christelle Dabos ci fa esplorare la meravigliosa città di Babel. Nel cuore di Ofelia vive un segreto inafferrabile, chiave del passato e, nello stesso tempo, chiave di un futuro incerto.
Dopo due anni e sette mesi passati a mordere il freno su Anima, la sua arca, per Ofelia è finalmente arrivato il momento di agire, sfruttare quanto ha scoperto nel Libro di Faruk e saputo dai frammenti di informazioni divulgate da Dio. Con una falsa identità si reca su Babel, arca cosmopolita e gioiello di modernità. Basterà il suo talento di lettrice a sventare le trappole di avversari sempre più temibili? Ha ancora una minima possibilità di ritrovare le tracce di Thorn?
Christelle Dabos (Costa Azzurra-1980) è cresciuta a Cannes in una famiglia di musicisti e artisti. Scrive le prime storie all’università. Durante un periodo di convalescenza si unisce al Silver Plume, una comunità di scrittori su internet che la incoraggia a partecipare a un concorso organizzato da Gallimard Jeunesse. Dal 2005 vive e lavora in Belgio. Nel 2013 ha vinto il Prix du Premier Roman Jeunesse Gallimard-RTL-Télérama per Fidanzati dell’inverno. Nel 2016 i primi due libri della saga sono stati premiati con il Grand Prix de l’Imaginaire.
Stéphanie HOCHET, Il testamento dell’uro (L’animal et son biographe), Voland editore.
“L’avvenire sarà preistorico.”
Una giovane scrittrice accetta di andare a presentare i suoi libri a un festival letterario nel sud della Francia, dove incontra una serie di bizzarri personaggi. L’atmosfera vagamente inquietante del paese si coagula soprattutto attorno a Vincent Charnot, il sindaco, che si rivela una sorta di guru, un visionario intenzionato a lasciare un segno alla posterità dedicandosi a progetti culturali trasgressivi. A questo scopo offre alla scrittrice un incarico a dir poco strano: redigere la “biografia” di una specie estinta da secoli, l’uro, l’animale preistorico che aveva affascinato persino i nazisti, al punto da spingerli a tentare di riportarlo in vita. Convinta dall’abile e carismatico sindaco e dagli esemplari di uro che le è stato permesso di vedere in segreto, la donna inizia a scrivere, trovandosi ben presto coinvolta in una cospirazione che si tinge sempre più di nero.
Nata a Parigi nel 1975, Stéphanie Hochet ha esordito nel 2001. Autrice di undici romanzi e un saggio letterario, ha ricevuto il Prix Lilas (2009), il Thyde Monnier de la Société des Gens de Lettres (2010), e più di recente, nel 2017, il Prix Printemps du roman. Ha curato una rubrica per “Le Magazine des Livres” e collaborato con “Libération”. Attualmente scrive per il settimanale “Le Jeudi”.
LIVRES POUR LES PLUS JEUNES
Vincent CUVELLIER, Margherita e Margherita (Le temps des Marguerite), illustrazioni di Robin, Editrice Il Castoro.
Sarà adattato in film questo fumetto di Cuvellier e Robin che gioca sulla linea del tempo e sui varchi temporali, immaginando uno scambio tra due protagoniste che portano lo stesso nome e abitano nella medesima casa. La casa è la stessa, ma il nome della via non lo è più: già, perché una Margherita vive nel 1910, l’altra nel 2010. Entrambe hanno dodici anni e un sabato mattina si annoiano, quanto basta per salire in soffitta e rovistare tra le cose vecchie, per poi infilarsi l’abito di una prozia e trovarsi ciascuna catapultata nel mondo dell’altra: sono diverse le stanze, le abitudini, il modo in cui ci si rivolge ai genitori; una scopre la tv e lo sciacquone; l’altra impara che non si parla a tavola se non interpellate e soprattutto non si risponde ai propri genitori.
Gli autori giocano intorno a una linea del tempo dividendo ciascuna pagina dell’albo stretto e lungo in un sopra e in un sotto: in altro il 1910, in basso il 2010, con colori appropriati che aiutano a identificare ogni epoca. Un modo interessante per mettere a confronto e fare paragoni: cosa significa essere donna di qui e di là o incontrare una persona con la pelle scura e via così. E poi c’è quello che la Margherita del 2010 sa: sa cosa è successo nel secolo trascorso, sa che le persone con cui si ritrova a vivere sono quasi alla vigilia della Prima Guerra mondiale e vorrebbe poter far qualcosa, avvertire, spiegare.
Il libro è stato tradotto dalla classe 3C della Sezione Internazionale di Francese Esabac del Liceo “Luigi Galvani” di Bologna.
Anne HERBAUTS, La nuvola dispettosa (Le petit souci), Gallucci editore.
Il nuovo libro per i più piccini di Anne Herbauts è un inno alla natura.
Una mattina l’orso Arcibaldo si sveglia e si accorge che nel cielo non brilla il sole. Al suo posto c’è una nuvoletta, proprio sopra la testa dell’animale, che lo insegue ovunque lui vada. Arcibaldo prova a cambiare posizione, sbuffa e brontola, cerca di sbarazzarsi della nuvola, ma sembra proprio che non ci sia nulla da fare. Quando però, abbracciando un albero, pronuncia la parola “mamma”…
Con la sua consueta sensibilità, Anne Herbauts ci fa rivivere le emozioni della nostra più tenera infanzia. Impossibile finire il libro senza commuoversi!
Illustratrice, scrittrice e fumettista Anne Herbauts è nata a Bruxelles poco più di quarant’anni fa ed è un’artista a tutto tondo (dei suoi libri ama curare sia la scrittura che l’illustrazione) tra le più interessanti in Europa.
Sébastien PEREZ, Il Mago di Oz (Le Magicien d’Oz), illustrazioni di Benjamin LACOMBE, Rizzoli.
Sébastien Perez, ispirandosi alla storia e ai personaggi di L. F. Baum, è riuscito a mantenere intatto lo spirito del testo originale, usando una lingua attuale, veloce e piacevole, esaltando la profondità dei personaggi e restituendo smalto al loro viaggio, inteso non solo come percorso di formazione, ma soprattutto come occasione di scoperta di sé e dell’altro. Ciò che poi rende affascinante il libro sono anche le illustrazioni di Benjamin Lacombe: piene di pathos, giocano su una scala di colori caldi e pescano da un immaginario adulto per parlare ai ragazzi in maniera delicata.
Quando si incontrano nel paese del Mago di Oz, a tutti manca qualcosa: Dorothy non riesce a tornare a casa, l’uomo di latta non ha un cuore, al leone serve il coraggio e lo spaventapasseri, che ci racconta le loro avventure, è senza cervello. Intimoriti dal potere di Oz e delle streghe, troveranno in loro stessi ciò che cercavano altrove. Un nuovo sguardo su un classico intramontabile in cui vibra l’elogio della differenza e dell’audacia.
EXPOSITIONS
L’Egitto di Belzoni. Un gigante nella terra delle piramidi. Padova. Centro Culturale Altinate San Gaetano. Fino al 28 giugno 2020.
“Sono Giovanni Battista Belzoni. Nel 1815 ho scoperto l’appassionante civiltà dell’Egitto. Vi aspetto in mostra per raccontarvene tutti i segreti”. Quando Champollion non aveva ancora decifrato i geroglifici, Suez non aveva un canale e la Sfinge era insabbiata, Belzoni arrivò sul Nilo. Archeologo e avventuriero, di cui ora escono i Diari, gli dobbiamo molti dei preziosi manufatti conservati nei più importanti musei.
La mostra racconta in modo suggestivo l’Egitto e la sua storia millenaria attraverso la vita e le esperienze del personaggio che contribuì in modo determinante alla sua riscoperta: il padovano Giovanni Battista Belzoni. Una figura poco nota, ma dalla vita eccezionale e piena di sorprese. Il percorso espositivo offre una panoramica completa sull’Egitto della civiltà faraonica attraverso interessanti affondi tematici che contribuiscono a contestualizzare le scoperte belzoniane e a fornire tutte le coordinate storico-archeologiche. Il materiale della mostra proviene da prestigiosi Musei italiani e stranieri, tra cui il Musée du Louvre di Parigi. Sarà un viaggio unico, preciso nella ricostruzione storica, quanto capace di coinvolgere il visitatore attraverso percorsi esperenziali.
Guggenheim. La collezione Thannhauser. Da Van Gogh a Picasso. Milano. Palazzo Reale. Fino al 1° marzo 2020.
La straordinaria collezione di Justin K. Thannhauser, donata nel 1963 al Guggenheim di New York è per la prima volta in Europa. Si tratta di un’occasione unica e irripetibile per ammirare lavori di eccezionale qualità di grandi maestri della pittura europea sinora mai esposti fuori dagli Stati Uniti. Sono circa cinquanta capolavori dei grandi maestri impressionisti, post-impressionisti e delle avanguardie dei primi del Novecento, tra cui Paul Cézanne, Pierre-Auguste Renoir, Edgar Degas, Paul Gauguin, Edouard Manet, Claude Monet, Vincent van Gogh e un nucleo importante di opere di Pablo Picasso. Sono le opere appartenute alla famiglia ebrea tedesca di collezionisti d’arte: per ripercorrere una storia fatta di amore per la bellezza, anche davanti all’orrore nazista. Affidando al Guggenheim la sua incredibile collezione, Justin dichiarò: “L’opera di tutta la mia vita trova infine il suo significato”.
Impressionisti Segreti. Roma. Palazzo Bonaparte. Fino all’8 marzo 2020.
Nelle meravigliose sale del piano nobile, che fu la dimora di Maria Letizia Ramolino, madre di Napoleone Bonaparte, sono esposte oltre 50 opere di artisti tra cui Monet, Renoir, Cézanne, Pissarro, Sisley, Caillebotte, Morisot, Gonzalès, Gauguin, Signac, Van Rysselberghe e Cross. Tesori nascosti al più vasto pubblico, provenienti da collezioni private raramente accessibili e concessi eccezionalmente per questa mostra, che rappresenta un’occasione unica per compiere un affascinante viaggio alla scoperta dell’Impressionismo attraverso magnifiche e inedite opere all’interno della prestigiosa e mai svelata cornice di Palazzo Bonaparte, uno dei gioielli più segreti e meglio conservati di Roma. L’edificio è conosciuto anche per il balconcino verde da dove Maria Letizia Ramolino osservava il via vai tra piazza Venezia e via del Corso.
Il tempo di Giacometti da Chagall a Kandinsky. Capolavori dalla Fondazione Maeght. Verona. Gran Guardia. Dal 16 novembre 2019 al 5 aprile2020.
Alberto Giacometti è stato uno dei maggiori scultori del Novecento, forse addirittura il maggiore. Dall’idea di rendergli omaggio in Italia nasce questa mostra, realizzata grazie alla decisiva collaborazione della Fondazione Aimé e Marguerite Maeght di Saint-Paul-de-Vence, che presta oltre settanta opere di Giacometti, dalle sculture più celebri, ai disegni, ai dipinti. Dal suo tempo giovanile in Svizzera con i primi, meravigliosi disegni fatti a poco più di dieci anni, alle sculture inaugurali attorno ai quindici anni fino alle prove surrealiste e poi quelle della maturità. Oltre ai suoi lavori ne sono esposti venti di altri artisti che gravitavano intorno a Parigi negli anni tra le due guerre e nel decennio successivo: da Kandinski a Braque, da Chagall a Miró.
Monet e gli Impressionisti in Normandia. Capolavori dalla collezione Peindre en Normandie. Asti. Palazzo Mazzetti. Fino al 16 febbraio 2020.
La mostra ripercorre, a partire dai primi decenni dell’Ottocento, le tappe salienti della pittura di impressione, evolutasi poi in post-impressionismo e nei principali movimenti delle avanguardie artistiche del Novecento che utilizzano il colore come strumento principale di espressione. Dietro alla Normandia degli storici dell’arte, ne esiste un’altra, segreta e poco conosciuta, fonte di espressioni artistiche di grande potenza. Una Normandia densa e grave, dove i microcosmi naturali generati dalla terra, il vento, il mare e la bruma possiedono una personalità fisica, intensa ed espressiva, che i pittori che hanno oltrepassato la mondanità ed il pittoresco sono giunti ad afferrare. Questo progetto espositivo si concentra sul patrimonio pittorico normanno che ha dato origine e sostanza alla Collezione Peindre en Normandie, una delle raccolte più rappresentative del periodo impressionista, che in questa occasione ci consegna opere cariche del lirismo naturale proprio della regione francese.
Modigliani e l’avventura di Montparnasse. Capolavori dalle collezioni Netter e Alexandre. Livorno. Museo di Città. Fino al 16 febbraio 2020.
In occasione del centenario della morte di Amedeo Modigliani, Livorno presenta una mostra che riunisce 14 tele e 12 disegni del maestro, raramente esposti al pubblico.
Nei quartieri di Montparnasse e di Montmartre, Modigliani aveva stretto amicizia con Guillaume Apollinaire, Chaïm Soutine, Paul Guillaume, Blaise Cendrars, Andrè Derain e Maurice Utrillo ed era da tutti ammirato per sua cultura, il suo fascino e il suo carisma. Egli incantava per il suo talento geniale e l’approccio intransigente all’arte, per la sua bellezza e per la sua passionalità mediterranea. La sua vita era però anche prigioniera dell’alcol e delle droghe, Modigliani non si risparmiava e sfidava ogni giorno la morte cercando nell’arte una via di fuga al suo tragico destino.
Insieme alle opere di Modigliani saranno esposti, inoltre, un centinaio di altri capolavori, anch’essi collezionati da Jonas Netter a partire dal 1915, opere rappresentative della grande École de Paris.
The Credit Suisse Exhibition: Gauguin Portraits. Londra. National Gallery. Fino al 26 gennaio 2020.
Arriva a Londra la prima mostra in assoluto dedicata ai ritratti di Paul Gauguin, con oltre 50 lavori (tra dipinti, opere su carta e oggetti tridimensionali) prese in prestito tra i principali musei e collezioni private di tutto il mondo. In un arco temporale che va dai primi anni della carriera agli ultimi trascorsi nella Polinesia francese, la mostra illustra come l’artista francese ha rivoluzionato il ritratto e come ha utilizzato questo mezzo artistico per esprimere sé stesso e la sua idea di arte. Affascinato dalle comunità che abitavano la Bretagna e la Polinesia, ne ritrasse volti e corpi per riprodurre l’interiorità più che l’aspetto fisico: un approccio inedito, che avrebbe influenzato le opere di Matisse e Picasso.
CINÉMA
La Belle Époque. Un film di Nicolas Bedos. Con Daniel Auteuil, Guillaume Canet, Doria Tillier, Fanny Ardant, Pierre Arditi. Uscita 7 novembre 2019.
Una messa in scena gioiosa di un cinema che regala un sorriso persistente allo spettatore.
Victor e Marianne sono sposati, ma lui vorrebbe tornare al passato, lei andare avanti. Disegnatore disoccupato e disilluso, Victor è costretto a lasciare il tetto coniugale. L’uomo accetterà l’invito di un’agenzia che offre la possibilità di vivere nell’epoca prediletta e sceglierà di rivivere il suo incontro con Marianne, una sera del ’74 in un café di Lione.
Ossessionato dal passaggio del tempo, Bedos torna sui suoi temi prediletti: l’usura dei sentimenti e il rimpianto delle occasioni perdute. E Fanny Ardant e Daniel Auteuil interpretano con smalto questa coppia sull’orlo di una crisi di nervi. Il regista sceglie l’amore che dura e la riconciliazione di una coppia e di un uomo col suo tempo, regalando agli spettatori un sorriso persistente e ricordando che qualche volta i ‘bei vecchi tempi’ sono adesso.
L’ufficiale e la spia (J’accuse). Un film di Roman Polanski. Con Jean Dujardin, Louis Garrel, Emmanuelle Seigner, Grégory Gadebois, Hervé Pierre. Uscita 21 novembre 2019.
Nel suo nuovo film, vincitore del Gran Premio della Giuria alla Mostra di Venezia, Roman Polanski racconta il famoso “Affaire Dreyfus”, che sconvolse l’opinione pubblica francese alla fine del XIX secolo.
Gennaio del 1895, pochi mesi prima che i fratelli Lumière diano vita a quello che convenzionalmente chiamiamo Cinema, nel cortile dell’École Militaire di Parigi, Georges Picquart, un ufficiale dell’esercito francese, presenzia alla pubblica condanna e all’umiliante degradazione inflitta ad Alfred Dreyfus, un capitano ebreo, accusato di essere stato un informatore dei nemici tedeschi. Al disonore segue l’esilio e la sentenza condanna il traditore ad essere confinato sull’isola del Diavolo, nella Guyana francese. Un atollo sperduto dove Dreyfus lenisce angoscia e solitudine scrivendo delle lettere accorate alla moglie lontana. Il caso sembra archiviato. Picquart guadagna la promozione a capo della Sezione di statistica, la stessa unità del controspionaggio militare che aveva montato le accuse contro Dreyfus. Ed è allora che si accorge che il passaggio di informazioni al nemico non si è ancora arrestato. E se Dreyfus fosse stato condannato ingiustamente? E se fosse la vittima di un piano ordito proprio da alcuni militari del controspionaggio? Questi interrogativi affollano la mente di Picquart, ormai determinato a scoprire la verità anche a costo di diventare un bersaglio o una figura scomoda per i suoi stessi superiori. L’ufficiale e la spia, adesso uniti e pronti ad ogni sacrificio pur di difendere il proprio onore.
Aïlo. Un’avventura tra i ghiacci (Aïlo: une odyssée en Laponie). Un film di Guillaume Maidatchevsky. Con Fabio Volo, Peter Franzén Uscita 14 novembre 2019. Il racconto di un piccolo cucciolo di renna nel corso di 16 mesi.
Tra doc ed entertainment, un film coraggioso e ben doppiato sulla vita di una giovanissima renna.
La vita della piccola renna Ailo raccontata in sedici mesi e quattro stagioni, dal parto in primavera alla pubertà, attraverso paesaggi incontaminati e primitivi abitati da animali fantastici. E spesso, come scoprirà Aïlo, molto pericolosi.
Gamberetti per tutti (Les Crevettes paillettées). Un film di Maxime Govare, Cédric Le Gallo. Con Nivolas Gob, Alban Lenoir, Geoffrey Couet, Michael Abiteboul, Romain Lancry. Uscita 21 novembre 2019.
Dopo aver fatto dichiarazioni omofobiche, Mathias Le Goff, vice campione mondiale di nuoto ormai a fine carriera, è condannato ad allenare Les Crevettes pailletées, una squadra di pallanuoto formata da atleti gay, il cui obiettivo è qualificarsi per partecipare ai Gay Games che si svolgono in Croazia. Mathias avrà così l’opportunità di scoprire un universo che sconvolgerà i suoi punti di riferimento e lo porterà a rivedere le priorità della vita.